terça-feira, 29 de janeiro de 2013

S. Alfonso Maria de Liguori Del gran mezzo della preghiera

S. Alfonso Maria de Liguori Del gran mezzo della preghiera
Ricavato da un'operetta francese ed accresciuto con altri santi pensieri, affetti e pratiche dell'autore

  • PARTE PRIMA
  • PARTE SECONDA









  • PARTE PRIMA





    INTRODUZIONE


    Necessaria a leggersi1





    Io ho date alla luce diverse Operette spirituali2, ma io stimo di non aver fatta Opera più utile di questo Libretto, in cui parlo della Preghiera, per esser ella un mezzo necessario e sicuro, affin di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano. Io non ho questa possibilità, ma se potessi vorrei di questo Libretto stamparne tante copie, quanti sono tutt'i Fedeli che vivono sulla Terra, e dispensarle ad ognuno, acciocché ognuno intendesse la necessità che abbiamo tutti di pregare per salvarci.


    Dico ciò, perché vedo da una parte quest'assoluta necessità della Preghiera, tanto per altro inculcata da tutte le sagre Scritture, e da tutti i SS. Padri; ed all'incontro vedo, che poco attendono i Cristiani a praticar questo gran mezzo della loro salute. E quel che più mi affligge, vedo che i Predicatori, e Confessori poco attendono a parlarne a' loro Uditori, e Penitenti; e vedo che anche i libri spirituali, che oggidì corrono per le mani, neppure ne parlano abbastanza. Quando che tutti i Predicatori, e Confessori, e tutt'i libri non dovrebbero insinuare altra cosa con maggior premura e calore, che questa del pregare. Ben essi inculcano tanti buoni mezzi all'Anime per conservarsi in Grazia di Dio, la fuga delle occasioni, la frequenza de' Sacramenti, la resistenza alle tentazioni, il sentir la Divina Parola, il meditar le Massime Eterne, ed altri mezzi, tutti (non si nega) utilissimi; ma a che servono, io dico, le Predice, le Meditazioni, e tutti gli altri mezzi, che danno i Maestri Spirituali, senza la Preghiera, quando il Signore si è dichiarato che non vuol concedere le grazie se non a chi prega? Petite, et accipietis3. Senza la Preghiera (parlando secondo la Provvidenza





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    (ordinaria) resteranno inutili tutte le Meditazioni fatte, tutti i nostri propositi, e tutte le nostre promesse. Se non preghiamo, saremo sempre infedeli a tutt'i lumi ricevuti da Dio, ed a tutte le promesse da noi fatte. La ragion si è, perché a fare attualmente il bene, a vincer le tentazioni, ad esercitar le virtù, in somma ad osservare4 i Divini Precetti, e consigli5, non bastano i lumi da noi ricevuti, e le considerazioni, e propositi da noi fatti, ma di più vi bisogna l'attuale aiuto di Dio; e 'l Signore questo aiuto attuale (come appresso vedremo) non lo concede se non a chi prega, e perseverantemente prega.
    I lumi ricevuti, le considerazioni, ed i buoni propositi concepiti6, a questo servono, acciocché ne' pericoli e tentazioni di trasgredire la divina Legge, noi attualmente preghiamo, e colla Preghiera otteniamo il Divin soccorso che ci preservi poi dal peccato; ma se allora non preghiamo, sarem perduti.


    Ho voluto, Lettor mio, premetter questo mio sentimento a tutto quello che appresso scriverò, acciocché ringraziate il Signore, che per mezzo di questo mio Libretto vi dona la grazia di far con ciò maggior riflessione sull'importanza di questo gran mezzo della preghiera; poiché tutti quelli che si salvano (parlando degli Adulti), ordinariamente per questo unico mezzo si salvano. E perciò dico, ringraziatene Dio, mentr'è una misericordia troppo grande quella ch'Egli fa a coloro, a' quali dà la luce, e la grazia di pregare. Io spero che voi, amato mio Fratello, dopo aver letto questa breve Operetta, non sarete più trascurato da ogg'innanzi7 a ricorrere sempre a Dio coll'Orazione, quando sarete tentato di offenderlo. Se mai per lo passato vi trovaste8 aggravata la coscienza di molti peccati, intendiate che questa n'è stata la cagione, la trascuraggine di pregare, e di cercare a Dio l'aiuto per resistere alle tentazioni che v'hanno afflitto. Vi prego intanto di leggerlo e rileggerlo con tutta l'attenzione, non già perché sia parto mio, ma perché egli è un mezzo che 'l Signore vi porge un bene della vostra eterna salute; dandovi con ciò ad intendere con modo particolare, che vi vuol salvo. E dopo averlo letto, vi prego di farlo leggere ad altri (come potrete), Amici o Paesani, con cui conversereste. Or cominciamo in Nome del Signore.


    Scrisse l'Apostolo a Timoteo: Osecro igitur primum omnium fieri obsecrationes, postulationes, gratiarum actiones. 1. Tim. 2. 1. Spiega S. Tommaso





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    l'Angelicoa che l'Orazione è propriamente il sollevare la mente a Dio. La Postulazione poi è propriamente la Preghiera, la quale, quando la domanda contiene cose determinate, si chiama Postulazione, quando cose indeterminate (come quando diciamo, Deus in adjutorium meum intende), si chiama Supplica. La Obsecrazione è una pia adiurazione, o sia contestazione, per impetrare la grazia come quando diciamo, Per Crucem et Passionem tuam libera nos Domine. Finalmente l'Azione di grazie è il ringraziamento de' benefici ricevuti, col quale, dice S. Tommaso, che noi meritiamo di ricevere benefici maggiori: Gratias agentes meremur accipere potiora. L'Orazione presa in particolare (dice il S. Dottore) significa il ricorso a Dio, ma presa in generale contiene tutte l'altre parti di sopra nominate; e tale noi l'intenderemo, nominandola da qui avanti col nome di Orazione, o di Preghiera.


    Per affezionarci poi a questo gran mezzo della nostra salute, qual'è necessaria, e quanto vaglia ad ottenerci tutte le grazie che da Dio desideriamo, se sappiamo domandarle come si dee. Quindi in questa Prima Parte parleremo prima della Necessità, e del Valore della Preghiera, e poi delle Condizioni della medesima, affinch'ella riesca efficace appresso Dio. Nella seconda Parte poi dimostreremo, che la grazia della Preghiera si dà a tutti; ed ivi si tratterà del modo ordinario, con cui opera la Grazia9.
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    CAPO I - DELLA NECESSITÀ DELLA PREGHIERA
    Fu già errore de' Pelagiani il dire, che l'Orazione non è necessaria a conseguir la salute. Dicea l'empio lor Maestro Pelagio1, che l'Uomo in tanto solamente si perde, in quanto trascura di conoscere le verità necessarie a sapersi. Ma gran cosa dicea S. Agostino2: Omnia (Pelagius) disputat, quam ut oreta. Pelagio d'ogni altra cosa volea trattare fuorché dell'Orazione, ch'è l'unico mezzo (come teneva ed insegnava il Santo) per acquistare la Scienza de' Santi, secondo quel che scrisse già S. Giacomo: Si quis indiget sapientia, postulet a Deo, qui dat omnibus affluenter, nec3 improperat. Jac. 1. 6.
    Son troppo chiare le Scritture, che ci fan vedere la necessità che abbiamo di pregare, se vogliamo salvarci. Oportet semper orare, et non deficere. Luc. 18. 1. Vigilate, et orate, ut non intretis in tentationem. Matth. 26. 41. Petite, et dabitur vobis. Matth. 7. 7.
    Le suddette parole Oportet, Orate, Petite, come vogliono comunemente i Teologi4, significano ed importano precetto e necessità. Vicleffo5 dicea, che questi testi s'intendeano, non già dell'Orazione, ma

