sexta-feira, 31 de dezembro de 2021
sábado, 25 de dezembro de 2021
Desejo, a todos os amigos que visitam o Blog, um Santo e Feliz Natal , que o nosso coração rejubile de alegria pois nasceu o Menino Jesus , nosso Salvador
Je souhaite à tous les amis qui visitent le Blog, un Saint et Joyeux Noël, que nos cœurs se réjouissent parce que l'Enfant Jésus, notre Sauveur, est né.
I wish all friends who visit the Blog, a Holy and Happy Christmas, that our hearts rejoice because the Child Jesus, our Saviour, is born.
Deseo a todos los amigos que visitan el Blog, una Santa y Feliz Navidad, que nuestros corazones se alegren porque ha nacido el Niño Jesús, nuestro Salvador.
Auguro a tutti gli amici che visitano il Blog, un Santo e Felice Natale, che i nostri cuori gioiscano perché è nato il Bambino Gesù, nostro Salvatore.
Ich wünsche allen Freunden, die den Blog besuchen, ein heiliges und frohes Weihnachtsfest, dass sich unsere Herzen freuen, weil das Jesuskind, unser Retter, geboren ist.
Życzę wszystkim przyjaciołom, którzy odwiedzają Blog, Świętych i Radosnych Świąt Bożego Narodzenia, aby nasze serca radowały się, bo narodziło się Dzieciątko Jezus, nasz Zbawiciel.
Я желаю всем друзьям, посещающим блог, Святого и счастливого Рождества, чтобы наши сердца ликовали, потому что родился Младенец Иисус, наш Спаситель.
quinta-feira, 23 de dezembro de 2021
Don Fabio Rosini: “Le nostre ferite sono dei sintomi”
Don Fabio Rosini: “Le nostre ferite sono dei sintomi”
Don Fabio Rosini: la donna emorroissa
Nella catechesi riprodotta in basso, don Fabio Rosini parla della donna che soffriva di emorragie, l’emorroissa, descritta nel Vangelo di Marco, e di quanto il suo bisogno di essere guarita da Cristo sia, in effetti, simile al nostro.
Se così non fosse, dovrebbe esserlo, perché quella della emorroissa è una storia di guarigione particolare, di un cambiamento di vita, di una trasfigurazione vera e propria, che avviene in lei grazie alla sua richiesta fiduciosa (e quasi disperata) di aiuto.
La donna patisce emorragie da lungo tempo, cerca la grazia, cerca di toccare anche solo un lembo del mantello di Gesù, sapendo che a lui sarebbe bastata una parola, uno sguardo per guarirla.
“Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello”.
La donna era esclusa da ogni attività sociale, secondo la legge ebraica; considerata impura per la sua malattia, che aveva a che fare con il sangue, con gli organi riproduttivi. Dunque, non aveva né marito, né figli, probabilmente; non aveva una vita “normale
Ha bisogno di Gesù, come tutti noi “abbiamo bisogno di lui” . Abbiamo sempre qualcosa da cui guarire, anche quando non ce ne rendiamo conto.
Del resto, Gesù lo aveva detto chiaramente di non essere venuto per i sani, ma per i malati. Come malati nello spirito, come bisognosi di guarigioni e liberazioni dovremmo porci davanti a Gesù, dimenticando per sempre quella aria di autosufficienza, che ostentiamo, fieri, per non voler ammettere le nostre debolezze.
E’ questo il modo per allontanarci dalla fede in Cristo: rincorrere l’irraggiungibile (perché inesistente) sensazione di “farcela da soli”.
Riconoscersi “malati” è il primo passo, invece, per la sanità spirituale, come ricordiamo nel Salmo 69 (70) e all’inizio di tantissime preghiere con la frase: “O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto”.
L’emorroissa “Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male”.
Don Fabio Rosini, con un’interpreazione azzeccatissima, paragona a lei, all’emorroissa, tutte le persone che non vivono degnamente la propria sessualità o che non dichiarano i loro dubbi, coloro che non risolvono le incertezze del compiere una certa azione o si vergognano di chiedere aiuto.
Anche l’emorroissa è timorosa nel dover dichiarare la propria sofferenza, per questo arriva alle spalle di Gesù.
“Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi mi ha toccato il mantello?”. I discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?”. Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male”.”.
Lei, che fino ad allora non poteva vivere pienamente la sua condizione di donna, sopraffatta da quella malattia, da quella anomalia del suo corpo, viene risanata da Gesù, in un attimo. Gesù le ridà, così, la vita che le spettava.
Come lei, anche noi abbiamo le nostre “perdite di sangue”, che tolgono energia e forza, vigore e pienezza alla nostra vita. Ce le procuriamo quando accettiamo di vivere delle situazioni che ci relegano a non essere veri uomini, vere donne e ci rendono sottomessi, agli altri o alle cattive abitudini.
“Le nostre ferite sono dei sintomi” -dice don Fabio Rosini– da cui dobbiamo risalire al vero male che ci affligge, per poterlo combattere.
La causa delle nostre ferite è la rottura del rapporto con Dio, che si fonda sulla menzogna.
Nel racconto della donna, si citano anche i medici sbagliati, a cui lei si era affidata, ma che le hanno arrecato più dolore di quanto ne avesse.
Anche noi, spesso, ci affidiamo a “medici” che non ci fanno migliore e, così, “il prezzo delle false soluzioni” diventa salatissimo.
La convinzione di molte persone è che la vita debba andare in un certo modo, verso la ricerca del successo personale.
Rincorrendolo, “perdiamo sangue”, i compromessi consumano le nostre forze, mentre noi rinunciamo alla nostra identità.
Don Fabio Rosini ci domanda: “Quali sintomi; quale male c’è dietro a questi sintomi e quale menzogna genera questo male, ma anche che soluzione abbiamo dato a questo dolore e quanto ci ha fatto soffrire?”.
Siamo stanchi (proprio come l’emorroissa) di provare soluzioni che non servono a niente e di perdere il tempo nel rincorrerle, senza alcun esito.
terça-feira, 21 de dezembro de 2021
Oración mental es hablar con Dios Mental prayer is talking to God
segunda-feira, 20 de dezembro de 2021
Beato Enrico Rebuschini : Beato Enrico Rebuschini
Beato Enrico Rebuschini - Gravedona (Como), 28 aprile 1860 - Cremona, 10 maggio 1938 - Tema: Beato Enrico Rebuschini - Sofferenza - Lotta spirituale
Beato Enrico Rebuschini
, è un atto che, di primo acchito, può stupire. Tuttavia, proclamando Beato Padre Enrico Rebuschini, il 4 maggio 1997, Papa Giovanni Paolo II ha confortato molti uomini e molte donne della nostra epoca, tutti quelli cioè che sono confrontati a prove similari, o personalmente o nel loro ambiente."Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia
(Website : www.clairval.com)"
BEATA MARIA BOLOGNESI E IL PURGATORIO
MARIA BOLOGNESI E IL PURGATORIO |
Maria Bolognesi fu una grande mistica del ventesimo secolo, nacque a Bosaro in provincia di Rovigo il 21 ottobre 1924 e morì a Rovigo il 30 gennaio 1980. Sarà beatificata il 7 settembre 2013.Sofrì molto a causa di varie malattie e la morte all’età di 56 anni non le consentì di portare a termine il suo progetto di assistenza ai bisognosi. Fu un esempio di preghiera, di umiltà e di apostolato. Per invogliarla a pregare sempre più per le anime del Purgatorio Gesù la conduce anche nel “ regno dei morti” e le fa provare l’atrocità delle pene sofferte dalle anime in attesa di entrare definitivamente nella luce di Dio. Dal 1957 con una certa frequenza sia nel giorno del suo compleanno (21 ottobre)e nella solennità di tutti i Santi o in altre occasioni, Gesù è solito offrirle, ad intervalli quasi regolari, un dono particolare con la visione beatificante delle anime del Paradiso, o quella dolorosa del Purgatorio. Nel diario troviamo la prima dimostrazione di simile metodo nel racconto del 1° novembre 1957, alle ore 15 Gesù le dice: “Vieni con Me”. “Dove vuoi che venga, Gesù?”. “Maria ti porto in Paradiso per pochi minuti”. ... ... Lei continua narrando che si è vista addosso un abito bianco. Gesù, sorridendo, le chiede: “Maria, staresti sempre qui?”