Ma questa previsione si è esaurita con la fine del secolo e del millennio? E non è realistico aspettarsi una persecuzione potenzialmente più feroce?
di José Antonio Ureta
Papa San Pio X sapeva bene come la legislazione del governo francese nel 1905 – che, col pretesto di stabilire nettamente la separazione Chiesa-Stato, aveva spogliata la prima dei suoi beni, esiliati i suoi monaci, cacciato dalle scuole pubbliche sacerdoti e religiose e tolto dagli edifici pubblici i simboli religiosi – era solo l’avvisaglia della completa estromissione della Chiesa dalla vita pubblica, e non solo in Francia.
Il conflitto religioso che iniziava fu tuttavia interrotto dallo strepito dei cannoni nella Prima Guerra Mondiale. L’esempio di eroismo nel servizio alla nazione fornito dai cattolici nelle trincee, in particolare il clero, rendeva impossibile la ripresa delle ostilità contro la Chiesa.
Così si arrivò a un accordo diplomatico che le permetteva di usufruire dei templi confiscati, pur di mantenerli a spese sue. Si apriva in Occidente un periodo di relativa tranquillità religiosa.
Con due grosse eccezioni: dal 1926 al ‘29 nel Messico si vide una feroce persecuzione anticattolica del governo di Elías Calles, col massacro dei Cristeros, i difensori della Chiesa, che morivano davanti ai plotoni gridando “Viva Cristo Re!”; e, dal 1936 al ‘39, in Spagna, quando il governo repubblicano anarco-comunista massacrò decine di migliaia di cattolici, specialmente nelle file del clero e degli ordini religiosi.
Un capitolo a parte costituirono poi i tragici regimi totalitari. Stalin e Lenin uccisero milioni di persone per motivi religiosi e ideologici e Hitler aumentava sempre più il livello di persecuzione contro i cristiani a nome del neo-paganesimo nazista. La sua vittima più nota fu san Massimiliano Kolbe.
L’illusione dell’accordo con la “modernità”
In Occidente il periodo di tranquillità culminò nel contesto di ottimismo in cui si aprì il Concilio Vaticano II, con la grande speranza di una nuova era di collaborazione fra la Chiesa e la “modernità”.
Tuttavia, la fine del sogno di coesistenza pacifica fra la Chiesa e la “modernità” si avverte nelle parole pronunciate da Benedetto XVI nel dicembre 2005: «Chi si aspettava che con questo “sì” fondamentale all’età moderna si sciogliessero tutti i dubbi e tensioni, e la “apertura al mondo” così realizzata trasformasse tutto in pura armonia, sottovalutò le tensioni interiori e persino le contraddizioni proprie dell’età moderna: sottovalutò la pericolosa fragilità della natura umana che, in ogni periodo della storia e in ogni configurazione storica, è una minaccia per il cammino dell’uomo».
La summenzionata coesistenza ha favorito difatti la penetrazione del relativismo morale in larghi settori dell’ambito cattolico, rendendo comprensibili le affermazioni di Paolo VI su un processo di “autodemolizione” della Chiesa e sulla penetrazione in essa del “fumo di Satana”.
Anche Giovanni Paolo II ebbe a dire parole dure quando affermò che «immersi nel relativismo intellettuale e morale, e per tanto nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralista, dal cristianesimo sociologico». Eppure ciò non ha impedito che l’ostilità della “modernità” verso la Chiesa ricominciasse quaranta anni dopo.
È sempre più netta infatti l’insofferenza del neolaicismo quando la Chiesa Cattolica tenta d’influenzare il dibattito su argomenti di attualità, come l’aborto, l’eutanasia, la ricerca sugli embrioni, il divorzio, la legalizzazione delle coppie di fatto etero o omosessuali, ecc.
Ma la Chiesa non può cambiare gli insegnamenti ricevuti dal Divino Maestro senza tradire la sua missione. Questa fedeltà già provocò nel passato la persecuzione e il martirio, realtà dalle quali la Chiesa emerse ancora più rilucente e santa. Avverrà lo stesso all’alba del terzo millennio? Dobbiamo prepararci per prove simili?
