S. Alfonso Maria de LiguoriContrassegni sicuri...il santo amor di DioIntraText CT - Lettura del testo
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Breve atto di perfetto amore di Dio da
ripetersi assai spesso.
Dio mio, vi amo sopra ogni
cosa, ed in tutte le cose, con tutto me, perché tanto lo meritate.
L'amor divino nelle scritture
si paragona al fuoco.
Il Signore, per dichiararci nel
Vangelo1, che egli era venuto in terra a portare il santo
amore divino, si esprime col dire, che era venuto in terra a portar fuoco: Ignem veni mittere in terram: e Dio
stesso, nell'Apocalisse c. 3. 13., persuade all'anima di provvedersi d'oro
infocato: Suadeo tibi, io ti persuado, o
anima, emere aurum ignitum, a provvederti di oro infocato, cioè di s.
amore.
Or il fuoco ha queste due
proprietà; resiste ai contrarj, vale a dire, a' venti e a' soffi, e anzi che
smorzarsi con loro, si accresce, ed è operativo: se è fuoco, vuol operare. Ecco
però due contrassegni sicuri da riconoscere in noi il s. amore di Dio; opere e pazienza.
Operiamo noi sempre per il
nostro Dio, almeno per mezzo di una retta intenzione di fare in ogni cosa la sua
divina volontà, d'incontrare in tutto il suo divino beneplacito? Soffriamo noi
volentieri per lui ogni cosa a noi avversa, povertà, tribolazioni, infermità, ed
altro? anzi che discostarci da lui per tali cose, a lui più ci accostiamo? Noi
abbiamo il s. amore di Dio: il nostro amore è fuoco che opera, che resiste a'
contrarj: altrimenti no; il nostro amore verso Dio non sarà vero, sarà falso:
sarà amore di lingua, non sarà amore di cuore. Contro ciò che ci avvisa ancor s.
Giovanni nella sua epist. 2. c. 3. 13. Filioli mei (vedete che espressioni
appunto di carità), figliuoli miei, non
diligamus verbo neque lingua, non amiamo colle parole, e colla lingua, sed
opere et veritate, ma coll'opere e realtà.
Si non operatur, dice s. Gregorio2, se non
opera, amor non est, non è amore. E
G. Cristo3: Qui habet
mandata mea, et servat ea; chi custodisce
i miei comandamenti e gli
osserva con esattezza, ille est qui
diligit me, quello mi ama. E di più s. Agostino, Omnia saeva et immania, tutte le cose
più amare e più crude, prorsus facilius,
et fere nulla efficit amor, assai facili e quasi da nulla le rende l'amore.
Sicché, se noi operiamo sempre nel modo detto per il nostro Dio, se custodiamo i
comandamenti divini, se gli osserviamo con esattezza, e coi comandamenti divini
vengono ancora quei di s. chiesa, gli obblighi del nostro stato, ed ogni proprio
dovere: se superiamo con generosità, e ancor con allegrezza, per il nostro Dio
ogni cosa a noi contraria, benché più dispiacevole, noi abbiamo il s. amore di
Dio. Il nostro amore è fuoco che opera, che resiste a' contrarj: altrimenti no,
il nostro amore verso Dio non sarà vero, sarà falso; sarà amore di lingua, non
sarà amore di cuore. Filioli mei, non
diligamus verbo neque lingua, sed opere et veritate.
Veniamo a qualche sperimento
più pratico. Viene il caso di fare quel guadagno, ma è ingiusto; viene
l'occasione di prendersi quella soddisfazione, ma è illecita. Vi danno pena i
doveri del vostro stato, vi annoiano le fatiche del vostro impiego. E voi, per
il vostro Dio non curate quel guadagno, rinunziate al piacere, tutto fate, tutto
eseguite: voi avete il s. amore di Dio: il vostro amore è fuoco che opera;
altrimenti no, il vostro amore verso Dio non sarà vero, sarà falso, sarà amore
di lingua, non sarà amore di cuore. Filioli mei, non diligamus verbo, atque
lingua, sed opere et veritate.
