Biografia di Don Divo Barsotti
Don Divo Barsotti (Palaia 1914-Firenze 2006) è stato una delle figure eminenti della Chiesa italiana del XX secolo: sacerdote, scrittore, predicatore, fondatore di una Comunità monastica, soprattutto mistico, un uomo che ha cercato Dio per tutta la vita e lo ha amato con tutto il cuore, facendone il perno e il centro unico dell'esistenza.
Entrato in seminario a San Miniato (Pisa), a 14 anni aveva già letto tutti i romanzi di Dostoevskij, gli scritti di Shakespeare, Goethe e di altri autori classici. Attratto dal mondo della poesia e della letteratura, stava meditando di lasciare il seminario, quando, all'età di 19 anni, ebbe un'esperienza profonda e decisiva dell'amore di Dio, e si diede così a una vita di preghiera continua e grande mortificazione, progettando di andare in missione una volta ordinato sacerdote. Egli aveva maturato una visione del Cristo, unico salvatore del mondo, che accoglie in sé tutte le culture, tutte le esperienze, tutto quello che viene dall'uomo ' tranne il peccato ' per elevarlo e divinizzarlo, e vagheggiò di girare il mondo come san Benedetto Labre, povero, solo, 'ebbro' di Dio, ad annunciare ai popoli che non lo conoscevano (era affascinato soprattutto dall'Asia) il nome e la presenza di Gesù.
Non riuscì a realizzare questo desiderio, e anzi, per un periodo di ben cinque anni, gli fu chiesto di aspettare, a casa propria (era già sacerdote) che il Signore manifestasse meglio la Sua volontà nei suoi confronti. Furono anni di intensa preghiera e purificazione.
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Divo Barsotti è nato a Palaia (PI) nel 1914. Pochi anni dopo l'ordinazione sacerdotale, per interessamento di Giorgio La Pira, si è trasferito a Firenze, dove ha iniziato la sua attività di predicatore e di scrittore. Oggi è unanimemente riconosciuto come mistico e come uno degli scrittori di spiritualità più importanti del secolo. La sua produzione letteraria è notevolissima: più di 150 libri, molti dei quali tradotti in lingue straniere, tra cui il russo e il giapponese, più centinaia di articoli presso quotidiani e riviste di spiritualità.
Siamo nel 1956. Da qualche anno la Comunità dei figli di Dio cercava una sede; erano stati fatti progetti e tentativi: dalla casina nel bosco, al villaggio, all'eremo di Montesenario. C'era qualche soldo da parte (fra gli offerenti anche Marcello Candia), ma era difficile individuare un luogo corrispondente ai desideri del Padre.
Si dice che una signora di origine ebrea, convertita dal Padre al cattolicesimo e venuta a far parte della C.F.D. (Elisa Uzielli), desiderasse donare una casa come segno di attaccamento al Padre e alla Comunità; ma qualsiasi proposta facesse e qualsiasi fabbricato proponesse non otteneva il suo consenso.
Infine, in un giorno di primavera, il Padre si era lasciato accompagnare sulla collina di Settignano, fin oltre la villa Gamberaia e di lì, oltrepassato il sottopasso e superata la salita buia oltre la villa, era arrivato sulla sommità della stradina da dove si scorge la casa che veniva proposta alla sua attenzione.
Narrano le testimoni che a quel punto lo si vide accelerare il passo e prendere la rincorsa fino a fermarsi davanti ad un cancelletto verde da cui sporgeva un glicine fiorito. Quando le compagne di viaggio lo raggiunsero trovarono il Padre commosso e pieno di entusiasmo: aveva riconosciuto la casa del sogno!
Ora lasciamo alle sue parole descriverlo: "Una notte sognai. Ero davanti a un cancello di ferro, sovrastava il cancello una pianta di glicine in fiore. Mi venne fatto di suonare al cancello, e attesi. Si aprì il cancello e mi apparve davanti senza farmi entrare un monaco orientale di circa 50 anni di età.
