Il giovane liturgista che ha curato le celebrazioni durante la visita papale dei giorni scorsi a San Marino [nella foto: la Messa di domenica con l'allestimento 'benedettiano' dell'altare] ha accettato di buon grado di rispondere ad alcune domande che gli abbiamo porto, incuriositi come siamo di approfondire il "dietro le quinte" di una grande Messa papale e, più ancora, di interrogarlo circa alcuni elementi che ha sapientemente inserito nel rito. A cominciare dalla "catechesi liturgica" circa le modalità di ricevere la Comunione e, fatto ancor più importante, evitare di accostarsi ad Essa senza essere in stato di grazia. Il nostro eroe si chiama don Marco [il primo in piedi a sinistra nella foto]. Ma passiamo all'intervista.
Enrico
- Don Marco, vuole avere l'amabilità di condividere con i lettori di Messainlatino le sue osservazioni generali sulla celebrazione eucaristica di domenica scorsa? Il Papa ha apprezzato?
È stata una splendida ed indimenticabile giornata! Come Delegato per la Liturgia della Visita del Santo Padre, mi è stato permesso di compiere, in sintonia con le indicazioni ricevute dalla Diocesi, alcune scelte ben precise che, sebbene potrebbero apparire piccole agli occhi dei molti, in realtà avevano un unico scopo: favorire l'educazione alla fede del popolo di Dio che si sarebbe radunato intorno al successore di Pietro in una situazione (uno Stadio di calcio) certamente non ottimale.
Dai commenti ricevuti dalle persone che tra ieri e oggi ho incontrato, penso che tale obiettivo sia stato centrato. Al di là della realizzazione più o meno perfetta di tali scelte.
Ma, valga per tutti, il commento sincero e spontaneo del Papa che, alla fine della Celebrazione, ha detto a mons. Negri: "Eccellenza, grazie per questa bella celebrazione e per la musica che avete scelto: mi sembrava di essere a casa!".
La parte musicale è stata seguita (ed in parte eseguita) da un caro confratello, che ha sapientemente amalgamato le migliori tradizioni del canto liturgico della Chiesa: il gregoriano (le antifone del Missale Romanum), i corali (come per esempio il "Te lodiamo Trinità", traduzione da un canto tedesco caro al Papa) e la musica strumentale (una Messa di Mozart).
Per quanto riguarda, invece, le scelte fatte per la Santa Messa, ci siamo avvalsi di ottimi giovani, provenienti sia dal Seminario di Bologna, ma anche tra ragazzi che normalmente servono Messa, compresa la forma straordinaria: questo ci ha permesso di essere certi dei movimenti e tranquilli per ciò che riguarda la gestualità che alcuni potranno paragonare ad un semplice orpello, ma che riteniamo essere altrettanto importante a tutto il resto. E così, vedere tutti i ministranti fare l'inchino, insieme al Papa e ai Vescovi concelebranti, quando veniva nominato il nome di Gesù Cristo è stato davvero commovente. Anche perché, al di là che un ragazzo possa comprendere determinati gesti, il fatto stesso di compierli lo aiuta a capire.
Non essendo tutti seminaristi, avevo dato anche indicazioni precise sul modo di vestire: una persona mi ha ringraziato per aver visto "tanti preti vestiti da prete".
- Nei limiti imposti dal pur elastico Novus ordo Missae, vi sono state ulteriori scelte liturgiche da lei operate che hanno infuso forti elementi di continuità tradizionale nel rito, in piena adesione peraltro al disegno liturgico restauratore di Papa Benedetto che, evidentemente proprio per questo, si è sentito "come a casa".
Altre scelte? Abbiamo deciso che si recitasse il Canone Romano (in latino, come chiede la Santa Sede) perché, oltre a ritenerlo un segno di omaggio al Santo Padre, è certamente ricco da un punto di vista teologico. Le critiche non sono mancate: "ma non si comprende, è troppo difficile per la gente normale". La risposta, certo un po’ sbrigativa, che abbiamo dato è stata: "Bene, in questo modo staranno più attenti!". E devo dire che in quello stadio, durante la Preghiera eucaristica, si sono sentite solo le parole dei Concelebranti e il rintocco della campana!
Ancora, abbiamo voluto che l'altare realizzato per l'occasione potesse risaltare come luogo: lo si è fatto in due modi. Anzitutto utilizzando un paliotto molto antico e di valore, ma soprattutto ponendovi sopra sette candelieri molto pregiati con il Crocifisso al centro. Devo dire, forse con una punta di superbia, che abbiamo anche qui centrato l'obiettivo, visto che in tanti mi hanno fermato dicendomi che il loro sguardo era attratto da quella bellezza, fisso in quel punto. E stiamo parlando, lo ripeto, di uno stadio, non di una Basilica romana!
- E' vero che si tratta della diocesi di mons. Negri ma... non le hanno rimproverato queste scelte?
A ben vedere, non penso che la mia commissione abbia fatto scelte “eccezionali”: io personalmente cerco solo di capire le indicazioni che i nostri Pastori, a cominciare dal Santo Padre, stanno prendendo e hanno preso. Purtroppo, fuori dal coro unanime e positivo, alcuni sacerdoti ci hanno rimproverato di "bardare l'altare in quel modo”. Ad uno di loro ho risposto: "Posso comprendere che lei non gradisca (la contro proposta era mettere due candelieri piccolini da un lato e dei fiori dall'altro), ma penso che, come me, dovrebbe almeno avere l’umiltà di farsi due domande: perché l’indicazione è quella di fare in questo modo? E la seconda: essendo sacerdoti, perché ci è così difficile capire queste scelte?".