. “Gesù…Gesù… Quanta luce! Il Paradiso è un giardino di anime candide e profumate. Nessun pittore può avvicinarsi con nessun disegno. Quanta luce, schiere di angeli. Come starei qui!”. Ma il Signore rompe l’incanto e rivolgendole di nuovo la parola, le dice: “Maria ora ti porto con Me a visitare il Purgatorio”. “Gesù , Tu sei troppo buono, sai che non merito nulla”. “Maria, sentirai le stesse pene che soffrono le anime del purgatorio”. L’impatto è talmente doloroso che ella esclama: “Mio Dio, mio Dio! Solo con la grazia e la forza di Gesù si può superare certi dolori, certe sofferenze. Gesù, per la tua pietà e misericordia, porta presto in Paradiso con Te tutte queste anime…”. Gesù mi dice: “Ora ti sveglierai, sarai molto stanca e abbattuta” […]. Dopo questo sogno mi svegliai, ero molto stanca […] Zoe ( la sua collaboratrice di fiducia) mi era da vicino”. Dalla primavera del 1958 per circa un anno Maria dovette rimanere a letto, inferma. Nell’incontro del 3 luglio 1959 il Signore le preannuncia il premio: “Dalle tue molte sofferenze passate in questo periodo e tanti Santi Rosari recitati, ti farò vedere anime salvate uscite dal Purgatorio”. Questa è la promessa. Tre giorni dopo il Signore mantiene la parola data. Vestita di bianco Maria viene introdotta nel paradiso: “Ho visto una schiera di anime che godevano alla presenza di Gesù”. In questa occasione Maria esprime un pensiero e un desiderio strani: “Gesù anch’io vorrei essere un angioletto, però preferirei starmene in purgatorio anche se non meritassi e salvare chi soffre tanto”. “Maria, lo sai quanto son dolorose le sofferenze del Purgatorio?”. “Si, Gesù, più di una volta me lo hai fatto vedere e per questo che prego molto e per questo che vorrei starmene in purgatorio a soffrire tanto per le anime, perché si purifichino più presto per godere al più presto la Tua vista in Paradiso”. “Maria se io ti chiedessi tanto tanto purgatorio per la salvezza di tante anime, lo faresti?”. “Gesù, non esiterei parola, accetterei subito. Quando penso che una sofferenza o meglio un dolore grande provato sulla terra non è da confrontare una minima parte di sofferenza delle anime del Purgatorio, come dovrei ritirarmi! […]”. Il 21 ottobre 1959 giorno del suo compleanno, alle ore 2 della notte viene svegliata da una “voce misteriosa”, mentre dormiva “saporitamente”. E anche questa volta il Signore le offre in premio un viaggio in Paradiso e il commento di lei è in queste parole: “Le estasi di amore in questa terra possono essere giudicate creature alterate, isteriche, che poi nessun libro di medicina spiega e possa curare. Là si vedono centinaia e migliaia di angeli che gli occhi non possono contare”. La sorpresa di questo viaggio è costituita dalle parole di Gesù: “Maria, vedi: qui sta scritto il tuo nome”. Il 22 gennaio 1960 il “viaggio” non avviene di notte, ma durante l’abituale incontro pomeridiano con il Signore. Ad un certo punto e con tono brusco, Gesù le dice: “In quel momento mi vidi un vestito rosso e sognai tante anime, ma le vidi proprio. Ne vidi alzarsi 7 di quelle anime e Gesù mi dice: “Vedi Maria, tu preghi tanto per le anime del Purgatorio, quelle anime stano già entrando in Paradiso”. “Gesù., quanto sei buono”. “Maria, sai dirmi quanto è doloroso questo luogo’”. “Gesù, mi sento bruciare dalla sete e non posso paragonare nessun dolore vicino a questo che sento ora […]”. Una descrizione del paradiso ci viene offerta dal diario del 31 agosto 1964. Mons. Adelino Marega era deceduto pochi giorni prima. Quella notte Maria si sveglia “come se le mancasse qualcosa”; e infatti era venuta meno la presenza del suo direttore di spirito. Con il pensiero ella rivede i tanti anni della direzione impartita da lui e ad un certo punto, mentre sta ancora meditando, scorge “una candida luce”. “Gesù mi guarda triste: “Maria, sei in collera con me?”