segunda-feira, 27 de novembro de 2017

Mese dedicato ai defunti e alla Medaglia Miracolosa



LA SANTA MESSA A SUFFRAGIO DEI DEFUNTI
Il suffragio più utile alle Anime, che abbisognano di espiazione, è senza dubbio il santo sacrificio della Messa. Il Salvator nostro è venuto in questo mondo per espiare. Immolandosi sul Calvario, Egli si è offerto vittima per le nostre colpe, ed è morto per cancellare i nostri peccati. Ora il santo sacrificio della Messa. è, quanto alla sostanza, il medesimo del Golgota. Sull'altare, come sulla Croce, il Signor nostro si offre per noi. Egli si sostituisce al peccatore, e, mercè le sue suppliche e le sue opere, cerca ottenergli perdono. Le Anime sante del Purga­torio, lungi dall'essere escluse dalle soddisfa­zioni che Gesù Cristo offre al suo divin Padre, ne raccolgono invece frutti abbondantissimi. Il Sangue della Vittima sacrosanta, scendendo come pioggia benefica nel fuoco che tormenta quelle Anime, ne tempra l'ardore e ne alibrevia la durata.
Il valore d'una Messa sola è tale che basterebbe a vuotare il Purgatorio se, come spiegano i sacri Dottori, Gesù medesimo non ne limitasse l'applicazione secondo i suoi altissimi fini e le disposizioni di chi l'offre e di chi deve conseguirne il frutto. Perchè adunque tanta negligenza in molti di noi a valersi di questo gran mezzo? Non si richiedono grandi spese per far celebrare qualche Messa; e Dio, in ricambio di questo atto di religione e di carità, dà più largamente i suoi doni. Non si richiede molto tempo per assistere al Santo Sacrificio, ed è quello il miglior tempo della giornata. Si paserebbero delle ore intere accanto alle persone care, se fossero ancora con noi; e si crederà onerosa, o quasi importuna od inutile, la mezz'ora passata appiè dell'altare per ascoltare in suffragio dei defunti la Santa Messa?
Oh! promettiamo alle Anime sante del Purgatorio di ascoltare per loro quante più Messe potremo.
Immensi vantaggi della Messa. leggere...