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    solamente della necessità delle buone opere, sicché il pregare in suo senso non era altro che il bene operare; ma questo fu suo errore, e fu condannato espressamente dalla Chiesa. Onde scrisse il dotto Leonardo Lessiob non potersi negare senza errar nella Fede, che la Preghiera agli Adulti è necessaria per salvarsi; costando evidentemente dalle Scritture, esser l'Orazione l'unico mezzo per conseguire gli aiuti necessari alla salute: Fide tenendum est Orationem Adultis ad salutem necessariam, ut colligitur ex Scripturis; quia Oratio est medium, sine quo auxilium ad salutem necessarium obtineri nequit6.
    La ragione è chiara. Senza il soccorso della Grazia noi non possiamo fare alcun bene. Sine me nihil potestis facere. Jo. 15. 5. Nota S. Agostino su queste parole, che Gesù Cristo non disse, niente potere compire, ma niente fare: Non ait perficere, sed facere7. Per darci con ciò ad intendere il nostro Salvatore, che noi, senza la Grazia neppure possiamo cominciare a far il bene. Anzi scrisse l'Apostolo, che da per noi neppure possiamo aver desiderio di farlo: Non quod sufficientes simus cogitare aliquid a nobis, sed sufficientia nostra ex Deo est. 2. Cor. 3. 58. Se dunque non possiamo neanche pensare al bene tanto meno possiamo desiderarlo. Lo stesso ci significano tante altre Scritture: Deus operatur omnia in omnibus 1. Cor. 12. 79. Faciam ut in praeceptis meis ambuletis, et judicia mea custodiatis, et operemini. Ezech. 36. 27. In modo, che, siccome scrisse S. Leone Ic Nulla facit homo bona, quae non Deus praestet, ut faciat homo10. Noi non facciamo alcun bene, fuori

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    di quello che Dio con la sua grazia ci fa operare. Onde il Concilio di Trento nella Sess. 6. Can. 3. disse: Si quis dixerit, sine praeveniente Spiritus Sancti inspiratione, atque ejus adjutorio, hominem credere, sperare, diligite, aut poenitere posse, sicut oportet, ut ei justificationis gratia conferatur, anathema sit.
    L'Autore dell'Opera imperfetta, parlando de' bruti, dice che 'l Signore altri ha provveduti di corso, altri di unghie, altri di penne, acciocché così possano conservare il loro essere; ma l'Uomo poi l'ha formato in tale stato, ch'esso solo Dio fosse tutta la di lui virtù: Alios munivit cursu, alios unguibus, alios pennis. Hominem autem sic disposuit, ut virtus illius Ipse sitd 11. Sicché l'Uomo è affatto impotente a procurare la sua salute, poiché ha voluto Iddio, che quanto ha, e può avere tutto lo riceva dal solo aiuto della sua Grazia.
    Ma questo aiuto della Grazia il Signore di providenza ordinaria non lo concede, se non a chi prega, secondo la celebre sentenza di Gennadioe: Nullum credimus ad salutem, nisi Deo invitante, venire; nullum invitatum salute suam, nisi Deo auxiliante, operari; nullum, nisi orantem, auxilium promereri12.
    Posto dunque da una parte, che senza il soccorso della Grazia niente noi possiamo; e posto dall'altra, che tal soccorso ordinariamente non si dona da Dio se non a chi prega, chi non vede dedursi per conseguenza, che la Preghiera ci è assolutamente necessaria alla salute? È vero che le prime grazie, le quali vengono a noi senza alcuna nostra cooperazione, come sono la vocazione alla Fede, o alla penitenza, dice S. Agostino che Dio le concede anche a coloro che non pregano; nulladimeno tien per certo poi il Santo, che l'altre grazie

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    (e specialmente il dono della Perseveranza) non si concedono, se non a chi prega: Deum nobis dare aliqua etiam non orantibus, ut initium Fidei; alia non nisi orantibus praeparasse, sicut Perseverantiamf 13. Ond'è che i Teologi comunemente con S. Basilio14, S. Gio. Grisostomo, Clemente Alessandrino, ed altri col medesimo S. Agostino, insegnano che la Preghiera agli Adulti è necessaria non solo di necessità di precetto, come abbiam veduto, ma anche di mezzo, viene a dire, che di provvidenza ordinaria un Fedele senza raccomandarsi a Dio, con cercargli le grazie necessarie alla salute, è impossibile che si salvi. Lo stesso insegna S. Tommasog dicendo: Post Baptismum autem necessaria est homini jugis oratio, ad hoc quod Caelum introeat; licet enim per Baptismum remittantur peccata, remanet tamen fomes peccati nos impugnans interius, et Mundus, et Daemones qui impugnant exterius.
    La ragione dunque, che ci fa certi secondo l'Angelico della necessità che abbiamo della Preghiera, eccola in breve: Noi per salvarci dobbiamo combattere, e vincere: Qui certat in agone non coronatur nisi legitime certaverit. 2. Tim. 2. 5. All'incontro senza l'aiuto Divino non possiamo resistere alle forze di tanti e tali nemici: or questo aiuto Divino solo per l'Orazione si concede: dunque senza Orazione non v'è salute.
    Che poi l'Orazione sia l'unico ordinario mezzo per ricevere i Divini doni, lo conferma più distintamente il medesimo S. Dottore in altro luogoh, dicendo che 'l Signore tutte le grazie che ab eterno ha determinate di donare a noi, vuol donarcele non per altro mezzo che dell'Orazione. E lo stesso scrisse S. Gregorioi: Homines postulando merentur accipere, quod eis Deus ante saecula disposuit donare15. Non già, dice S. Tommasol, è necessario il pregare, affinché Iddio intenda

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    i nostri bisogni, ma affinché noi intendiamo la necessità, che abbiamo di ricorrere a Dio, per ricevere i soccorsi opportuni a salvarci, e con ciò riconoscerlo per unico Autore di tutti i nostri beni: Sed ut nos (son le parole del Santo) consideremus in his ad Divinum auxilium esse recurrendum; et recognoscamus Eum esse bonorum nostrorum Auctorem.16 Siccome dunque ha stabilito il Signore, che noi fossimo provveduti del pane con seminare il grano, e del vino con piantar le viti; così ha voluto che riceviamo le grazie necessarie alla salute per mezzo della Preghiera, dicendo: Petite, et dabitur vobis; quaerite et invenietis. Matth. 7. 7.
    Noi in somma altri non siamo che poveri mendici, i quali tanto abbiamo quanto ci dona Dio per limosina. Ego autem mendicus sum et pauper. Psalm. 39. 18. Il Signore, dice S. Agostino, ben desidera e vuole dispensarci le sue grazie, ma non vuol dispensarle, se non a chi le domanda: Deus dare vult, sed non dat nisi petentim 17. Egli si protesta con dire: Petite, et dabitur vobis. Cercate, e vi sarà dato; dunque dice S. Teresa18, chi non cerca, non riceve. Siccome l'umore è necessario alle piante per vivere, e non seccare, così dice il Grisostomonè necessaria a noi l'Orazione per salvarci19. In altro luogo dice il medesimo Santo, che come l'Anima dà vita al Corpo, così l'Orazione mantiene in vita l'Anima: Sicut corpus sine Anima non potest vivere, sic Anima sine Oratione mortua est, et graviter olens20. Dice graviter olens, perché

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    chi lascia di raccomandarsi a Dio, subito comincia a puzzar di peccati. Si chiama anche l'Orazione cibo dell'Anima, perché senza cibo non può sostentarsi il Corpo, e senza Orazione (dice S. Agostino) non può conservarsi in vita l'Anima: Sicut escis alitur caro, ita orationibus homo nutritur21. Tutte queste similitudini, che adducono questi Ss. Padri, dinotano l'assoluta necessità ch'essi insegnano d'esservi in tutti di pregare per conseguir la salute.
    L'Orazione inoltre è l'arme più necessaria per difenderci da Nemici; chi di questa non s'avvale, dice S. Tommaso, è perduto22. Non dubita il Santo, che Adamo perciò cadde, perché non si raccomandò a Dio, allora che fu tentato: Peccavit, quia ad Divinum auxilium recursum non habuit23. E lo stesso scrisse S. Gelasio parlando degli Angeli ribelli: Dei gratiam in vacuum recipientes, non orando constare nequierunto 24. S. Carlo Borromeo in una Lettera Pastoralep 25 avverte, che tra tutti i mezzi, che Gesù Cristo ci ha raccomandati nel Vangelo, ha dato il primo luogo alla Preghiera; ed in ciò ha voluto che si distinguesse la Sua Chiesa e Religione dalle altre Sette, volendo ch'ella si chiamasse specialmente Casa d'Orazione: Domus mea domus orationis vocabitur. Matth. 21. 13. Conclude S. Carlo nella suddetta Lettera, che la Preghiera Est omnium virtutum principium, progressus, et complementum. Sicché nelle tenebre, nelle miserie, e ne' pericoli, in cui noi ci troviamo non abbiamo in che altro fondare le nostre speranze, che in sollevare gli occhi a Dio, e dalla sua Misericordia impetrare colle Preghiere la nostra salvezza: Sed cum ignoramus (dicea il Re Giosafatte) quid ageredebeamus, hoc solum habemus residui, ut oculos dirigamus ad te. 2. Par. 20. 12.

