sexta-feira, 11 de dezembro de 2015

San Pietro: una basilica oltraggiata coccodrillo (di Roberto de Mattei)

San Pietro: una basilica oltraggiata

coccodrillo
(di Roberto de Mattei)

 L’immagine che rimarrà legata all’apertura del Giubileo straordinario della Misericordia non è la cerimonia anti-trionfalista celebrata da Papa Francesco la mattina dell’8 dicembre, ma il roboante spettacolo Fiat lux: Illuminating Our Common Home, che ha concluso la stessa giornata, inondando di suoni e di luci la facciata e la cupola di San Pietro.

Nel corso dello show, offerto dalla World Bank Group, le immagini di giganteschi leoni, tigri e leopardi si sono sovrapposte a San Pietro, che sorge proprio sulle rovine del circo di Nerone, dove le belve feroci divoravano i cristiani. Grazie al gioco delle luci, la basilica è sembrata poi capovolgersi, dissolversi, immergersi nell’acqua, mentre sulla sua facciata apparivano pesci-pagliaccio e tartarughe di mare, quasi evocando la liquefazione delle strutture della Chiesa, prive di qualsiasi elemento di solidità. Un enorme gufo e strani volatili luminosi volteggiavano sulla cupola, mentre monaci buddisti in marcia sembravano indicare una via di salvezza alternativa al Cristianesimo. Nessun simbolo religioso, nessun riferimento al Cristianesimo, la Chiesa cedeva il passo alla natura sovrana.
Andrea Tornielli ha scritto che non bisogna scandalizzarsi perché, come documenta lo storico dell’arte Sandro Barbagallo nel suo libro Gli animali nell’arte religiosa. La Basilica di San Pietro (Libreria Editrice Vaticana, 2008), molti artisti, nel corso dei secoli, hanno raffigurato una lussureggiante fauna attorno alla sepoltura di Pietro. Ma se la Basilica di San Pietro è uno “Zoo sacro”, come la definisce con irriverenza l’autore di quest’opera, non è perché gli animali rappresentati nella Basilica siano rinchiusi in un sacro recinto, ma perché sacro, cioè ordinato a un fine trascendente, è il significato che a questi animali è stato attribuito dall’arte.
Nel Cristianesimo infatti gli animali non sono divinizzati, ma valutati per il loro fine, che è quello di essere destinati da Dio al servizio dell’uomo. Recitano i Salmi: «Tu hai posto l’uomo a capo delle opere delle tue mani Tutto hai messo ai suoi piedi pecore e buoi, e le bestie ancora della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare» (Ps 8, 7-9). L’uomo è stato posto da Dio come vertice e re del creato, a cui tutto deve essere ordinato affinché egli tutto ordini a Dio, in qualità di rappresentante del cosmo (Gen 1, 26-27). Dio è il fine ultimo dell’universo, ma il fine immediato dell’universo fisico è l’uomo. «Siamo anche noi in certo modo il fine di tutte le cose», afferma san Tommaso (In II Sent., d. 1, q. 2, a. 4, sed contra), perché «Dio ha fatto tutte le cose per l’uomo» (Super Symb. Apostolorum, art. 1).
La simbologia cristiana attribuisce inoltre agli animali un significato emblematico. Il Cristianesimo non si interessa dell’estinzione degli animali o del loro benessere, ma del significato ultimo e profondo della loro presenza. Il leone simboleggia la forza e l’agnello la mitezza, per ricordarci l’esistenza di virtù e perfezioni diverse, che solo Dio possiede nella sua interezza. Sulla terra, una scala prodigiosa di esseri creati dalla materia inorganica fino all’uomo ha una essenza e una perfezione intima che è espressa dal linguaggio dei simboli.
L’ecologismo si presenta come una visione del mondo che capovolge questa scala gerarchica, eliminando Dio e detronizzando l’uomo. L’uomo è posto sul piano di un’assoluta uguaglianza con la natura in rapporto di interdipendenza non solo con gli animali, ma anche con le componenti inanimate dell’ambiente che lo circonda: montagne, fiumi, mari, paesaggi, catene alimentari, ecosistemi. Il presupposto di questa visione cosmologica è la dissoluzione di ogni confine tra uomo e mondo. La Terra con la sua biosfera forma una sorta di cosmica entità unitaria geo-ecologica. Essa diviene qualcosa di più di una “casa comune”: rappresenta una divinità.
Quando, cinquant’anni fa, si concluse il Concilio Vaticano II, il tema dominante di quella stagione storica appariva un certo “culto dell’uomo”, racchiuso nella formula «umanesimo integrale» di Jacques Maritain. Il libro del filosofo francese, con questo titolo, è del 1936, ma la sua influenza maggiore si ebbe soprattutto quando un suo entusiastico lettore, Giovanni Battista Montini, divenuto Papa con il nome di Paolo VI, volle farne una bussola del suo pontificato. Il 7 dicembre 1965, nell’omelia della Messa, Paolo VI ricordò che nel Vaticano II si era prodotto l’incontro tra «la religione del Dio che si è fatto uomo» e la «religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio».
Cinquant’anni dopo, assistiamo al passaggio dall’umanesimo integrale all’ecologia integrale, dalla Carta dei diritti dell’uomo a quella dei diritti della Natura. Nel XVI secolo, l’umanesimo aveva rifiutato la Civiltà cristiana medioevale in nome dell’antropocentrismo. Il tentativo di costruire la Città dell’uomo sulle rovine di quelle di Dio è però tragicamente fallito nel Novecento e a nulla sono valsi i tentativi di cristianizzare l’antropocentrismo, sotto il nome di umanesimo integrale. Alla religione dell’uomo si sostituisce quella della terra: all’antropocentrismo, criticato per le sue “deviazioni”, si sostituisce una nuova visione eco-centrica. La teoria del Gender, che dissolve ogni identità e ogni essenza, si inserisce in questa prospettiva panteista e ugualitaria.
Si tratta di una concezione radicalmente evoluzionista, che coincide in larga parte con quella di Teilhard de Chardin. Dio è l’“autocoscienza” dell’universo che, evolvendosi, si fa cosciente della propria evoluzione. Non è casuale la citazione di Teilhard nel paragrafo 83 della Laudato sì, l’enciclica di Papa Francesco di cui filosofi come Enrico Maria Radaelli e Arnaldo Xavier da Silveira hanno sottolineato i punti in dissonanza con la Tradizione cattolica. E lo spettacolo Fiat Lux è stato presentato come un “manifesto ecologista” che vuole tradurre in immagini l’enciclicaLaudato Sì.
Antonio Socci, su Libero l’ha definita «una sceneggiata gnostica e neopagana che aveva un preciso messaggio ideologico anticristiano», osservando che «a San Pietro, nella festa dell’Immacolata Concezione, alla celebrazione della Madre di Dio è stata preferita la celebrazione della Madre Terra, per propagandare l’ideologia dominante, quella “religione climatista ed ecologista”, neopagana e neomalthusiana, che è sostenuta dai poteri forti del mondo. Una profanazione spirituale (anche perché quel luogo – ricordiamolo – è un luogo di martirio cristiano)».
«Dunque, – ha scritto a sua volta Alessandro Gnocchi su Riscossa Cristiana –non l’Isis ha profanato il cuore della cristianità, non gli estremisti del credo laico hanno fatto scempio del credo cattolico, non i soliti artisti blasfemi e affetti da coprolalia hanno lordato la fede di tanti cristiani. Non c’era bisogno di perquisizioni e di metal detector per sbarrare l’ingresso ai vandali nella cittadella di Dio: erano già dentro le mura e avevano già innescato la loro bomba in multicolor e in mondovisione al calduccio della stanza dei bottoni».
I fotografi, i grafici e i pubblicitari che hanno realizzato Fiat Lux sanno che cosa rappresenta per i cattolici San Pietro, immagine materiale del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa. I giochi di luce che hanno illuminato la Basilica hanno avuto un intento simbolico, antitetico a quello espresso da tutte le luminarie, le lampade, i fuochi, che hanno trasmesso nel corso dei secoli il significato della luce divina. Questa luce era spenta l’8 dicembre. Tra le immagini e le luci proiettate sulla Basilica, mancavano quelle di Nostro Signore e dell’Immacolata, di cui si celebrava la festa. San Pietro era immerso nella falsa luce portata dall’angelo ribelle, Lucifero, principe di questo mondo e re delle tenebre.
La parola luce divina non è solo una metafora, ma una realtà, come realtà sono le tenebre che oggi avvolgono il mondo. E in questa vigilia di Natale l’umanità attende il momento in cui la notte si illuminerà come il giorno, «nox sicut dies illuminabitur» (Salmo 11) e si compiranno le promesse fatte a Fatima dall’Immacolata. (Roberto de Mattei)

