UDIENZA GENERALE: VIDEO INTEGRALE
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VATICANA
l Natale del Signore: Mistero di gioia e di
luce
Cari fratelli e sorelle,
sono lieto di
accogliervi in questa prima Udienza generale del nuovo anno e di tutto cuore
porgo a voi e alle vostre famiglie i miei affettuosi voti augurali: Dio, che
nella nascita di Cristo suo Figlio ha inondato di gioia il mondo intero,
disponga opere e giorni nella sua pace. Siamo nel tempo
liturgico del Natale, che inizia la sera del 24 dicembre con la vigilia
e si conclude con la celebrazione del Battesimo del Signore. L’arco dei giorni è
breve, ma denso di celebrazioni e di misteri e si raccoglie tutto intorno alle
due grandi solennità del Signore: Natale ed Epifania.
Il nome stesso
di queste due feste ne indica la rispettiva fisionomia. Il Natale celebra il
fatto storico della nascita di Gesù a Betlemme. L’Epifania, nata come festa in
Oriente, indica un fatto, ma soprattutto un aspetto del Mistero: Dio si rivela
nella natura umana di Cristo e questo è il senso del verbo greco epiphaino,
farsi visibile.
In tale prospettiva, l’Epifania richiama una
pluralità di eventi che hanno come oggetto la manifestazione del Signore: in
modo particolare l’adorazione dei Magi, che riconoscono in Gesù il Messia
atteso, ma anche il Battesimo nel fiume Giordano con la sua teofania – la voce
di Dio dall’alto - e il miracolo alle Nozze di Cana, come primo “segno” operato
da Cristo. Una bellissima antifona della Liturgia delle Ore unifica questi tre
avvenimenti intorno al tema delle nozze tra Cristo e la Chiesa: “Oggi la Chiesa
si unisce al suo Sposo celeste, perché nel Giordano Cristo ha lavato i suoi
peccati; i Magi corrono con doni alle nozze regali, e i convitati gioiscono
vedendo l’acqua mutata in vino” (Antifona delle Lodi). Possiamo quasi dire che
nella festa del Natale si sottolinea il nascondimento di Dio nell’umiltà della
condizione umana, nel Bambino di Betlemme. Nell’Epifania, invece, si evidenzia
il suo manifestarsi, l’apparire di Dio attraverso questa stessa
umanità.
In questa Catechesi, vorrei richiamare brevemente qualche
tema proprio della celebrazione del Natale del Signore affinché ciascuno di noi
possa abbeverarsi alla fonte inesauribile di questo Mistero e portare frutti di
vita.
Anzitutto, ci domandiamo: qual è la prima reazione davanti a
questa straordinaria azione di Dio che si fa bambino, si fa uomo? Penso che la
prima reazione non può essere altro che gioia. “Rallegriamoci tutti nel Signore,
perché è nato nel mondo il Salvatore”: così inizia la Messa della notte di
Natale, e abbiamo appena sentito le parole dell’Angelo ai pastori: “Ecco. Io vi
annuncio una grande gioia” (Lc 2,10). E’ il tema che apre il Vangelo, ed è il
tema che lo chiude perché Gesù Risorto rimprovererà agli Apostoli proprio di
essere tristi (cfr Lc 24,17) – incompatibile con il fatto che Lui rimane Uomo in
eterno. Ma facciamo un passo avanti: da dove nasce questa gioia? Direi che nasce
dallo stupore del cuore nel vedere come Dio ci è vicino, come Dio pensa a noi,
come Dio agisce nella storia; è una gioia, quindi, che nasce dal contemplare il
volto di quell’umile bambino perché sappiamo che è il Volto di Dio presente per
sempre nell’umanità, per noi e con noi. Il Natale è gioia perché vediamo e siamo
finalmente sicuri che Dio è il bene, la vita, la verità dell’uomo e si abbassa
fino all’uomo, per innalzarlo a Sé: Dio diventa così vicino da poterlo vedere e
toccare. La Chiesa contempla questo ineffabile mistero e i testi della liturgia
di questo tempo sono pervasi dallo stupore e dalla gioia; tutti i canti di
Natale esprimo questa gioia. Natale è il punto in cui Cielo e terra si uniscono,
e varie espressioni che sentiamo in questi giorni sottolineano la grandezza di
quanto è avvenuto: il lontano – Dio sembra lontanissimo – è diventato vicino;
“l’inaccessibile volle essere raggiungibile, Lui che esiste prima del tempo
cominciò ad essere nel tempo, il Signore dell’universo, velando la grandezza
della sua maestà, prese la natura di servo” - esclama san Leone Magno (Sermone 2
sul Natale, 2.1). In quel Bambino, bisognoso di tutto come lo sono i bambini,
ciò che Dio è: eternità, forza, santità, vita, gioia, si unisce a ciò che siamo
noi: debolezza, peccato, sofferenza, morte.
La teologia e la spiritualità
del Natale usano un’espressione per descrivere questo fatto, parlano di
admirabile commercium, cioè di un mirabile scambio tra la divinità e l’umanità.