. “Gesù, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”. Mi trovai vestita di bianco –prosegue Maria –mi pareva di essere lontana da tutto quello che si può dire dolore. Camminiamo un po’ per una strada lunga, tutta di fiori.. Gesù mi guarda e mi dice: “Maria, so che sei tanto addolorata per il tuo Direttore e che dal giorno 18 [luglio] quando Mi hai visto, pensavi sempre alla sua morte. Ora vedrai il tuo santo Direttore”. In quel mentre vidi mons. Marega bello, in contemplazione con tante altre anime; mi guardavano e nessuno mi parlò”.”Gesù, come vorrei starmene sempre qui a contemplarTi! Quanto brutto il vivere nel mondo di oggi!”[…]. Non mi trovai più il vestito bianco e le anime sparvero”. Non sono solo questi i “viaggi” di Maria nel Paradiso e nel Purgatorio. Quanto è stato narrato è però sufficiente per dare un’idea dell’esperienza di lei in tale materia. Vogliamo concludere con un’immagine che ritorniamo nel diario dell’8 aprile 1966 al termine della visita di Maria Bolognesi sia in Purgatorio che in Paradiso: “Quanto è bello il Paradiso! A raggruppare tutta l’energia elettrice in uno spazio di solo 1.000 metri, non darebbe tanta luce splendente come nel paradiso. Quanta gioia!”. Don Marcello Stanzione |
Santo Afonso Maria de Ligório, Nascimento e Infância de Jesus Cristo.
Ó AMOR INFINITO...
Dedi te in lucem gentium, ut sis
salus mea usque ad extremum terrae.
Eu te estabeleci para luz das gentes,
a fim de seres a salvação que eu envio
até a última extremidade da terra (Is 49,6).
Considera o Pai celeste dizendo estas palavras a Jesus Menino no momento de sua conceição: Meu Filho, eu te estabeleci para luz das gentes e a vida das nações, a fim de que lhes procureis a salvação, que desejo tanto como se fosse a minha própria. É pois necessário que vos dediqueis inteiramente ao bem do gênero humano: “Dado sem reserva ao homem deveis dedicar-vos inteiramente em benefício dele”. É necessário que sofrais uma pobreza extrema desde o vosso nascimento a fim de que o homem se torne rico: Ut tua inopia dites. É necessário que sejais vendido como um escravo para pagardes a liberdade do homem, e que, como escravo, sejais flagelado e crucificado a fim de satisfazer à minha justiça pelas penas devidas aos homens. É necessário que deis vosso sangue e vossa vida para livrar o homem da morte eterna. Numa palavra, sabei que não sois mais vosso mas do homem, segundo a palavra de Isaías: Nasceu-nos um Menino, foi-nos dado um filho. Assim, meu caro Filho, o homem se sentirá constrangido a amar-me e a dar-se a mim, ao ver que vos dou todo a ele, vós meu único Filho, e que me não resta mais nada a dar-lhe. Eis até onde chegou o amor de Deus aos homens! Ó amor infinito, digno somente dum Deus infinito! Jesus mesmo disse: Deus amou de tal modo o mundo que deu por ele seu unigênito Filho.
A essa proposta Jesus Menino não se entristece, antes se alegra, aceita-a com amor e exulta: Dá saltos como gigante para percorrer o seu caminho. Desde o primeiro instante de sua encarnação, Ele se dá todo ao homem e abraça com alegria todas as dores e humilhações que deve sofrer no mundo por amor dos homens. Essas foram, diz S. Bernardo, as montanhas e as colinas escarpadas que Jesus Cristo teve de escalar para salvar os homens: Ei-lo aí vem saltando sobre os montes, atravessando os outeiros.
Notemos bem: enviando-nos seu Filho como Redentor e Mediador de paz entre Ele e os homens, Deus Padre obrigou-se de certo modo a perdoar-nos e a amar-nos; entre o Pai e o Filho interveio um pacto em virtude do qual o Pai devia receber-nos em sua graça, contanto que o Filho satisfaça por nós à divina justiça, de seu lado, o Verbo, digo, também se obrigou a amar-nos, não por causa do nosso mérito, mas para cumprir a misericordiosa vontade de seu Pai.