quinta-feira, 10 de dezembro de 2015

Pope Pius XII Inaugurates the Holy Year - Video from 1950. Solemn Mass in the Presence of a Greater Prelate - Madison, WI


Pope Pius XII Inaugurates the Holy Year - Video from 1950

The Holy Year presents a challenge to mankind, for never has the Church faced greater problems. Persecuted in the East, its priests driven underground, its prelates jailed, the Church’s authority opposes the materialistic atheist teachings of Communism. May the new year bring about a change in the hearts of men!”


From the youtube archive of British Pathé, which also has this video with just over nine minutes of outtakes from various events of the Jubilee. (no sound)




On December 8, Fr. John Zuhlsdorf celebrated Mass for the feast of the Immaculate Conception in the presence of a Greater Prelate, His Excellency Robert Morlino, Bishop of Madison, Wisconsin. There was a very good turnout, and the bishop preached about true mercy. In addition to the propers of the day, the music included:
  • Missa secunda, Michael Haller (1840–1915)
  • Magnificat octavi toni, Ciro Grassi (1868–1952)
  • Ave Maria, Jacob Handl (1550–1591
Here are some photos of the Mass, taken by myself and Roland Scott. More photos and a video can be found at the facebook page of the Tridentine Mass Society of Madison.












Santo Padre Francesco: Ognuno di noi deve dire: “sono uno sventurato, ma Dio mi ama così; allora anche io devo amare gli altri nello stesso modo”.



