quarta-feira, 5 de outubro de 2011

Benedetto XVI: abbandoniamoci totalmente nelle mani di Dio


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CITTA' DEL VATICANO, martedì, 4 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questo mercoledì in occasione dell'Udienza generale tenutasi in piazza San Pietro.
Riprendendo la catechesi sulla preghiera, il Papa si è soffermato sul Salmo 23.

* * *
Cari fratelli e sorelle,
rivolgersi al Signore nella preghiera implica un radicale atto di fiducia, nella consapevolezza di affidarsi a Dio che è buono, «misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34, 6-7; Sal 86, 15; cfr. Gl 2, 13; Gn 4, 2; Sal 103, 8; 145, 8; Ne 9, 17). Per questo oggi vorrei riflettere con voi su un Salmo tutto pervaso di fiducia, in cui il Salmista esprime la sua serena certezza di essere guidato e protetto, messo al sicuro da ogni pericolo, perché il Signore è il suo pastore. Si tratta del Salmo 23 — secondo la datazione greco latina 22 — un testo familiare a tutti e amato da tutti.
«Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla»: così inizia questa bella preghiera, evocando l’ambiente nomade della pastorizia e l’esperienza di conoscenza reciproca che si stabilisce tra il pastore e le pecore che compongono il suo piccolo gregge. L’immagine richiama un’atmosfera di confidenza, intimità, tenerezza: il pastore conosce le sue pecorelle una per una, le chiama per nome ed esse lo seguono perché lo riconoscono e si fidano di lui (cfr. Gv 10, 2-4). Egli si prende cura di loro, le custodisce come beni preziosi, pronto a difenderle, a garantirne il benessere, a farle vivere in tranquillità. Nulla può mancare se il pastore è con loro. A questa esperienza fa riferimento il Salmista, chiamando Dio suo pastore, e lasciandosi guidare da Lui verso pascoli sicuri:
«Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome» (vv. 2-3).  LEGGE IN...

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