L’eternità non ha domani: la vita eterna è la Presenza1
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo;
un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, e poi va,
pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Il regno dei cieli è simile anche ad una rete gettata nel mare,
che raccoglie ogni genere di pesci.
Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi sedutisi,
raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
(Matteo 13, 44-48)
1)
Divo Barsotti: una vita come contributo per tornare ai fondamenti della fede:
Don Divo Barsotti (Palaia 1914 – Firenze 2006) viene da molti presentato come una
personalità dal grande carisma e dalla grande fede. È stato, infatti, definito uno dei più grandi
uomini spirituali del nostro tempo.
2 Esegeta intuitivo anche se non inquadrabile in nessun
modello. Scrittore mistico, ha fondato la comunità contemplativa dei Figli di Dio, che tende alla
santità possibile per tutti gli uomini impegnati in un chiostro, al lavoro o in famiglia.
La
peculiarità di Barsotti è quella di dare alla riflessione teologica contemporanea un esempio di
quanto l’uomo possa coniugare la ricerca scientifica con la mistica. Per mons. Cataldo Naro:
“La sua opera ha avuto un’influenza lungo tutta la seconda metà del Novecento che apparirà
sempre più chiaramente negli anni prossimi, man mano che diventeremo più capaci di distacco
critico”.3
Prima del Concilio Vaticano II Divo Barsotti rivela al mondo cattolico la propria “pigrizia”
mentale e spirituale, la propria “stanchezza” storica come se i cattolici non si accorgessero
delle inquietudini della società e che sarebbero poi emerse totalmente nel 1968. oggi appare
profetico il suo invito a ritornare ai fondamentali della fede, ai Sacramenti e alla Messa, alla
Scrittura e alla preghiera liturgica, a mettere Dio al centro e al di sopra di tutto.4
Dopo il
Vaticano II la sua opera s’imbatterà in contrarietà e disattenzioni. Barsotti iniziò, così, a
ricordare che la missione della Chiesa non consiste nel risolvere le crisi mondiali o locali e
riportare la pace, ma nell’annunciare la salvezza di Gesù Cristo e nel conquistarla tramite il
rapporto con Lui.
1
L’occasione per questa relazione è scaturita dalla presentazione della “Tesi di Magistero di Scienze Religiose” (7
novembre 2011, Parrocchia Regina Pacis, Caltanissetta) di Liliana Rita Tricoli sostenuta, con il prof. Massimo Naro
come relatore nell’anno accademico 2007-08, presso la Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”. Il titolo
della tesi è il seguente: “Il Mistero del Verbo Incarnato via della conoscenza e del rapporto con Dio. Una riflessione
sulla «teologia» di Divo Barsotti”. L’esposizione è strutturata in tre parti che ricalcano, quasi fedelmente, i capitoli del
lavoro di Liliana Tricoli, e sono: 1)Divo Barsotti: una vita come contributo per tornare ai fondamenti della fede; 2)Il
Mistero dell’Incarnazione “contiene” tutta la storia; 3)L’eternità non ha domani: la vita eterna è la presenza. L’indice
generale della tesi è caratterizzato da: I cap. “Chi è Divo Barsotti”; II cap. “Teologia per Barsotti: il mistero
dell’incarnazione e la conoscenza di Dio”; III cap. “Dio dona se stesso nella Parola che s’incarna”; IV cap. “Realtà ultima
è Dio nella Trinità delle persone”.
2 Cfr. G. Penco, Storia della Chiesa in Italia, vol. II, Jaca Book, Milano 1978, pp. 657-660.
3 C. Naro, Introduzione, in AA. VV., Divo Barsotti testimone di Dio nell’Italia del Novecento, Ed. Paccagnella, S. Lazzaro
di Savena 2001, p. 8.
4 Per approfondire si vedano, su tutte, le seguenti opere del Barsotti: Il Mistero Cristiano e l’anno liturgico; Il Mistero
Cristiano e la Parola di Dio.
2
La produzione letteraria di Divo Barsotti è vastissima5 e comprende meditazioni
spirituali sui libri dell’Antico e Nuovo Testamento; ritratti di santi; diari; riflessioni realizzate in
occasione di esercizi spirituali, ecc. Nei diari l’autore non si presenta come un professionista del
culto o del sapere teologico, ma come il messaggero di una missione che è per lui
testimonianza; egli insegna come il testimone non sia colui che parla di Dio ma colui tramite il
quale Dio stesso parla.