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    E così anche praticava Davide, altro mezzo non trovando per non esser preda de' Nemici che pregare continuamente il Signore a liberarlo dalle loro insidie: Oculi mei semper ad Dominum, quoniam ipse evellet de laqueo pedes meos. Psalm. 24. 15. Sicché altro Egli non facea, che pregare dicendo: Respice in me et miserere mei, quia unicus et pauper sum ego, ibid. v. 16. Clamavi ad te, Domine, salvum me fac, ut custodiam mandata tua. Psalm. 118. 146. Signore, volgete a me gli occhi, abbiate pietà di me, e salvatemi: mentr'io non posso niente, e fuori di Voi non ho chi possa aiutarmi.
    Ed in fatti come noi potressimo26 mai resistere alle forze de' molti Nemici, ed osservare i Divini Precetti, specialmente dopo il peccato del nostro primo Padre Adamo, che ci ha renduti così deboli ed infermi, se non avessimo il mezzo dell'Orazione, per cui possiamo già dal Signore impetrare la luce, e la forza bastante per osservarli? Fu già bestemmia quel che disse Lutero, cioè che dopo il peccato di Adamo siasi fatta assolutamente impossibile agli Uomini l'osservanza della Divina Legge27. Giansenio ancora disse, che alcuni Precetti anche a' Giusti erano impossibili, secondo le presenti forze che hanno; e fin qui la sua proposizione avrebbe potuto spiegarsi in buon senso; ma ella fu giustamente condannata dalla Chiesa per quello che poi vi aggiunse, dicendo che mancava ancora la Grazia Divina a renderli possibili: Deest quoque Gratia qua possibilia fiant.
    È vero, dice S. Agostino, che l'uomo per la sua debolezza non può già adempire alcuni precetti colle presenti forze, e colla Grazia ordinaria, o sia comune a tutti, ma ben può colla Preghiera ottener l'aiuto maggiore, che vi bisogna per osservarli: Deus impossibilia non jubet, sed jubendo monet et facere quod possis, et petere quod non possis, et adjuvat ut possisq. Eccellere questo testo del Santo, che poi fu adottato, e fatto Dogma di Fede dal Concilio di Trento. Sess. 6. cap. 11. Ed ivi immediatamente soggiunse il S. Dottore: Videamus unde (cioè, come l'Uomo può fare quel che non può?) medicina poterit, quod vitio non potest28. E vuol dire, che colla Preghiera

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    otteniamo il rimedio della nostra debolezza, poiché, pregando noi, Iddio ci dona la forza a fare quel che noi non possiamo29. Non possiamo già credere, siegue a parlare S. Agostino, che 'l Signore abbia voluto imporci l'osservanza della legge, e che poi ci abbia imposta una legge impossibile; e perciò dice il Santo, che allorché Dio ci fa conoscere impotenti ad osservare tutt'i suoi Precetti, Egli ci ammonisce a far le cose facili colla grazia ordinaria, che ci dona, ed a far poi le cose difficili coll'aiuto maggiore, che possiamo impetrare per mezzo della Preghiera: Eo ipso quo firmissime creditur Deus impossibilia non potuisse praecipere, admonemur et in facilibus quid agamus, et in difficilibus quid petamusr 30. Ma perché (dirà taluno) ci ha comandato Dio cose impossibili alle nostre forze? Appunto per questo, dice il Santo, acciocché noi attendiamo ad ottener coll'Orazione l'aiuto per fare ciò che non possiamo: Jubet aliqua, quae non possumus, ut noverimus quid ab illo petere debeamuss 31. Ed in altro luogo: Lex data est, ut gratia quaereretur, gratia data est, ut lex implereturt 32. La legge33 non può osservarsi senza la grazia, e Dio a questo fine ha data la legge, acciocché noi sempre lo supplichiamo a donarci la grazia per osservarla. In altro luogo dice: Bona est lex, si quis ea legitime utatur. Quid est ergo legitime uti lege? E risponde: Per legem agnoscere morbum suum, et quaerere ad sanitatem Divinum adjutoriumu 34. Dice dunque S. Agostino, che noi dobbiamo servirci della legge, ma a che cosa? a conoscere per mezzo della legge (a noi impossibile) la nostra impotenza ad osservarla, acciocché poi impetriamo col pregare l'aiuto Divino, che sana la nostra debolezza.leggere...

    Spiegazione dela Messa di Dom Prosper Guéranger O.S.B

    Spiegazione
    della
    Santa Messa
    di Dom Prosper Guéranger O.S.B
    Abate di Solesmes (1805-1875)