Sant’Atanasio di Alessandria afferma: “il Figlio di Dio si è fatto uomo per
farci Dio” (De Incarnatione, 54, 3: PG 25, 192), ma è soprattutto con san Leone
Magno e le sue celebri Omelie sul Natale che questa realtà diventa oggetto di
profonda meditazione. Afferma, infatti, il santo Pontefice: “Se noi ci
appelliamo alla inesprimibile condiscendenza della divina misericordia che ha
indotto il Creatore degli uomini a farsi uomo, essa ci eleverà alla natura di
Colui che noi adoriamo nella nostra” (Sermone 8 sul Natale: CCL 138,139). Il
primo atto di questo meraviglioso scambio si opera nell’umanità stessa del
Cristo. Il Verbo ha assunto la nostra umanità e, in cambio, la natura umana è
stata elevata alla dignità divina. Il secondo atto dello scambio consiste nella
nostra reale ed intima partecipazione alla divina natura del Verbo. Dice San
Paolo: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge,
perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5).
Il Natale è
pertanto la festa in cui Dio si fa così vicino all’uomo da condividere il suo
stesso atto di nascere, per rivelargli la sua dignità più profonda: quella di
essere figlio di Dio. E così il sogno dell’umanità cominciando in Paradiso -
vorremmo essere come Dio - si realizza in modo inaspettato non per la grandezza
dell’uomo che non può farsi Dio, ma per l’umiltà di Dio che scende e così entra
in noi nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere.
Il Concilio Vaticano II in proposito ha detto così: “In realtà, soltanto
nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Gaudium
et spes, 22); altrimenti rimane un enigma: che cosa vuole dire questa creatura
uomo? Solo vedendo che Dio è con noi possiamo vedere luce per il nostro essere,
essere felici di essere uomini e vivere con fiducia e gioia. E dove si rende
presente in modo reale questo meraviglioso scambio, perché operi nella nostra
vita e la renda un’esistenza di veri figli di Dio? Diventa molto concreta
nell’Eucaristia. Quando partecipiamo alla Santa Messa noi presentiamo a Dio ciò
che è nostro: il pane e il vino, frutto della terra, perché Egli li accetti e li
trasformi donandoci Se stesso e facendosi nostro cibo, affinché ricevendo il suo
Corpo e il suo Sangue partecipiamo alla sua vita divina.
Vorrei
soffermarmi, infine, su un altro aspetto del Natale.
Quando l’Angelo
del Signore si presenta ai pastori nella notte della Nascita di Gesù,
l’Evangelista Luca annota che “la gloria del Signore li avvolse di luce” (2,9);
e il Prologo del Vangelo di Giovanni parla del Verbo fatto carne come della luce
vera che viene nel mondo, la luce capace di illuminare ogni uomo (cfr Gv 1,9).
La liturgia natalizia è pervasa di luce. La venuta di Cristo dirada le tenebre
del mondo, riempie la Notte santa di un fulgore celeste e diffonde sul volto
degli uomini lo splendore di Dio Padre. Anche oggi. Avvolti dalla luce di
Cristo, siamo invitati con insistenza dalla liturgia natalizia a farci
illuminare la mente e il cuore dal Dio che ha mostrato il fulgore del suo Volto.
Il primo Prefazio di Natale proclama: “Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa
agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore, perché conoscendo
Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili”.
Nel Mistero dell’Incarnazione Dio, dopo aver parlato ed essere intervenuto nella
storia mediante messaggeri e con segni, “è apparso”, è uscito dalla sua luce
inaccessibile per illuminare il mondo.
Nella Solennità dell’Epifania, 6
gennaio, che celebreremo tra pochi giorni, la Chiesa propone un brano molto
significativo del profeta Isaia: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua
luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre
la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te splende il Signore, la sua
gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore
del tuo sorgere” (60,1-3). E’ un invito rivolto alla Chiesa, la Comunità di
Cristo, ma anche a ciascuno di noi, a prendere ancora più viva coscienza della
missione e della responsabilità verso il mondo nel testimoniare e portare la
luce nuova del Vangelo. All’inizio della Costituzione Lumen gentium del Concilio
Vaticano II troviamo le seguenti parole: “Essendo Cristo la luce delle genti,
questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con la
luce di Lui, splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini
annunziando il Vangelo a ogni creatura” (n. 1).
Il Vangelo è la luce
da non nascondere, da mettere sulla lucerna. La Chiesa non è la luce, ma riceve
la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e per diffonderla in tutto
il suo splendore. E questo deve avvenire anche nella nostra vita personale.
Ancora una volta cito San Leone Magno che ha detto nella Notte
Santa: “Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura
divina, non voler ricadere alla condizione spregevole di un tempo con una
condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro.
Ricordati che, strappato dal potere delle tenebre, sei stato trasferito nella
luce e nel Regno di Dio” (Sermone 1 sul Natale, 3,2: CCL 138,88).
Cari
fratelli e sorelle, il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero
di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere
ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere
della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue
azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni.
Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la
luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere
anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli
altri. Ancora a tutti l’augurio di un tempo natalizio benedetto dalla presenza
di Dio!
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