alla Scuola di Cultura Cattolica - Bassano del Grappa, il 23 ottobre 1989
(Trascrizione non rivista dal relatore)
Così come il Padre Celeste genera il Figlio e nella generazione del figlio esaurisce la sua fecondità infinita, così la storia del mondo si esaurisce e trova fine quando da tutta la Creazione emergerà il frutto di tutta la terra: Gesù Cristo. Allora parlare del Cristo vorrebbe dire parlare di tutta la vita dell'universo, vuol dire capire il senso di tutta la storia, vuol dire conoscere quello che veramente è il cuore del mondo ed è più vasto del mondo. Cominciamo dunque. Si è parlato di una "preparatio evangelica": dobbiamo dire che il Cristianesimo è la religione che tutte le trascende ed è l'unica vera, perché dobbiamo iniziare con quello che è il dogma cristiano. Le altre religioni non possono concepire un rapporto diretto con Dio senza perdere il vero concetto di Dio. Se Dio è trascendenza infinita potrà mai una creatura entrare in rapporto con Lui? Se Dio è rapporto con la creatura allora questa non è più creatura, dev'essere una forma di Dio: è quello in cui cade l'islamismo. Oppure è quello che insegna l'induismo: siamo tutti onde di un medesimo mare, non c'è più differenza qualitativa fra la creatura e il Creatore perché non esiste la creatura. Esiste soltanto Dio che si manifesta nella molteplicità delle forme. Ma in questo concetto Dio non esiste più. Se io ho una nozione di Dio, devo pensare che fra la creatura e il Creatore l'abisso è infinito e invalicabile. Dio vive una solitudine infinita ed eterna. Dio è unico e la sua unicità lo pone a una distanza infinita da ogni creatura. Non vi è una distanza minore fra una pietra e Dio di quella che vi è fra un angelo e Dio, perché la distanza è infinita. Ma allora come vivere questo rapporto? Com'è possibile una religione? Si è detto: l'unico modo per vivere una religione sarebbe il credere che tutto è uno. Tu sei quello. Ma io non mi sento Dio, io non sono Dio. Io non sono né onnipotente né onnisciente: io sono una povera creatura di un giorno. Come potrò vivere il mio rapporto con Dio? Allora ecco che nell'Ebraismo Dio parla all'uomo, nell'Islamismo Dio parla all'uomo mediante il Corano e il Corano è eterno come Dio. Però precisamente la parola può significarci la volontà di Dio, ma ancora non è Dio; la parola dice il rapporto con la cosa. Se Dio mi parla, la parola di Dio non è Dio: comunica, promette, nulla di più. Infatti la parola profetica nell'Antico Testamento è profezia, è annuncio di quello che verrà, e sotto questo aspetto allora, veramente l'Antico Testamento è preparazione al Cristo: tutto lo prepara, tutto lo annuncia, tutto in qualche modo lo anticipa. Per quanto riguarda l'islam, siccome la parola del Corano non e profetica, la parola di Dio è soltanto legge e la vita religiosa si identifica in un puro giuridicismo. Fare quello che Dio ha detto ti mette nella condizione di essere approvato da Lui, però non vi è unione con Dio. Vi sono stati dei mistici nell'islam che sono stati martirizzati proprio perché pensavano di poter amare Dio e, cosa peggiore ancora per loro, che Dio potesse amare l'uomo. Fra Dio e l'uomo l'abisso rimane, tanto che Maometto stesso secondo il pensiero islamico, quando è portato verso Dio si deve fermare a un tiro di pietra da Lui, perché non si può avvicinare. L'uomo e Dio non possono incontrarsi. Dice il salmista: "Se Dio tocca i monti, i monti fumano". Può reggere la creatura il peso della gloria divina? Allora la religione giuridica che cosa promette all'uomo? Una salvezza? Non può essere una salvezza soltanto la promessa dei giardini con le acque zampillanti, non possono essere una salvezza dell'uomo soltanto le fanciulle dagli occhi neri. Non può essere questo! Dio può essere rapporto con l'uomo perchè rapporto in sè stesso: ecco la prima grande verità del cristianesimo. Dio non è un Dio non vivente, un Dio morto, è un Dio vivente. Se è un Dio vivente è un Dio che ama. Ma l'amore suppone l'amante e l'amato, la conoscenza suppone uno che conosce e la cosa conosciuta e in Dio vi è precisamente questa possibilità