    II. IL CONFITEOR

    La santa Chiesa impiega qui la formula di confessione che lei stessa ha creato e che risale all'VIII secolo. Non è permesso né aggiungere né togliere alcunché. Questa preghiera usufruisce della prerogativa di tutti i sacramentali: la sua recitazione apporta la remissione dei peccati veniali di cui si ha contrizione. Dio, nella sua bontà ha voluto che altri mezzi, oltre il sacramento della Penitenza, possano cancellare i peccati veniali; ed è per questo che ha ispirato alla sua Chiesa l'uso dei sacramentali.
    Il sacerdote comincia dunque la confessione e si accusa in primo luogo davanti a Dio; ma sembra dire: «Non voglio confessarmi solo a Dio, ma ancora a tutto ciò che è santo, perché tutti coloro davanti ai quali accuso le mie colpe domandino perdono per me e con me». Così si premura di aggiungere: «Confesso alla Beata sempre Vergine Maria». Senza dubbio egli non ha offeso la santa Vergine, ma ha peccato avanti ad essa, e questo pensiero gli basta per motivare la confessione e che fa anche a Lei. Passa poi all'arcangelo San Michele, così grande e così potente, preposto alla custodia della nostre anime, soprattutto al momento della morte. Si confessa ugualmente a san Giovanni Battista, che nostro Signore ha tanto amato e che è stato suo precursore; poi a San Pietro e a San Paolo, i principi degli Apostoli.
    Certi Ordini religiosi hanno ottenuto di aggiungere il nome del loro padre o fondatore del loro Ordine. E così che noi benedettini aggiungiamo San benedetto; i domenicani San Domenico; i francescani a San Francesco, etc.
    Infine il sacerdote si rivolge, in questa confessione, a tutti i circostanti, aggiungendo: Et vobis fratres; perché, umiliandosi come peccatore, non solamente si accusa davanti a coloro che sono già glorificati, ma anche davanti a tutti i presenti. E, non contento di dire che ha peccato, egli aggiunge in quale modo, cioè in pensieri, parole e opere: cogitatione, verbo et opere, che sono i tre modi mediante i quali l'uomo può peccare.
    Volendo esprimere poi che ha peccato volontariamente, per tre volte lo dice con queste parole: mea culpa; e, per testimoniare insieme al pubblicano del Vangelo i suoi sentimenti di penitenza, si percuote il petto tre volte, mentre dice che ha peccato per sua colpa. Sentendo il bisogno di ricevere il perdono, si ripresenta a tutte le creature glorificate davanti alle quali si era accusato, le invoca e domanda loro, così come ai fratelli presenti, di pregare per lui.
    A proposito di questa formula di confessione stabilita dalla santa Chiesa, diciamo - di passaggio - che può essere sufficiente a una persona in pericolo di morte e incapace di fare una confessione più esplicita.
    I ministranti rispondono al sacerdote con un voto «Il Signore abbia misericordia di Te...», a cui il prete, rimanendo inclinato, aggiunge Amen. Questa risposta in forma di voto è una supplica alla misericordia di Dio per il celebrante.
    Ma i ministranti hanno loro stessi bisogno di perdono; ed è per questo motivo che, a loro volta, con la stessa formula, fanno la confessione dei loro peccati non più però a dei fratelli, et vobis fratres, ma al sacerdote, che chiamano «padre»: et tibi Pater.
    Non è mai permesso di cambiare qualunque cosa di ciò che la santa Chiesa ha stabilito per la celebrazione della Messa; così nel Confiteor i ministri devono sempre dire semplicemente et tibi Pater, et te Pater, senza aggiungere nessuna specificazione, anche se servissero la Messa al Papa.
    Quando i ministri hanno pronunciato questa formula di confessione, il sacerdote fa per essi la stessa supplica che questi avevano fatto per lui; essi rispondono ugualmente con amen.
    Viene poi una specie di benedizione, Indulgentiam, mediante la quale il sacerdote domanda per lui e per i suoi fratelli il perdono e la remissione dei peccati, facendosi il segno della croce; egli pronuncia la parola nobis e non vobis, mettendosi insieme ai ministri, unito a loro nella supplica comune.
    Una volta terminata la confessione, il sacerdote si inclina di nuovo, ma meno profondamente di come aveva fatto al Confiteor. Egli dice: Deus tu conversus vivificabis nos «O Dio, con un solo sguardo ci donerai la vita»; e i ministri: Et plebs tua laetabitur in te, «E il tuo popolo si allieterà in te»; subito dopo: Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam, «Mostraci, Signore, la tua misericordia»; Et salutare tuum da nobis, «E donaci il Salvatore che hai preparato».
    Questi versetti sono recitati da tempi antichissimi. L'ultimo è una parola del re David, che domanda il Messia nel salmo LXXXIV Benedixisti Domine terram tuam (Hai benedetto, Signore, la tua terra); perché durante la Messa, prima della consacrazione, noi attendiamo il Signore analogamente a coloro che, prima dell'incarnazione, attendevano il Messia promesso alle nazioni. Con la parola misericordiam, usata dal Profeta, non va intessa la bontà di Dio. No, noi domandiamo a Dio che si degni di inviare colui che è la sua Misericordia e la sua Salvezza, cioè Colui per il quale verrà a noi la salvezza. Questa parola del salmo ci trasporta completamente al tempo dell'Avvento, durante il quale noi non cessiamo di domandare Colui che sta per venire.
    Dopo questo, il sacerdote domanda a Dio che si degni di esaudire la sua preghiera; poi saluta il popolo dicendo Dominus vobiscum «Il Signore sia con voi». È come un saluto che indirizza ai suoi fratelli nel momento solenne in cui sta per varcare i gradini dell'altare, e, come Mosè, sta entrando sotto la nube (cf Es XXIV, 18). I ministri gli rispondono, per conto del popolo, con queste parole: et cum spiritu tuo, «e con il tuo spirito».
    Preparandosi a salire all'altare, il sacerdote dice: Oremus «Preghiamo», allarga le mani e le ricongiunge. Ogni volta che dice questa parola, agisce nel solito modo, perché si dispone a pregare, e perché, per pregare si stendono le mani verso Dio, che è in cielo e a cui ci si indirizza. Così aveva pregato Nostro Signore sulla croce. Nella preghiera che il sacerdote dice salendo i gradini, egli parla al plurale, perché non sale da solo; il diacono e il suddiacono salgono con lui, l'accompagnano e lo servono.
    Il pensiero dominate del sacerdote, in questo momento solenne, è quello di purificarsi, perché, come egli stesso dice, sta entrando nel «santo dei santi»: ad Sancta Sanctorum, usando questo superlativo ebraico per esprimere la grandezza dell'azione che si accinge a compiere. Domanda dunque che i suoi peccati saino rimossi, pregando anche per i ministri. Più ci si avvicina a Dio, più si sentono anche le minime macchie che sporcano l'anima; il sacerdote sente dunque il bisogno di purificarsi ancora e lo domanda a Dio. Ha già detto Deus tu conversus vivificabis nos - Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam. Ma, poiché si accosta di più a Dio, egli teme e raddoppia le sue preghiere per ottenere il perdono. Varca i gradini dicendo questa preghiera: Aufer a nobis, quaésumus, Dómine, iniquitátes nostras: ut ad sancta sanctórum puris mereámur méntibus introíre. Per Christum Dóminum nostrum. Amen; «Togli da noi, o Signore, le nostre iniquità: affinché con animo puro possiamo entrare nel Santo dei Santi. Per Cristo nostro Signore. Cosi sia.»Giunto all'altare, il sacerdote posa le mani giunte sull'altare, e poi lo bacia. Questo bacio dell'altare è qui un segno di rispetto per le reliquie dei santi, che vi sono contenute. Egli fa un'altra preghiera nella quale domanda che i peccati siano perdonati: peccata mea «i miei peccati»; ma la comincia dicendo: Oramus te, «noi ti preghiamo», perché tutti coloro che assistono al sacrificio devono avere per il sacerdote un sentimento filiale e pregare con lui e per lui.


    È possibile richiedere il libro


    La Santa Messa, Spiegazione delle preghiere e delle cerimonie della Santa Messa secondo alcune note raccolte dalle conferenze di Dom Prosper Guéranger, Abate di Solesmes
    al seguente indirizzo:
    Suore Francescane dellíImmacolata , Monastero della Murate , Via dei Lanari, 2 , 06012 CITTÀ DI CASTELLO (PG)
    tel/fax: 075-8555779 - posta elettronica: francescanecittacastelloATinterfree.it

    segunda-feira, 28 de janeiro de 2013

    Ven. Pio XII : O augusto sacrifício do altar . Ven. PIUS XII : The august sacrifice of the altar. Ven. PIO XII : El Augusto Sacrificio del Altar. VEN. PIE XII : Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix: Le saint sacrifice de l’autel.

    https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzSROI0Rg0a08qlBnBTcaJzOp_nG38q7qGIEducX_H2Dn0u2HPE7yG-ZHV5R-1HDNl0xuo7axYC9Ijo6-nm3_HzmFvtjVabK2BGw-fwCwT87sLEHNcSSxd3ZqMDCIPIFF_kJuj0_o9o_8/s400/Pius+XII+-+procession+en+silla.JPG

    Ven. Pio XII : O augusto sacrifício do altar não é, pois, uma pura e simples comemoração da paixão e morte de Jesus Cristo, mas é um verdadeiro e próprio sacrifício, no qual, imolando-se incruentamente, o sumo Sacerdote faz aquilo que fez uma vez sobre a cruz, oferecendo-se todo ao Pai, vítima agradabilíssima. "Uma... e idêntica é a vítima: aquele mesmo, que agora oferece pelo ministério dos sacerdotes, se ofereceu então sobre a cruz; é diferente apenas, o modo de fazer a oferta".


    CARTA ENCÍCLICA DO PAPA PIO XII
    MEDIATOR DEI
    SOBRE A SAGRADA LITURGIA

    SEGUNDA PARTE
    O CULTO EUCARÍSTICO
    I. Natureza do sacrifício eucarístico
    59. O mistério da santíssima eucaristia, instituída pelo sumo sacerdote Jesus Cristo e, por vontade sua, perpetuamente renovada pelos seus ministros, é como a súmula e o centro da religião cristã. Em se tratando do ápice da sagrada liturgia, julgamos oportuno, veneráveis irmãos, deter-nos um pouco, chamando a vossa atenção para esta importantíssima temática.
    60. O Cristo Senhor, "sacerdote eterno segundo a ordem de Melquisedeque" (56) "tendo amado os seus que estavam no mundo",(57) "na última ceia, na noite em que foi traído, para deixar à Igreja, sua esposa dileta, um sacrifício visível, como exige a natureza dos homens, o qual representasse o sacrifício cruento que devia cumprir-se na cruz uma só vez, e para que a sua lembrança permanecesse até o fim dos séculos e nos fosse aplicada sua salutar virtude em remissão dos nossos pecados cotidianos... ofereceu a Deus Pai o seu corpo e o seu sangue sob as espécies de pão e de vinho e deu-os aos apóstolos então constituídos sacerdotes do Novo Testamento, para que sob essas mesmas espécies o recebessem, e ordenou a eles e aos seus sucessores no sacerdócio, que o oferecessem".(58)
    61. O augusto sacrifício do altar não é, pois, uma pura e simples comemoração da paixão e morte de Jesus Cristo, mas é um verdadeiro e próprio sacrifício, no qual, imolando-se incruentamente, o sumo Sacerdote faz aquilo que fez uma vez sobre a cruz, oferecendo-se todo ao Pai, vítima agradabilíssima. "Uma... e idêntica é a vítima: aquele mesmo, que agora oferece pelo ministério dos sacerdotes, se ofereceu então sobre a cruz; é diferente apenas, o modo de fazer a oferta".(59)
    62. Idêntico, pois, é o sacerdote, Jesus Cristo, cuja sagrada pessoa é representada pelo seu ministro. Este, pela consagração sacerdotal recebida, assemelha-se ao sumo Sacerdote e tem o poder de agir em virtude e na pessoa do próprio Cristo;(60) por isso, com sua ação sacerdotal, de certo modo, "empresta a Cristo a sua língua, e lhe oferece a sua mão".(61)
    63. Também idêntica é a vítima, isto é, o divino Redentor, segundo a sua humana natureza e na realidade do seu corpo e do seu sangue. Diferente, porém, é o modo pelo qual Cristo é oferecido. Na cruz, com efeito, ele se ofereceu todo a Deus com os seus sofrimentos, e a imolação da vítima foi realizada por meio de morte cruenta livremente sofrida; no altar, ao invés, por causa do estado glorioso de sua natureza humana, "a morte não tem mais domínio sobre ele"(62) e, por conseguinte, não é possível a efusão do sangue; mas a divina sabedoria encontrou o modo admirável de tornar manifesto o sacrifício de nosso Redentor com sinais exteriores que são símbolos de morte. Já que, por meio da transubstanciação do pão no corpo e do vinho no sangue de Cristo, têm-se realmente presentes o seu corpo e o seu sangue; as espécies eucarísticas, sob as quais está presente, simbolizam a cruenta separação do corpo e do sangue. Assim o memorial da sua morte real sobre o Calvário repete-se sempre no sacrifício do altar, porque, por meio de símbolos distintos, se significa e demonstra que Jesus Cristo se encontra em estado de vítima.

