Padre, Lei ha avuto la possibilità di vivere insieme a Don Divo Barsotti. In che anno e in quali circostanze lo conobbe? Che cosa di lui la rapì maggiormente?
Il mio incontro con don Divo Barsotti risale agli inizi degli anni ’80. Io avevo vent’anni, frequentavo la parrocchia ma non avevo nessuna idea di vocazione e nemmeno avevo una vita di preghiera significativa. La prima volta che vidi don Barsotti fu in occasione di una santa Messa e rimasi colpito, sorpreso, quasi turbato dalla sua celebrazione eucaristica, dall’intensità della sua preghiera: chino sull’altare, piangeva sommessamente e pregava commosso durante la consacrazione, totalmente preso da quello che stava celebrando, assente ad ogni altra realtà che non fosse la presenza di Dio, della sua bontà, del suo Sacrificio. Ogni volta che celebrava la Messa viveva questa partecipazione.
Come riusciva a conciliare il suo misticismo con le ampie relazioni intellettuali e spirituali, che mantenne per tutta la vita, uscendo, quindi, dall’ “eremo”?
Per don Divo Barsotti non vi erano due vite o più vite: tutto doveva essere vita di presenza in Cristo, come se gli atti della giornata, pur diversi, avessero una continuità. Ci ripeteva che non vi doveva essere per noi differenza tra mangiare o dormire o passeggiare o studiare, se si viveva tutto alla presenza del Signore Gesù. In questo senso, non vi erano per lui momenti “profani”, tutto era sacro (tranne il peccato, s’intende.
Allora la preghiera diventava la manifestazione più intensa di quella Presenza, che ordinariamente doveva costituire il tessuto di tutta la giornata. E giornata – di badi bene – non monastica, ma cristiana, perché questo senso di Presenza di Cristo risorto non è un privilegio dei religiosi. Il Cristo è la vita di tutti i battezzati. Se non è così, non è nulla. Uscire dall’eremo era per lui come restarvi, perché quell’eremo lo portava sempre dentro. Ho ricevuto l’esempio di un uomo di Dio che, come si dice di san Domenico, o parlava di Dio o parlava con Dio.
Il suo mondo era il mondo di Dio, che al tempo stesso, dopo la Resurrezione del Cristo, è anche il mondo della Grazia che pervade l’universo, per chi vuole accoglierlo. Ecco perché i suoi veri amici erano i santi, coloro che popolano il mondo di Dio.leggere...