Intervista del Santo Padre Francesco al settimanale “Credere”, 02.12.2015


Pubblichiamo di seguito il testo dell’intervista che Papa Francesco ha rilasciato al settimanale “Credere”, rivista ufficiale del Giubileo della Misericordia:
1. Padre Santo, ora che stiamo per entrare nel vivo del Giubileo, ci può spiegare quale moto del cuore l’ha spinta a mettere in risalto proprio il tema della misericordia? Quale urgenza percepisce, a tale riguardo, nell’attuale situazione del mondo e della Chiesa?
Il tema della misericordia si va accentuando con forza nella vita della Chiesa a partire da Paolo VI. Fu Giovanni Paolo II a sottolinearlo fortemente con la Dives in misericordia, la canonizzazione di Santa Faustina e l’istituzione della festa della Divina Misericordia nell’Ottava di Pasqua. Su questa linea, ho sentito che c’è come un desiderio del Signore di mostrare agli uomini la Sua misericordia. Non è quindi venuto in mente a me, ma riprendo una tradizione relativamente recente, sebbene sempre esistita. E mi sono reso conto che occorreva fare qualcosa e continuare questa tradizione.
Il mio primo Angelus come Papa fu sulla misericordia di Dio e in quell’occasione parlai anche di un libro sulla misericordia regalatomi dal cardinale Walter Kasper durante il Conclave; anche nella mia prima omelia come Papa, domenica 17 marzo nella parrocchia di Sant’Anna, parlai della misericordia. Non è stata una strategia, mi è venuto da dentro: lo Spirito Santo vuole qualcosa. È ovvio che il mondo di oggi ha bisogno di misericordia, ha bisogno di compassione, ovvero di patire con. Siamo abituati alle cattive notizie, alle notizie crudeli e alle atrocità più grandi che offendono il nome e la vita di Dio. Il mondo ha bisogno di scoprire che Dio è Padre, che c’è misericordia, che la crudeltà non è la strada, che la condanna non è la strada, perché la Chiesa stessa a volte segue una linea dura, cade nella tentazione di seguire una linea dura, nella tentazione di sottolineare solo le norme morali, ma quanta gente resta fuori.
Mi è venuta in mente quell’immagine della Chiesa come un ospedale da campo dopo la battaglia; è la verità, quanta gente ferita e distrutta! I feriti vanno curati, aiutati a guarire, non sottoposti alle analisi per il colesterolo. Credo che questo sia il momento della misericordia. Tutti noi siamo peccatori, tutti portiamo pesi interiori. Ho sentito che Gesù vuole aprire la porta del Suo cuore, che il Padre vuole mostrare le Sue viscere di misericordia, e per questo ci manda lo Spirito: per muoverci e per smuoverci. È l’anno del perdono, l’anno della riconciliazione. Da un lato vediamo il traffico di armi, la produzione di armi che uccidono, l’assassinio d’innocenti nei modi più crudeli possibili, lo sfruttamento di persone, minori, bambini: si sta attuando – mi si permetta il termine – un sacrilegio contro l’umanità, perché l’uomo è sacro, è l’immagine del Dio vivo. Ecco, il Padre dice: “fermatevi e venite a me”. Questo è quello che io vedo nel mondo.
2. Lei ha detto che, come tutti i credenti, si sente peccatore, bisognoso della misericordia di Dio. Che importanza ha avuto nel suo cammino di sacerdote e di vescovo la misericordia divina? Ricorda in particolare un momento in cui ha sentito in maniera trasparente lo sguardo misericordioso del Signore sulla sua vita?
Sono peccatore, mi sento peccatore, sono sicuro di esserlo; sono un peccatore al quale il Signore ha guardato con misericordia. Sono, come ho detto ai carcerati in Bolivia, un uomo perdonato. Sono un uomo perdonato, Dio mi ha guardato con misericordia e mi ha perdonato. Ancora adesso commetto errori e peccati, e mi confesso ogni quindici o venti giorni. E se mi confesso è perché ho bisogno di sentire che la misericordia di Dio è ancora su di me.
Mi ricordo – l’ho già detto molte volte – di quando il Signore mi ha guardato con misericordia. Ho avuto sempre la sensazione che avesse cura di me in un modo speciale, ma il momento più significativo si verificò il 21 settembre 1953, quando avevo 17 anni. Era il giorno della festa della primavera e dello studente in Argentina, e l’avrei trascorsa con gli altri studenti; io ero cattolico praticante, andavo alla messa della domenica, ma niente di più... ero nell’Azione Cattolica, ma non facevo nulla, ero solo un cattolico praticante. Lungo la strada per la stazione ferroviaria di Flores, passai vicino alla parrocchia che frequentavo e mi sentii spinto a entrare: entrai e vidi venire da un lato un sacerdote che non conoscevo. In quel momento non so cosa mi accadde, ma avvertii il bisogno di confessarmi, nel primo confessionale a sinistra – molta gente andava a pregare lì. E non so cosa successe, ne uscii diverso, cambiato. Tornai a casa con la certezza di dovermi consacrare al Signore e questo sacerdote mi accompagnò per quasi un anno. Era un sacerdote di Corrientes, don Carlos Benito Duarte Ibarra, che viveva nella Casa del Clero di Flores. Aveva la leucemia e si stava curando in ospedale. Morì l’anno successivo. Dopo il funerale piansi amaramente, mi sentii totalmente perso, come col timore che Dio mi avesse abbandonato.