perchè pur essendo Uno nella natura Egli è Trino nella persona. Il Padre si comunica tutto al Figlio, il Figlio si comunica al Padre e vivono in questa comunione eterna di amore in questo rapporto infinito di amore, l'unità dello Spirito. Ecco allora, se Dio è rapporto già in sè stesso potrà divenire, se Egli vuole. (perchè qui è tutta la libertà divina che gioca), rapporto con l'uomo. Ed ecco quello che precisamente realizza la vita religiosa del mondo. Dia entra liberamente in rapporto con l'uomo. Attraverso che cosa? Attraverso una rivelazione: la parola nella rivelazione cosmica annuncia lontanamente Dio, il mistero, poi nella rivelazione profetica precisamente annuncerà la Verità, dà una promessa, annuncia qualche cosa che Dio compirà. La parola, si diceva prima, ha un rapporto con la cosa: qui la parola ha rapporto con un evento che Dio realizzerà nel tempo. Come lo realizzerà nel tempo questo evento? Lo dirà in fondo anche la Sacra Scrittura, cominciando dal Vangelo. La parola di Dio è seme e guardate che l'Antico Testamento parla tanto del seme gettato nella terra quanto del seme virile che viene concepito nel seno della madre. Dio parla e la parola di Dio entra nel tessuto umano, nella storia umana, e allora questa storia diviene cammino che conduce tutta l'umanità all'incarnazione del Verbo. Tutto il contenuto della storia, si diceva all'inizio è la gestazione del Cristo, e la storia sacra termina precisamente con l'avvento del Cristo. Dopo l'avvento del Cristo non ci può essere più storia oggettivamente; soggettivamente sì, per ciascuno di noi, perché siamo entrati nel Cristo. Può l'uomo andare oltre Dio? Dio si è fatto presente nell'incarnazione del Verbo. Certo anche la Chiesa in quanto pellegrinante può avere una storia, ma la storia della Chiesa che cos'è? Un inserimento sempre più profonda nella Verità, in Cristo Signore. Non si va oltre il Cristo. Il Cristo è la fine di tutta la storia, il compimento delle promesse di Dio. E' Dio stesso donato all'uomo. Allora voi capite una cosa: una religione vera deve ammettere, se vuol essere vera, il mistero della Trinità Divina, che dimostra come Dio sia vita in sè stesso, non ha bisogno della creatura per essere Dio, perchè in sè stesso trova la possibilità di amare e la possibilità di conoscere. E Dio si conosce nel Verbo e il Padre e il Verbo si amano nello Spirito Santo. E' mediante la Trinità Divina che Dio è il Dio vivente, che vive un rapporto di amore, un rapporto di conoscenza in sè medesimo. Ora vuole amare al di fuori di sé, per questo crea e creando si comunica al mondo mediante prima di tutto la parola che è promessa, annuncio profetico, e tutta la storia sarà preparazione lenta ma sicura ad accogliere il Cristo. Ma noi dobbiamo studiare più attentamente chi è questo Verbo incarnato e come anche nel Verbo incarnato si realizzi la vera religione. Che casa avviene con l'incarnazione del Verbo? Certamente è una casa immensa il mistero dell'incarnazione, ma non dobbiamo fermarci al mistero. Nell'incarnazione avviene un fatto fra i più straordinari che si possano immaginare; una donna in un paese che nessuno conosceva ha potuto dire al suo Dio: "Tu sei mio Figlio". Le parole che eternamente dice il Padre nei confronti del Figlio unigenito, una donna le dice a proposito del Figlio di Dio. Ma avviene una cosa estremamente più grande ancora: un bambino che è Dio, che è l'Onnipotente, che è Colui che ha creato il cielo e la terra, deve dire a una donna: "Tu sei la mia mamma". Ecco, la vita religiosa è rapporto. Che cosa è essenzialmente il Cristianesimo? Un rapporto con Dio in Gesù Cristo. Parlare dunque di Cristo vuoi dire parlare dell'uomo perchè veramente non possiamo pensare l'uomo senza questo rapporto col Cristo. La vita spirituale non consiste prima di tutto nella virtù, ma consiste nel rapporto col Cristo, che diviene sempre più intima via via che l'anima cresce in virtù. Infatti come nasce il Cristianesimo nei Vangeli? Con la sequela. Il Cristo chiama degli uomini a seguirlo ed essi vanno con Lui, e diventano i discepoli ed Egli rimane il maestro. Ma