E qui veniamo alla questione della comunione.
In particolare ha suscitato perplessità ad alcuni il fatto che, nelle monizioni preparate, si fosse inserita la seguente frase: "La Comunione, secondo le disposizioni universali vigenti, sarà distribuita solo ed esclusivamente sulla lingua...". Un sacerdote mi ha rimproverato dicendo che non potevamo dire una cosa del genere dal momento che in Italia si può ricevere la Comunione sulle mani.
Ho fatto notare, però, che la dicitura era corretta. Infatti, secondo le "disposizioni universali vigenti" la Santa Comunione può essere distribuita solo sulla lingua. Diversa è la situazione in Italia (e in altri paesi) in cui, attraverso un indulto della Santa Sede e su richiesta delle Conferenze Episcopali, si permette anche di riceverla sulle mani. Inoltre, ed è questo il caso, la scelta della Diocesi era ben ponderata a causa della straordinarietà della situazione…
- In effetti è la prima volta, a nostra conoscenza, in cui si dà un chiaro messaggio ai fedeli e li si invita a ricevere la comunione sulla lingua (e se possibile in ginocchio), dando pure una succinta catechesi eucaristica e ricordando l'obbligatorietà della previa confessione. Questo il testo diffuso dagli altoparlanti prima della Messa (insieme alle monizioni ad evitare applausi, striscioni e gesti scomposti durante la Messa): "I fedeli che, essendosi confessati, si trovano attualmente in stato di Grazia e che dunque, soli, possono ricevere il Corpo Santissimo del Signore, si avvicineranno al ministro loro più vicino. La Comunione, secondo le disposizioni universali vigenti, sarà distribuita solo ed esclusivamente sulla lingua, al fine di evitare profanazioni ma soprattutto per educarci ad avere una sempre maggiore e più alta considerazione del Santo Mistero che è la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo. Non sarà pertanto consentito a nessuno di ricevere la Comunione sulle proprie mani. Dopo aver fatto la debita riverenza, adoreremo l’Ostia che viene successivamente appoggiata sulla lingua. Per chi non fosse impedito per motivi di spazio o di salute, la Comunione può essere ricevuta anche stando in ginocchio". Ci spieghi un po'.
Il motivo di questa scelta e il conseguente divieto di dare la Comunione sulla mano è scaturito da due riflessioni: la prima e contingente è stata quella di evitare che succedesse, come tante altre volte, di ritrovare su qualche "asta online" le Ostie consacrate da un Papa; ma soprattutto desideravamo con questo gesto che si potesse aiutare il popolo a comprendere la sublimità di tale Mistero e dunque ad averne un maggiore rispetto. Da un sacerdote mi è stato detto che "le mani non sono certo meno degne della lingua". Questo è pur vero, ma è certamente più difficile che le Ostie cadano, soprattutto in una situazione particolare come la Messa in uno Stadio!
Il popolo ha capito, ha apprezzato e in tanti sono venuti a ringraziare, anche tra chi non mi sarei mai aspettato! Mirabile dictu!
- Ma non c'è stata solo la Messa di domenica, durante il viaggio del Papa...
A Pennabilli, pochi forse l'han visto in diretta, c'è stata almeno una particolarità degna di nota.
Preparando il libretto dell'incontro abbiamo cercato di scegliere i canti in modo da prendere in considerazione le proposte che la Commissione di Pastorale Giovanile aveva fatto. Così accanto a Jesus Christ di Frisina abbiamo inserito un canto di ascolto che potesse far rimanere a bocca aperta i giovani: "Gloria a Dios" della Missa Criolla. Comprendo che è stata una scelta azzardata anche in un contesto para-liturgico, ma alla fine il Santo Padre era così commosso da aver addirittura battuto le mani per la bellezza del canto. Infine un canto ciellino alla Vergine: "Ave Maria, Splendore del Mattino".
Come nell'ottimo pranzo fatto alla Casa San Giuseppe (l'albergo che ci ospitava e dove il Papa ha poi riposato), vi è stato un dulcis in fundo. Si è trattato di un canto che, a detta di un altissimo prelato presente sul Sagrato della Cattedrale, mentre lo cantava con tutto il fiato possibile, "non si sentiva da tantissimi anni".
Il canto è stato nientepopodimeno che "Bianco Padre"!
Avrebbero potuto cambiare tutto, ma io personalmente desideravo che potesse essere cantato dal vivo: è stato straordinario vedere cinquemila giovani (secondo i quotidiani) cantare alla presenza del Papa questo canto a lui dedicato. E penso che, per l’educazione del nostro popolo, sia stato fondamentale per poter comprendere tutto l’amore che noi dobbiamo avere per il “dolce Cristo in terra”.
- Il Papa ha apprezzato?
Il Papa era entusiata: quando è stato il momento dei saluti mi ha ringraziato molto per il lavoro fatto, dicendo che tutta la giornata era stata caratterizzata dalla bellezza (o Bellezza?) che sola ha permesso di vivere con preghiera e devozione questa visita che, pur per la particolarità dell'ospite, è pur sempre una visita pastorale!
Io posso solo augurarmi che questa visita a San Marino-Montefeltro possa essere di esempio (certo non è l’unico e forse nemmeno il migliore, anche se mi auguro che lo "spirito" sia stato quello giusto) e dunque permetta di fare un passo in più verso quella sana visione teologico-liturgica alla quale il Papa sta cercando di educare la Chiesa di Cristo.
Perché è solo in questo modo che il circolo ermeneutico tra la lex credendi e la lex orandi si può realizzare senza intoppi!
http://blog.messainlatino.it/