Durante la Messa meglio niente applausi
(Di A. Giuliano, Avvenire del 19.06.2014)
La Messa è finita. Nel senso che ormai pare stia andando a farsi benedire l’osservanza delle più elementari norme liturgiche. Che non ci sia più religione in alcune celebrazioni eucaristiche è una questione seria. E padre Serafino Tognetti, monaco e primo successore di don Divo Barsotti alla guida della Comunità dei Figli di Dio, non può fare a meno di rilevarlo in questo provocatorio volumetto. In appendice a un testo denso di stupore per il paradosso del cristianesimo la cui forza si sprigiona nella debolezza: "Cercate voi in tutta la letteratura di tutto il mondo, antica e moderna, studiate tutte le religioni del mondo e ditemi se trovate un re-agnello o una divinità che si faccia mite, vittima".
Ecco alcune osservazioni appassionate sulla realtà sconfortante di certe Messe odierne. Sotto la sua lente finisce quindi l’uso ultimamente in voga di applaudire in Chiesa.
(In questo breve video è documentata la richiesta paterna e amorevole di Papa Giovanni, affinché in Chiesa - Tempio di Dio - non si battano le mani, non si parli, né tantomeno si schiamazzi. Nel TEMPIO DI DIO non si battono le mani neppure al Papa.)
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Titolo originale: Intervista a Padre Serafino Tognetti - Di Cristina Siccardi
Padre Serafino Tognetti è nato a Bologna nel 1960. Dal 1983 è membro della Comunità dei figli di Dio fondata da don Divo Barsotti (1914-2006), ed è sacerdote dal 1990. Padre Serafino ha gentilmente rilasciato questa intervista dove parla del suo padre fondatore, con il quale ebbe modo di vivere e collaborare in stretta figliolanza spirituale.
Padre, Lei ha avuto la possibilità di vivere insieme a Don Divo Barsotti. In che anno e in quali circostanze lo conobbe? Che cosa di lui la rapì maggiormente?
Il mio incontro con don Divo Barsotti risale agli inizi degli anni ’80. Io avevo vent’anni, frequentavo la parrocchia ma non avevo nessuna idea di vocazione e nemmeno avevo una vita di preghiera significativa. La prima volta che vidi don Barsotti fu in occasione di una santa Messa e rimasi colpito, sorpreso, quasi turbato dalla sua celebrazione eucaristica, dall’intensità della sua preghiera: chino sull’altare, piangeva sommessamente e pregava commosso durante la consacrazione, totalmente preso da quello che stava celebrando, assente ad ogni altra realtà che non fosse la presenza di Dio, della sua bontà, del suo Sacrificio. Ogni volta che celebrava la Messa viveva questa partecipazione.
(di Cristina Siccardi)
Titolo originale: Il centenario della nascita di don Divo barsotti.
Titolo originale: Il centenario della nascita di don Divo barsotti.
Don Divo Barsotti, del quale quest’anno si celebrano i cento anni dalla nascita (1914-2006), pur essendo stato prolifico pensatore e scrittore, non viene citato dalla maggioranza dei teologi. Per quale ragione?
Seppure apprezzato dalle più alte gerarchie ecclesiastiche a lui contemporanee, questo monaco mistico fu un “grillo parlante” che non ebbe paura di mettere, pubblicamente, il «dito nella piaga»: la volontà di molti uomini di Chiesa di abbracciare il mondo.
Pietro Zovatto, autore dell’introduzione al libro del monaco toscano "L’attesa" - Diario: 1973-1975 (San Paolo, pp. 266) scrive: «Anche il Concilio Vaticano II, e più precisamente nella costituzione Gaudium et spes, non sfugge all’ambiguità nel determinare il rapporto chiesa-mondo e si lascia sfuggire un’occasione unica, quella di portare la Croce al centro dell’assise conciliare.