il discepolo non rimane sempre il discepolo. Dice Gesù nel Vangelo che il discepolo è perfetto quando è come il maestro. Che cosa dice Gesù dopo la resurrezione alla Maddalena: "Va e dì ai miei Fratelli...". Gli apostoli che prima erano discepoli ora divengono i fratelli. In più la vita cristiana imposta il rapporto più intimo che si possa pensare col Cristo, e in tale rapporto l'uomo diviene capace di vivere la stessa vita di Dio. Il matrimonio però almeno con la morte si scioglie. Ma l'unione con Dio non si scioglie più e la vera unione è la nostra unione con Dio. Le suore che già vogliono anticipare la vita del cielo, hanno rinunciato a vivere il rapporto con Dio attraverso una creatura per vivere direttamente la vita con Dio. E io non posso concepire la castità perfetta e non potrei nemmeno accettarla se non la vedessi come impegno di una vita d'amore con Cristo, perchè altrimenti la castità perfetta sarebbe una mutilazione dell'uomo. Sul piano naturale la vita dell'uomo trova il suo compimento nell'unione nuziale e nella paternità. Trascendiamo questo piano per vivere già quella che dice il Vangelo di Luca la vita del Figlio della Resurrezione. La castità non si può pensare che come vita di unione con Dio, di unione con Cristo. La vita cristiana dunque comporta questa unione con Cristo, ma chi è questo Cristo al quale dobbiamo essere uniti, che determina il valore della nostra vita e la nostra salvezza? E' un Dio che si comunica al mondo. Ma se Cristo è Dio che si fa presente per comunicarsi a noi, il Cristo è la rivelazione suprema dell'amore del padre che non dona agli uomini i beni che essi desiderano, dona agli uomini sè stesso. Il Dio Provvidenza non è il Dio Padre. Si pensa che se Dio ci ha creati, Dio deve provvedere ai nostri bisogni, ma non e questo l'amore. Uno sposo che ama dona sè stesso alla sposa, la sua vita, il suo corpo; la sposa ugualmente amando darà sè stessa allo sposo. L'amore implica il dono di sé, non delle proprie cose. Se Dio ci ama ci dona sè stesso ed ecco allora che il Figlio di Dio, l'incarnazione del Verbo esprime prima di tutto l'amore infinito del Padre che comunica al mondo tutto sè stesso nel Figlio suo, perchè il Padre non possiede nessun'altra cosa che il Figlio: è nel Figlio che ha tutta la sua ricchezza, è nel Figlio che ha tutta la sua gioia, la sua santità. Il Padre ci dona sè stesso nel dono del Figlio suo, ma come può donarci il Figlio suo senza cessare di essere Padre? Ed ecco allora quello che avviene proprio nel mistero cristiano. Dio ci dona il Figlio in quanto genera prima in noi il Figlio nella creazione, lo concepisce e lo genera attraverso la Vergine Maria, lo concepisce e lo genera, dice S.Francesco, nell'anima e nel cuore dell'uomo. Noi ne prendiamo possesso perchè possiamo dare al Figlio di Dio una natura che non aveva. Egli ci dà sè stesso e noi doniamo a Lui noi stessi. La Vergine gli dà un corpo, noi gli diamo i nostri peccati. Quando la Vergine,che è senza peccato, gli dà un corpo, il Cristo vive. Nella nostra natura, quando noi diamo al Cristo i nostri peccati noi diamo al Cristo la morte. E' uno scambio mirabile, come insegna la liturgia, quello che avviene in questo mistero cristiano. Allora ecco che in Gesù Cristo noi vediamo prima di tutto la rivelazione dell'amore di Dio e il dono infinito di Dio all'uomo. Quando parliamo di Gesù Cristo intendiamo prima di tutto parlare della vita umile, storica di Gesù. Noi abbiamo imparato a conoscere Gesù quando l'abbiamo visto camminare nel mondo come noi camminiamo, quando l'abbiamo visto soffrire come noi soffriamo,quando l'abbiamo visto fare i miracoli, quando abbiamo ascoltato la sua parola, quando Egli era uno di noi. Anche ora Egli rimane uomo ma è ben altra la conoscenza che abbiamo oggi del Cristo da quella che potevano avere gli Apostoli. Io non so, ma credo che nessuno di voi abbia veduto il Cristo quaggiù. Dio non si può far vedere così come Egli è; non abbiamo la capacità di accogliere ed esperimentare la potenza, l'infinita ricchezza della gloria divina che è in Cristo risorto. Pertanto le apparizioni