La Medaglia Miracolosa

La Medaglia Miracolosa
IdM-Buona giornata!
Cari fratelli,vi presentiamo l’apparizione della Madonna a Rue du Bac, conosciuta per la “Medaglia Miracolosa”.
È una piccola medaglia della Madonna per eccellenza, perché è l’unica da Lei ideata e voluta, già conosciuta in quasi tutto il mondo e chiamata 
miracolosa per le grazie, i prodigi e i miracoli che le vengono attribuiti.
La Medaglia fu coniata, e tante furono le guarigioni spirituali e corporali che si ottennero, che dal popolo riconoscente fu battezzata appunto “Miracolosa.
Portiamola dunque con fede; portiamola sempre; procuriamola a tutti quelli a cui vogliamo assicurare la specialissima protezione promessa da Maria SS.
Santa Caterina e la Medaglia Miracolosa
Ma dove e come ha avuto origine la Medaglia miracolosa? Essa risale al 1830. La sua origine è veramente meravigliosa. Si può dire che questa medaglietta è “miracolosa ” già nel suo nascere.
Siamo a Parigi. Ci troviamo nella Casa Madre delle Suore di San Vincenzo de’ Paoli e Santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità. Tra le novizie c’è un’umile suora che si chiama Suor Caterina Labouré, oggi Santa. A quest’umile novizia, nascosta e sconosciuta, avverranno alcuni dei fatti più straordinari che possono capitare a una creatura sulla terra: le apparizioni della Vergine Immacolata. Perché a Suor Caterina? … Perché proprio a lei? ..
Perché era una Suora tanto umile, tanto semplice, tanto angelica…
La conferma più splendida della lode di Gesù agli umili la troviamo nel comportamento di S. Caterina dopo i fatti straordinari: ella seppe tenere nascosto il segreto delle apparizioni della Madonna per ben 46 anni, ossia fino alla morte, rivelandolo soltanto al suo confessore. A questi “piccoli” Dio dona le cose più grandi.
“Ecco un’altra Mamma!”
Fin da piccina, S. Caterina Labouré ebbe nel Cuore una devozione così tenera e filiale verso la Madonna che quando le morì la mamma, ella riunì i fratellini ai piedi di una statuina di Maria e disse loro “Non abbiamo più la mamma: ecco un’altra Mamma!”
Visse così, laboriosa e pura, fino alla sua giovinezza.
La Sposa di Gesù.
Finalmente, superati ostacoli amarissimi, la pia giovane poté entrare nel noviziato delle Figlie della Carità, a Parigi, in Rue du Bac.
Ecco il proposito fondamentale scritto da lei stessa con semplicità:
“Prenderò Maria per modello al principio delle mie azioni, e penserò come Ella avrebbe fatto il dovere che sto per compiere”.
La Madonna le appare
“Venuta la festa di S. Vincenzo (19 luglio) la buona Madre Marta (la direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un’istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese sì gran desiderio di vedere la SS. Vergine, che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di S. Vincenzo, ne tagliai una metà e la inghiottii. Così mi addormentai col pensiero che S. Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna.
Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré!” Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto. Tiro la cortina e vedo un fanciullino vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice:
“Venite in cappella; la Madonna vi aspetta”. Mi venne subito il pensiero mi sentiranno! Ma quel fanciullo è pronto a rispondermi “State tranquilla: sono le undici e mezzo e tutti dormono profondamente. Venite che vi aspetto”.
Vestitami in fretta, mi diressi verso quel fanciullo che era restato in piedi senza avanzarsi oltre la spalliera del letto.
Il fanciullo mi seguì, o meglio, io seguii lui dovunque passava, tenendosi sempre alla mia sinistra. Erano accesi i lumi da per tutto dove noi passavamo, il che molto mi sorprendeva. Assai più meravigliata però rimasi all’ingresso della cappella, quando l’uscio si aprì, appena il fanciullino l’ebbe toccato con la punta di un dito. La meraviglia poi fu al colmo quando vidi tutte le candele e tutte le torce accese, come alla Messa di mezzanotte. Però non vedevo ancora la Madonna.
Il fanciullo mi condusse nel presbiterio accanto alla poltrona del Signor Direttore, dove io mi posi in ginocchio, mentre il fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna”.
“Ecco la Madonna”
“Finalmente giunse il sospirato momento. Il fanciullino mi avvertì, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!”.
Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di S. Giuseppe, e vidi la S.Vergine che venne a posarsi sui gradini dell’altare dal lato del Vangelo. Era la SS. Vergine, ma tutta simile a Sant’Anna, solo il volto non era lo stesso.
Io ero incerta se si trattasse della Madonna. Ma il fanciullino che era lì mi disse “Ecco la Madonna!”. Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile. Mi sembrava di non riconoscere la Madonna. Quel fanciullino mi parlò allora non più con voce di bambino, ma d’uomo alto e robusto; e disse parole forti. Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiatami sui gradini dell’altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria…
Fu quello il momento più dolce della mia vita”.
“Io sarò con voi”
“Dire tutto ciò che provai mi sarebbe impossibile. La Madonna mi spiegò come dovevo comportarmi col mio direttore e parecchie cose che non debbo dire; m’insegnò il modo di regolarmi nelle mie pene e mostrandomi con la sinistra i piedi dell’altare, mi disse di andarmi a gettare ai piedi dell’altare ad espandervi il mio cuore, aggiungendo che colà io avrei ricevuto tutti i conforti a me necessari.
Figlia mia -mi disse la Madonna- Dio vuole affidarvi una missione. Avrete molto da soffrire, ma soffrirete volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrete la grazia; dite tutto quanto in voi succede, con semplicità e confidenza. Vedrete certe cose, sarete ispirata nelle vostre orazioni; rendetene conto a chi è incaricato dell’anima vostra“.
Io chiesi allora alla SS.Vergine la spiegazione delle cose che mi erano mostrate (la Santa allude ad alcune visioni avute precedentemente). E Maria rispose: Figlia mia, i tempi sono molto tristi; gravi sciagure stanno per colpire la Francia; il trono sarà rovesciato; tutto sarà sconvolto da disgrazie d’ogni specie(Dicendo questo la Madonna aveva l’aspetto moltoaddolorato). Ma venite ai piedi di questo altare; qui le grazie saranno sparse su tutti… sopra tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore, sui piccoli e sui grandi…“.
Figlia mia, io mi compiaccio di spandere le mie grazie sulla comunità (vostra). Io l’amo molto, ma ho della pena, perché vi sono (in essa) degli abusi: la regola non è osservata, la regolarità lascia a desiderare, vi è una grande rilassatezza nelle due comunità (Preti della Missione e Figliedella Carità);dillo a colui che è incaricato di voi, benché non sia ancora superiore. Egli sarà fra qualche tempo incaricato in modo speciale della (vostra) Comunità; egli deve fare tutto il possibile per rimettere la regola in vigore, diteglielo da parte mia“.
Ch’egli vegli sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite. Allorché la regola sarà rimessa in vigore, vi sarà una Comunità che verrà ad unirsi alla vostra.
Ma sopraggiungeranno grandi mali; il pericolo sarà grande, ma non temete, il buon Dio e S.Vincenzo proteggeranno la comunità… (LaVergine era sempre triste). Io stessa sarò con voi, ho sempre vegliato su di voi; vi accorderò molte grazie… Verrà un momento in cui il pericolo sarà grande e tutto sembrerà perduto, ma io sarò con voi; abbiate fiducia. Avrete prove evidenti della mia visita e della protezione di Dio e di quella di S. Vincenzo sulle due Comunità.
In altre comunità vi saranno vittime (La SS.Vergine aveva le lacrime agliocchi dicendo questo);vittime vi saranno nel clero di Parigi e lo stesso Arcivescovo morrà (di nuovo la Madonna versò lacrime). Figlia mia, la Croce sarà disprezzata; per le vie scorrerà sangue; il mondo intero sarà nell’afflizione. (Qui la Vergine Santa non poteva più parlare un gran dolore Le era dipinto sul volto)…”.
“Non ripresi più sonno”
“Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Alzatami dai gradini dell’altare, rividi il fanciullino al posto dove l’avevo lasciato, il quale mi disse: “È partita!”. Rifacemmo lo stesso cammino, trovando sempre tutti i lumi accesi e tenendosi quel bambino sempre alla mia sinistra.
Credo che quel bambino fosse il mio angelo custode, resosi visibile per farmi vedere la Madonna; io infatti l’ avevo molto pregato di ottenermi un tal favore. Era vestito di bianco e portava con sé una luce miracolosa, ossia era sfolgorante di luce, dell’età dai quattro ai cinque anni.
Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più sonno”.
La Medaglia Miracolosa