In “Parola e silenzio” scrive: «In questa crisi terribile che sembra
minacciare la sopravvivenza della Chiesa e del cristianesimo, una sola è la parola che si
impone: il testimone deve, con la sua medesima vita, dimostrare la verità. Certo, questo
impegna l’uomo a esser più che uomo, lo impegna all’eroismo più alto, alla santità più
luminosa.
La santità del testimone è la prova che Dio veramente vive ed è presente nel cuore
del mondo. Questa è la missione che ho ricevuto e alla quale io debbo rispondere anche a
rischio che gli uomini ridano di me».
Il mistico è l’uomo del silenzio che però non può tacere, poiché già la sua stessa vita è
impegno di pura trasparenza del donarsi/dirsi di Dio all’uomo.
Von Balthasar afferra quella che
è la singolarità dei diari di Barsotti, perché questi manifestano una profonda esperienza
mistica. Barsotti si chiede: «Che cos’è dunque la mistica? L’unione mistica è la pura Presenza.
Finché tu resisti Dio non vive in te. Egli deve vivere in te e vive in te, in questo atto di morte
che è l’amore puro e perfetto. Così Egli ti possiede».6
Per Barsotti la mistica è la conoscenza
del mysterium secondo l’accezione patristica (ripresa da Odo Casel), poiché la mistica è frutto
della vita sacramentale, è la partecipazione viva, intima e totale al mistero eucaristico che la
Chiesa celebra nel tempo e che si riattualizza nell’oggi della liturgia. Da qui la sua ammirazione
per i mistici russi con i quali cerca di condividere l’esperienza d’amore annullando lo spazio e il
tempo che li separa.
Dalla spiritualità orientale riprende la dottrina tradizionale dei Padri per i
quali la vita credente è in dipendenza assoluta dai sacramenti dell’iniziazione cristiana
superando, così, certa spiritualità occidentale che per lunghi secoli si è mostrata indifferente
verso i sacramenti, scadendo in una mistica puramente teologica. Per Barsotti la caratteristica
principale dei santi, che sono “sacramento di Dio”, è quella di essere testimoni e rivelatori del
Verbo incarnato, il quale permette l’unione sia con la vita di eterno amore della Trinità sia con
il suo corpo mistico.
Barsotti valorizza, anche, il concreto storico cristiano, poiché Dio parla e
agisce nelle singole persone. La condizione del cristiano non deve essere rivolta al futuro, ma
al sacramento eucaristico dove Cristo è realmente presente per noi.
Divo Barsotti fu ordinato sacerdote nel 1937. Nei suoi scritti risalenti agli anni ’40 si
coglie il desiderio di ricerca dell’assoluto che lo spinge a pensare di andare in India per vivere
la missione nella contemplazione, poiché non si sente “realizzato” nel suo essere uomo e prete.
Ma il suo cammino di spogliamento lo porta a comprendere la sua vocazione: «Il Signore vuole
che sia tutto per Lui e vuole che rimanga fra gli uomini, viva con loro, fra loro. La mia vita
contemplativa l’ho pensata una volta al centro di una grande città».
7
Attraverso le opere di
apostolato, di azione sociale e politica Barsotti non pensa di agire, ma di essere solo in Dio, nel
mondo: qui è presente alla radice quella che è la spiritualità barsottiana del “monachesimo nel
mondo”.
8
Essere monaci nel mondo è, allora, camminare nella visione di Dio. Questa profonda
convinzione che ha determinato la vita di Barsotti era alimentata dal grande amore per la
Parola di Dio. Accostandosi ad essa, Barsotti si è sempre preoccupato non di acquistare
conoscenze ma di maturare un rapporto con Dio. Da ciò l’attenzione ad un tipo di esegesi
biblica in grado di alimentare la vita del credente. La sua esegesi, infatti, nasce da un bisogno
profondo di tenere insieme la teologia con il vissuto. Per Barsotti la crisi del cristianesimo e la
5 Cfr. G. Gioia, Bibliografia ragionata delle opere di Divo Barsotti, in «Ho theologos» 3 (2002), pp. 371-372.
6 D. Barsotti, Figli nel Figlio. Diario 1993 – 1994, Ed. Salvatore Sciascia, Caltanissetta – Roma 2003, p.31.
7
Idem, La lotta con l’angelo. Diario di un’anima, LEF, Firenze, 1954, p. 18.