sono un piccolo contentino che ci vogliono far entrare di più nel mistero. La vera vita di unione con Dio non può avvenire che nella fede. Le apparizioni sono una grazia che Dio dà a coloro che non credono. Ma giustamente noi prima di vivere questo rapporto, questa esperienza di un Dio fatto presente ed intimo a noi, abbiamo bisogno di conoscere Lui nella sua vita passata. Questa è una necessità che hanno provato anche i Santi, come S. Francesco che può vivere sulla Verna tutto l'amore, tutto il dolore che Gesù soffrì. Gesù nella sua vita possibile è Dio ed è uomo, perfetto Dio e perfetto uomo. Se è perfetto uomo vivrà tutti i nostri limiti, tutte le nostre possibilità. Sarebbe mostruoso che Gesù come uomo avesse conosciuto tutti gli uomini, o potesse vivere un rapporto con tutti nel medesimo tempo. Se parlava a Pietro non parlava a Giovanni, se era a Betlemme non era a Nazareth. Ha voluto vivere la nostra umile vita. Il Cristo era veramente Dio ma anche veramente uomo, e questo ci dice soprattutto la verità, la realtà dell'amore di Dio. Non è un amore soltanto a parole, è un amore che lo ha impegnato in una realtà che ha voluto dire per Lui soffrire. L'umanità di Cristo diventa il sacramento mediante il quale l'uomo deve accedere al mistero divino: "Chi vede me vede il Padre". Nella conoscenza che abbiamo del Cristo storico noi abbiamo anche la percezione che Dio sia accompagnato al cammino dell'uomo. Non lo cerchiamo lontano, dobbiamo trovarlo nella nostra umile vita. Dio si è incarnato e continua a farsi presente per noi nella nostra medesima vita. E' vero che ora è invisibile, che non è operante, ma è vero che facendosi presente nel cuore degli uomini egli fa di noi il sacramento della sua presenza visibile e operante. Nell'Eucarestia egli è presente realmente ma la sua presenza è una presenza escatologica. Ogni particola è sempre segno di un'unica presenza perchè lui è unico in Cristo. Non è neppure una presenza nel tempo, ma una presenza per la quale Egli ci trasforma in sè. Ecco allora che quello che Cristo era nella sua vita possibile, dobbiamo esserlo ora, nel mondo di oggi, attraverso una trasformazione del Cristo. Mediante questa presenza segreta diveniamo il sacramento visibile e operante del Cristo. Ecco la testimonianza cristiana. Chi è dunque il Cristo? E' questo Dio fatto uomo che si è comunicato al mondo in tal modo che non rimane più una persona isolata, divisa da noi, ma diviene con noi un solo corpo, per vivere con noi in un medesimo spirito, perchè noi tutti viviamo la sua medesima vita. Vivo io, ma non sono io che vivo, è il Cristo che vive in me. Questo è il miracolo della Chiesa, questo è il miracolo del Cristianesimo. Parlare del Cristo vuol dire parlare della Chiesa, perchè ora la Chiesa è il corpo vivente di Lui. Parlare del Cristo vuol dire parlare di ciascuno di noi, perchè se ciascuno di noi è cristiano, nella misura in cui e cristiano, il Cristo vive in lui ed ha assunto in qualche modo il suo corpo, la sua anima, per amare con il suo cuore, per agire con le sue mani. Ecco il mistero del Cristo: è un mistero che non si ferma al Cristo storico mediante il dono del suo Spirito. Egli ora si dilata ad abbracciare l'universo, si prolunga attraverso tutta la storia del mondo. La Chiesa che cos'è? E' il Cristo continuato nel tempo e dilatato nello spazio fintanto che il Cristo deve tutto abbracciare, tutto assumere, e termine ultimo sarà l'assunzione di tutta la Creazione divenuta l'unico corpo del Cristo. Tutti assunti dal Verbo per contemplare il Padre con gli occhi del Cristo, ecco il termine ultimo della vita umana, della storia. Voi sapete che tutte le religioni e tutte le filosofie, prima del cristianesimo, hanno una concezione ciclica della storia. Anche oggi con il buddismo, con l'induismo è l'eterno ritorno. Niethzche, che ha rinunciato ad essere cristiano, ritorna alla dottrina dell'eterno ritorno. La storia implica che si inizi con un cammino (l'inizio è la creazione) e si termini con questa assunzione di tutto nel seno di Dio. Che cos'è il cammino dell'umanità dopo la venuta di