Concelebrare a tutti i costi?
Inserito da giuseppesarto
Argomento: Studi
LA CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA*
del Sac. Rudolf Michael Schmitz
del Sac. Rudolf Michael Schmitz
In merito alla pratica, oggi molto diffusa, della concelebrazione giornaliera o quasi, due questioni meritano la nostra attenzione. Innanzi tutto occorre appurare se nella concelebrazione si attui una o più volte il Sacrificio della Messa. In base alla soluzione ottenuta, occorre esaminare se la frequente concelebrazione sia più o meno utile al bene della Chiesa.
I. L'UNICO SACRIFICIO.
Per sostenere che, in una concelebrazione, il numero delle SS. Messe dipende dal numero dei concelebranti, si fa frequentemente notare che la Chiesa consente l'accettazione di unostipendium da parte di ciascun concelebrante. Contemporaneamente si fa riferimento ad una frase di Pio XII, secondo la quale «al numero degli agenti corrisponde quello degli atti». Contro tale tesi si schierano coloro che fanno riferimento al termine «concelebrazione» che, di per se stesso, indica l'unicità del Sacrificio attuato nel sacramento. In realtà Magistero e teologia confermano l'esattezza di quest'ultima tesi.
1. Enunciazione della tesi.
A) Il Magistero. - A quanto pare il Magistero, per la prima volta, ha posto in modo esplicito questa questione sotto Pio XII, in quanto nel, Medioevo, sulla concelebrazione[1] è degno di essere menzionato solo il testo di Innocenzo III[2]; questo testo, citato da San Tommaso d'Aquino, allude chiaramente all'unicità del Sacrificio. Ma molto più importanti sono le prese di posizione di Pio XII.
a) Pio XII.
aa) L'Enciclica «Mediator Dei» (20-11-1947) intende ancora con la parola «concelebrazione» l'errore secondo cui sacerdoti e fedeli quali membri di un unico sacerdozio «concelebrano» la Messa. Ne conseguirebbe il principio che diversi sacerdoti, per sostenere meglio questa unità con i fedeli[3], dovrebbero concelebrare in una Chiesa. Ciò è nettamente rifiutato dal Pontefice.
bb) La questione della vera concelebrazione è trattata da Pio XII in una allocuzione del 2-11-1954. In essa, il Papa, dopo aver ricordato le precisazioni della «Mediator Dei», respinge il nuovo errore secondo cui una devota partecipazione ad una Messa sarebbe di valore equivalente a quello della celebrazione. Al contrario il Pontefice afferma che il numero degli atti del Sommo Sacerdote Cristo corrisponde al numero dei sacerdoti celebranti: «... tot sunt actiones Christi... quot sunt sacerdotes celebrantes»[4]. Questa tesi si riferisce alle celebrazioni singole e Pio XII, con essa, non voleva riferirsi al numero delle Messe in una concelebrazione, ma piuttosto definire in quali condizioni un sacerdote generalmente celebra una S. Messa.LEGGERE...
I. L'UNICO SACRIFICIO.
Per sostenere che, in una concelebrazione, il numero delle SS. Messe dipende dal numero dei concelebranti, si fa frequentemente notare che la Chiesa consente l'accettazione di unostipendium da parte di ciascun concelebrante. Contemporaneamente si fa riferimento ad una frase di Pio XII, secondo la quale «al numero degli agenti corrisponde quello degli atti». Contro tale tesi si schierano coloro che fanno riferimento al termine «concelebrazione» che, di per se stesso, indica l'unicità del Sacrificio attuato nel sacramento. In realtà Magistero e teologia confermano l'esattezza di quest'ultima tesi.
1. Enunciazione della tesi.
A) Il Magistero. - A quanto pare il Magistero, per la prima volta, ha posto in modo esplicito questa questione sotto Pio XII, in quanto nel, Medioevo, sulla concelebrazione[1] è degno di essere menzionato solo il testo di Innocenzo III[2]; questo testo, citato da San Tommaso d'Aquino, allude chiaramente all'unicità del Sacrificio. Ma molto più importanti sono le prese di posizione di Pio XII.
a) Pio XII.
aa) L'Enciclica «Mediator Dei» (20-11-1947) intende ancora con la parola «concelebrazione» l'errore secondo cui sacerdoti e fedeli quali membri di un unico sacerdozio «concelebrano» la Messa. Ne conseguirebbe il principio che diversi sacerdoti, per sostenere meglio questa unità con i fedeli[3], dovrebbero concelebrare in una Chiesa. Ciò è nettamente rifiutato dal Pontefice.
bb) La questione della vera concelebrazione è trattata da Pio XII in una allocuzione del 2-11-1954. In essa, il Papa, dopo aver ricordato le precisazioni della «Mediator Dei», respinge il nuovo errore secondo cui una devota partecipazione ad una Messa sarebbe di valore equivalente a quello della celebrazione. Al contrario il Pontefice afferma che il numero degli atti del Sommo Sacerdote Cristo corrisponde al numero dei sacerdoti celebranti: «... tot sunt actiones Christi... quot sunt sacerdotes celebrantes»[4]. Questa tesi si riferisce alle celebrazioni singole e Pio XII, con essa, non voleva riferirsi al numero delle Messe in una concelebrazione, ma piuttosto definire in quali condizioni un sacerdote generalmente celebra una S. Messa.LEGGERE...