    Ven. PIUS XII : The august sacrifice of the altar, then, is no mere empty commemoration of the passion and death of Jesus Christ, but a true and proper act of sacrifice, whereby the High Priest by an unbloody immolation offers Himself a most acceptable victim to the Eternal Father, as He did upon the cross. "It is one and the same victim; the same person now offers it by the ministry of His priests, who then offered Himself on the cross, the manner of offering alone being different.


    MEDIATOR DEI
    ENCYCLICAL OF POPE PIUS XII
    ON THE SACRED LITURGY



    66. The mystery of the most Holy Eucharist which Christ, the High Priest instituted, and which He commands to be continually renewed in the Church by His ministers, is the culmination and center, as it were, of the Christian religion. We consider it opportune in speaking about the crowning act of the sacred liturgy, to delay for a little while and call your attention, Venerable Brethren, to this most important subject.
    67. Christ the Lord, "Eternal Priest according to the order of Melchisedech,"[56] "loving His own who were of the world,"[57] "at the last supper, on the night He was betrayed, wishing to leave His beloved Spouse, the Church, a visible sacrifice such as the nature of men requires, that would re-present the bloody sacrifice offered once on the cross, and perpetuate its memory to the end of time, and whose salutary virtue might be applied in remitting those sins which we daily commit, . . . offered His body and blood under the species of bread and wine to God the Father, and under the same species allowed the apostles, whom he at that time constituted the priests of the New Testament, to partake thereof; commanding them and their successors in the priesthood to make the same offering."[58]
    68. The august sacrifice of the altar, then, is no mere empty commemoration of the passion and death of Jesus Christ, but a true and proper act of sacrifice, whereby the High Priest by an unbloody immolation offers Himself a most acceptable victim to the Eternal Father, as He did upon the cross. "It is one and the same victim; the same person now offers it by the ministry of His priests, who then offered Himself on the cross, the manner of offering alone being different."[59]
    69. The priest is the same, Jesus Christ, whose sacred Person His minister represents. Now the minister, by reason of the sacerdotal consecration which he has received, is made like to the High Priest and possesses the power of performing actions in virtue of Christ's very person.[60] Wherefore in his priestly activity he in a certain manner "lends his tongue, and gives his hand" to Christ.[61]

    Ven. PIO XII : El Augusto Sacrificio del Altar no es; pues, una pura y simple conmemoración de la Pasión y Muerte de Jesucristo, sino que es un Sacrificio propio y verdadero, en el cual, inmolándose incruentamente el Sumo Sacerdote, hace lo que hizo una vez en la Cruz, ofreciéndose todo El al Padre, Víctima gratísima. «Una... y la misma, es la Víctima; lo mismo que ahora se ofrece por ministerio de los Sacerdotes, se ofreció entonces en la Cruz; sólo es distinto el modo de hacer el ofrecimiento»



    "Mediator Dei"
    Sobre la Sagrada Liturgia
    20 de noviembre de 1947
    PARTE SEGUNDA
    EL CULTO EUCARÍSTICO.
    I. Naturaleza del Sacrificio Eucarístico
    A) MOTIVO DE TRATAR ESTE TEMA
    84. El Misterio de la Santísima Eucaristía, instituida por el Sumo Sacerdote, Jesucristo, y renovada constantemente por sus ministros, por obra de su voluntad, es como el compendio y el centro de la religión cristiana. Tratándose de lo más alto de la Sagrada Liturgia, creemos oportuno, Venerables Hermanos, detenernos un poco y atraer Vuestra atención a este gravísimo argumento.
    B) EL SACRIFICIO EUCARÍSTICO
    1º. Institución.
    85. Cristo, Nuestro Señor, «Sacerdote eterno según el orden de Melchisedec» (Sal. 109, 4)) que «habiendo amado a los suyos que estaban en el mundo» (Juan, 13, 1), «en la última cena, en la noche en que era traicionado, para dejar a la Iglesia, su Esposa amada, un sacrificio visible -como lo exige la naturaleza de los hombres-, que representase el sacrificio cruento que había de llevarse a efecto en la Cruz, y para que su recuerdo permaneciese hasta el fin de los siglos y fuese aplicada su virtud salvadora a la remisión de nuestros pecados cotidianos... ofreció a Dios Padre su Cuerpo y su Sangre, bajo las especies del pan y del vino, y las dio a los Apóstoles, entonces constituidos en Sacerdotes del Nuevo Testamento, a fin de que bajo estas mismas especies lo recibiesen, mientras les mandaba a ellos y a sus sucesores en el Sacerdocio, el ofrecerlo» (5).
    2º. Naturaleza.
    a) No es simple conmemoración.
    86. El Augusto Sacrificio del Altar no es; pues, una pura y simple conmemoración de la Pasión y Muerte de Jesucristo, sino que es un Sacrificio propio y verdadero, en el cual, inmolándose incruentamente el Sumo Sacerdote, hace lo que hizo una vez en la Cruz, ofreciéndose todo El al Padre, Víctima gratísima. «Una... y la misma, es la Víctima; lo mismo que ahora se ofrece por ministerio de los Sacerdotes, se ofreció entonces en la Cruz; sólo es distinto el modo de hacer el ofrecimiento» (6).
    b) Comparación con el de la Cruz.
    1) Idéntico Sacerdote.
    87. Idéntico, pues, es el Sacerdote, Jesucristo, cuya Sagrada Persona está representada por su ministro. Este, en virtud de la consagración sacerdotal recibida, se asimila al Sumo Sacerdote y tiene el poder de obrar en virtud y en la persona del mismo Cristo; por esto, con su acción sacerdotal, en cierto modo; «presta a Cristo su lengua; le ofrece su mano» (7).
    2) Idéntica Víctima.
    88. Igualmente idéntica es la Víctima; esto es, el Divino Redentor; según su humana Naturaleza y en la realidad de su Cuerpo y de su Sangre.
    3) Distinto modo.
    89. Diferente, en cambio, es el modo en que Cristo es ofrecido. En efecto, en la Cruz, El se ofreció a Dios todo entero, y le ofreció sus sufrimientos y la inmolación de la Víctima fue llevada a cabo por medio de una muerte cruenta voluntariamente sufrida; sobre el Altar, en cambio, a causa del estado glorioso de su humana Naturaleza, «la muerte no tiene ya dominio sobre El» (Rom. 6, 9) y, por tanto, no es posible la efusión de la sangre; pero la divina Sabiduría han encontrado el medio admirable de hacer manifiesto el Sacrificio de Nuestro Redentor con signos exteriores, que son símbolos de muerte. Ya que por medio de la Transubstanciación del pan en el Cuerpo y del vino en la Sangre de Cristo, como se tiene realmente presente su Cuerpo, así se tiene su Sangre; así, pues, las especies eucarísticas, bajo las cuales está presente, simbolizan la cruenta separación del Cuerpo y de la Sangre. De este modo, la conmemoración de su muerte, que realmente sucedió en el Calvario, se repite en cada uno de los sacrificios del altar, ya que por medio de señales diversas se significa y se muestra Jesucristo en estado de víctima.

    VEN. PIE XII : Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix: Le saint sacrifice de l’autel n’est donc pas une pure et simple commémoration des souffrances et de la mort de Jésus-Christ, mais un vrai sacrifice, au sens propre, dans lequel, par une immolation non sanglante, le Souverain Prêtre fait ce qu’il a fait sur la croix, en s’offrant lui-même au Père éternel comme une hostie très agréable. " La victime est la même ; celui qui maintenant offre par le ministère des prêtres est celui qui s’offrit alors sur la croix ; seule la manière d’offrir diffère ".