Questo è stato il momento in cui mi sono imbattuto nella misericordia di Dio ed è molto legato al mio motto episcopale: il 21 settembre è il giorno di San Matteo, e Beda il Venerabile, parlando della conversione di Matteo, dice che Gesù guardò Matteo “miserando atque eligendo”. Si tratta di un’espressione che non si può tradurre, perché in italiano uno dei due verbi non ha gerundio, neppure in spagnolo. La traduzione letterale sarebbe “misericordiando e scegliendo”, quasi come un lavoro artigianale. “Lo misericordiò”: questa è la traduzione letterale del testo. Quando anni dopo, recitando il breviario latino, scoprii questa lettura, mi accorsi che il Signore mi aveva modellato artigianalmente con la Sua misericordia. Ogni volta che venivo a Roma, poiché alloggiavo in via della Scrofa, andavo nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a pregare davanti al quadro del Caravaggio, appunto la Vocazione di san Matteo.
3. Secondo la Bibbia, il luogo dove dimora la misericordia di Dio è il grembo, le viscere materne, di Dio. Che si commuovono al punto da perdonare il peccato. Il Giubileo della misericordia può essere un’occasione per riscoprire la “maternità” di Dio? C’è anche un aspetto più “femminile” della Chiesa da valorizzare?
Sì, Lui stesso lo afferma quando dice in Isaia che si dimentica forse una madre del suo bambino, anche una madre può dimenticare... “io invece non ti dimenticherò mai”. Qui si vede la dimensione materna di Dio. Non tutti comprendono quando si parla della “maternità di Dio”, non è un linguaggio popolare – nel senso buono della parola – sembra un linguaggio un po’ eletto; perciò preferisco usare la tenerezza, propria di una mamma, la tenerezza di Dio, la tenerezza nasce dalle viscere paterne. Dio è padre e madre.
4. La misericordia, sempre se ci riferiamo alla Bibbia, ci fa conoscere un Dio più “emotivo” di quello che talvolta ci immaginiamo. Scoprire un Dio che si commuove e si intenerisce per l’uomo può cambiare anche il nostro atteggiamento verso i fratelli?
Scoprirlo ci porterà ad avere un atteggiamento più tollerante, più paziente, più tenero. Nel 1994, durante il Sinodo, in una riunione dei gruppi, dissi che si doveva instaurare la rivoluzione della tenerezza, e un Padre sinodale – un buon uomo, che io rispetto e al quale voglio bene – già molto anziano, mi disse che non conveniva usare questo linguaggio e mi diede spiegazioni ragionevoli, da uomo intelligente, ma io continuo a dire che oggi la rivoluzione è quella della tenerezza perché da qui deriva la giustizia e tutto il resto. Se un imprenditore assume un impiegato da settembre a luglio, gli dissi, non fa la cosa giusta perché lo congeda per le vacanze a luglio per poi riprenderlo con un nuovo contratto da settembre a luglio, e in questo modo il lavoratore non ha diritto all’indennità, né alla pensione, né alla previdenza sociale. Non ha diritto a niente. L’imprenditore non mostra tenerezza, ma tratta l’impiegato come un oggetto – tanto per fare un esempio di dove non c’è tenerezza. Se ci si mette nei panni di quella persona, invece di pensare alle proprie tasche per qualche soldo in più, allora le cose cambiano. La rivoluzione della tenerezza è ciò che oggi dobbiamo coltivare come frutto di questo anno della misericordia: la tenerezza di Dio verso ciascuno di noi. Ognuno di noi deve dire: “sono uno sventurato, ma Dio mi ama così; allora anche io devo amare gli altri nello stesso modo”.
5. È famoso il “discorso alla luna” di papa Giovanni XXIII, quando, una sera, salutò i fedeli dicendo: “Date una carezza ai vostri bambini”. Quell’immagine divenne un’icona della Chiesa della tenerezza. In che modo il tema della misericordia potrà aiutare le nostre comunità cristiane a convertirsi e a rinnovarsi?
Quando vedo i malati, gli anziani, mi viene spontanea la carezza.… La carezza è un gesto che può essere interpretato ambiguamente, ma è il primo gesto che fanno la mamma e il papà col bambino appena nato, il gesto del “ti voglio bene”, “ti amo”, “voglio che tu vada avanti”.
6. Ci può anticipare un gesto che intende fare durante il Giubileo per testimoniare la misericordia di Dio?
Ci saranno tanti gesti che si faranno, ma un venerdì di ogni mese farò un gesto diverso.