Afetos e Súplicas.
Meu caro Jesus, se é verdade, como a lei o declara, que se adquire o domínio pela doação, vós me pertenceis porque o vosso Pai vos deu a mim: é por mim que nascestes, a mim fostes dado: Nasceu-nos um Menino, foi-nos dado um Filho. Posso pois dizer: Meu Jesus e meu tudo. Já que sois meu, todos os bens me pertencem. O vosso apóstolo me assegura: Como não nos dará também com ele todas as coisas? Por isso, meu é o vosso sangue, meus os vossos méritos, minha a vossa graça, meu o vosso paraíso. E se sois meu, quem poderá jamais arrancar-vos de mim? Ninguém poderá tirar-me o meu Deus. Assim dizia com júbilo S. Antão Abade; assim também quero dizer no futuro. É verdade que vos posso perder ainda e afastar-me de vós pelo pecado; mas, ó meu Jesus, se no passado vos abandonei e perdi, arrependo-me agora de toda a minha alma, e estou resolvido a perder tudo, a própria vida, antes que tornar a perder-vos, ó Bem infinito e único amor de minha alma. — Agradeço-vos, Pai eterno, por me terdes dado vosso Filho; e já que mo destes todo, eu miserável dou-me todo a vós. Pelo amor desse Filho adorável, aceitai-me e prendei-me com cadeias de amor a meu Redentor, mas prendei-me tão estreitamente que possa dizer com o apóstolo: Quem me poderá ainda separar de meu Jesus? — E vós, meu Salvador, se sois todo meu, sabei que sou todo vosso. Disponde de mim, e de tudo o que me pertence como vos aprouver. E como poderia eu recusar alguma coisa a um Deus que me não recusou o seu sangue e a sua vida?
Maria, minha Mãe, guardai-me sob vossa proteção. Já não quero ser meu, quero ser todo do meu Senhor. A vós compete tornar-me fiel, confio em vós.
Santo Afonso Maria de Ligório: Encarnação, Nascimento e Infância de Jesus Cristo
MEDITAÇÃO V PARA OS DIAS DO ADVENTO - POR SANTO AFONSO MARIA DE LIGÓRIO
Formam servi accipiens.
Ele tomou a forma e a natureza de servo (Fl 2,7).
O Verbo eterno desce à terra para salvar o homem. Donde desce Ele? A sua saída é do mais alto dos céus, diz o Salmista. Desde do seio de Deus seu Pai, onde foi gerado desde a eternidade entre os esplendores dos Santos. — E aonde desce? desde ao seio duma Virgem, filha de Adão, isto é, a um lugar que, comparado ao seio de Deus, não é senão um horror; daí o cântico da Igreja: “Não tivestes horror do seio da Virgem”. Sim, porque o Verbo, estando no seio do Pai, é Deus como Pai, é imenso, onipotente, infinitamente feliz, soberano Senhor do universo, em tudo igual a Seu Pai; mas no seio de Maria, ele é criatura, é pequeno, fraco, padecente, servo, inferior a seu Pai: Ele tomou, diz S. Paulo, a forma de servo.
Contam de S. Aleixo, como grande prodígio de humildade, que sendo filho dum senhor romano, quis viver como servo na casa de seu pai. Mas que é a humildade desse Santo em comparação da de Jesus Cristo? Entre filho e servo do pai de S. Aleixo havia alguma diferença de condição; mas entre Deus e servo de Deus há uma distância infinita. Ademais, fazendo-se o Filho de Deus servo de seu Pai, se fez também, para lhe obedecer, servo de suas criaturas, isto é, de Maria e de José; pois o Evangelho atesta que lhes estava sujeito. Ainda mais, obedeceu até a Pilatos que o condenou à morte, pois que se submeteu a essa injusta sentença, obedeceu aos carrascos quando o quiseram flagelar, coroar de espinhos e crucificar; submeteu-se humildemente a todos e entregou-se às mãos de seus inimigos.
