È appena apparsa la notizia della nomina del nuovo Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che prenderà il posto del dimissionario cardinale statunitense William Levada, deciso a tornare negli Usa. La scelta di Benedetto XVI è caduta sul vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller, 64 anni, teologo ben conosciuto dal Papa nonché curatore dell’Opera Omnia di Ratzinger.
Stando al semplice dato di fatto così come lo espone Tornielli e come di fatto è, c'è poco di che stare allegri:
«...Infine, non va dimenticato il dossier dei lefebvriani. La Pontificia commissione Ecclesia Dei è stata portata sotto l’egida dell’ex Sant’Uffizio ed è presieduta dal Prefetto. La scorsa settimana il Papa ha nominato un vice-presidente della commissione, l’arcivescovo domenicano statunitense Augustin Di Noia, trasferendolo dalla Congregazione del culto divino. Müller avrà comunque un ruolo di primo piano in questa fase complicata e difficile, finita in stallo dopo la consegna al superiore lefebvriano Bernard Fellay dell’ultima versione del preambolo dottrinale discussa dai cardinali dell’ex Sant’Uffizio e approvata dal Papa».
A questo punto, amici miei, vista anche la nomina del nuovo Segretario della Congregazione per il Culto Divino nella persona di Arthur Roche, distintosi per l'ostilità manifestata nei confronti del Motu Proprio Summorum Pontificum e dopo aver letto una intervista a Mons. Di Noia al National Catholic Register, che mi rifiuto di pubblicare perché piena anch'essa di ambiguità, circiterismi, e conciliarismi di ogni tipo, ritengo che, se non interviene un elemento nuovo ed inimmaginabile, dovremo dar ragione a coloro che non ritengono probabile la regolarizzazione canonica della Fraternità, che c'erano fondati motivi per considerare imminente.
Ebbene, questi cambiamenti di fronte non promettono nulla di buono e stanno a significare due cose: o la priorità di riconciliazione attribuita al papa non è così prioritaria come alcuni sostengono, oppure la situazione della Chiesa è talmente degenerata che ormai le forze progressiste non schiodano e inchiodano la Tradizione. Ma questo in realtà viene loro permesso. Non ci è dato conoscere se in base ai perversi meccanismi, che in qualche modo trapelano, oppure in base ad una inesorabile deriva riformista a tutti i costi, senza concessioni di nessun genere.
Se questo dovesse davvero essere l'incipit di un'amara conclusione, la Fraternità non vedrà la propria regolarizzazione canonica, ma tutta la Tradizione riceverà un nuovo scacco e sarà sempre più silenziata e disprezzata ed emarginata. Questa è del resto la nostra quotidiana esperienza, oggi....
Ma non deponiamo la Speranza - quella Cristiana, quella umana essendo difficilmente invocabile - e attendiamo gli sivluppi che probabilmente non tarderanno.
Ma non deponiamo la Speranza - quella Cristiana, quella umana essendo difficilmente invocabile - e attendiamo gli sivluppi che probabilmente non tarderanno.