Pensiamo di sì, anche perché ci sono chiari indizi sia negli avvenimenti correnti che nel messaggio di Fatima.
Messaggio di Fatima e punizioni
Come si sa, un grande Messaggio fu affidato dalla Madonna a tre pastorelli nella sua terza apparizione del 1917, il 13 luglio, nel luogo denominato Cova da Iria, a Fatima, Portogallo, e si divide in tre parti.
La prima è una visione dell’Inferno «dove vanno le anime dei poveri peccatori». Nella seconda parte la Santissima Vergine annuncia, fra l’altro, la fine della Prima Guerra Mondiale, ma avverte che se gli uomini «non smettono di offendere Dio» ce ne sarebbe stata un’altra peggiore, in cui Dio avrebbe «punito il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e della persecuzione alla Chiesa e al Santo Padre».
La terza parte è una visione simbolica del compimento delle punizioni annunciate nella seconda parte, quando i pastorelli vedono «un vescovo vestito di bianco», che loro presagiscono essere il Santo Padre, seguito da «vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce».
Dopo aver attraversato una città mezza in rovina, il Papa, «giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni».
Due dei veggenti di Fatima – Giacinta e Lucia – ebbero rivelazioni ulteriori al celebre ciclo della Cova da Iria in cui ancora videro persecuzioni contro la Chiesa, contro il Papa e contro i sacerdoti. Lucia avvertiva nel 1940 a Pio XII dell’imminenza di “varie persecuzioni alla Santa Chiesa e alla Santità Vostra”.
Persecuzioni religiose nei secoli XX e XXI
Per quanto riguarda il secolo scorso, è innegabile che le persecuzioni avvennero esattamente così come la Madonna le aveva previste. Lo scrittore americano Robert Royal, nel suo libro I martiri cattolici del secolo XX, afferma che ci vorranno decenni per determinare con esattezza il numero di questi martiri, ma comunque la cifra sarà almeno di centinaia di migliaia di vittime. La crescita esponenziale di questo numero, asserisce Royal, non è dovuta principalmente alla crescita della popolazione bensì al carattere ideologico-politico delle persecuzioni intraprese dal laicismo (Messico), dal comunismo (Spagna, Russia, Cina, Vietnam, Cuba, etc.) e dal nazismo nei campi di concentramento.
Quale è la prospettiva per il secolo XXI? Già dalla metà del secolo scorso si vengono accentuando le persecuzioni di stampo islamista con centinaia di vittime nell’estremo Oriente: India (anche a causa del fanatismo induista), Pakistan, Indonesia, Timor, le Filippine; nel medio Oriente: Iraq, Arabia Saudita, Turchia; ma oltretutto nel continente africano, nella frontiera religiosa che divide il nord musulmano dal sud cristiano o animista.
Tali persecuzioni sono state particolarmente violente nel Sudan, avvenute nella passività dell’Occidente, e tendono ad aumentare laddove le province a maggioranza islamica di questi Paesi religiosamente misti cominciano ad applicare la sharia – ossia la legge islamica – come legge di Stato. La guerra in Iraq così come gli attacchi israeliani contro i palestinesi hanno fatto aumentare l’odio islamico contro l’Occidente e, di conseguenza, anche le persecuzioni contro i cristiani di quei posti.
D’altronde la prospettiva di persecuzione religiosa che si presenta come potenzialmente più feroce è quella incubata nei Paesi una volta cristiani, che man mano adottano una filosofia di vita materialistica e relativistica, incominciando a vedere come ostacolo qualsiasi affermazione di verità religiosa che non permetta di manipolare la realtà a piacimento.
Piegare la realtà al proprio volere, cioè l’apparente compimento della promessa di Lucifero ai primi Padri: “Sarete come Dei”, una eco a sua volta della ribellione dell’angelo caduto: “Non serviam!”.
(RC n. 28 - Ottobre 2007)
fonte:radici critiane