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    Encyclique MEDIATOR DEI


    de Sa Sainteté le Pape PIE XII

    SUR LA SAINTE LITURGIE


    II LE CULTE EUCHARISTIQUE


    I. NATURE DU SACRIFICE EUCHARISTIQUE

    Le point culminant et comme le centre de la religion chrétienne est le mystère de la très sainte Eucharistie que le Christ, Souverain Prêtre, a instituée, et qu’il veut voir perpétuellement renouvelé dans l’Église par ses ministres. Comme il s’agit de la matière principale de la liturgie, Nous estimons utile de Nous y attarder quelque peu et d’attirer votre attention, Vénérables Frères, sur ce sujet très important.

    Le Christ, notre Seigneur, " prêtre éternel selon l’ordre de Melchisédech " (Ps CIX, 4), " ayant aimé les siens qui étaient dans le monde " (Jn XIII, 1), " durant la dernière Cène, la nuit où il fut trahi, voulut, comme l’exige la nature humaine, laisser à l’Église, son Épouse bien-aimée, un sacrifice visible, pour représenter le sacrifice sanglant qui devait s’accomplir une fois seulement sur la croix, afin donc que son souvenir demeurât jusqu’à la fin des siècles et que la vertu en fût appliquée à la rémission de nos péchés de chaque jour… Il offrit à Dieu son Père son corps et son sang sous les apparences du pain et du vin, symboles sous lesquels il les fit prendre aux apôtres, qu’il constitua alors prêtres du Nouveau Testament, et il ordonna, à eux et à leurs successeurs, de l’offrir " (Conc. Trid., Sess. XXII, cap. 1).

    Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix:

    Le saint sacrifice de l’autel n’est donc pas une pure et simple commémoration des souffrances et de la mort de Jésus-Christ, mais un vrai sacrifice, au sens propre, dans lequel, par une immolation non sanglante, le Souverain Prêtre fait ce qu’il a fait sur la croix, en s’offrant lui-même au Père éternel comme une hostie très agréable. " La victime est la même ; celui qui maintenant offre par le ministère des prêtres est celui qui s’offrit alors sur la croix ; seule la manière d’offrir diffère ". (Ibid. cap. 2)

    a. Prêtre identique

    C’est donc le même prêtre, Jésus-Christ, mais dont la personne sacrée est représentée par son ministre, celui-ci, en effet, par la consécration sacerdotale qu’il a reçue, est assimilé au Souverain Prêtre et jouit du pouvoir d’agir avec la puissance et au nom du Christ lui-même (Cf. S. Thomas, Summa theol. IIIa, q. 22, a. 4.). C’est pourquoi par son action sacerdotale, d’une certaine manière, " il prête sa langue au Christ, il lui offre sa main ". (Jean Chrysostome, In Ioann. Hom., 86, 4.)

    b. Victime identique

    La victime est également la même, à savoir le divin Rédempteur, selon sa nature humaine et dans la vérité de son corps et de son sang. La manière dont le Christ est offert est cependant différente. Sur la croix, en effet, il offrit à Dieu tout lui-même et ses douleurs, et l’immolation de la victime fut réalisée par une mort sanglante subie librement. Sur l’autel, au contraire, à cause de l’état glorieux de sa nature humaine, " la mort n’a plus d’empire sur lui " (Rm VI, 9), et, par conséquent, l’effusion du sang n’est plus possible ; mais la divine sagesse a trouvé un moyen admirable de rendre manifeste le sacrifice de notre Rédempteur par des signes extérieurs, symboles de mort. En effet, par le moyen de la transsubstantiation du pain au corps et du vin au sang du Christ, son corps se trouve réellement présent, de même que son sang, et les espèces eucharistiques, sous lesquelles il se trouve, symbolisent la séparation violente du corps et du sang. Ainsi le souvenir de sa mort réelle sur le Calvaire est renouvelé dans tout sacrifice de l’autel, car la séparation des symboles indique clairement que Jésus-Christ est en état de victime.

    Ven. PIO XII : Cristo Signore, «sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec» che, «avendo amato i suoi che erano nel mondo», «nell'ultima cena, nella notte in cui veniva tradito, per lasciare alla Chiesa sua sposa diletta un sacrificio visibile - come lo esige la natura degli uomini - che rappresentasse il sacrificio cruento, che una volta tanto doveva compiersi sulla Croce, e perché il suo ricordo restasse fino alla fine dei secoli, e ne venisse applicata la salutare virtù in remissione dei nostri quotidiani peccati, offrì a Dio Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e ne diede agli Apostoli allora costituiti sacerdoti del Nuovo Testamento, perché sotto le stesse specie lo ricevessero, mentre ordinò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio, di offrirlo».

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    PIO PP. XII
    SERVO DEI SERVI DI DIO

    LETTERA ENCICLICA

    MEDIATOR DEI
    Parte II.

    Il Culto Eucaristico

    Il mistero della Santissima Eucaristia, istituita dal Sommo Sacerdote Gesù Cristo e rinnovata in perpetuo per sua volontà dai suoi ministri, è come la somma e il centro della religione cristiana. Trattandosi del culmine della sacra Liturgia, riteniamo opportuno, Venerabili Fratelli, indugiare alquanto e richiamare la vostra attenzione su questo gravissimo argomento.

    Il Sacrifizio Eucaristico

    Cristo Signore, «sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec» che, «avendo amato i suoi che erano nel mondo», «nell'ultima cena, nella notte in cui veniva tradito, per lasciare alla Chiesa sua sposa diletta un sacrificio visibile - come lo esige la natura degli uomini - che rappresentasse il sacrificio cruento, che una volta tanto doveva compiersi sulla Croce, e perché il suo ricordo restasse fino alla fine dei secoli, e ne venisse applicata la salutare virtù in remissione dei nostri quotidiani peccati, offrì a Dio Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e ne diede agli Apostoli allora costituiti sacerdoti del Nuovo Testamento, perché sotto le stesse specie lo ricevessero, mentre ordinò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio, di offrirlo».

    L'augusto Sacrificio dell'altare non è, dunque, una pura e semplice commemorazione della passione e morte di Gesù Cristo, ma è un vero e proprio sacrificio, nel quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima graditissima. «Una . . . e identica è la vittima; egli medesimo, che adesso offre per ministero dei sacerdoti, si offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di fare l'offerta».

    Identico, quindi, è il sacerdote, Gesù Cristo, la cui sacra persona è rappresentata dal suo ministro. Questi, per la consacrazione sacerdotale ricevuta, assomiglia al Sommo Sacerdote, ed ha il potere di agire in virtù e nella persona di Cristo stesso; perciò, con la sua azione sacerdotale, in certo modo «presta a Cristo la sua lingua, gli offre la sua mano».

    Parimenti identica è la vittima, cioè il Divin Redentore, secondo la sua umana natura e nella realtà del suo Corpo e del suo Sangue. Differente, però, è il modo col quale Cristo è offerto. Sulla Croce, difatti, Egli offrì a Dio tutto se stesso e le sue sofferenze, e l'immolazione della vittima fu compiuta per mezzo di una morte cruenta liberamente subita; sull'altare, invece, a causa dello stato glorioso della sua umana natura, «la morte non ha più dominio su di Lui» e quindi non è possibile l'effusione del sangue; ma la divina sapienza ha trovato il modo mirabile di rendere manifesto il sacrificio del nostro Redentore con segni esteriori che sono simboli di morte. Giacché, per mezzo della transustanziazione del pane in corpo e del vino in sangue di Cristo, come si ha realmente presente il suo corpo, così si ha il suo sangue; le specie eucaristiche poi, sotto le quali è presente, simboleggiano la cruenta separazione del corpo e del sangue. Così il memoriale della sua morte reale sul Calvario si ripete in ogni sacrificio dell'altare, perché per mezzo di simboli distinti si significa e dimostra che Gesù Cristo è in stato di vittima.

    APÓSTOLOS DA MISSA GREGORIANA: CARD.CASTRILLÓN , CARD. BURKE, Card. Domenico Bartolucci, Monseñor Athanasius Schneider mais 240 Cardeais e Bispos



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    Monseñor Athanasius Schneider

    Pontifical en Moscú

    El pasado 15 de octubre, Monseñor Athanasius Schneider, obispo auxiliar de Astana, ofició Santa Misa Pontifical con la Forma Extraordinaria del Rito Romano, en la iglesia de San Luis, en Moscú, Rusia.