Cristo? E' l'ascensione del Cristo e di tutta l'umanità. Si rimane uomini, come Egli rimane uomo, ma mentre Lui essendo Dio si fa uomo, noi essendo uomini diveniamo in Lui partecipi della natura divina, come dice S.Pietro nella sua I lettera. E partecipi della vita divina lo siamo in quanto siamo tutti un solo corpo per vivere nel Cristo la sua medesima vita. Quando si parla della salvezza, che cosa s'intende dunque? Si intende che Dio ci toglie i dolori del corpo, le sofferenze, ogni forma di ingiustizia? E' ben altro la salvezza cristiana. Nella salvezza cristiana l'uomo trascende infinitamente sè stesso per vivere in Cristo la stessa vita di Dio. Anche qui Dio facendosi uomo impara a conoscere mediante l'esperienza la povertà umana, la debolezza umana, la sofferenza umana. Che cos'è la partecipazione all'eternità di Dio? Noi non temiamo la morte, la morte per il cristiano non c'è. E' un accidente biologico: noi perdiamo questo corpo ma dobbiamo perderlo perchè non potremmo vivere per mille anni in questo corpo. Il nostro corpo non è adatto a vivere l'eternità. Bisogna che il Signore ci riformi totalmente, perciò bisogna morire. Lasciamo questo corpo per possedere la stessa vita di Dio, l'eternità di Dio e non essere più condizionati dal tempo e dallo spazio. Come il Padre è nel Figlio, come il Figlio è nel Padre, così ognuno di noi sarà con colui che ama: prima di tutto con Dio, prima di tutto con i Santi. Tutto si ricompone nell'unità perchè Dio è uno ed eterno e noi vivremo questa unità, questa partecipazione e nè il tempo, nè lo spazio ci condizioneranno. L'uomo non è fatto soltanto per questi beni terreni, non lo soddisfano. Diceva già S.Tommaso che l'intelligenza dell'uomo è aperta a tutte le verità, che il cuore dell'uomo è aperto a tutto il bene, ma noi non possiamo in una vita possibile che realizzare un poco di bene, non possiamo arrivare che a poche verità e le verità che acquistiamo fanno sentire ancora più profondo l'abisso della nostra ignoranza. Il Cristo è nella sua incarnazione colui che unisce cielo e terra, è colui che realizza l'unità degli estremi: la povertà dell'uomo con l'infinito di Dio. Fino a qualche anno fa avevamo una grande difficoltà a capire quello che si diceva nei libri di teologia sul peccato del diavolo. Ma se mi dicevano che il diavolo e così intelligente: possibile che si possa dire intelligente un angelo che vuoI andare contro Dio? Era da stupido. Sarebbe stupido anche per me perchè capisco che non ce la faccio ad andare contro Dio. Ma lui è stato geloso dell'uomo, ecco un punta importante per concepire l'incarnazione del Verbo. Se Egli si fosse fatto angelo avrebbe distrutto l'unità della creazione di Dio perchè non avrebbe assunto il mondo fisico, il mondo biologico, il mondo della natura. Il diavolo ha avuto gelosia di questa scelta che Dio ha fatto dell'uomo: perchè non scegliere lui che era più perfetto dell'uomo? Secondo un mistico dell'islam il diavolo avrebbe detto a Dio: "Voglio difendere Te, Te contro Te. Non è proprio della dignità di un Dio farsi uomo. Non devi farlo". E' proprio per questa volontà di Dio che l'angelo ha peccato. E l'angelo sa la ragione di questo suo peccato: nell'uomo è un peccato di fragilità, nell'angelo invece che è intelligente c'è la consapevolezza prima del male che egli vuol procurare. Gesù morendo sulla croce, assumendo tutti i nostri peccati, manifesta un amore che trascende ogni possibilità per noi anche di comprensione. Questo è l'amore incarnato, la rivelazione suprema di Dio come amore. Di fatto i Vangeli, le lettere apostoliche, prima di tutto insistono su Gesù in quanto rivelatore del Padre. Così la rivelazione di Dio in Cristo Gesù diviene anche oggi la comunicazione che Dio fa di sè stesso all'uomo. Avete presente quello che dice S.Giovanni alla fine del prologo; "Nessuno ha mai veduto Dio. L'unigenito Figlio che è nel seno del Padre, Egli ce l'ha rivelato". Ma la visione di Dio che anticipa in qualche modo la visione beatifica non è già la presenza di Dio nel cuore dell'uomo? Qui un problema si pone: si può conoscere Dio senza essere