Oh! Deus, recusaremos diante disso pôr-nos ao serviço desse amável Senhor que para salvar-nos se sujeitou a tantas servidões dolorosas e humilhantes? E para não sermos servos desse Senhor tão grande e amante, consentiremos em tornar-nos escravos do demônio, que, longe de amar os seus servos, os odeia e tiraniza, os torna infelizes nesta e na outra vida? Ah! se cometemos essa loucura no passado, por que não saímos imediatamente dessa miserável escravidão? Coragem pois! Já que pela graça de Jesus Cristo fomos libertados da escravidão do inferno, abracemos logo e apertemos com amor as doces cadeias que nos fazem servos e amigos do Filho de Deus, e que nos obterão uma coroa no reino eterno entre os bem- aventurados do paraíso.
Afetos e Súplicas.
Meu amado Jesus, sois o Rei do céu e da terra; mas por amor de mim vos fizestes servo; obedecestes aos vossos próprios carrascos que vos despedaçaram as carnes, traspassaram a fronte e vos pregaram na cruz para morrerdes de dor. Adoro-vos como seu Senhor e meu Deus, e me acanho de aparecer diante de vós ao lembrar-me que por miseráveis satisfações rompi tantas vezes os vossos santos laços e vos disse em face que não queria mais servir-vos; sim, com justiça me lançais em rosto: Quebraste o meu jugo, rompeste os meus laços, e disseste: Não servirei. Mas, ó meu Salvador, o que me faz esperar o perdão, são os vossos méritos e a vossa bondade, que não despreza um coração contrito e humilhado: Não, meu Deus, não desprezeis um coração que se arrepende e se humilha. Meu Jesus, confesso que fiz mal desgostando-vos; reconheço que mereço mil infernos pelas ofensas que vos fiz; castigai-me como quiserdes, mas não me priveis da vossa graça e do vosso amor. Arrependo-me sobretudo de vos haver desprezado. Amo-vos de toda a minha alma. Tomo a resolução de no futuro servir e amar só a vós. Ah! pelos vossos méritos ligai-me pelas cadeias de vosso santo amor, e não permitais que eu as torne a sacudir de mim. Amo-vos sobre todas as coisas, ó meu Libertador, prefiro ser vosso servo a ser senhor de todo o universo: de que serve o mundo inteiro a quem está privado da vossa graça? Dulcíssimo Jesus, não permitais que me separe de vós, não permitais que me separe de vós. Essa graça eu vo-la peço e quero pedi-la sempre; rogo-vos me concedais hoje a graça de repetir-vos em toda a minha vida esta súplica: Meu Jesus, não permitais que me separe mais de vós e do vosso amor.
Essa graça peço também a vós, ó Maria minha Mãe; ajudai-me com vossa intercessão a não mais me separar de meu Deus.
Santo Afonso Maria de Ligório: Encarnação, Nascimento e Infância de Jesus CristoMEDITAÇÃO IV PARA OS DIAS DO ADVENTO - Por Santo Afonso Maria de Ligório
Ubi venit plenitudo temporis,
misit Deus Filium suum.
Quando se completaram os tempos,
Deus enviou o seu Filho (Gl 4,4).
Considera como Deus deixou passar quatro mil anos depois do pecado de Adão, antes de mandar à terra o seu Filho para resgatar o mundo. Que trevas e que males reinaram entretanto sobre a terra! O verdadeiro Deus não era conhecido nem adorado, a não ser num canto do mundo: em toda a parte reinava a idolatria; adoravam-se como deuses os demônios, os animais e as pedras. Mas admiremos aqui a sabedoria divina: difere a vinda do Redentor para torná-la mais apreciada dos homens; difere-a para melhor se conhecer a malícia do pecado, a necessidade do remédio e a graça do Salvador. Se Jesus Cristo tivesse vindo logo após o pecado de Adão, não se teria podido apreciar a grandeza desse benefício. Agradeçamos, pois, a bondade de Deus para conosco. Agradeçamos, pois, a bondade de Deus para conosco, fazendo-nos nascer depois de cumprida a grande obra da redenção.