“Dios es Padre y Madre”: Francisco llama a la “revolución de la ternura” y critica a su propia Iglesia

ZENIT ha publicado la traducción al inglés de la entrevista concedida por el Papa Francisco a Credere, la revista oficial del Jubileo de la Misericordia. Reproducimos los extractos más importantes; las negritas son nuestras. Al final del artículo, hemos incluido nuestro comentario acerca del peligro extremo que supone para la fe católica la afirmación del papa acerca de que Dios “es Padre y Madre”.
El texto italiano de la entrevista fue publicado en la página web del Vaticano el 2 de diciembre de 2015. Repetimos: el original de esta entrevista está publicado EN LA PÁGINA WEB DEL VATICANO.
P: Santo Padre, ahora que estamos a punto de empezar el Jubileo, ¿puede explicarnos qué impulso del corazón le llevó a subrayar, precisamente, el tema de la misericordia? ¿Qué urgencia percibe a este respecto, en la presente situación del mundo y de la Iglesia?
Papa Francisco: El tema de la misericordia se acentúa con fuerza en la vida de la Iglesia a partir del Papa Pablo VI. Juan Pablo II lo enfatizó mucho con su Encíclica Dives in Misericordia, la canonización de Santa Faustina Kowalska y la institución de la Festividad de la Divina Misericordia en la Octava de Pascua. En esta línea, sentí que es, en cierto modo, un deseo del Señor mostrar Su misericordia a la humanidad. Por lo tanto, no se me ocurrió a mí, sino que, más bien, retomo una tradición relativamente reciente que, sin embargo, siempre ha existido.
»Mi primer Ángelus como Papa fue acerca de la Misericordia de Dios y, en aquella ocasión, hablé también de un libro acerca de la misericordia que me regaló el Cardenal Walter Kasper durante el cónclave; también, en mi primera homilía como papa, el domingo 17 de marzo, hablé de la misericordia en la parroquia de Santa Ana. No fue una estrategia; me nació de dentro: el Espíritu Santo desea algo. Es evidente que el mundo de hoy está necesitado de misericordia, está necesitado de compasión, es decir, “padecer con”. Estamos acostumbrados a las malas noticias, a noticias crueles y a las mayores atrocidades que ofenden el nombre y la vida de Dios. El mundo necesita descubrir que Dios es Padre, que hay misericordia, que la crueldad no es el camino, que la condenación no es el camino, porqué la Iglesia misma, a veces, sigue una línea dura, cae en la tentación de seguir una línea dura, en la tentación de enfatizar sólo las normal morales, por lo que, mucha gente queda excluida.
»Me vino a la mente la imagen de la Iglesia como un hospital de campaña después de la batalla; es cierto, ¡cuánta gente está herida y destrozada! Se atiende a los heridos, se les ayuda y se les cura, no se les hace un análisis de colesterol. Creo que este es el momento de la misericordia. Somos todos pecadores, todos cargamos con un lastre interno. Sentí que Jesús desea abrir la puerta de Su corazón, que el Padre desea mostrar sus entrañas de misericordia, y por eso, nos manda al Espíritu: para movernos e inspirarnos. Es el año del perdón, el año de la reconciliación. Por un lado, vemos el tráfico de armas, la producción de armas que matan, los asesinatos de inocentes de la manera más cruel posible, la explotación de personas, menores, niños: se está llevando a cabo un sacrilegio, permítame el término, contra la humanidad; porque el hombre es sagrado, es la imagen de Dios vivo. Entonces el Padre dice: “Deteneos y venid a mí.” Esto es lo que yo veo en el mundo.
***
P: Según la Biblia, el lugar donde descansa la Misericordia de Dios es el útero, las entrañas maternas, de Dios que se conmueven hasta el punto de  perdonar el pecado. ¿Puede el Jubileo de la Misericordia ser una ocasión para redescubrir la “maternidad” de Dios? ¿Hay también un aspecto más “femenino” de la Iglesia que se debe valorar?
Papa Francisco: Sí. Él mismo lo afirma cuando dice en Isaías que, si incluso una madre puede olvidarse de su hijo, hasta una madre puede olvidarse de su hijo… “Yo, por el contrario, nunca me olvidaré de ti”[1]. Aquí se ve la dimensión maternal de Dios. No todo el mundo entiende cuando se habla de la “maternidad de Dios”, no es un lenguaje popular, en el buen sentido de la palabra, parece un lenguaje para elegidos. Por lo tanto yo prefiero utilizar la palabra ternura, propia de una madre, la ternura de Dios, la ternura que nace de las entrañas paternas. Dios es Padre y Madre.
P: Refiriéndonos a la Biblia, nos da a conocer a un Dios mucho más “emotivo” del que a veces nos imaginamos. ¿Podría cambiar nuestra actitud hacia nuestros hermanos, el descubrir a un Dios que se conmueve y tiene compasión por los hombres?
Papa Francisco: Descubrirlo nos llevará a tener una actitud más tolerante, más paciente, más tierna. Durante el Sínodo de 1994, en una reunión de grupo, dije que se debía establecer una revolución de la ternura, y un Padre Sinodal, un buen hombre a quien respeto y quiero bien, ya muy anciano, me dijo que no era apropiado utilizar ese lenguaje y me dio explicaciones razonables, de hombre inteligente; pero yo sigo diciendo que hoy, la revolución, es la de la ternura; porqué de ahí deriva la justicia y todo lo demás. Si un hombre de negocios contrata a un empleado de septiembre a julio, y en julio le dice que se tome unas vacaciones para retomar el trabajo con un nuevo contrato de septiembre a julio, entonces el trabajador no tiene derecho a indemnización, ni a una pensión, ni a la seguridad social; no tiene derecho a nada. El hombre de negocios no muestra ternura, sino que trata a su empleado como a un objeto, por poner un ejemplo en el que no hay ternura. Si uno se pone en los zapatos del otro en lugar de pensar en su necesidad de un poco más de dinero, entonces las cosas cambian. La revolución de la ternura es lo que tenemos que cultivar hoy como fruto de este Año de la Misericordia: la ternura de Dios hacia cada uno de nosotros. Cada uno de nosotros debe decir: “¡Soy un hombre desafortunado, pero Dios me ama así, entonces yo tengo que amar a los demás de la misma forma.”
***
P: ¿Nos puede adelantar algún gesto que tenga la intención de hacer durante el Jubileo para dar testimonio de la Misericordia de Dios?
Papa Francisco: Se harán muchos gestos, pero un viernes de cada mes haré un gesto diferente.

