IL CAMMINO DI IMITAZIONE DELLA SANTA VERGINE - dagli Scritti di San Raffaele di San Giuseppe (Kalinowski), Carmelitano Scalzo, Sacerdote
"«Mi chiedi – dice sant'Eleuterio – che Madre è questa. Dovresti chiedermi prima che Figlio è questo». Se si vuole misurare le grandezza della dignità costituita dall'essere Madre di Dio, prima bisognerebbe misurare, se ci potesse essere un cuore capace di farlo, la dignità che comporta essere Figlio di Dio.
La maternità divina di Maria non ha altra misura che la stessa infinità di Dio, poiché solo in essa trova il suo adeguato termine. L'Unigenito, che aveva una vita senza principio nel seno di Dio, volle ricevere nel seno di questa madre una nuova forma di vita prima sconosciuta. Chi potrebbe misurare il grado di esaltazione al quale questa Madre fu levata? Forse solo Dio, suo creatore, può conoscere totalmente la sua dignità e i tesori in lei depositati.
Che dire poi, se contempliamo il mistero dell'Incarnazione alla luce della grazia, per mezzo della quale Maria, per un decreto divino incomprensibile agli uomini, fu da Dio predestinata senza alcuna macchia di peccato? Come non esiste un bene maggiore dello stesso Dio – dice san Tommaso – così nulla può esservi di più degno della Madre di Dio. Maria, con la sua maternità, è come un libro nel quale si dà a leggere al mondo la Parola eterna, Gesù, il Signore.
Per quel che riguarda noi, Maria, in virtù della sua maternità, divenne Madre di tutti gli uomini. In relazione a Dio, l'adorazione che angeli ed uomini le tributano, l'ha innalzata ad una grandezza senza limiti, perché, facendosi uomo in lei il Verbo e glorificando Dio Padre, Maria ha fatto, se così si può dire, che Dio venga glorificato dal medesimo Dio. Tutto questo Maria l'ottenne con il suo consenso ad esser Madre, quando, invitata dall'Angelo, disse quelle parole che i secoli ricordano: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Quali parole le aveva rivolto l'angelo? Queste parole portentose: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'altissimo ti adombrerà, perciò anche il bambino che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). Nello stesso momento in cui Maria disse «Avvenga di me quello che tu hai detto», «il Verbo si fece carne» (Gv 1,14), si realizzò la sua divina maternità: «concepì per opera dello Spirito Santo» (Mt 1,18).
Ogni giorno recitiamo tre volte l'Angelus. Questo atto di pietà non è che un'evocazione di quella maternità. Ravviva in noi il mistero, accettato soltanto per mezzo della fede, della dipendenza dell'Incarnazione divina dal consenso di Maria. Su questo consenso: «Avvenga di me quello che tu hai detto», si alzò il legno della croce, nel quale Dio redense il mondo; da esso emanò la fonte della grazia, con esso si aprì la porta del Regno dei cieli, fìno ad allora chiusa; per esso il Salvatore potè stare sui nostri altari, poterono brillare le meraviglie del potere mediatore della Vergine Madre di Dio; con esso si tracciò – per i credenti che vogliono profittare di quanto ha fatto e fa per mezzo di Maria colui del quale leggiamo nel Magnificat, «L'Onnipotente ha fatto in me grandi cose» (Lc 1,49) – il cammino dell'imitazione della Santissima Vergine.
La formula di questa imitazione si compendiò in queste poche parole: «Avvenga di me quello che tu hai detto», ossia, in una totale sottomissione alla volontà di Dio, nello stato di vita al quale Dio ha chiamato ciascuno."
San Raffaele Kalinowski, in H. Czeslow Gil, "Raffaele Kalinowski. Dall'esilio siberiano alla gloria degli altari", pp. 112-113.