Era il 27 novembre. Questa è l’apparizione più importante e fondamentale. In essa l’umile Santa Caterina ebbe la rivelazione della celebre Medaglia miracolosa, e la Madonna le spiegò in che cosa consisteva la missione che voleva affidarle. Una missione vasta quanto la terra. Proprio lei, l’umile e ignorata Suor Caterina, veniva eletta perché facesse conoscere a tutti gli uomini il celeste pegno di misericordia che l’Immacolata si degnava donare all’umanità. E Suor Caterina si metterà all’opera non risparmiandosi nelle prove e nelle sofferenze a cui verrà sottoposta. Era sicura dell’aiuto di Colei che è la Regina dell’universo, e prima o poi, quindi, sarebbe arrivata l’ora della diffusione di questa medaglina, piccolo tesoro di grazia. Per Suor Caterina, del resto, dovette essere ben poca cosa sacrificarsi senza risparmio per la Regina Immacolata che l’aveva inebriata delle sue celestiali apparizioni. Ella stessa ha descritto in modo dettagliato anche questa seconda e più celebre apparizione. Leggiamola con amore.
Bellezza indescrivibile
“Il 27 novembre 1830, che capitava il sabato antecedente alla prima domenica di Avvento, alle cinque e mezzo di sera, facendo la meditazione in profondo silenzio, mi parve di sentire dal lato destro della cappella un rumore come il fruscio di una veste di seta. Avendo volto lo sguardo a quel lato, vidi la Santissima Vergine all’altezza del quadro di San Giuseppe. La sua statura era media, e la sua bellezza tale che mi è impossibile descriverla. Stava in piedi, la sua veste era di seta e di color bianco-aurora, fatta, come si dice, à la vierge (“alla vergine”), cioè accollata e con maniche lisce. Dal capo le scendeva un velo bianco sino ai piedi. Aveva i capelli spartiti e una specie di cuffia con un merletto di circa tre centimetri di larghezza, leggermente appoggiato sui capelli. Il viso era abbastanza scoperto; i piedi poggiavano sopra un globo; o meglio, sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà (più tardi la Santa confesserà di aver visto sotto i piedi della Vergine anche un serpente color verdastro chiazzato di giallo).
Le sue mani, elevate all’altezza della cintura, mantenevano in modo naturale un altro globo più piccolo che rappresentava l’universo. Ella aveva gli occhi rivolti al cielo, e il suo volto diventò risplendente, mentre presentava il globo a Nostro Signore.
Tutto ad un tratto le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre preziose, le une più belle delle altre, le une più grosse e le altre più piccole, le quali gettavano dei raggi gli uni più belli degli altri questi raggi partivano dalle pietre preziose; le più grosse gettavano raggi più grandi, e le più piccole raggi meno grandi, sicché tutta se ne riempiva la parte inferiore, e io non vedevo più i suoi piedi…”.
“Fate coniare una medaglia…”
“Mentre io ero intenta a contemplarla, la Santissima Vergine abbassò gli occhi verso di me e intesi una voce che mi disse queste parole: “Questo globo chevedete rappresenta tutto il mondo, in particolare la Francia ed ognisingola persona…“. Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti! … E la Vergine Santissima aggiunse: Sono il simbolo delle Grazie che io spargo sulle persone cheme le domandano“, facendomi così comprendere quanto è dolce pregare la Santissima Vergine e quanto Ella è generosa con le persone che La pregano; quante grazie Ella accorda alle persone che gliele cercano e quale gioia Ella prova nel concederle. In quel momento, io ero e non ero… Non so…. io godevo. Ed ecco formarsi intorno alla SS.Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale in alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla sinistra di Maria si leggevano queste parole scritte a lettere d’oro: O Maria, concepita senzapeccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi“.
Allora si fece sentire una voce che mi disse: Fate coniare una medaglia su questo modello; tutte le persone che la porteranno, riceveranno grandi grazie specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondantiper le persone che la porteranno con fiducia… “. All’istante mi parve che il quadro si voltasse e io vidi il rovescio della Medaglia. Vi era la lettera M (iniziale del nome Maria) sormontata da una croce senza crocifisso che aveva come base la lettera I (iniziale del nome Iesus, Gesù). Più sotto poi vi erano due cuori, uno circondato da spine (quello di Gesù), l’altro trapassato da una spada (quello di Maria). Dodici stelle infine circondavano il tutto. Poi tutto disparve, come qualcosa che si spegne, ed io sono rimasta ripiena non so di che, di buoni sentimenti, di gioia, di consolazione”.