Caro F. e cara C., vi sono vicino con tutto l'affetto. Non solo questi giorni, che per voi iniziano un cammino nuovo che è un'avventura meravigliosa ma sconosciuta, sono per se stessi di un'immensa importanza e di grandissimo valore, ma la morte della mamma così imprevedibile dopo pochi giorni dal matrimonio, può avervi lasciato in un certo smarrimento oltre che in una grande pena. Per tutto questo ho sentito il bisogno di scrivervi, di dirvi che dovete con semplicità abbandonarvi senza sgomento alla provvidenza di Dio.
La mamma, che non poteva stare sempre con voi, ora vi segue sempre - il suo amore si è fatto più puro e più efficace e voi siete nelle mani di un Dio che vi ama. Non importa se Egli non vi dice in precedenza cosa vi aspetta nella vita, basta che sappiate che non siete soli. Egli vi ama.
Guardate con fiducia l'avvenire. Vogliatevi bene e bene davvero cercando di comprendervi a vicenda, di essere uno per l'altro. Solo nel dono scambievole di sé, che è sacrificio, è anche la gioia. L'amore è fatto di umiltà, di pazienza, di pace.
Vi seguirò sempre con affetto: siatene certi, anche se ci vedremo poco. Quante volte mi verrà fatto di salire col pensiero da voi! Ben poche volte invece salirò davvero le vostre scale, ma che importa se rimaniamo uniti nell'affetto e nella preghiera. E voi potrete contare sempre su questa e su quello.
Vi abbraccio caramente.
Sac. Divo Barsotti
La Comunità dei Figli di Dio, col patrocinio del Progetto Culturale della CEI, ricorda Don Divo Barsotti nel centenario della sua nascita: 1914 - 25 aprile - 2014.
Programma della tre giorni di incontri a ingresso libero: 25 - 27 aprile 2014 (Scarica)
Programma della tre giorni di incontri a ingresso libero: 25 - 27 aprile 2014 (Scarica)
PALAIA (PI), venerdì 25 aprile
15:00 Raduno in piazza Sant'Andrea. Accoglienza e presentazione dei luoghi legati alla vita di Don Divo a Palaia. Scopertura della lapide commemorativa nella casa natale.
16:30 Ritrovo per tutti nella Pieve di S. Martino. Introduzione di p. Benedetto Ravano, Moderatore generale della Comunità dei Figli di Dio. Margherita Giuffrida Ientile (CFD), "Divo Barsotti e le sue radici: la terra, la famiglia, la diocesi di San Miniato".
17:45 Celebrazione dei Vespri e S. Messa presieduta da S.E. Mons. Fausto Tardelli, Vescovo di San Miniato. Orario previsto di fine giornata: 19.00.
8:30 Accoglienza nell'auditorium del Centro congressi Spazio Reale (*), via di San Donnino 6, San Donnino, Campi Bisenzio (FI). Celebrazione delle Lodi e S. Messa presieduta da S. Em. Card. Giuseppe Betori Arcivescovo di Firenze.
Un maestro di fede come don Divo Barsotti diceva:
“Noi offendiamo Dio quando non chiediamo i miracoli! Noi non ci crediamo! Per questo non chiediamo.
Parlo schiettamente. Guardate i santi: insistevano. Pensate a quello che diceva san Filippo Neri: ‘Noi dobbiamo costringere Dio a venire a compiere questo miracolo’. Aveva una forza che non si lasciava vincere dal fatto del silenzio di Dio, dal fatto che sembrava che Dio non ascoltasse la preghiera, insistevano fintanto che Dio non doveva piegarsi alla volontà dell’uomo”.
Poi don Divo spiegava:
“No, non è che Dio si pieghi alla volontà dell’uomo, ma Dio risponde alla preghiera dell’uomo. Noi manchiamo contro il Signore quando non chiediamo i miracoli. Dobbiamo chiedere a Dio e non dobbiamo vergognarci di chiedergli tanto…
Facciamo poche storie: non crediamo, non crediamo. Bene, non devo turbarmi, perché se anche avessi ammazzato, perché se anche avessi commesso un adulterio… se veramente io fossi il peggiore dei peccatori, posso io pensare che il mio peccato sia un limite alla Onnipotenza e alla Misericordia Divina?”.