Più. Viene all'improviso quella
tribolazione, si suscita all'improviso quella lite, da cui tutto il vostro
dipende, si perde all'improviso quella persona che era tutta la vostra speranza,
tutto il vostro sostegno? Voi tutto con prontezza al Signore offerite, tutto
portate ancor con giubilo? Voi avete il s. amor di Dio. Il vostro amore è fuoco
che resiste ai contrarj: altrimenti no, il vostro amore verso Dio non sarà vero,
sarà falso, sarà amore di lingua, non sarà amore di cuore: Filioli mei, non diligamus verbo, neque
lingua, sed opere et veritate.
Oh quanto però più sicuro
contrassegno di amore è il soffrire che l'operare: poiché coll'operare, chi ama
s'impiega in grazia della persona amata, e però è segno che l'ama; ma chi
soffre, non si cura nemmeno di sé in grazia di quella; e però è segno che l'ama
di più.
E a questo contrassegno
singolarmente volle Dio provare il grande amore verso di lui nel s. Giobbe.
Un grande amante di Dio fu
certamente il s. Giobbe: ma quando si mostrò veramente tale? Forse quando si
vedeva d'intorno una numerosa figliolanza? Quando nuotava nell'abbondanza d'ogni
bene? Quando si ritrovava in istato perfetto di sua salute? Sì, anche allora;
poiché anche allora tutto riconosceva da Dio, a lui ne dava grazie, offeriva
sacrifizj, attendeva ai suoi doveri col dare santi avvisi ai suoi figliuoli, col
pregare continuamente per loro, acciocché co' peccati non offendessero mai il
loro Signore: Ne forte peccaverint filii
mei1. Ma il suo amore verso Dio lo mostrò veramente
grande, quando Dio appunto per provare questo suo grande amore verso di lui, lo
spogliò in un punto di tutti i suoi beni: gli fece morire in un punto tutti i
suoi figli:
lo privò in un punto affatto
della sua salute, e lo ridusse tutto piaghe a spremersi da tutte le sue membra
sopra un mondezzaro, con un coccio, la marcia, e a tutti questi così orrendi
infortunj, in tutte queste così inaudite afflizioni, altro mai non ripete, se
non che con invitta e sempre più che memorabil pazienza: il Signore mi avea dati
tutti questi beni, il Signore me gli ha tolti: Dominus dedit, Dominus abstulit. Si è
fatto come è piaciuto al Signore. Sicut
Domino placuit, ita factum est. Sia benedetto il suo s. nome. Sit nomen Domini benedictum1.
Ma che il s. Giobbe! G.C.
medesimo, nell'andare alla passione, disse agli Apostoli2: Apostoli miei,
acciocché conosca il mondo che io amo mio Padre, via su andiamo: Ut cognoscat mundus, quia diligo Patrem,
surgite eamus. Ecco, ecco il più sicuro ed incontrastabil contrassegno del
vero amor di Dio pazienza, pazienza; soffrire volentieri qualunque cosa per
lui.
Sono poi celebri i detti e i
fatti de' santi su questo punto.
S. Teresa; o patire, o morire: s. Maria Maddalena
de' Pazzi; patire e non morire: s.
Giovanni della Croce; soffrire e
tacere.
I santi martiri sfidavano i
carnefici a tormentarli, sfidavano le fiere a divorarli.
S. Liduina soffrì volentieri
una penosa infermità di 33. anni.
S. Francesca Romana soffrì
volentieri l'esiglio ingiusto del marito, e il confiscamento di tutti i beni di
casa; e s. Giovanni della Croce già detto soffrì volentieri una dura
carcerazione di nove mesi con mille altri incomodi e patimenti.
Ecco, ecco il più sicuro ed
incontrastabile contrassegno del vero amore di Dio, pazienza, pazienza:
soffrire, soffrire volentieri qualunque cosa per lui.
Ed oh felice, ed oh beato
chiunque che a questi due così sicuri contrassegni, opere e pazienza, fare e
soffrire per il gran Dio, riconoscerà in se stesso il s. amore di Dio.