DIFFONDIAMO LA MEDAGLIA MIRACOLOSA

Una delle prime a ricevere la Medaglia Miracolosa, fu la stessa Santa Caterina Labouré, la quale, quando l’ebbe tra le mani, la baciò, e poi disse: Ora bisogna diffonderla “.
Da queste parole dell’umile Santa, la piccola Medaglia prese il via, e rapida come una minuscola cometa, fece il giro del mondo intero. Si pensi che nella sola Francia, nei primi dieci anni, ne vennero coniate e vendute ben settantaquattro milioni. Perché questa prodigiosa diffusione? Per la fama di “Miracolosa ” che ben presto si meritò dal popolo.
Grazie e miracoli si moltiplicavano via via operando conversioni e guarigioni, aiuti e benedizioni per le anime e per i corpi.
CORONCINA DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA
O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta cura prendi alle nostre pene e quanto ti adoperi per allontanare da noi i castighi di Dio e ottenerci le sue grazie, soccorrici in questa presente nostra necessità e concedici le grazie che ti domandiamo.
Ave Maria.O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te. (tre volte).
O Vergine Immacolata, che ci hai fatto dono della tua Medaglia, quale rimedio a tanti mali spirituali e corporali che ci affliggono, come difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Ave Maria. O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te. (tre volte).
O Vergine Immacolata, che hai promesso grandi grazie ai devoti della tua Medaglia, se ti avessero invocato con la giaculatoria da Te insegnata, noi, pieni di fiducia nella Tua parola, ricorriamo a Te e Ti domandiamo, per a Tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Ave Maria. O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te. (tre volte).

Supplica per la Festa della Medaglia Miracolosa

Supplica per la Festa della Medaglia Miracolosa: Da recitarsi alle 17

Supplica per la Festa della Medaglia Miracolosa
IdM-Buona giornata!
Da recitarsi alle 17 del 27 Novembre, festa della Medaglia, in ogni 27 del mese, ed in ogni urgente necessità.
O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie.
Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia. Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest’ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d’affetto e pegno di protezione.Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio. Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all’unisono col tuo.

Lo accenderà d’amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui. Questa è l’ora tua, o Maria, l’ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l’ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra. Fai, o Madre, che quest’ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest’ora sia anche l’ora nostra: l’ora della nostra sincera conversione, e l’ora del pieno esaudimento dei nostri voti.
Tu che hai promesso proprio in quest’ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi. Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l’amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia.

O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui 
siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti. – Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest’ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari. Ricordati che anch’essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Cosi sia.

Salve Regina e tre volte “O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te”.

sábado, 18 de novembro de 2017

Amoris laetitia : le Cardinal Burke en appelle au Magistère de Pierre


Rédigé par Cardinal Raymond Burke le  dans Religion
Amoris laetitia : le Cardinal Burke en appelle au Magistère de Pierre
Sortir des ambiguïtés en s’appuyant sur le charisme de Pierre. Un an après, jour pour jour, la publication de leurs dubia au Pape, le cardinal Burke s’exprime à nouveau publiquement, en demandant solennellement au Pape de faire ce pour quoi il a été appelé au Siège de Pierre : confirmer ses frères dans la foi « par une manifestation claire de la doctrine concernant la morale chrétienne et le sens de la pratique sacramentelle de l’Église » (entretien avec Edward Pentin, dans National Catholic Register de ce jour).
Il rappelle l’immense confusion consécutive à l’exhortation Amoris lætitia, suscitant, de la part des évêques eux-mêmes, des interprétations opposées, certaines allant notoirement contre la foi catholique. Il explique que la clarté est consubstantielle à l’enseignement de foi donné avec autorité au nom du Christ.
Depuis un an, le Pape n’a jamais répondu, ni à la demande des cardinaux, ni à aucune autre demande similaire, son approbation de l’interprétation des évêques de la province de Buenos-Aires ne pouvant constituer une réponse. L’ambiguïté demeure. La confusion s’étend. Volontairement ?
Cette ambiguïté, dit le cardinal avec la plus grande force, n’engendre rien moins qu’un processus de « subversion des parties essentielles de la Tradition ». Elle met en péril l’enseignement permanent de l’Église, notamment sur les sacrements. En outre, si la conscience subjective devient la norme ultime, c’est toute la morale et toute la pratique sacramentelle qui se défont, et jusqu’à la notion même de sacrement.
En choisissant cette forme indirecte de correctio fraterna le cardinal présente en quelque sorte au Pape une magnifique occasion de se ressaisir par le haut, de manière pétrinienne. Ce faisant, il touche au cœur du problème magistériel d’aujourd’hui : les ambiguïtés mortifères du « pastoral » qui affligent l’Église. De l’enseignement « pastoral » ambigu, le cardinal Burke en appelle au Magistère de Pierre. Abbé Claude Barthe