Infine don Barsotti aggiungeva:
“Perché si stanca la pazienza di Dio? Perché non gli si chiede quello che noi possiamo desiderare. Se tu chiedi meno della creazione, tu vai all'Inferno, perché non chiedi quello che Lui ti dona. Lui ti dona Se Stesso. I santi chiedevano e chiedevano, fintanto che non avevano ottenuto”.
Parlo schiettamente. Guardate i santi: insistevano. Pensate a quello che diceva san Filippo Neri: ‘Noi dobbiamo costringere Dio a venire a compiere questo miracolo’. Aveva una forza che non si lasciava vincere dal fatto del silenzio di Dio, dal fatto che sembrava che Dio non ascoltasse la preghiera, insistevano fintanto che Dio non doveva piegarsi alla volontà dell’uomo”.
Poi don Divo spiegava:
“No, non è che Dio si pieghi alla volontà dell’uomo, ma Dio risponde alla preghiera dell’uomo. Noi manchiamo contro il Signore quando non chiediamo i miracoli. Dobbiamo chiedere a Dio e non dobbiamo vergognarci di chiedergli tanto…
Facciamo poche storie: non crediamo, non crediamo. Bene, non devo turbarmi, perché se anche avessi ammazzato, perché se anche avessi commesso un adulterio… se veramente io fossi il peggiore dei peccatori, posso io pensare che il mio peccato sia un limite alla Onnipotenza e alla Misericordia Divina?”.
Infine don Barsotti aggiungeva:
“Perché si stanca la pazienza di Dio? Perché non gli si chiede quello che noi possiamo desiderare. Se tu chiedi meno della creazione, tu vai all'Inferno, perché non chiedi quello che Lui ti dona. Lui ti dona Se Stesso. I santi chiedevano e chiedevano, fintanto che non avevano ottenuto”.
Don Divo Barsotti saliva al Padre il 15 febbraio 2006; così ne dava l'annuncio Radio Vaticana, descrivendone sinteticamente la figura.
E' morto Don Divo Barsotti, teologo e poeta. Aveva 92 anni. Ha fatto conoscere all'Italia i mistici russi.
Firenze. E’ morto stamani nell'eremo di Casa San Sergio, a Settignano, sui colli fiorentini, don Divo Barsotti, teologo, scrittore e poeta. Il 14 aprile avrebbe compiuto 92 anni. Grande interprete del monachesimo orientale, don Barsotti ha scritto oltre 150 libri: commenti alla Sacra Scrittura, studi sui santi, opere di spiritualità, diari e poesie. Ha dialogato con i più grandi filosofi e pensatori del Novecento: da Hans Urs Von Balthasar a Thomas Merton, da Giuseppe Dossetti a Giorgio La Pira. Tra i suoi testi più importanti, figurano “La teologia spirituale di San Giovanni della Croce”, “La legge è l’amore”, “Cristianesimo russo”.
Nel 1946 ha fondato la Comunità dei Figli di Dio, formata da laici consacrati che vivono nel mondo e religiosi che vivono in case di vita comune: in tutto circa duemila persone. La Comunità è presente in Italia e nel mondo (Africa, Australia, Sri Lanka, Colombia) e si impegna a vivere la radicalità battesimale con i mezzi che sono propri della grande tradizione monastica.
Nel 1946 ha fondato la Comunità dei Figli di Dio, formata da laici consacrati che vivono nel mondo e religiosi che vivono in case di vita comune: in tutto circa duemila persone. La Comunità è presente in Italia e nel mondo (Africa, Australia, Sri Lanka, Colombia) e si impegna a vivere la radicalità battesimale con i mezzi che sono propri della grande tradizione monastica.