quarta-feira, 9 de dezembro de 2015

De la confianza en Dios.





   Aunque la desconfianza propia es tan importante y necesaria en este combate, como hemos mostrado; no obstante, si se halla sola esta virtud en nosotros y no tiene otros socorros, seremos fácilmente desarmados y vencidos de nuestros enemigos. Por esta causa es necesario que a la desconfianza propia añadas una entera confianza en Dios, que es el autor de todo nuestro bien, y de quien solamente debemos esperar la victoria; porque así como de nosotros que nada somos, no podemos prometernos sino frecuentes y peligrosas caídas, por cuyo motivo debemos desconfiar siempre de nuestras propias fuerzas; así con el socorro y asistencia de Dios conseguiremos grandes victorias y ventajas sobre nuestros enemigos, si convencidos perfectamente de nuestra flaqueza, armamos nuestro corazón de una viva y generosa confianza en su infinita bondad

   Cuatro son los medios con que podrás adquirir esta excelente virtud.

   El primero es, pedirla con humildad al Señor.

  El segundo, considerar y mirar con los ojos de la fe la omnipotencia y sabiduría infinita de aquel Ser Soberano, a quien nada es imposible ni difícil, y que por su suma bondad y por el exceso con que nos ama, se halla pronto y dispuesto a darnos cada hora y cada instante todo lo que nos es necesario para la vida espiritual, y para la entera victoria de nosotros mismos, como recurramos a sus brazos con filial confianza. ¿Cómo será posible que este dulce y amable Pastor, que por el espacio de treinta y tres años ha corrido tras la oveja perdida y descarriada (Luc. 15.), con tanto sudor, sangre y a gran costa suya, para reducirla y traerla de los despeñaderos y veredas peligrosas a un camino santo y seguro, de la perdición a la salud, del daño al remedio, de la muerte a la vida? ¿cómo será posible que este Pastor divino, viendo que su ovejuela le busca y le sigue con la obediencia de sus preceptos,  por lo menos con un deseo sincero, bien que imperfecto y flaco, de obedecerle, no vuelva a ella sus ojos de vida y de misericordia , no oiga sus gemidos, y no la recoja amorosamente y la ponga sobre sus divinos hombros, alegrándose con los ángeles del cielo de que vuelva a su redil y ganado , y deje el pasto venenoso y mortal del mundo por el suave y regalado de la virtud ?

   Si con tanto ardor y diligencia busca la dragma del Evangelio (ídem ibid), que es la figura del pecador, ¿cómo será posible que abandone a quien como ovejuela triste y afligida de no ver a su Pastor, lo busca y lo llama?

   ¿Quién podrá persuadirse de que Dios, que llama continuamente a la puerta de nuestro corazón (Apoc. 3.) con deseo de entrar en él y comunicarse con nosotros, y colmarnos de sus dones y gracias, hallando la puerta abierta, y viendo que le pedimos que nos honre con su visita, no se dignará de concedernos el favor que deseamos?