Tutto l'oro del mondo, in
paragone d'un picciol grado di s. amore di Dio, non è più che una tenuissima
arena3. Omne aurum
in comparatione illius arena est exigua: anzi tutte le ricchezze del mondo,
in paragone di un picciol grado di santo amore di Dio, non sono più che un
nulla, così dice il savio nella Scrittura4. Divitias nihil esse duxi in comparatione
illius.
Ma che tutto l'oro del mondo, o
tutte le ricchezze del mondo! Neppur tutti li doni soprannaturali più grandi
contan nulla senza il s. amore di Dio. Così parla il s. apostolo Paolo5 che tanto
ne possedeva di s. amore di Dio, e però tanto bene ne conosceva il suo
pregio.
Se io avessi, diceva egli, il
dono di tutte le lingue, e parlassi non solo con tutti i linguaggi degli uomini,
ma ancora con quel linguaggio mirabile, col quale parlano gli angeli fra di
loro; Si linguis hominum loquar et
angelorum; e non avessi il s. amore a Dio, charitatem autem non habeam; io non
sarei più di un cembalo, che non accorda; Factus sum velut aes sonans, aut cymbalum
tinniens.
Se io avessi il più alto dono
di profezia, tanto che penetrassi profondamente i misteri più astrusi; Si habuero prophetiam, et noverim mysteria
omnia;
se avessi il dono di tutte le
scienze, e un dono così grande di fede, che trasportassi le montagne da un luogo
all'altro; Si habuero omnem scientiam, et
omnem fidem, ita ut montes transferam; e non avessi il s. amor di Dio; caritatem autem non habeam; io sono un
niente; Nihil sum.
E la bella virtù della carità
del s. amor di Dio è quella virtù regina delle altre che regna e regnerà in
eterno.
La fede dopo morte avrà il suo
premio perché vedrà quel che ha creduto; ma la virtù della fede in paradiso non
vi sarà.
La speranza dopo morte avrà il
suo premio, perché possederà quel che ha sperato; ma la virtù della speranza in
paradiso non vi sarà.
La carità, l'amore verso Dio
dopo morte avrà il suo premio e regnerà in eterno, perché con immensa
beatitudine seguirà ad amare in eterno quel Dio che avrà amato qui in terra.
Oh pure felice però! oh pure
beato chiunque ai due così sicuri contrassegni di opere e di pazienza, di fare e
di soffrire volentieri per il suo Dio, potrà in sé riconoscere il s. e vero amor
di Dio!
Amiamo dunque tutti, amiamo
tutti e ciascuno nel modo e nella forma già detta, il nostro Dio. In ogni nostra
operazione il nostro Dio abbiamo innanzi agli occhi, seguendo sempre in ogni
nostra azione la sua divina volontà, il suo divino beneplacito, e non solo con
sofferenza, ma ancor con gioia portiamo tutto ciò che contrario sia al nostro
amor proprio e all'umana nostra sensibilità.
Per questo solo ed unico fine
di amare il nostro Dio, noi siamo stati da Dio creati e messi al mondo.
In seguir quest'unico e solo
fine noi poniamo in questo mondo ogni nostra cura, ogni nostra
sollecitudine.
Del solo suo s. amore noi
solamente facciamo conto; il solo suo s. amore a lui spesso con istanza
chiediamo: Amorem tui solum; il solo
vostro amore, o Signore (tutti diciamo spesso, e ciascuno) il solo vostro santo
amore, o Signore, colla vostra s. grazia donateci: Amorem tui solum cum gratia tua mihi
dones; e son ricco abbastanza; Et
dives sum satis; né altro più da voi richiedo; Nec aliud quidpiam ultra posco: come di
continuo supplicava quel gran santo tanto innamorato di Dio, il gran s.
Ignazio.
1 Luc. 12. 49.
2 Hom. 80. in evang.
3 Io. 14. 21.
1 Iob. 1. 5.
1 Iob. 1. 21.
2 Io. 14. 31.
3 Sap. 7. 9.
4 Ibid. 8.
5 1. Cor. 13.