Ultime su mons. Georg Gänswein.
Sulla residenza a Friburgo: "Avevo un’alternativa?"
Luigi
Corriere della Sera, 16-7-23, di Fulvio Fiano, inviato a Friburgo in Ersigovia
«Sono arrivato quattro giorni fa, è presto per dire come sarà questa nuova vita. Devo ancora capire cosa farò». Padre Georg Gänswein sembra davvero un po’ spaesato. Dalla comunicazione dell’«esilio» impostogli a metà giugno da papa Francesco a oggi è passato un mese, ma tutto è ancora da scrivere. Lei cosa ha in mente? «Nei prossimi giorni vedrò l’arcivescovo Berger, ne discuteremo. Sono un rompiscatole — dice scherzando — nel senso che sono ingombrante, mi sono trovato in mezzo a questa situazione». Forse anche per questo, il ritorno a Friburgo, la sua diocesi, è stato circondato dalla massima riservatezza, se non dal mistero. Finora non aveva mai parlato.
Tutti lo cercano
La ricerca parte al mattino. Non è tra i sei celebranti la messa delle 7 nella maestosa cattedrale di Münsterplatz, nel giorno di sant’Ulrico, patrono della Brisgovia, quando, secondo molti fedeli che la sera prima cercavano notizie all’ufficio parrocchiale di Herrenstrasse, avrebbe fatto la sua prima apparizione in pubblico. Non è tra i mille tavolini di bar e ristoranti che pullulano di turisti e universitari, mentre i friburghesi sbirciano discreti, speranzosi di adocchiare anche questo altro illustre concittadino, oltre a Joachim Löw, l’ex ct della nazionale tedesca. Gänswein non risponde all’amico di vecchia data Joachim Roderer, che mostra fiero una foto di dieci anni fa in cui, con degli strani cappelli colorati, lui ed alcuni amici in gita a Roma ebbero, grazie alla sua conoscenza, la possibilità di incontrare papa Ratzinger.
Il mistero sulla presenza in città
Della sua presenza in città, d’altronde, non dà conferme l’ufficio stampa dell’arcidiocesi, né alla portineria del Collegium Borromaenum, dove risiederebbe, vanno oltre la concessione di poter accettare un biglietto scritto a penna da depositare nella sua cassetta privata. «Ma c’è? Lo leggerà?». «Parli con l’ufficio stampa».
Attesa e riservatezze
Ultimo indirizzo conosciuto Santa Marta, città del Vaticano, nuova residenza ipotizzata Schoferstrasse, assegnatario di un appartamento di 150 metri quadrati. Fin da quando il quotidiano Die Welt ha dato l’anteprima dell’arrivo, fioccano vane le indiscrezioni. Previsto l’1 luglio, slittato al 7, dato per certo una settimana fa (unico indizio: i cartelli di un trasloco apparsi davanti al Collegio). «Il George Clooney Vaticano torna in Germania» pregustava la Bild. «Né l’arcivescovo Berger né il vicario generale Neubrand sono stati informati», ricostruiva la Badische Zeitung. Ma padre Georg c’è, oppure no? «Ma certo, è al collegio», si lascia sfuggire un novizio, prima di essere fulminato dal suo superiore.
Esilio e polemiche
Un necessario riepilogo: papa Francesco, col quale non è mai corso buon sangue, ha congedato l’ex segretario personale di Benedetto XVI dopo 28 anni in Vaticano, riassegnandolo in Germania «per il momento». Gänswein non ha però un nuovo compito. Ha quasi 67 anni e ne mancano otto alla pensione. L’arcivescovo di Friburgo, già traballante per uno scandalo di abusi sessuali, non è autorizzato a dargli direttive, ma lo stesso vale al contrario. Una situazione senza precedenti e la loro collaborazione andrà negoziata su premesse non semplici. La Brisgovia, con 1,8 milioni di persone, è una delle più grandi arcidiocesi tedesche, ma le messe in cattedrale sono semideserte e su Gänswein, ben più tradizionalista della chiesa locale, si concentrano anche le speranze di una rinascita. Stephan Ort, teologo e caporedattore della rivista cattolica Herder, dove ha scritto anche Gänswein, ridimensiona: «È normale questa attesa per una figura così mediatica, ma non c’è un problema di doppio arcivescovo».
«Presto saprò»
È quasi ora di cena. Mentre dal Collegio defluisce l’orchestra di ragazzi, eccolo finalmente. Giacca della divisa sacerdotale appoggiata sulle spalle, accoglie un uomo all’ingresso e lo fa entrare brevemente in ufficio. Padre Georg, permette? La sua buona accoglienza all’intrusione è sincera, sembra quasi compiaciuto di avere queste attenzioni nel limbo in cui si trova: «Ho visto il suo biglietto, davvero il Corriere l’ha mandata a cercarmi? Come sa, ho promesso di tacere e obbedire».
Il colloquio informale
Le regole di ingaggio sono allora subito chiare. Chiacchierata informale, niente domande sulle polemiche, inclusa l’ultima per una cerimonia officiata sul lago di Costanza, lungo la strada del rientro. Passare dalla sacralità romana all’informalità di Friburgo dove, a messa in corso, un banchetto di rape e rabarbaro per il quotidiano mercato biologico si piazza proprio davanti l’ingresso della cattedrale, non deve essere facile.
L'incertezza sul futuro
«Friburgo è bellissima — dice senza esitare padre Georg —, ho studiato qui 40 anni fa, si vive bene. Ha visto i canali d’acqua? Sommandoli sono lunghi 60 chilometri. E poi c’è un ottimo vino, migliore di quello italiano». L’obiezione non fa in tempo a essere formulata: «Intendo il vino di qui, non tutto quello tedesco». E sull’attesa di chi spera in lei per rilanciare la diocesi? «I cittadini di qui mi conoscono meglio di come io conosca loro, vediamo». Poi fa per allontanarsi a piedi: «Mi saluti Roma e buon rientro. Chi è che sciopera negli aeroporti?». Padre Georg, dopotutto non ha perso il sorriso: «Avevo un’alternativa?».