Il mistico che rischiò di diventare giornalista
Il 14 febbraio alle 18, presso il Seminario vescovile di San Miniato, verrà presentato il libro Don Divo Barsotti, il cercatore di Dio. Dieci anni di interviste (Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2008, pagine 114, ). (L'evento è già avvenuto. Questo articolo viene riproposto per far conoscere la spiritualità di Don Divo Barsotti).
Pubblichiamo stralci dell’introduzione dell’autore e un frammento di uno dei colloqui.
di Andrea Fagioli
Il 14 febbraio alle 18, presso il Seminario vescovile di San Miniato, verrà presentato il libro Don Divo Barsotti, il cercatore di Dio. Dieci anni di interviste (Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2008, pagine 114, ). (L'evento è già avvenuto. Questo articolo viene riproposto per far conoscere la spiritualità di Don Divo Barsotti).
Pubblichiamo stralci dell’introduzione dell’autore e un frammento di uno dei colloqui.
di Andrea Fagioli
“Mi sembra che Dio rimanga sempre Dio ovvero trascendenza infinita, sia in un mondo caotico come il nostro, sia in un mondo anche più ordinato. L’uomo si trova sempre nell’impossibilità di stabilire con Dio un rapporto vero, ma vivrà sempre per l’Assoluto e l’Assoluto soltanto potrà dare una risposta ai suoi problemi più profondi.
Credo anzi che oggi si faccia ancora più presente questo bisogno di qualcosa di fermo, di immutabile. È il momento che la vocazione contemplativa si imponga di più nella Chiesa per la salvezza del mondo”.
Credo anzi che oggi si faccia ancora più presente questo bisogno di qualcosa di fermo, di immutabile. È il momento che la vocazione contemplativa si imponga di più nella Chiesa per la salvezza del mondo”.
La preghiera che Don Divo ha recitato per tutta la vita al termine della S.Messa:
O Dio, ecco, io prostrato davanti a te, nell'abisso nel mio nulla ti adoro.
Confido nel tuo amore infinito, che tu ascolti la mia povera parola e l’accogli. Perciò ti prego: degnati di accettare la mia consacrazione e di ricevere dalle mani della mia dolce Madre tutto me stesso.
Io mi offro e mi dono tutto a te nei miei voti di povertà, castità e obbedienza.
Ma poiché l’oblazione non compie il sacrificio, distruggi tu medesimo questa vittima, consumandola nel fuoco del tuo santo amore.
O Dio, che ti compiaci di manifestare le tue perfezioni divine nella debolezza e miseria dei tuoi infimi servi e nelle tenebre della fede ti compiaci di fare tuoi figli chi non ha saputo che offenderti, compi tu l’opera tua e glorifica in me il tuo Santissimo Nome, elevando nella tua onnipotenza la mia preghiera, ascoltandola nella tua sapienza, compiendola nel tuo amore infinito. Amen.
Studi su Divo Barsotti nel V° anniversario della morte.
Spunti tratti da: “Apre gli occhi l’Amore ” - Ed. San Paolo.
Barsotti è cosciente della portata del discorso della fede nella sua relazione con la morte. Egli, pertanto rifugge da qualsiasi forma di trionfalismo. Su questo punto, come su altri, don Divo non cambia posizione.
Spunti tratti da: “Apre gli occhi l’Amore ” - Ed. San Paolo.
Barsotti è cosciente della portata del discorso della fede nella sua relazione con la morte. Egli, pertanto rifugge da qualsiasi forma di trionfalismo. Su questo punto, come su altri, don Divo non cambia posizione.
Nel 1945, nel diario La fuga immobile, scrive: “Io non mi stupisco che siano pochi i credenti, ma mi stupisco che ce ne possano essere”.
E il 15 agosto 1973 conferma la sua profonda convinzione: “La fede è sempre miracolo. Pretendere che siano molti i credenti è assurdo. E’ già inconcepibile che ve ne sia qualcuno, ma bastano pochi a dare a tutti gli uomini una speranza, una ragione di vivere, a essere sostegno dell’universo”.