    Hoc Signo


    Santa Misa Tradicional en la Basilica de San Pedro en Roma
    .




    Con una misa según la Forma extraordinario del Rito Romano (el misal precedente al Concilio Vaticano II), concluyó este domingo en la Basílica de San Pedro un congreso sobre su vivencia en la Iglesia.
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    La santa misa fue celebrada en la Capilla de la Adoración Eucarística por el arzobispo Raymond Leo Burke, prefecto del Tribunal Supremo de la Signatura Apostólica.
    .
    En el acto, participó además monseñor Guido Pozzo, recientemente nombrado por el Papa secretario de la Comisión Pontificia “Ecclesia Dei”, encargada del diálogo con los seguidores de la Fraternidad de San Pío X, fundada por el arzobispo Marcel Lefebvre.
    .La capilla no pudo acoger a todos los que quisieron participar en la misa, pues quedó totalmente llena por 70 sacerdotes y unas 400 personas.
    .
    Después de la misa, los participantes en el congreso se reunieron en la plaza de San Pedro para rezar la oración del Ángelus junto al Papa, quien les dirigió un saludo especial en las palabras que dirigió a los peregrinos en italiano.
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    Con el título “Un gran don para toda la Iglesia”, el congreso ha analizado la aplicación del motu proprio “Summorum Pontificum”, sobre el uso de la liturgia romana anterior a la reforma de 1970.
    .El encuentro, celebrado entre el 16 y el 18 de octubre en la el salón de actos de la “Casa Bonus Pastor”, de Roma, fue organizado por “Jóvenes y Tradición” y “Amistad Sacerdotal Summorum Pontificum”.
    .
    La jornada intermedia, el sábado, fue clausurada con el canto del “Te Deum” y la bendición eucarística, celebrada por monseñor Camille Perl, vicepresidente emérito de la Comisión “Ecclesia Dei”.
    .Al inaugurar el congreso, el organizador, el padre Vincenzo Nuara O.P., constató las dificultades que encuentran en ocasiones quienes quieren aplicar el motu proprio “Summorum Pontificum”.
    “¿Pueden rechazar los hombres de Iglesia la misa en rito antiguo?”, se preguntó el padre Nuara.
    .
    “Si esto sucede, tiene lugar un gran problema para la Iglesia –respondió–. Pero, con frecuencia, donde obispos y párrocos se oponen, el resultado es que se lleva a jóvenes (laicos y sacerdotes) a amarla y practicarla. Hay, de todos modos, grandes signos de esperanza, en particular con el surgimiento de nuevas vocaciones para la misa en rito antiguo”, afirmó el sacerdote.
    . .




    fonte:una voce en la laguna
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    NUOVE IMMAGINI DEL PONTIFICALE DEL CARDINAL CASTRILLON

    fonte:Fides et forma
    Card. Domenico Bartolucci
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    244 Cardenales y Obispos

    Relación de Cardenales y Obispos que han oficiado o asistido a actos litúrgicos con la Forma Extraordinaria del Rito Romano, tras la entrada en vigor del motu proprio Summorum Pontificum.

    ALEMANIA: Cardenal Brandmüller (Presidente Emérito del Pontificio Consejo de Ciencias Históricas). Obispos Dick (Obispo Auxiliar Emérito de Colonia), Hanke (Obispo de Eichsttät), Laun (Obispo Auxiliar de Salzsburgo), Mixa (Obispo de Augsburgo) y Overbeck (Obispo de Essen).

    ARGENTINA: Obispos Baseotto (Obispo Emérito Castrense de Argentina), Laise (Obispo Emérito de San Luis), y Sánchez Sorondo (Canciller de la Pontificia Academia de Ciencias).

    AUSTRALIA: Cardenal Pell (Arzobispo de Sidney). Arzobispos Coleridge (Arzobispo de Camberra), Hart (Arzobispo de Melbourne), e Hickey (Arzobispo de Perth). Obispos Elliot (Obispo Auxiliar de Melbourne), Grech (Obispo de Sandhurst, +2010), Jarret (Obispo de Lismore), Porteus (Obispo Auxiliar de Sidney) y Prowse (Obispo de Sale).

    AUSTRIA: Cardenal Stickler (Archivero Emérito de la Santa Sede, +2007).

    BÉLGICA: Arzobispo Leonard (Arzobispo de Bruselas y Primado de Bélgica). Obispo Harpigny (Obispo de Tournai).

    BENIN: Obispo N´Koue (Obispo de Natitingou).

    BRASIL: Arzobispos Pena (Arzobispo de Niterói) y Taveira Correa (Arzobispo de Belem do Pará). Obispos Areas Rifán (Obispo de la Administración Apostólica San Juan Marían Vianney), Bergamin (Obispo de Nova Iguaçu), Canindé Palhano (Obispo de Senhor do Bomfim), Da Silva (Obispo Auxiliar Emérito de Fortaleza), Fontes de Matos (Obispo de Palmira dos Indios), Guimaraes (Obispo de Garanhuns), Lopes de Faria (Obispo Emérito de Diamantina,+2009), Paixao (Obispo Auxiliar de Salvador-Bahía), Pestana Filho (Obispo Emérito de Anápolis,+2011), Silva Matthes (Obispo Emérito de Franca), Sivieri (Obispo de Propriá-Sergipe), Soares da Costa (Obispo Auxiliar de Aracaju), y Stringhini (Obispo de Franca).

    CANADÁ: Arzobispos Roussin (Arzobispo de Vancouver, Emérito en 2009), Miller (Arzobispo de Vancouver), Prendergast (Arzobispo de Ottawa). Obispos Blais (Obispo Auxiliar de Quebec), y Lemay (Obispo Auxiliar de Quebec).

    CHILE: Cardenal Medina Estévez (Prefecto Emérito del Culto Divino). Arzobispo Piñera Carvallo (Arzobispo Emérito de La Serena). Obispo González Errázuriz (Obispo de San Bernardo).

    CHINA: Cardenal Zen (Arzobispo Emérito de Hong-Kong).

    COLOMBIA: Cardenal Castrillón Hoyos (Presidente Emérito de la Pontificia Comisión Ecclesia Dei).

    CROACIA: Obispo Pozaic (Obispo Auxiliar de Zagreb).

    DINAMARCA: Obispo Kozon (Obispo de Copenhagen).

    ESLOVAQUIA: Arzobispo Bezák (Arzobispo de Trnava).

    ESLOVENIA: Cardenal Rodé (Prefecto para la Vida Consagrada).

    ESPAÑA: Cardenales Cañizares Llovera (Prefecto para el Culto Divino), Martínez Sistach (Arzobispo de Barcelona), Herranz Casado (Presidente Emérito del Consejo de Textos Legislativos), y Navarrete Cortés (Rector Emérito de la Universidad Gregoriana, +2010). Arzobispo Ureña Pastor (Arzobispo de Zaragoza). Obispos: Fernández González (Obispo de Córdoba), Iceta Gavicagogeascoa (Obispo de Bilbao), Yanguas Sanz (Obispo de Cuenca).

    ESTADOS UNIDOS: Cardenales Baum (Penitenciario Mayor Emérito), Burke (Prefecto de la Signatura Apostólica), Egan (Arzobipo Emérito de Nueva York), Foley (Gran Maestre de la Orden del Santo Sepulcro), George (Arzobispo de Chicago), Levada (Prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe), O' Malley (Arzobispo de Boston). Arzobispos Brunett (Arzobispo de Seattle), Carlson (Arzobispo de Saint Louis), Di Noia (Secretario para el Culto Divino), Hugues (Arzobispo Emérito de Nueva Orleans), Kevin (Arzobispo Emérito de Southwark), Myers (Arzobispo de Newark), Nienstedt (Arzobispo de Sain Paul y Minneapolis), Pilarczyk (Arzobispo Emérito de Cicinnati), y Vigneron (Arzobispo de Detroit). Obispos Backer (Obispo de Birmingham), Boyea (Obispo de Lansing), Bevard (Obispo de Saint Thomas), Blair (Obispo de Toledo, Ohio), Bruskewitz (Obispo de Lincoln), Burbidge (Obispo de Raleigh), Callahan (Obispo de LaCrosse), Conley (Obispo Auxiliar de Denver), Cordileone (Obispo de Oakland), Corrada (Obispo de Tyler), D´Arcy (Obispo de Fort Wayne-South Bend), Daniels (Obispo de Grand Falls), Dewane (Obispo de Venice), Di Lorenzo (Obispo de Richmond), Doran (Obispo de Rockford), Etienne (Obispo de Cheyenne), Farrell (Obispo de Dallas), Finn (Obispo de Kansas City), Foley (Obispo Emérito de Birmingham), García (Obispo de Monterey), Hermann (Obispo Auxiliar de Saint Louis), Hurley (Obispo de Grand Rapids), Keleher (Obispo Emérito de Kansas City), Kicanas (Obispo de Tucson), Madera Uribe (Obispo Emérito de Fresno), Matano (Obispo de Burlington), McFadden (Obispo de Harrisburg), McManus (Obispo de Worcester), Morlino (Obispo de Madison), Murphy (Obispo de Rockville Centre), Nevares (Obispo Auxiliar de Phoenix), Olmsted (Obispo de Phoenix), Perry (Obispo Auxiliar de Chicago), Provost (Obispo de Lake Charles), Reiss (Obispo Auxiliar de Detroit), Rhoades (Obispo de Harrisburg), Ricken (Obispo de Green Bay), Sample (Obispo de Marquette), Serratelli (Obispo de Paterson), Silva (Obispo de Honolulu), Slattery (Obispo de Tulsa), Timlin (Obispo Emérito de Scranton), Tobin (Obispo de Providence), Waltersheid (Obispo Auxiliar de Pittsburg), y Van Johnston (Obispo de Springfield, Missouri).

