“Davanti alla morte la speranza di ogni uomo è messa alla prova. Non solo: quando si tratta della malattia e della morte di un ragazzo, la stessa vita umana sembra oscillare sul crinale dell’incomprensibilità. Eppure esistono testimonianze che entrano nel buio della ragione come un raggio di sole e riscaldano il cuore di chi ha smesso di sperare. La vita di Carlo Acutis è uno di questi raggi di sole. Anzi è stata la luce di un fulmine in una notte d’estate che ha vinto il buio delle paure e dei non sensi e ci permette di vedere che cosa c’è realmente oltre la notte della vita.
Carlo si ammala a 15 anni, nei primi giorni dell’ottobre 2006. Tutto fa credere ad una influenza, ma, dopo aver fatto gli accertamenti clinici, i medici pronunciano la loro diagnosi: «È una leucemia fulminante». Il 12 ottobre, nel giorno in cui viene venerata Maria, la madre del Signore, Carlo lascia questo mondo. Il suo corpo è vegliato da un pellegrinaggio continuo di persone che lo hanno conosciuto. La messa di esequie è gremita. Gli stessi genitori, dicono che, insieme a un dolore struggente, che solamente chi dà la vita può capire, avvertono una pace segno non di «una fine» ma di «un con-fine» da vivere con il loro figlio Carlo. Ma c’è di più.
Dal momento in cui Carlo ha lasciato questo mondo non cessano di arrivare testimonianze, racconti, ricordi ed e-mail da molte parti del mondo che hanno un denominatore comune: per coloro che lo incontrano Carlo continua ad essere vivente oltre il confine della vita. Basterebbe digitare in un motore di ricerca «Carlo Acutis» per constatare che ci sono più di 2.500 siti e blog in ogni lingua che parlano di lui. Tra i suoi profili in Facebook vi sono quasi 4000 iscritti e i siti a lui dedicati hanno avuto circa 400 mila visite. Insomma, siamo davanti a mille segni che, anche per i più scettici, ci fanno pensare a una vita che va oltre il confine della vita stessa”.
Carlo Acutis risveglia la ricerca di armonia nelle persone che incontra e per questo tanti ragazzi possono rispecchiarsi. La vita può essere breve ed è per tutti fragile, ma per Carlo andava vissuta nella sua pienezza senza sprecarla. Ripeteva: «Non io ma Dio» per indicare una vita che si de-centrava, usciva da sè per incontrare il suo Altro.
Insomma essere se stessi davanti al proprio creatore e Signore. Gli piaceva ripetere: «Tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie». E ancora: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio».
Si domandava: «Perché gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano invece della bellezza della propria anima».
È diventata famosa la sua frase: «L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!». Dagli scritti e dalle riflessioni di Carlo, l’Eucaristia è anzitutto il «sacrificio» di Dio in favore dell’uomo. Una convinzione che lo porta a vedere il mondo con gli occhi di Dio.
Il suo amore per l’Eucaristia può essere espressa in una frase: «Più Eucaristie riceveremo e più diventeremo simili a Gesù e già su questa terra pregusteremo il Paradiso». L’Eucaristia, che significa «ringraziamento», per Carlo ha due significati: quello della comunione e dell’adorazione.
Attraverso l’adorazione Carlo vive una dimensione affettiva importante: silenzio e parola, ascolto e amicizia, mistero silenzioso e percezione profonda di Dio.
La forza che scaturisce dall’adorazione fa comprendere a Carlo che il corpo di Cristo oltre a stare nell’Eucaristia, è nelle persone che si amano: poveri, piccoli, forestieri, ammalati, anziani, disabili, persone sole.
Per Carlo fare elemosina e aiutare quanti hanno bisogno nasce dalla capacità di adorare. I soldi che risparmia li regala ai poveri, agli anziani, alle suore di clausura, ai sacerdoti, agli extracomunitari. Per lui, «si va diritti in Paradiso, se ci si accosta tutti i giorni all’Eucaristia».
Per Carlo «La conversione non è altro che lo spostare lo sguardo dal basso verso l’alto, basta un semplice movimento degli occhi».
Nella sua spiritualità si intrecciano elementi di mistica e di ascesi, di comunione e di contemplazione.
http://www.francescoocchetta.it/wordpress/?p=289