quarta-feira, 10 de junho de 2009
Divisione nella Chiesa? Sì, generazionale (e ideologica)
Dove i tradizionalisti non sono gli "integrati", ma gli "apocalittici", cioè i contestatori contro un sistema postconciliare i cui frutti fallimentari non cessano (e non cesseranno molto a lungo) ad accumularsi: quanti secoli ci vorranno per riparare i danni? Gli integrati sono ancora saldamente al potere. Ma l'anagrafe è contro di loro.
(ZENIT.org).- Due correnti - “di composizione” e “di contestazione” - dividono attualmente la Chiesa in Occidente.
E' l'analisi compiuta dal segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, l'Arcivescovo Jean-Louis Bruguès, O.P., nel suo intervento durante l'ultimo incontro annuale dei rettori dei seminari pontifici, secondo quanto ha reso noto “L'Osservatore Romano”.
“Esiste oramai nella Chiesa europea, e forse anche nella Chiesa americana, una linea di divisione, forse di frattura, che varia indubbiamente da un Paese all'altro, e introduce quelle che chiamerò una 'corrente di composizione' e una 'corrente di contestazione'”, ha affermato.
L'Arcivescovo ha spiegato che la prima corrente “ci porta a osservare che esistono dei valori a forte densità cristiana nella secolarizzazione, come l'uguaglianza, la libertà, la solidarietà, la responsabilità, e che deve essere possibile venire a patti con tale corrente e individuare dei campi di cooperazione”.
“La seconda corrente, al contrario, invita a prendere le distanze – ha aggiunto –. Ritiene che le differenze o le opposizioni, soprattutto nel campo etico, diventeranno sempre più marcate” e “propone dunque un modello alternativo al modello dominante”.
Il presule ha osservato che “la prima corrente è risultata predominante nel dopo-Concilio; ha fornito la matrice ideologica delle interpretazioni che si sono imposte alla fine degli anni Sessanta e durante il successivo decennio”.
“Le cose si sono invertite a partire dagli anni Ottanta, particolarmente – ma non esclusivamente –sotto l'influenza di Giovanni Paolo II”, ha proseguito il domenicano francese.
Monsignor Bruguès ha indicato che i cattolici del primo gruppo sono in genere di età avanzata, ma hanno ancora ruoli chiave nella Chiesa, mentre la corrente del modello alternativo “si è rinforzata considerevolmente, ma non è ancora diventata dominante”. “Così si spiegherebbero le tensioni del momento in numerose Chiese del nostro continente”, ha commentato.
L'Arcivescovo ha sottolineato che queste differenze si plasmano in ambiti diversi, di modo che le università e le scuole cattoliche, i seminari e le case religiose, ad esempio, “si distribuiscono oggi secondo questa linea di divisione”.
“Alcune giocano la carta dell'adattamento e della cooperazione con la società secolarizzata, a costo di trovarsi costrette a prendere le distanze in senso critico nei confronti di questo o quell'aspetto della dottrina o della morale cattolica”, ha detto. “Altre, d'ispirazione più recente, mettono l'accento sulla confessione della fede e la partecipazione attiva all'evangelizzazione”.
Per l'Arcivescovo, la maggior parte della Chiesa occidentale ha vissuto “un'autosecolarizzazione estremamente potente”.
Per rispondere a questa divisione negativa, propone un'interpretazione autentica del Concilio Vaticano II, il che forse significa, ha considerato, passare “da un modello ecclesiale a un altro” [modello ecclesiale non significa ecclesiologia, come pretende chi si sciacqua la bocca circa la nuova ecclesiologia conciliare "di comunione" - che inevitabilmente significherebbe nuova teologia, e nuova fede - come se prima vi fosse una ecclesiologia "di disunione". Cambiare modello ecclesiale significa cambiare l'ideologia della Chiesa, ossia degli uomini di Chiesa maggioritariamente ancora al potere]
Formazione sacerdotale organica
Nel suo intervento, intitolato “Formazione per il sacerdozio, tra secolarismo e modello ecclesiale”, monsignor Bruguès ha chiesto per i seminaristi di oggi “una formazione teologica sintetica, organica e che punta all'essenziale”. La “mancanza di cultura generale” provocata dalla secolarizzazione rende “indispensabile” fornire ai giovani un periodo di un anno o più di “formazione iniziale”, di tipo catechetico e culturale, ha osservato.
“L'apprendimento della metafisica, per quanto ingrato, rappresenta la fase preliminare assolutamente indispensabile allo studio della teologia”. L'Arcivescovo ha riconosciuto che la volontà di dare ai futuri sacerdoti una formazione completa e di alto livello ha portato a offrire programmi in modo “esagerato”, scoraggiando i seminaristi.
Per questo, si è chiesto se “questa prospettiva non ha forse provocato una frammentazione della formazione, un'accumulazione dei corsi e un'impostazione eccessivamente storicizzante”.
fonte:messainlatino.it