Questa visione non viene modificata e non s’incrina minimamente con il passare del tempo. Il 28 agosto 1985 annota nel suo diario: “Non sono i pochi che salvano i molti? Quale può essere l’efficacia di questi pochi che non temono di confessare il Cristo in un mondo pagano? Forse tra poco non v i sarà la stessa proporzione anche nelle nazioni che si dicono abusivamente cristiane? E dobbiamo essere ottimisti – la fede vera di uno solo basta a rispondere per tutta una città. Il potere che ha uno solo che ama Dio, non è più grande del potere del mondo?”
26 Gennaio 1989
La Chiesa da decenni parla di pace e non la può assicurare, non parla più dell'inferno e l'umanità vi affonda senza orgoglio. Non si parla del peccato, non si denuncia l'errore.
A che cosa si riduce il magistero? Mai la Chiesa ha parlato tanto come in questi ultimi anni, mai la sua parola è stata così priva di efficacia.
Nel mio nome scacceranno i demoni .... Com'è possibile scacciarli se non si crede più alla loro presenza? E i demoni hanno invaso la terra.
La televisione, la droga, l'aborto, la menzogna e soprattutto la negazione di Dio: le tenebre sono discese sopra la terra.
Leggo la vita di Cechov. Era un agnostico, ma il suo amore per gli uomini, la sua semplicità ci conquistano. Mi domando come mai queste biografie che certo non sono di santi, mi prendono tanto.
Non vuole essere un eroe, non è un filosofo, sdegna di affrontare i grandi problemi, è conciliante, crede ingenuamente nel progresso.
"Tu mi ami" di Don Divo Barsotti
Signore, eccomi qui: se tu vuoi amarmi, prendimi.
Non voglio opporre alcuna resistenza al tuo amore.
Io non ho creduto che tu mi potessi amare.
Ma dal momento che tu me lo chiedi, ecco, ora mi abbandono totalmente a te per essere amato.
Non oso dire che ti amo. Ma una cosa, Signore, voglio dirti: finalmente voglio credere che tu mi ami.
Tu me l’hai detto, Signore, e io non voglio rifiutarmi di credere. Mi abbandono a te!
Mi offro a te, come sono: povera carta per essere bruciata, legno secco per essere consumato dal fuoco.
Mi getto in te, Signore, perché finalmente tu mi bruci, mi consumi!
Ecco, Signore, sono davanti a te; non ho altro da dirti che questo: amami, perché voglio essere amato, perché finalmente ho capito che la mia vita può avere soltanto un senso e un valore nel fatto che tu mi ami, che tu vuoi amarmi.
Non rifiuto più il tuo amore per me. Questo e null'altro.
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Non voglio opporre alcuna resistenza al tuo amore.
Io non ho creduto che tu mi potessi amare.
Ma dal momento che tu me lo chiedi, ecco, ora mi abbandono totalmente a te per essere amato.
Non oso dire che ti amo. Ma una cosa, Signore, voglio dirti: finalmente voglio credere che tu mi ami.
Tu me l’hai detto, Signore, e io non voglio rifiutarmi di credere. Mi abbandono a te!
Mi offro a te, come sono: povera carta per essere bruciata, legno secco per essere consumato dal fuoco.
Mi getto in te, Signore, perché finalmente tu mi bruci, mi consumi!
Ecco, Signore, sono davanti a te; non ho altro da dirti che questo: amami, perché voglio essere amato, perché finalmente ho capito che la mia vita può avere soltanto un senso e un valore nel fatto che tu mi ami, che tu vuoi amarmi.
Non rifiuto più il tuo amore per me. Questo e null'altro.
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“Io sono perplesso nei confronti del Concilio: la pletora dei documenti, la loro lunghezza, spesso il loro linguaggio, mi fanno paura. Sono documenti che rendono testimonianza di una sicurezza tutta umana più che di una fermezza semplice di fede. Ma soprattutto mi indigna il comportamento dei teologi.
