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EDITORIALE
Per tenere ferma la centralità er tenere ferma la centralità
di Cristo nella nostra vita di Cristo nella nostra vita
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Itala Mela, una vita nella luce di Dio
MONASTICA
Aiutami a camminare
Con i miei piccoli passi
Dietro di te,
Gigante che sei venuto
Impetuosamente verso di me
E se vedi che incespico
Prendimi fra le tue braccia.
È questa la preghiera di una giovane che si trova davanti al mistero
della fede dopo una lunga negazione
di Dio legata, soprattutto, alla morte
del fratellino Enrico di nove anni:
“dopo la morte il nulla” è la sua conclusione dopo questo tragico evento.
Itala Mela nasce il 28 agosto 1904 a
La Spezia, e riceve una formale educazione religiosa, gli stessi genitori
non sono credenti. Poi l’esperienza
dell’assurdità della morte del fratello
e di persone a lei care la irrigidisce e
le fa sperimentare un vuoto incolmabile. Ma il nichilismo in lei non è che
una reazione alla tragedia, non le
appartiene, anzi quel “nulla”, a cui è
pervenuta, è solo una ribellione al
cinismo della vita ed esprime un
bisogno di assoluto che aspetta di
trovare risposte più adeguate. Nel
frattempo studia intensamente e con
brillanti risultati. Nel 1922, mentre
alloggia presso un istituto di suore a
Genova per poter studiare presso la
Facoltà di Lettere, inizia un periodo
di riconsiderazione di sé, quel
“nulla” sembra non essere più la
parola definitiva, anzi le appare del
tutto insoddisfacente e si accosta,
forse più per una vaga speranza che
convinzione, alla confessione e alla
comunione. “Se ci sei Signore fatti
conoscere”, con questo grido interiore Itala vive questo momento della
sua vita che segna un cammino di
ripensamento non facile e pervaso di
forti dubbi, dove al “non posso credere” e all’oscurità più assoluta, si
alterna la ricerca assidua attraverso la
lettura di S. Paolo, il più amato e testi
di mistica. Con l’aiuto del suo padre
spirituale giungerà gradualmente alla
piena conversione: “Signore, io
voglio credere ed amarti, anche nelle
tenebre, a costo di morire”. Siamo
nell’aprile del 1923 e Itala, accanto
ad una professione di fede sempre
più intensa, unisce l’impegno sociale
ed entra nella Fuci. Si laurea nel
1928; da allora la sua sequela di
Cristo prosegue sempre più nello
spogliamento di sé che lei stessa
descriverà come “tortura di Grazia”.
Le esperienze mistiche di unione con
Dio e la Sua presenza nell’anima si
contrappongono al timore di vivere
un’illusione soggettiva e irreale.
Incoraggiata dal padre spirituale
Padre Marchisio continua con fermezza nel discernimento non senza
sperimentare ancora gli assalti del
dubbio e dell’angoscia, ma la decisione fondamentale è già presa:
“Signore, ti seguirò anche nelle tenebre fino a morire”. In questo periodo
entra in contatto con l’ambiente
benedettino e le divengono familiari
figure importanti della vita della
Chiesa quali Mons. Bernareggi,
Mons. Montini, futuro papa, allora
assistente della F.U.C.I., il Card.
Schuster, Mons. Pelloux. Matura in
lei il desiderio di diventare monaca
benedettina e di dar vita a una nuova
fondazione, ma il suo desiderio non
si potrà realizzare a causa dell’insorgere di una malattia incompatibile
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con la vita claustrale, però nel 1933
diventa oblata benedettina presso il
monastero di San Paolo a Roma,
emettendo i voti di povertà, castità e
conversione di vita. Le sue condizioni
di salute la costringono a rientrare
ben presto a La Spezia e a rinunciare
all’insegnamento che per lei era una
vera missione. Col progredire della
malattia il suo cammino si fa sempre
più solitario fino ad assimilare la sua
vita a quella dell’eremita immerso nel
silenzio adorante. Questa “reclusione” non un allontanarsi, ma un vivere
tutto in “ corde Ecclesiae”, la preghiera e la sofferenza sono le offerte
per il mondo e per la Chiesa, diviene
per lei uno strumento purificatore
“per raggiungere l’intima visione di
Dio, il riposo contemplativo nella SS.
Trinità, comunione d’Amore”.
In un suo manoscritto del 1951
scrive: “Poiché le folle non vanno più
all’eremo Dio crea dei piccoli eremi
segreti, ignorati proprio dalla folla,
perché, quasi insensibilmente, irradi
da essi il divino su coloro che sono
nelle ombre della morte. E nel 1952
durante un ritiro spirituale annota:
“Vivere la Trinità, consumarsi di
Carità, lasciarsi impregnare così
profondamente dalla Luce che essa
irradia la mia povera vita”. La
Trinità, appunto, è il cuore della spiritualità di Itala Mela, anzi l’Amore
trinitario “Carità nuda”, “Amore
puro” e il suo itinerario spirituale
sarà caratterizzato anche da eventi
straordinari di illuminazione circa la
presenza della Trinità nella sua
anima. Leggendo come segno il
nome di consacrazione che le è stato
dato, Maria della Trinità, nel 1933
emette un voto particolare alla
Trinità impegnandosi a vivere con
Lei un’unione particolare e a pregare
perché il grande Mistero sia vissuto
più consapevolmente e a riparare la
dimenticanza in cui é lasciato. Itala
Mela, come tutti i mistici, ha colto
l’essenziale attraverso la perdita del
transitorio: “ Irradiare la Carità divina attuata in Dio, la Carità creatrice
del Padre, la Carità redentrice del
Figlio, la Carità fortificatrice dello
Spirito”. Ma tutto questo ad un prezzo altissimo, perché la sua santificazione ha conosciuto prove fisiche e
morali terribili: “Non avrei mai creduto possibile tale esperienza, ho creduto a un attacco transitorio ma la
sofferenza diviene sempre più forte
però il Signore non mi abbandona e
mi istruisce per la lotta…”. Illuminata e lasciata nelle tenebre si è
tenuta stretta al Gigante che le aveva
sbarrato la strada e risollevata fino al
cielo facendola partecipe dell’Amore
trinitario affinché “godesse della pienezza delle tre Persone divine senza
interruzione”.
Itala Mela muore nell’aprile del
1957 e dal 1983 riposa nella Cattedrale di Cristo Re a La Spezia. Nel
1976 è stata proclamata “Serva di
Dio” ed è in corso la causa di beatificazione.
Bibliografia essenziale:
ARZANI SR. GREGORIA, Corpo e Spirito,
trasparenza di Dio, Città del Vaticano
LUCCIARDI DORA, Itala Mela, una vita
nella luce della Trinità, Roma 1983
PICCINELLI ALDO, L’esperienza spirituale
di Itala Mela, Roma 1991.
Antologie:
Amare l’Amore, a cura di G. AZZALI
BERNARDELLI, Milano 1998
In un mare di luce. Scritti mistici, Casale
Monferrato 1999
Quo tu non vis, a cura di G. L. BAGNASCO, Citta del Vaticano 2002
MARCO URBINI, O.S.B