Eis que é chegada essa época feliz chamada a plenitude dos tempos: Quando chegou a plenitude dos tempos, Deus enviou seu Filho para resgatar os que estavam sob o jugo da lei. Essa expressão marca a plenitude da graça que o Filho de Deus veio comunicar aos homens pela redenção. O anjo é enviado como embaixador na cidade de Nazaré à Virgem Maria para lhe anunciar a vinda do Verbo, que quer encarnar-se em seu seio. O anjo a saúda chamando-a Cheia de graça e Bendita entre as mulheres. Ouvindo esses louvores a humilde Virgem, escolhida para ser a Mãe do Filho de Deus, perturba-se em sua profunda humildade; mas o anjo a anima e diz-lhe ter ela achado graça junto de Deus, isto é, aquela graça da qual resultaria a paz entre Deus e os homens, e a reparação das ruínas devidas ao pecado. Revela-lhe depois o nome de Jesus ou Salvador, que deve dar a seu Filho, e acrescenta que esse Filho é o próprio Filho de Deus, que deve resgatar o mundo e assim reinar sobre os corações dos homens. Enfim Maria consente em ser a Mãe de tão nobre filho: Faça-se em mim segundo a vossa palavra; e ao mesmo instante o Verbo eterno se faz carne e torna-se homem: E o Verbo se fez carne!
Rendamos graças a esse Filho e também a essa Mãe que, consentindo em ser a Mãe de tal Filho, consente em ser a Mãe de nossa salvação e por isso mesmo uma Mãe de dores: desde
então ela se resigna a ser mergulhada num abismo de dores, que lhe devia custar a sua qualidade de Mãe dum Filho vindo ao mundo para sofrer e morrer pelos homens.
Afetos e Súplicas.
Ó Verbo divino feito homem por mim, embora vos veja tão humilhado e feito criança no seio de Maria, confesso-vos e reconheço-vos por meu Senhor e Rei, mas Rei de amor. Meu caro Salvador, já que viestes a este mundo revestir-vos da nossa miserável carne para reinar sobre os nossos corações, ah! vinde estabelecer o vosso reino também no meu coração sujeito outrora ao domínio dos vossos inimigos, mas que agora é vosso, como espero; quero que seja ele sempre vosso e que vós sejais de hoje em diante o seu único Senhor: Reinai no meio de vossos inimigos. Os outros reis reinam pela força das armas; vós ao contrários vindes reinar pela força do amor, por isso não vindes com pompas reais, não vindes revestido de púrpura e ouro, ornado de cetro e coroa nem rodeado de exércitos de soldados. Nasceis num estábulo, pobre, abandonado e sereis colocado num presépio sobre um pouco de palha, porque assim quereis começar a reinar sobre os corações. Ah! meu Rei Infante, como pude revoltar-me tantas vezes contra vós, e viver tanto tempo na vossa inimizade, na privação da vossa graça, quando vós para obrigar-me a amar-vos depusestes a vossa majestade divina e vos humilhastes tanto que tomastes a forma duma criança numa gruta, depois a dum operário numa oficina, e, enfim, a dum condenado na cruz? Oh! Feliz de mim se agora que saí, como espero, da escravidão de Lúcifer, me deixar dominar sempre por vós e por vosso amor! Ó Jesus, meu Rei, que sois tão amável e que amais tanto as almas, tomai posse de toda a minha alma, eu vo-la dou sem reserva. Aceitai que ela vos sirva sempre e que vos sirva por amor: a vossa majestade merece ser temida, mas a vossa bondade merece ainda mais ser amada. Ó meu Rei, vós sois e se- reis para sempre o meu único amor; e o único temor que terei será o de desgostar-vos. Assim o espero. Ajudai-me com a vossa graça.
Minha amada Soberana, Maria, vós haveis de obter-me a graça de ser fiel a esse Rei querido de minha alma.
Santo Afonso Maria de Ligório: Encarnação, Nascimento e Infância de Jesus Cristo
MEDITAÇÃO III PARA OS DIAS DO ADVENTO - Por Santo Afonso Maria de Ligório
MEDITAÇÃO III.
Sic Deus dilexit mundum,
ut Filium suum unigenitum daret.
Deus amou de tal o modo o mundo,
que lhe deu seu Filho unigênito (Jo 3,16).
