Per questo il crescere della vita divina nel cuore dell’uomo va di pari passo col crescere della
fame di obbedienza, con la fame di non essere più, di rinunzia al proprio giudizio, al proprio
modo di pensare, di vedere, di agire.
Ma è vera rinunzia? Se nel cammino dell’obbedienza l’anima va verso il puro abbandono è
perché Dio si fa sempre più intimo al cuore dell’uomo e Dio non comanda più dall’esterno,
ma lo sollecita interiormente, l’attrae, lo spinge.
Il cammino dell’obbedienza diviene per
l’anima il cammino stesso della libertà.
Che Dio agisca e viva in noi! Dobbiamo dire quello che pensiamo, ma non per rimanere
attaccati al nostro giudizio, al nostro modo di sentire, di vedere le cose, ma perché chi ci
comanda in nome di Dio abbia veramente piena libertà di comandarci e sappia che cosa ci
comanda quando ci comanda.
Dobbiamo avere fame di obbedienza più che di pane; deve
sembrarci perduto ogni atto sia interno che esterno che non sia puramente un atto di pura e
amorosa adesione alla volontà di Dio che ci chiama.
La vita è trasformazione progressiva della nostra anima in Dio. Questa trasformazione
progressiva si compie in una perfezione sempre maggiore di carità. Non possiamo
accontentarci di compiere quello che il Signore ci ha strettamente comandato. Non possiamo
contentarci di non andare contro la volontà di Dio.
Un’anima deliberata a opporsi alla divina
volontà, sia pure in cose lievi, non vive un impegno di amore. Se l’uomo cade nel peccato, lo
si debba alla fragilità umana, non ad una deliberata volontà di sottrarsi alle esigenze di Dio.
Possiamo cadere e Dio ci perdonerà; le nostre cadute non saranno un ostacolo insuperabile
nel nostro cammino, ma segno della nostra natura. Il loro ricordo può divenire un aiuto per
conoscere e ravvivare il sentimento di una più viva umiltà.
Anche i difetti possono servirci
così nel nostro cammino verso il Signore. Per questo Egli li permette.
Giorno per giorno noi cadiamo e il Signore pazientemente ci sopporta e rialza. Noi chiediamo
al Signore che ci liberi da tanti difetti e sembra che Egli non ci ascolti e non ci liberi mai.
Spesso il cammino dell’anima procede attraverso tante cadute, che servono, nei piani divini, a
mantenere nell’anima quel tanto di umiltà che almeno basti a tenerla in ascolto della divina
Parola e aperta ad accogliere il dono di Dio.
Quello che non possiamo e non dobbiamo
tollerare in alcun modo è che in noi ci sia una volontà deliberata di opporci alla volontà
divina anche in minime cose. Quello che conta è che non amiamo nessun peccato, e non
vogliamo rifiutare a Dio nulla di quanto ci chiede.
L’unico precetto positivo della Legge è quello di amare: “Tu amerai”, ed è un precetto che
non si esaurisce mai, perché non si potrebbe mai adempire in modo perfetto.
Così,
l’obbedienza alla volontà positiva di Dio implica un cammino senza fine: se tu vuoi obbedire
alla volontà positiva di Dio tu devi metterti in un cammino di perfezione che non può
conoscere altra fine che la tua morte.
Finché viviamo quaggiù, siamo in cammino per giungere a Dio.
La vita cristiana è obbedienza alla Parola di Dio. Dio è più intimo a noi di noi stessi.
Egli ci
parla in quella spinta interiore che ci muove incontro a Lui: la Parola di Dio è come una forza
che ci solleva, come un impulso segreto, ma efficace che ci spinge e ci dirige in un cammino
continuo verso di Lui. Non risuona in modo determinato con parole distinte, e tuttavia
l’impulso che l’anima riceve è chiaro e preciso.
È la grazia stessa, e il cammino per il quale ci
spinge è un cammino di purificazione interiore. Col peccato non ci siamo allontanati da Dio?
E se non avessimo commesso alcun peccato personale non è vero ugualmente che noi tutti
siamo in esilio? Fummo infatti cacciati dal paradiso dove Dio appena creati ci aveva
introdotti e siamo ora dispersi in un deserto orrido e muto.
Ma Dio non ci ha abbandonati.
Egli ci chiama e la sua parola nella misura in cui l’ascoltiamo, come ci dice la direzione del
cammino che dobbiamo intraprendere per ritornare là donde fummo cacciati, così ci dà il
potere stesso di rispondere sollevandoci a Lui.