Era partito i primi di luglio per la montagna, suo consueto rifugio estivo, vivace e ben portante come un giovanotto, l'Amico e Maestro, con l'intenzione di proseguir in un clima più clemente di quello romano il suo lavoro di teologo. Ma le bizze di una stagione impazzita gli han riservato un gran freddo, con una conseguente grave bronchite che, pur curata, si è ripresentata in forma violenta e febbre alta al suo ritorno a Roma.
Stava riprendendosi dagl'inevitabili strascichi quando lunedì scorso, nello scender alcuni gradini, è caduto fratturandosi un braccio, ora ingessato. Per fortuna è il sinistro, cosicché la non breve convalescenza non impedirà qualche sia pur assai parziale attività.
Chiedo agli amici di unirsi a me nella preghiera perché il Signore si degni di render meno pesanti le sofferenze all'illustre prelato, che pur le accoglie in piena spirituale serenità, e ce lo renda il prima possibile in perfetta forma fisica così da consentirgli di continuar ad illuminarci coi suoi prestigiosi scritti lungo la via difficoltosa della fedeltà alla Chiesa Cattolica.