Considera como o Padre eterno, dando-nos o Filho por Redentor, por vítima e preço do nosso resgate, não podia dar-nos motivos mais fortes de esperança e amor, para inspirar-nos confiança e obrigar-nos a amá-lo. Dando-nos o seu Filho, diz S. Agostinho, não sabe e não tem mais que dar-nos. Quer que nos aproveitemos desse dom de valor infinito, para obtermos a salvação eterna de todas as graças de que precisamos; pois achamos em Jesus Cristo tudo o que podemos desejar: achamos a luz, a força, a paz, a confiança, o amor e a glória eterna, sendo Jesus Cristo um dom que encerra todos os dons que possamos pedir e desejar.
De fato diz-nos o apóstolo: Como não nos dará também com ele todas as coisas? Tendo-nos Deus dado seu Filho dileto, seu unigênito Filho, a fonte e o tesouro de todos os bens, podemos ainda temer uma recusa de sua parte, seja qual for a graça que lhe pedirmos? Pela vontade de Deus, ele foi feito sabedoria para nós, e justiça, e santificação, e redenção. Deus no-lo deu, a nós ignorantes e cegos, para ser nossa sabedoria e nossa luz, e nos dirigir na via da salvação; a nós, dignos do inferno, para ser nossa justiça, e nos permitir aspirar ao paraíso; a nós, pecadores, para ser nossa santificação, e nos conduzir à santidade; a nós, enfim, escravos do demônio, para ser nossa redenção, e nos restituir a liberdade dos filhos de Deus. Numa palavra, em Jesus Cristo fomos enriquecidos de todos os bens e de todas as graças; basta que as peçamos por seus méritos. Em todas as coisas fostes enriquecidos nele... de maneira que nada falta em graça alguma a vós.
E esse dom que Deus nos fez de seu Filho, é um dom feito a cada um de nós, pois que ele o deu todo inteiro a cada um, como se tivesse dado a ele só; de sorte que cada um de nós pode dizer: Jesus Cristo é todo meu; o seu corpo e o seu sangue são meus; a sua vida, as suas dores, a sua morte, todos os seus méritos são meus. Eis por que S. Paulo dizia: Ele me amou e entregou-se por mim; e cada um de nós pode dizer o mesmo: O meu Redentor me amou e levou esse seu amor até se dar todo a mim.
Afetos e Súplicas.
Ó Deus eterno, quem nos poderia jamais ter feito esse dom de valor infinito, senão vós que sois um Deus de amor infinito? E que mais podereis fazer, ó meu Criador, para inspirar-nos confiança em vossa misericórdia, e obrigar-nos a amar-vos? Senhor, tenho-vos pago com ingratidão; mas dissestes, pelo Apóstolo, “que tudo contribui em benefício dos que vos amam”. Sejam pois quais forem o número e a enormidade de meus pecados, não quero que destruam a minha confiança em vossa bondade, mas quero que me sirvam para mais me humilhar quando receber alguma afronta ; ah! bem merece outras afrontas e outros desprezos quem teve o atrevimento de ofender-vos, Majestade infinita! Quero que me sirvam para suportar com mais paciência as cruzes que me enviardes, para vos servir e honrar com mais zelo, a fim de reparar as injúrias que vos tenho feito. Sim, meu Deus, quero lembrar-me sempre dos desgostos que vos dei, a fim de louvar tanto mais a vossa misericórdia, e de me abrasar sempre mais de amor por vós, que me procurastes quando vos fugia, e me tendes feito tanto bem depois de haver recebido de mim tantos ultrajes. Senhor, espero que já me tenhais perdoado; arrependo-me e quero arrepender-me sempre de minhas ofensas. Quero ser-vos grato, compensando com meu amor a ingratidão que tenho tido para convosco; mas vós haveis de ajudar-me; a vós peço a graça de executar essa resolução. Fazei-vos amar, ó meu Deus, para a vossa glória, fazei-vos amar muito por um pecador que muito vos ofendeu. Meu Deus, meu Deus, como poderia eu cessar ainda de amar-vos, e renunciar novamente ao vosso amor?
Ó Maria, minha Rainha, socorrei-me; conheceis minha fraqueza: fazei que a vós me recomende sempre que o demônio pretender separar-me de Deus. Minha mãe, minha esperança, socorrei-me.
Santo Afonso Maria de Ligório: Encarnação, Nascimento e Infância de Jesus Cristo