    FILIPINAS: Arzobispo Lagdameo (Arzobispo de Jaro). Obispos Escaler (Obispo Emérito de Ipil), De Gregorio (Administrador de la Prelatura de Batanes), Hobayan (Obispo Emérito de Cazarman), y Tobias (Obispo de Novaliches).

    FRANCIA: Cardenales Barbarin (Arzobispo de Lyon), Ricard (Arzobispo de Burdeos), y Ving-Trois (Arzobispo de París y Presidente de la Conferencia Episcopal Francesa). Arzobispos Bacqué (Nuncio en Holanda), D´Ornellas (Arzobispo de Rennes), Le Gall (Arzobispo de Toulouse), Madec (Arzobispo Emérito de Toulon), Maillard (Arzobispo de Bourges), y Thomazeau (Arzobispo de Montpellier). Obispos Aillet (Obispo de Bayona), Aumonier (Obispo de Versalles), Bagnard (Obispo de Belley-Ars), Batut (Obispo Auxiliar de Lyon), Boivineau (Obispo de Annecy), Brouwet (Obispo Auxiliar de Nanterre), Centène (Obispo de Vannes), De Dinechin (Obispo Auxiliar de París), Delmas (Obispo de Angers), Dubost (Obispo de Evry), Dufour (Obispo de Limoges), Fikart (Obispo Auxiliar Emérito de París), Fort (Obispo de Orleans), Fréchard (Obispo Emérito de Auch), Gaidon (Obispo Emérito de Cahors), Guillaume (Obispo Emérito de Saint-Dié), Kalist (Obispo de Limoges), Kratz (Obispo Auxiliar de Estrasburgo), Lebrun (Obispo de Saint-Etienne), Mathieu (Obispo de Saint-Dié), Pansard (Obispo de Chartres), Rey (Obispo de Frejus-Toulon), Riocreux (Obispo de Pontoise), Scherrer (Obispo de Laval), Séguy (Obispo Emérito de Autun), y Wintzer (Obispo Auxiliar de Poitiers).

    GABÓN: Arzobispo Mvé Engone (Arzobispo de Libreville). Obispo Madega (Obispo de Port-Gentil).

    HAITÍ: Arzobispo Gayot (Arzobispo Emérito de Cap-Haitien, +2010).

    HUNGRÍA: Obispos Farhat (Nuncio en Austria), y Varga Lajos (Obispo Auxiliar de Vác).

    ITALIA: Cardenales Antonelli (Arzobispo de Florencia, emérito en 2008), Bagnasco (Arzobispo de Génova), Bartolucci (Maestro de Capilla Emérito de la Capilla Sixtina), Caffarra (Arzobispo de Bolonia), De Paolis (Prefecto de Asuntos Económicos), Piovanelli (Arzobispo Emérito de Florencia), Poggi (Bibliotecario Emérito de la Santa Sede, +2010), Scola (Arzobispo de Venecia). Arzobispos Accerbi (Prelado de la Orden de Malta), Appignanesi (Arzobispo Emérito de Potenza), Bassetti (Arzobispo de Perugia), Berloco (Nuncio Apostólico de Su Santidad en Bélgica), Betori (Arzobispo de Florencia), Boccardo (Arzobispo de Spoleto-Norcia), Brugnaro (Arzobispo de Camerino-San Severino), De Magistris (Penitenciario Mayor Emérito), y Molinari (Arzobispo de L´Aquila). Obispos Ambrosio (Obispo de Piacenza), Fisichella (Presidente de la Academia Pontificia para la Vida), Giovanetti (Obispo de Fiesole), Giusti (Obispo de Livorno), Lambiasi (Obispo de Rimini), Miglio (Obispo de Ivrea), Mistrorigo (Obispo Emérito de Treviso), Oliveri (Obispo de Albenga-Imperia), Rabitti (Obispo de Ferrara), Ravignani (Obispo Emérito de Trieste), Reali (Obispo de Porto-Santa Rufina), Scanavino (Obispo de Orvieto), y Tardelli (Obispo de San Miniato).

    IRLANDA: Arzobispo Martin (Arzobispo de Dublin). Obispos Magee (Obispo de Cobh), y Moriarty (Obispo Emérito de Kildare y Leighlin).

    KAZAJSTAN: Obispo Schneider (Obispo Auxiliar de Astana).

    LIECHTENSTEIN: Arzobispo Haas (Arzobispo de Vaduz).

    LITUANIA: Obispo Bartulis (Obispo de Siauliai).

    MÉXICO: Arzobispo Suárez Inda (Arzobispo de Morelia).

    MONACO: Arzobispo Barsi (Arzobispo de Mónaco).

    NIGERIA: Cardenal Arinze (Prefecto Emérito de la Congregación para el Culto Divino). Obispos Ochiagha (Obispo Emérito de Orlu), y Tochukwu Ukwuoma (Obispo de Orlu).

    NUEVA ZELANDA: Obispo Meeking (Obispo Emérito de Christchurch).

    PARAGUAY: Obispo Livieres (Obispo de Ciudad del Este).

    POLONIA: Cardenal Nycz (Arzobispo de Varsovia). Arzobispos Golebiewski (Arzobispo de Wroclaw), y Zscysinski (Arzobispo de Lublin). Obispos Balcerek (Obispo Auxiliar de Pozna), Depo (Obispo de Zamosc-Lubaczow), Dziuba (Obispo de Lowicz), Gorny (Obispo de Rzeszów), Malysiak (Obispo Auxiliar Emérito de Cracovia), Mizinski (Obispo Auxiliar de Lublin), Pieronek (Obispo Auxiliar Emérito de Sosnowieck), y Szkodon (Obispo Auxiliar de Cracovia).

    PUERTO RICO: Obispo Torres Oliveira (Obispo Emérito de Ponce).

    REINO UNIDO: Cardenal O´Brien (Arzobispo de Edimburgo y Primado de Escocia). Arzobispos Conti (Arzobispo de Glasgow), Kevin (Arzobispo Emérito de Southwark), y Longley (Arzobispo de Birmingham). Obispos Arnold (Obispo Auxiliar de Westminser, Londres), Doyle (Obispo de Northampton), Gilbert (Obispo de Aberdeen), Hopes (Obispo Auxiliar de Westminster, Londres), Kenney (Obispo Auxiliar de Birmingham), McGough (Obispo Auxiliar de Birmingham), McMahon (Obispo de Nottigham), Moran (Obispo de Aberdeen), Stack (Obispo Auxiliar de Westminster, Londres) y Williams (Obispo Auxiliar de Liverpool).

    REPÚBLICA CHECA: Obispo Baxant (Obispo de Litomerice).

    RUSIA: Arzobispo Pezzi (Arzobispo de la Diócesis de María Madre de Dios).

    SRI LANKA: Cardenal Ranjith (Arzobispo de Colombo).

    SUIZA: Obispos Farine (Obispo Auxiliar de Lausana), Genoud (Obispo de Lausana y Friburgo, +2010), Huonder (Obispo de Chur), y Perisset (Nuncio en Alemania).

    + los obispos de la FSSPX: De Galarreta, Fellay, Tisier de Mallerais y Williamson
    http://accionliturgica.blogspot.com/2011/09/243-cardenales-y-obispos.html