   El tercer medio para adquirir esta santa confianza, es recorrer con la memoria las verdades y oráculos infalibles de la divina Escritura, que nos aseguran clara y expresamente, que los que esperan y confían en Dios no caerán jamás en la confusión (Psalm. 21. Eccl)

   El cuarto y último medio con que juntamente podremos adquirir la desconfianza de nosotros mismos, y la confianza en Dios, es que cuando nos resolviéramos a ejecutar alguna obra buena, para combatir alguna pasión viciosa, antes de emprender cosa alguna, pongamos los ojos de una parte sobre nuestra flaqueza, y de la otra sobre el poder, sabiduría y bondad infinita de Dios; y templando el temor que nace de nosotros con la seguridad y confianza que Dios nos inspira, nos determinaremos a obrar y combatir generosamente.

   Con estas armas, unidas a la oración, serás capaz, hija mía, de obrar cosas grandes, y de conseguir insignes victorias.

  Pero si no observares esta regla, aunque te parezca que obras animada de una verdadera confianza en Dios, te hallarás engañada ; porque es tan natural en el hombre la presunción de sí mismo , que insensiblemente se mezcla con la confianza que imagina que tiene en Dios, y con la desconfianza que cree tener de sí mismo.

   Para alejarte pues, hija mía, cuanto te sea posible de la presunción, y para obrar siempre con las dos virtudes que son opuestas a este vicio, es necesario que la consideración de tu flaqueza vaya delante de la consideración de la omnipotencia de Dios; y que la una y la otra precedan a todas tus obras.


“COMBATE ESPIRITUAL”

Padre Lorenzo Scúpoli

Quel tocco pagano, mondano e utilitaristico in piazza San Pietro nella Festa dell'Immacolata Concezione








Papale Basilica di San Pietro
Ad perpetuam rei memoriam 
della Festa dell'Immacolata Concezione 
nel primo giorno dell'Anno Santo straordinario.
A.D.MMXV 


Il video ( QUI ) sul sito de La Stampa, con opportuna spiegazione ( per chi pensa che sia  uno scherzo...)

terça-feira, 8 de dezembro de 2015

Cosa significa Immacolata Concezione – di P. Serafino M. Lanzetta

Cosa significa Immacolata Concezione  –  di P. Serafino M. Lanzetta

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Dom Louis-Marie de Geyer, Père Abbé de l’abbaye Sainte Madeleine du Barroux présente la vie bénédictine et son abbaye.

Barroux

Le Barroux, une abbaye bénédictine

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Notre-Dame de Chrétienté poursuit ses entretiens avec les différentes communautés religieuses Ecclesia Dei dans le cadre de l’Année de la Vie Consacrée. Dom Louis-Marie de Geyer, Père Abbé de l’abbaye Sainte Madeleine du Barroux, répond aux questions de Notre-Dame de Chrétienté. Il présente la vie bénédictine et son abbaye.

Leaving all for Christ in the Sons of the Most Holy Redeemer


Leaving all for Christ

Today the of the Sons of the Most Holy Redeemer received a new member into its ranks.

The postulant kneels and is questioned by the Superior regarding his desire to enter our Congregation.

The brethren chant the Veni Creator Spiritus while the postulant is covered with the Funeral Pall.

He is clothed in the Religious Habit:
Son, put on Our Lord Jesus Christ, always surrounding thy body with His mortification. 
  

 Kneeling he receives the crucifix:
Receive, my Son, the image of the crucifix, image of thy Master and Redeemer, who suffered for thee and offered Himself for thee. Place it as a seal upon thy heart, as a seal upon thy arm.

 Our Lady's Rosary is placed in his hands:
Receive, Son, the Rosary of the Blessed Virgin Mary, may She always be a wall to protect thee, a mother to nourish thee, a star to guide thee and the door to thy salvation...
 Do Thou, however, learnest diligently to love and imitate Mary, and to propagate Her most salutary devotion everywhere. In dangers, in anguishes, in doubtful things, think of Mary, call upon Mary. May Her sweet name not disappear from thy lips, nor disappear from thy heart.

He is clothed with Our Lady's Scapular:
Put you on the armour of God, that you may be able to stand against the deceits of the devil. For our wrestling is not against flesh and blood; but against principalities and power, against the rulers of the world of this darkness, against the spirits of wickedness in the high places.

 And finally, a new name.
Welcome to our Congregation Br Jerome!

 Br Jerome's mother and father came from America to be with him.

As did his Godmother.
 The community on Papa Stronsay.

KNIGHTS OF THE EUCHARISTIC HEART OF JESUS

On the Feast of the Most Holy Redeemer, the third Sunday in July, 19th July 2015, at the Oratory of Our Mother of Perpetual Succour, Emeritus Bishop Basil Meeking, DD, inaugurated the Knights of the Eucharistic Heart of JesusThe Knights of the Eucharistic Heart of Jesus is an organization which has been formed by the Congregation of the Sons of the Most Holy Redeemer. Its object is to provide a solid formation for boys and men who wish to serve Our Blessed Lord at His altar. It has been created in response to the need to train boys and men worthy of the duty of serving at the Traditional Rite of Holy Mass. A society called Knights of the Altar was begun under St John Bosco in 1858, and this name was used in the United States of America by a Fr Benz in 1939, who formed an Altar serving society. Our Society is largely based on the Knights of the Altar.