idolatri? Se la conoscenza di Dio è una conoscenza puramente astrattiva, conoscenza per idee, nella misura che ti fermi all'idea, l'idea è un idolo per te. La fede deve trascendere il concetto, deve trascendere la parola. Quando Dio si fa conoscere, si dona, si fa presente nel cuore degli uomini e tu accetti questa conoscenza mediante la fede, allora lo conosci. Come Gesù ha compiuto l'opera sua? Le cose sono molto semplici: ha vissuto la nostra vita. Lo dice S.Ireneo già nel II secolo. E' attraverso questo cammino che Egli si rivela e si comunica al mondo. Voi siete cristiani, siete figli di Dio, eppure non siete dispensati dall'avere una vita di difficoltà, di problemi, di preoccupazioni. I miracoli che ha fatto il Signore non sono la manifestazione della salvezza che Egli ha compiuto, sono soltanto un piccolo segno che garantisce la sua missione. La sua missione non era soltanto quella di dare un po' di pane, di salvare dalla morte, era la garanzia della verità di quello che Egli annunciava, e cioè che Egli si donava per la salvezza che trascende i condizionamenti umani. Ci saranno sempre i martiri nella Chiesa, non è detto che questo ci debba scoraggiare e non farci lavorare, ma questo ci dice che non dobbiamo nemmeno identificare quello che possiamo compiere quaggiù con la salvezza promessa da Dio. La salvezza promessa da Dio è di carattere escatologico. Se noi fossimo cristiani davvero potremmo vivere l'ansietà di S.Teresa, di S.Giovanni della Croce, perchè la nostra vita deve tendere veramente a questa visione che ci apre finalmente all'infinità di Dio. A questo ci chiama il Cristo, a questo ci prepara il Cristo, a una vita che e immensamente più grande, più fiera di quella che viviamo quaggiù. Come per Lui a una vita grama di povertà, anche di sofferenza, è subentrata poi con la risurrezione la vita gloriosa che non termina più, così anche per noi dopo c'è davvero il Paradiso, c'è davvero cioè la comunione col Cristo non più nella vita possibile, come hanno vissuto gli Apostoli che l'hanno conosciuto, ma vivremo con Lui la sua gloria, perchè in fondo il termine di tutto il cristianesimo è nell'Ascensione del Cristo alla destra del Padre. Parlare del Cristo e non parlare degli uomini, parlare degli uomini e non parlare del Cristo è sempre sbagliato. Non si capiscono gli uomini se non in Cristo. Se si volesse poi studiare meglio la figura del Cristo come uomo e come Dio ci sarebbe troppo da dire. Per studiare la figura del Cristo come tale sarebbe importante riprendere tutto il Nuovo Testamento e vedere i nomi del Cristo. Con quali nomi è stato chiamato dagli Apostoli? Come è cresciuta la fede degli Apostoli nel Cristo Signore? La fede nel Cristo cresce nella comunità cristiana fino alla fine dell'epoca apostolica. Questo crescere dice anche il crescere in noi della fede in Cristo Gesù. Fintanto che il Cristo è vissuto quaggiù sulla terra gli Apostoli non avevano la fede che Egli fosse il Figlio di Dio. E' stato necessario che Egli si allontanasse dalla terra e fosse asceso al cielo perchè conoscesse la fede in Lui. Così anche per noi la conoscenza del Cristo ci porta ad una vita d'interiorità sempre maggiore con Lui. Cioè, in altre parole, una teologia del Verbo la può fare soltanto un contemplativo, che vive realmente una comunione reale con Lui. E penso sempre di più che la vera teologia non può essere fatta soltanto dagli studiosi. Non sai pregare, non sei un teologo. Dio non si dona ad un'anima se l'anima non si dispone ad accoglierlo nell'umiltà e nell'amore. Vi invito precisamente a fare questo cammino. Egli non è lontano da noi. E' asceso al cielo ma l'ascensione al cielo non è un trasferimento di luogo. Se è un uomo sta meglio con gli uomini, sta col Padre ma il Padre è dappertutto. Sta con gli uomini e gli uomini sono qui. Egli è con noi: "Sono con voi fino alla consumazione dei secoli". Se dunque Egli è con noi si tratta di vivere veramente questa comunione con Lui. Allora lo conosceremo, allora potremo anche parlare di Lui, perchè l'amore ci avrà dato gli occhi per poterlo conoscere: credo perchè amo. |