Votre Éminence, où en sommes-nous après que vous avez, ainsi que le cardinal Walter Brandmüller et les deux cardinaux récemment décédés, Carlo Caffarra et Joachim Meisner, rendu publiques les dubiavoici un an cette semaine ?
Cardinal Raymond Burke : Un an après la publication des dubia sur Amoris Lætitia, qui sont restés sans réponse de la part du Saint-Père, nous constatons une confusion croissante sur les manières d’interpréter l’Exhortation apostolique. C’est pourquoi notre préoccupation sur la situation de l’Église et pour sa mission dans le monde, est devenue encore plus pressante. Je demeure, bien sûr, en communication régulière avec le cardinal Brandmüller sur ces affaires des plus graves. Et nous restons, tous les deux, en profonde union avec les feus cardinaux Joachim Meisner et Carlo Caffarra, décédés au cours de ces derniers mois. Ainsi,j'avertis à nouveau sur la gravité d’une situation qui ne cesse d’empirer.
Beaucoup de choses ont été dites sur les dangers que présente la nature ambiguë du chapitre VIII d’Amoris Lætitia, en soulignant qu’il est ouvert à beaucoup d’interprétations. Pourquoi la clarté est-elle si importante ?
La clarté d’un enseignement n’implique pas une quelconque rigidité qui empêcherait les gens d’emprunter le chemin de l’Évangile. Bien au contraire, elle nous fournit la lumière nécessaire pour accompagner les familles sur le chemin du disciple chrétien. C’est l’obscurité qui nous empêche de voir ce chemin et qui fait obstacle à l’action évangélisatrice de l’Église, comme Jésus l’a dit : « la nuit vient, où personne ne peut travailler » (Jn 9, 4).
Pourriez-vous nous en expliquer davantage sur la situation actuelle à la lumière des dubia ?
La situation actuelle, loin d’amoindrir l’importance de nos questions, les rend encore plus pressantes. Il ne s’agit pas, comme il a été dit, d’une « ignorance affectée » [can 1325], qui ne soulève des doutes que parce qu’elle n’est pas disposée à recevoir un enseignement donné. La préoccupation était plutôt et est toujours de déterminer avec précision ce que le Pape veut enseigner comme Successeur de Pierre. Ainsi, nos questions ne sont soulevées que parce que nous reconnaissons le ministère pétrinien que le Pape a reçu du Seigneur dans le but de confirmer ses frères dans la foi. Le Magistère est un don de Dieu à l’Église pour apporter la clarté sur des points qui concernent le dépôt de la foi. Par leur nature même, des affirmations qui manquent de cette clarté ne sauraient être qualifiées d’expression du Magistère.
En quoi est-il dangereux, selon vous, qu’il y ait des interprétations divergentes d’Amoris Lætitia, en particulier sur l’approche pastorale envers ceux qui vivent dans des unions irrégulières, et particulièrement sur divorcés remariés civilement qui ne vivent pas dans la continence et reçoivent la Sainte Communion ?
Il est évident que certaines dispositions d’Amoris Lætitia, relatives à des aspects essentiels de la foi et de la pratique de la vie chrétienne, ont reçu des interprétations variées qui sont divergentes et parfois incompatibles les unes avec les autres. C’est un fait incontestable qui confirme que ces instructions sont ambivalentes, qu’elles permettent des lectures variées, beaucoup d’entre elles se trouvant être en opposition avec la doctrine de l’Église. La question que nous avons soulevée, en tant que cardinaux, concerne ce que le Saint-Père a exactement enseigné et comment ses enseignements s’harmonisent avec le dépôt de la foi, étant donné que le magistère « n’est pas au-dessus de la Parole de Dieu, mais il est à son service, n’enseignant que ce qui a été transmis, puisque par mandat de Dieu, avec l’assistance de l’Esprit Saint, il écoute cette Parole avec amour, la garde saintement et l’expose aussi avec fidélité, et puise en cet unique dépôt de la foi tout ce qu’il propose à croire comme étant révélé par Dieu » (Concile Vatican II, constitution dogmatique Dei Verbum, n. 10).
