STEFANO ANDRINI
Gianpaolo Barra, direttore responsabile de «Il Timone», abbiamo
chiesto per quali ragioni la rivista ha deciso di assegnare il premio
«Defensor Fidei» al cardinale Caffarra. «Perché il cardinale» risponde
Barra «ha avuto il coraggio di proclamare la verità, dottrinale ed etica, senza
farsi condizionare e intimorire dalle mode culturali imperanti. E con ciò ha
non solo adempiuto alla sua specifica missione di pastore d’anime, ma ci ha
anche mostrato che cosa significhi veramente amare la Chiesa e il
prossimo».
Sui temi etici, sulla famiglia il cardinale ha spesso fatto sentire la sua voce
controcorrente. Come valuta questo aspetto del suo magistero?
Per quel poco che vale, il mio è un giudizio assolutamente positivo. In
tempi così confusi, anche molti cattolici rischiano di perdere la bussola, di
confondersi le idee e, conseguentemente, di agire male, magari senza seguire
la legge di Dio. Il card. Caffarra, con il suo coraggio nel proclamare la verità,
è davvero un punto di riferimento, quindi un aiuto concreto per tutti.
Da anni uno dei temi ricorrenti negli interventi
del cardinale è quello dell’emergenza educativa.
Un’insistenza quasi profetica se guardiamo il livello
di guardia che ha raggiunto il nostro sistema educativo
sia familiare che scolastico...
Sì, ma aggiungo qualcosa: in un’ottica cristiana,
l’emergenza educativa è dovuta non solo a ragioni
culturali, sociali e, se volete, politiche, perché di
questo passo rischiamo di snaturare l’uomo e di
costruire una società disumana; c’è dell’altro, che un
cattolico non deve mai dimenticare: il rischio che si
corre è quello della vita eterna. Una dis-educazione
che spinge l’uomo ad agire come se Dio non ci
fosse ha conseguenze tragiche, non solo in questa
vita (alle quali si può tentare di rimediare con un
processo di conversione), ma nell’altra. E qui, se si
sbaglia, non esiste rimedio.
In un vostro dossier il cardinale ha pubblicato un
contributo sui beni non negoziabili nel magistero
di Benedetto XVI. Cosa l’ha colpita in particolare
di questo saggio?
L’affermazione - tra le tante che mi hanno
positivamente colpito - che la Chiesa, quando
difende i cosiddetti beni non negoziabili e ne
mostra la loro utilità anche sociale fa appello alla ragione dell’uomo, di
ogni uomo, persino di chi non crede. Dopo più di due secoli di lotta al
cristianesimo, che l’Illuminismo e le ideologie che ha partorito hanno
scatenato in nome - proclamavano - della ragione, siamo finiti nell’epoca
del trionfo del «pensiero debole» e del nichilismo. Una resa impietosa, una
ritirata vergognosa, una disfatta: questo è stato l’esito della lotta
anticristiana. E chi è rimasto a difendere l’uomo e le facoltà della sua sua
ragione? Solo la Chiesa! E, nella Chiesa, pastori d’anime come il cardinale
Caffara. Per questo si merita il Premio «Defensor Fidei».
A
Sabato la cerimonia di consegna a Oreno di Vimercate
l cardinale Carlo Caffarra riceverà sabato 22 alle 11 il premio «Defensor
Fidei» promosso dal mensile «Il Timone». A introdurre il discorso del premiato
sarà Mario Palmaro, docente di Bioetica presso il Pontificio Ateneo Regina
Apostolorum. La cerimonia si terrà a Oreno di Vimercate (Milano) nell’ambito
della quinta edizione del «Giorno nazionale del Timone» un evento
organizzato dall’omonima
rivista di apologetica
cattolica che, annualmente,
proprio in
questa occasione raduna
i suoi lettori per trascorrere
con loro una giornata
di preghiera, di formazione
e di autentico
relax. Il premio «Defensor
Fidei», giunto alla
quinta edizione, viene
assegnato ad un personaggio
che si è distinto
nella difesa della fede cattolica. In passato il Premio è andato al cardinale
Joseph Zen Ze-Kiun, arcivescovo di Hong Kong, a Lech Walesa, presidente emerito
della Polonia e fondatore del sindacato Solidarnosc, a monsignor
Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, in Iraq, e a don Thomas Chellanthara, sacerdote
indiano, vittima della persecuzione scatenata da fondamentalisti
indù nello Stato dell’Orissa che hanno tentato di bruciarlo vivo.
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