Il Motu Proprio Traditionis Custodes non cessa di suscitare reazioni nel mondo della tradizione. Anche il CNSP ha pubblicato nelle scorse ore la propria presa di posizione, che riprendiamo volentieri a beneficio dei nostri lettori.
Miserere nostri, Domine!
Cari Amici,ciò che temevamo è purtroppo accaduto: il Motu Proprio restrittivo del Summorum Pontificum è stato pubblicato, insieme ad una Lettera di accompagnamento. Abbiamo pregato che al Populus Summorum Pontificum fosse risparmiata questa nuova prova, ma essa si è invece abbattuta su di lui.Il contenuto del nuovo Motu Proprio conferma, in larga parte, quanto era già stato sin qui anticipato da molteplici fonti. In ciò in cui si discosta dalle anticipazioni, purtroppo le peggiora. Cessa la libertà di celebrare secondo il Messale del 1962, se ne rende assai difficoltoso l’uso da parte dei giovani sacerdoti, si scoraggia decisamente la costituzione di nuovi coetus fidelium, quantomeno nelle diocesi in cui ne esista già almeno uno, si guarda con estremo sfavore alle parrocchie personali destinate alla celebrazione della liturgia tradizionale. Impressiona il bando del rito antico dalle parrocchie, quasi a circoscriverlo entro una specie di cordone sanitario per evitare che il popolo fedele venga a conoscerlo, ad amarlo, a praticarlo. La lettera di accompagnamento, infatti, ci dice chiaramente che quanti sono legati alla liturgia tradizionale – cioè noi, fedeli del Populus Summorum Pontificum – dovranno, dovremo «ritornare al Rito Romano promulgato dai santi Paolo VI e Giovanni Paolo II».Il Motu Proprio e la Lettera accompagnatoria ci sprofondano inevitabilmente nello sconforto, ci tentano alla disperazione, forse potrebbero addirittura indurci alla risposta rabbiosa ed alla ribellione fine a se stessa.Ricordiamoci però di Ap. 3, 19: «Ego quos amo, arguo, et castigo. Aemulare ergo, et poenitentiam age» (Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti). Questo può essere per noi il tempo della purificazione. Per farci riflettere sulle nostre debolezze, sulla inadeguatezza del nostro apostolato liturgico e sulle mille occasioni perdute per ignavia, per orgoglio, per presunzione, per clericalismo, per paura, per amore di quieto vivere, per malintesa obbedienza… e, così, per farci strumenti più santi ed efficaci del rifiorire della Chiesa dal suo stesso interno, attraverso il rinascimento liturgico e la sua diffusione tra i buoni fedeli: ciò che incute tanto terrore ai modernisti ormai faccia a faccia con il loro tragico fallimento.Accettare questa croce, affidandoci a Maria Santissima perché ci sia vicina e ci sostenga nello sforzo di portarla, non vuol dire, però, rinunciare alla giusta resistenza. Tanti amici sconcertati e disorientati si stanno chiedendo che cosa si possa e si debba fare; ed è certo che non resteremo muti e passivi spettatori mentre si cerca di rendere sempre più inattingibile un bene così prezioso come la S. Messa tradizionale.Ma proprio perché vogliamo resistere, non ribellarci; perché cerchiamo giustizia, e non rivalsa, non possiamo cedere alla tentazione di reagire scompostamente e precipitosamente, sull’onda della forte e dolorosa emozione che ci ha colpito all’uscita del Motu Proprio. Non venga mai meno la carità, ma si difendano la verità, la purezza delle nostre intenzioni e del nostro zelo liturgico, la solidità inattaccabile delle nostre buone e fondate ragioni: si persegua la giustizia nell’amore fraterno e nell’incrollabile attaccamento alla Chiesa di Cristo.Per questo la nostra prima resistenza – cui ci spinge lo stesso amore per la Chiesa – deve essere, soprattutto in questi momenti concitati, la preghiera: chiediamo di essere illuminati per scegliere con prudenza, ma anche con fermezza, la giusta via, la strada migliore per servire la santità della liturgia, per ribadire con forza, alla luce del magistero liturgico di Benedetto XVI, che «nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto».Corroborati da una sincera e fervente preghiera, affidati alla protezione potente di Maria Santissima, potremo così intraprendere con coraggio, e dopo matura riflessione, tutto quanto risulterà utile e necessario. Da parte nostra, non ce ne asterremo: come abbiamo già avuto modo di dire quando le prime nubi si addensavano in cielo, non mancheremo né di proporre e realizzare le iniziative che le circostanze renderanno opportune, né di sostenere con entusiasmo quelle che i coetus vorranno intraprendere – nel pieno rispetto verso i nostri Pastori, ma nel sereno esercizio della libertà che il diritto riconosce a tutti i battezzati – per affermare, difendere e diffondere, a vantaggio di tutta la Chiesa, la grandezza della sua millenaria tradizione liturgica e i ricchissimi doni spirituali nuovamente offerti a tutti i fedeli dal Motu Proprio Summorum Pontificum, nell’intatta e provvidenziale pienezza delle sue illuminate disposizioni.