Le Pape n’a-t-il pas dit clairement sa position dans sa lettre aux évêques d’Argentine dans laquelle il déclare qu’il n'y a « pas d’autre interprétation » que les directives que ces évêques ont publiées – directives qui laissent ouverte la possibilité pour des couples non mariés et actifs sexuellement, de recevoir la Sainte Eucharistie ?
Contrairement à ce que certains ont prétendu, nous ne pouvons pas considérer la lettre du Pape aux évêques de la région de Buenos Aires, écrite peu avant d’avoir reçu les dubia, et qui contient des commentaires sur les directives pastorales de ces évêques, comme une réponse adéquate aux questions posées. D’une part, ces directives peuvent être interprétées de différentes manières. D’autre part, il n’est pas évident que cette lettre constitue un texte magistériel dans lequel le Pape ait voulu s’adresser à l’Église universelle en tant que Successeur de Pierre. Le fait est qu’on n’a eu d’abord connaissance de cette lettre que parce qu’elle a été divulguée par une fuite à la presse – elle n’a été rendue publique par le Saint-Siège que plus tard –, et cela soulève un doute raisonnable sur l’intention du Saint-Père de s’adresser à l’Église universelle. De plus, il serait tout à fait étrange – et en contradiction au désir explicitement formulé par le Pape François, de laisser aux évêques de chaque pays le soin de l’application concrète d’Amoris Lætitia (cf. Amoris Lætitia, n. 3) – qu’il puisse imposer à l’Église universelle des directives concrètes qui ne sont que celles d’une région particulière. Et les dispositions différentes promulguées par divers évêques dans leurs diocèses, de Philadelphie à Malte, devraient-elles toutes être considérées comme invalides ? Un enseignement qui n’est pas suffisamment déterminé, eu égard à son autorité et à son contenu réel, ne peut pas jeter un doute sur la clarté de l’enseignement constant de l’Église qui, dans tous les cas, demeure toujours la norme.
Êtes-vous aussi inquiet du fait que des évêques de certaines conférences épiscopales qui permettent à certains divorcés remariés vivants more uxorio (c’est-à-dire en ayant des relations sexuelles) de recevoir la Sainte Communion sans avoir la ferme intention de s’amender, sont en contradiction avec les précédents enseignements de papes, et notamment de l’Exhortation apostolique Familiaris Consortio du pape saint Jean-Paul II ?
En effet, les dubia ou questions demeurent posés. Ceux qui affirment que la discipline enseignée dans Familiaris Consortio au n. 84 a changé, se contredisent entre eux quand ils en expliquent les raisons et les conséquences. Certains en sont venus jusqu’au point de dire que des divorcés engagés dans une nouvelle union et qui continuent à vivre more uxorio, ne se trouvent pas dans une situation objective de péché mortel (citant Amoris Lætitia n. 303). D’autres nient cette interprétation (citant Amoris Lætitia n. 305 à l’appui), mais laissent entièrement au jugement de la conscience de déterminer les critères d’accès aux sacrements. Il semble que le but de ces interprètes est d’arriver, par tous les moyens, à un changement de la discipline, et que les moyens qu’ils allèguent pour y parvenir sont sans importance. Ils ne se sont pas non plus préoccupés de mettre grandement en danger des points essentiels du dépôt de la foi.
Quel effet palpable de ce mélange d’interprétations ?