Il Concilio e l’esercizio supremo del magistero è giustificato solo da una suprema necessità. La gravità paurosa della situazione presente della Chiesa non potrebbe derivare proprio dalla leggerezza di aver voluto provocare e tentare il Signore? Si è voluto forse costringere Dio a parlare quando non c’era questa suprema necessità? È forse così? Per giustificare un Concilio che ha preteso di rinnovare ogni cosa, bisognava affermare che tutto andava male, cosa che si fa continuamente, se non dall'episcopato, dai teologi.
Nulla mi sembra più grave, contro la santità di Dio, della presunzione dei chierici che credono, con un orgoglio che è soltanto diabolico, di poter manipolare la verità, che pretendono di rinnovare la Chiesa e di salvare il mondo senza rinnovare se stessi. In tutta la storia della Chiesa nulla è paragonabile all’ultimo Concilio, nel quale l’episcopato cattolico ha creduto di poter rinnovare ogni cosa obbedendo soltanto al proprio orgoglio, senza impegno di santità, in una opposizione così aperta alla legge dell’evangelo che ci impone di credere come l’umanità di Cristo è stata strumento dell’onnipotenza dell’amore che salva, nella sua morte”.
Nulla mi sembra più grave, contro la santità di Dio, della presunzione dei chierici che credono, con un orgoglio che è soltanto diabolico, di poter manipolare la verità, che pretendono di rinnovare la Chiesa e di salvare il mondo senza rinnovare se stessi. In tutta la storia della Chiesa nulla è paragonabile all’ultimo Concilio, nel quale l’episcopato cattolico ha creduto di poter rinnovare ogni cosa obbedendo soltanto al proprio orgoglio, senza impegno di santità, in una opposizione così aperta alla legge dell’evangelo che ci impone di credere come l’umanità di Cristo è stata strumento dell’onnipotenza dell’amore che salva, nella sua morte”.
Don Divo Barsotti
Ogni anima, ogni cristiano deve essere centro del mondo; ogni anima orante deve realizzare questa sua vocazione di essere il cuore dell’universo. Il centro del mondo è là dove si trova un cristiano, un cristiano consapevole, uno che voglia essere pienamente cristiano, che voglia rispondere pienamente al suo dovere, alla sua vocazione.
È questo: nulla di più, nulla di meno. Sia un’anima semplice, sia un’anima grande, sia un dotto o no, ognuno ha questa vocazione precisa.
Tutte le miserie del mondo si danno convegno nel mio cuore per implorare la misericordia di Dio, e tutte le bellezze dell’universo, tutte le grazie che Dio spande nell’universo, tutte si riassumono in me perché da me si innalzi un ringraziamento per tutte quante le cose, una lode per tutta la divina bontà che Dio ha effuso nell’universo; ecco la vocazione cristiana.
Il binomio benedettino: ora et labora, non va inteso: «Prega in tal modo che la preghiera sia il tuo vero lavoro»?
Anticamente era questo Salmo che introduceva il Sacrificio eucaristico. Il canto di questo Salmo accompagnava l'assemblea liturgica nella sua processione verso l'altare. Il posto che occupava nella Liturgia della Chiesa ci dice già come questo Salmo debba essere interpretato: come il Salmo della iniziazione cristiana.
Quanto Dio compie per un'anima è qui espresso con le più semplici parole e con un accento che difficilmente si ritrova nell'Antico Testamento; possiamo dire che questo Salmo ha un carattere evangelico "ante litteram".
Quando Gesù parlerà del "Buon Pastore" Egli certamente si rifarà alla grande profezia di Ezechiele (capitolo 34) e anche ad altri oracoli profetici - Zaccaria, Isaia anche - ma probabilmente Egli si richiamerà in modo più diretto, forse, a questo Salmo. Se il capitolo del "Buon Pastore" del IV Vangelo è una continuazione meravigliosa, stupenda, dell'oracolo di Ezechiele, le parabole invece del "Buon Pastore" nei Vangeli sinottici sembrano più facilmente ispirarsi a questo Salmo divino.