Why Knights?

Medieval Knighthood, in the service of manor lords, calls forth such ideals as honour, loyalty, justice, chivalry, and respect for all. In the use of the term knight, the Altar Server is reminded of his duty to serve the Lord of lords with fidelity and honour, to treat others with respect and justice, and to live an upright personal life, defending always the rights of God and His Holy Church. In the names page and squire, the server is reminded again of the years of practice and study that went into the training of a knight and should consider with what devotion and perseverance he should attend to his own training in the service of the Altar. The chevalier was a travelling knight, which should remind the server that he should be ever travelling toward his heavenly goal.

Purpose of the Society

(1) To form a worthy guard of honour to our Divine Eucharistic King in whose service we willingly assume the dignity and honour of becoming Knights of the Eucharistic Heart of Jesus;
(2) To render faithful, reverent and edifying service to God by assisting His visible representatives, the Bishops and Priests, in offering the Holy Sacrifice of the Mass and in all other liturgical and devotional functions;
(3) To enkindle in the hearts of the faithful whom we represent at the altar, greater piety and devotion by reverently performing the duties of our holy office and by giving good example in our daily lives;
(4) Finally, to ensure the continued and efficient function of the Knights of the Eucharistic Heart of Jesus as a society by attending meetings and giving of our service to the Church.

Below are photos taken at this memorable ceremony.

Some of the younger altar servers processing to Holy Mass.


Emeritus Bishop Basil Meeking, DD.

Prayers at the foot of the Altar.

Incensation at the beginning of Mass.

The Sanctissimum is removed for a Pontifical Mass at the Faldstool.

Seated for the singing of the Gloria.

Future Knights of the Eucharistic Heart of Jesus.

Bishop Meeking sings the collects; of the Mass 
and of his anniversary of ordination to the Priesthood, 62 years today.

The Servers stand attentively at the Service of Jesus Christ the King.

Fr Anthony Mary, F.SS.R. is dubbed the Knight Director.

Seven boys became Apprentices. This is the first step
to becoming a Knight. The apprentice needs to learn all the 
Latin responses by heart for Low Mass.

Two of the five Pages who have learnt their Latin response by heart
 and know how to serve Acolyte 2

The Pages receive from the Bishop
the Cassock, Surplice, Medal of the Eucharistic Heart, as well as the Handbook.
The Bishops addresses the pages: "Wear this cassock, in which you are vested, with the greatest respect, for it is part of the armour you shall wear as a Knight of the Eucharistic Heart of Jesus in the service of your Lord and Master Jesus Christ.
May Our Lord clothe you with the grace you need for your new dignity as his servant, just as you will now be clothed in this surplice. May you show yourselves worthy by the proof of your life, and may its whiteness be ever a true symbol of the gleaming purity of your soul."

Jose and Jerome O'Sullivan became Squires. 
They receive the single red tassel for this rank.

Justin Evans and Josef Fairbrother having been received as Pages.

Mervin de Lancea is dubbed a Knight by the Bishop.

A Scottish Broad Sword used for the dubbing.

The elevation of the Precious Blood.

The excellent choir that sang various parts of the Mass in polyphony. 

The new Apprentices, Pages, Squires and Knights.
"We, the Knights of the Eucharistic Heart of Jesus, pledge allegiance to our Lord and Master, Jesus Christ, to His representatives on earth, and to Mary, our Queen Immaculate, whom we will serve faithfully until we attain eternal triumph in heaven. We pledge ourselves to form a worthy guard of honour to our Divine Eucharistic King in whose service we willingly assume the dignity and honour of becoming Knights of the Eucharistic Heart of Jesus; to render faithful, reverent and edifying service to God by assisting His visible representatives, the Bishops and Priests, in offering the Holy Sacrifice of the Mass and in all other liturgical and devotional functions; to enkindle in the hearts of the faithful, whom we represent at the altar, greater piety and devotion by reverently performing the duties of our holy office and by giving good example in our daily lives."

"Tu es sacerdos in aeternum!"
After the Mass congratulating the Bishop
 for his fidelity and service of 62 years a priest.

Seven new Apprentices
Arlen Dempsey, John Fairborther, Joseph le Grelle, Malachi Tamepo
Aiden Evans, Joseph Donoghue, Thomas Fairbrother.

Five new Pages
Josef Fairbrother, Justin Evans, James Green, Isaac Skilling and Julian Conlon.

Jose and Jerome O'Sullivan, Squires.

Dr Mervin de Lancea and Fr Anthony Mary, F.SS.R.
Knight and Knight Director.

Deo gratias et Mariae!! 


After a moving ceremony we thank God for all His blessings and ask you to keep these young men in your prayers for their perseverance in striving to serve Our Lord and King with fidelity and joy.
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