8 Cfr. G. Speciale, Divo Barsotti nella spiritualità del Novecento, in «Guttadauro» 6 (2006), p. 157.
crisi della teologia sono conseguenze del loro reciproco scollamento. Si è, infatti, consumata in
epoca moderna la separazione tra teologia e santità.9 Per lui un’esegesi solamente scientifica
risulta dannosa. Essa allontana la Parola di Dio dal vissuto cristiano e la devitalizza rendendola
astorica. L’esegesi spirituale è qualcosa di qualitativamente altro rispetto all’esegesi letterale,
poiché interviene il fattore fede: «L’azione dello Spirito Santo come ha guidato gli agiografi,
deve guidare gli interpreti della divina Parola. Lo Spirito, per mezzo del quale sono stati scritti i
libri sacri, è anche quello Spirito per mezzo del quale possono e debbono essere
interpretati».10
2)Il Mistero dell’Incarnazione “contiene” tutta la storia:
Barsotti afferma che non vi può essere una divisione tra la mistica e la teologia: «Non vi
può essere una mistica vera senza una teologia più o meno elaborata, l’uomo come uomo non
può prendere coscienza di quanto opera in lui l’azione di Dio senza la ragione che interpreta
quanto l’anima ha sperimentato; così non vi può essere una teologia cristiana che sia
veramente viva e non abbia un suo certo rapporto con l’esperienza interiore. Dio non si fa
conoscere attraverso i sillogismi della scuola, ma attraverso la preghiera. È presunzione folle
che l’uomo voglia tentare di forzare le porte di Dio con la sola ragione».
La fede è quindi per
Barsotti principio della riflessione teologica: è la fede stessa che, nella teologia, realizza ed
esprime la propria auto-intelligenza critica. Per questo il teologo non può prescindere da essa
se non vuole ridurre la propria riflessione ad ideologia. La fede, dunque, non è la conclusione di
un ragionamento teologico, ma il principio che dona validità alle riflessioni. La teologia
interessa Barsotti sin da giovane avvicinandosi alla riflessione dei Padri della Chiesa ripresi
anche da grandi teologi del XX sec. Egli è riuscito ad elaborare un’originale architettura
teologica, spaziando dalla teologia liturgica a quella biblica alimentate da un’esegesi spirituale
che pone al centro l’esistenza cristiana come tale.
Nelle sue opere il mistero viene presentato
come realtà viva, nutrita dalla fede e delineato da tre tipi di radicalismo: dell’attività;
dell’unità; della vita.
La sua riflessione è essenzialmente cristologica, nella quale l’incarnazione è il centro di tutto il
pensare: «Cristo ha ucciso l’odio ed ha diffuso l’amore! Ha ucciso l’odio nella sua carne: ecco il
venerdì santo. Ha diffuso l’amore nel cuore degli uomini: ecco la Pasqua».11
Per Barsotti
l’incarnazione è la vera prospettiva di lettura della creazione al di là del peccato. In Cristo
Gesù, l’incarnazione è un fatto, un evento, è la definitiva parola di Dio all’uomo: «Si è detto
che l’Incarnazione del Verbo divide in due la storia del mondo. Come può dividere la storia un
mistero che Dio ha voluto ed ha compiuto per unire tutte le cose? Il mistero dell’Incarnazione
riassume piuttosto e contiene tutta la storia: il tempo misura la morte, non la vita.
Tutta la
storia è un atto solo; quella dell’Incarnazione di Dio che compie tutti i tempi che l’hanno
preceduto e compie in se medesimo anche i tempi che lo seguiranno».12 Barsotti, così, accorcia
la distanza che pur c’è tra parola di Dio e parola umana. Anche l’uomo può parlare di Dio e a
Dio, perché Dio stesso si è detto umanamente. In lui si delinea quella che può essere definita
“mistica dell’atto”, dottrina spirituale totalmente animata dalla dinamicità della presenza
divina.
Cristo è riconosciuto come centro unico della storia e, per questo, quale centro e
compimento della totalità del reale: «È nell’atto della morte di croce che tutto ha il suo
compimento. Cosa sarebbe la storia, la vita del mondo senza la messa? Anche la Parola di Dio
sarebbe soltanto parola e non avrebbe rapporto con l’Evento; tutto è vuoto senza quell’atto, la
creazione è vuota».13
9 M. Naro, L’esegesi spirituale di Divo Barsotti, in «Ho theologos» 1 (2002), p. 43.
10 Ibidem, p. 51.
11 D. Barsotti, Pasqua. La trasparenza del Cristo risorto nell’Eucarestia, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, p.7.
12 Idem, Il Mistero Cristiano nell’anno liturgico, LEF, Firenze 1951, p. 78.
13 Idem, Figli nel Figlio, op. cit., p.24. leggere...