La vita di Gesù come impegno di vita: un brano del Vangelo per ogni giorno, con una meditazione di Don Divo Barsotti e una breve preghiera che sintetizza sia il messaggio che la meditazione.
Questo è un libro particolarmente felice: si intitola con la parola che Gesù rivolgeva a coloro che Egli amava e che invitava a seguirlo; un libro nel quale ogni giorno viene data al lettore prima la Parola di Dio, poi di seguito la nostra parola umana, che commenta, spiega e guida l'anima nella sua risposta al Signore. (Don Divo Barsotti)
SEGUIMI a cura di Mariadele Orioli Soffiatti - Edizioni Parva - pp. 400 (Breve estratto)
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo: con la tua croce hai redento il mondo.
Perché per noi la rivelazione suprema di Dio è Gesù Crocifisso? Perché il supremo segno della gloria deve essere proprio la Croce? Non è la morte di per sé che rivela Dio, e non è la crocifissione che di per sé rivela Dio: infatti tutti muoiono e tanti sono morti crocifissi. La morte del Cristo rivela Dio perché in quella morte si è rivelato un amore che tutto abbraccia e che tutto si è donato.
Teologia e spiritualità monastica nei diari di Divo Barsotti. "Sull’orlo di un duplice abisso" è il primo studio sull’intero corpus dei diari pubblicati da don Divo Barsotti. Il libro rappresenta un’opportunità di approfondimento sistematico del tesoro prezioso che i diari racchiudono, o di scoperta per coloro che ancora non li conoscessero.
SULL'ORLO DI UN DUPLICE ABISSO di Stefano Albertazzi - Edizioni S. Paolo - pp. 454 (Brevi estratti)
pg 46 - Introduzione ai diari - (...) Sin dall'inizio Barsotti ha mostrato di privilegiare questo genere letterario (i diari) per la sua palese diffidenza nei confronti di certa teologia e più in generale del pensiero di carattere sistematico. Nel diario del 1994 afferma: "Scrivere un sistema sembra presunzione di chi voglia abbracciare tutta la realtà. Nel sistema la realtà è come congelata, non è più viva".
pg 46 - Introduzione ai diari - (...) Sin dall'inizio Barsotti ha mostrato di privilegiare questo genere letterario (i diari) per la sua palese diffidenza nei confronti di certa teologia e più in generale del pensiero di carattere sistematico. Nel diario del 1994 afferma: "Scrivere un sistema sembra presunzione di chi voglia abbracciare tutta la realtà. Nel sistema la realtà è come congelata, non è più viva".
pg 52 - Dalle note - (...) "tutti i miei scritti sono e vogliono essere uno scavo, un tentare continuamente il mistero".
pg 55 - Introduzione ai diari - (...) Egli continua la stesura dei diari pur sapendo che essi possono diventare per lui "un grave atto di accusa" e "una sentenza di severa condanna": la grandezza della vocazione che ha ricevuto da Dio diventa sempre più un'accusa alla sua povertà. Nel giudizio gli verrà domandato conto di ogni sua parola e ogni parola che non si sarà incarnata nella sua vita lo condannerà: nonostante il sentimento della propria indegnità gli rimane però la speranza che Cristo lo salvi, non solo con la sua Parola, ma ancor più con il suo silenzio, capace di "inghiottire" in sé tutte le parole dell'uomo.
pg 55 - Introduzione ai diari - (...) Egli continua la stesura dei diari pur sapendo che essi possono diventare per lui "un grave atto di accusa" e "una sentenza di severa condanna": la grandezza della vocazione che ha ricevuto da Dio diventa sempre più un'accusa alla sua povertà. Nel giudizio gli verrà domandato conto di ogni sua parola e ogni parola che non si sarà incarnata nella sua vita lo condannerà: nonostante il sentimento della propria indegnità gli rimane però la speranza che Cristo lo salvi, non solo con la sua Parola, ma ancor più con il suo silenzio, capace di "inghiottire" in sé tutte le parole dell'uomo.