Cette herméneutique de la confusion a déjà produit un triste résultat. De fait, l’ambiguïté sur un point concret de la pastorale pour la famille, a conduit certains à proposer un changement de paradigme de toute la pratique morale de l’Église, dont les fondements ont été enseignés avec autorité par saint Jean-Paul II dans son encyclique Veritatis Splendor.
Vraiment, un processus a été mis en mouvement qui est une subversion de parties essentielles de la Tradition. Pour ce qui est de la morale chrétienne, certains prétendent que les normes morales absolues doivent être relativisées et qu’on doit accorder à la conscience subjective et autoréférentielle la primauté – qui sera au bout du compte équivoque – dans tout ce qui touche aux affaires de morale. Ce qui est donc en jeu n’est d’aucune manière un élément secondaire du kérygme, c’est-à-dire du message fondamental de l’Évangile. Ce dont nous parlons c’est de savoir si la rencontre d’une personne avec le Christ peut ou ne peut pas, avec la grâce de Dieu, donner forme à un chemin de vie chrétienne afin d’être en harmonie avec le sage plan du Créateur. Pour comprendre jusqu’où vont ces changements, il suffit de réfléchir à ce qui pourrait arriver si un tel raisonnement s’appliquait à d’autres cas, comme par exemple celui d’un médecin pratiquant des avortements, ou celui d’un homme politique appartenant à un réseau de corruption, ou encore celui d’une personne souffrante décidant de faire une demande de suicide assisté…
Certains ont dit que l’effet le plus pernicieux de tous, c’est qu’il représente une attaque contre les sacrements aussi bien que contre l’enseignement moral de l’Église. Comment peut-il en être ainsi ?
Au-delà du débat sur la morale, le sens de la pratique sacramentelle dans l’Église s’érode de plus en plus, particulièrement pour ce qui est des sacrements de la Pénitence et de l’Eucharistie. Le critère décisif pour l’admission aux sacrements a toujours été la cohérence entre le mode de vie d’une personne et les enseignements de Jésus. Si, au lieu de cela, le critère décisif devait devenir celui de l’absence de culpabilité subjective chez une personne – comme l’ont suggéré certains interprètes d’Amoris lætitia – cela ne changerait-il pas la nature même des sacrements ? En réalité, les sacrements ne sont pas des rencontres privées avec Dieu ni des moyens d’intégration sociale dans une communauté. Disons plutôt qu’ils sont les signes visibles et efficaces de notre incorporation au Christ et à son Église, et dans et par lesquels l’Église professe publiquement sa foi et l’active. Dès lors, en transformant la culpabilité subjectivement diminuée d’une personne en critère décisif pour l’admission aux sacrements, on met en danger la regula fidei elle-même, la règle de la foi que les sacrements proclament et actualisent non seulement par des mots mais par des gestes visibles. Comment l’Église pourrait-elle continuer à être le sacrement universel du salut si le sens même des sacrements était vidé de son contenu ?
Bien que vous-même et beaucoup d’autres – y compris les 250 universitaires et prêtres qui ont diffusé une correction filiale – ayez clairement de très graves pressentiments sur les effets de ces passages d’Amoris lætitia, et du fait que vous n’avez reçu à ce jour aucune réponse du Saint-Père, allez-vous lui lancer un ultime appel ?
Oui, pour ces graves raisons et un an après avoir rendu publiques les dubia, je m’adresse de nouveau au Saint-Père et à toute l’Église, en soulignant combien il est urgent qu’en exerçant le ministère qu’il a reçu du Seigneur, le Pape puisse confirmer ses frères dans la foi en exprimant clairement l’enseignement sur la morale chrétienne et sur la signification de la pratique sacramentelle de l’Église