venerdì 19 giugno 2020
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B) KAROL WOJTYLA HA VISSUTO INTENSAMENTE NELLA PREGHIERA L'INCONTRO PERSONALE CON DIO.
In un contesto storico e sociale che promuove un nuovo umanesimo senza Dio, fin dai tempi della sua tesi di dottorato su san Giovanni della Croce Wojtyla – ci dice Weigel a pag. 108 della sua biografia, Testimone della speranza - metteva l'accento sulla natura personale dell'incontro dell'uomo con Dio, in cui i credenti trascendono i limiti della loro esistenza creaturale in modo tale da divenire più autenticamente se stessi. Tale incontro con il Dio vivente non è monopolio dei mistici. È il centro di ogni vita cristiana.
L'esperienza mistica rivela cose importanti sulla via che porta a Dio e sulla natura della nostra comunione con Lui.
Essa ci insegna, per esempio, che la più alta sapienza cui ci è possibile pervenire sta nel sapere che non possiamo «oggettivare» la nostra conoscenza di Dio, perché non si giunge a conoscere Dio come si giunge a conoscere un oggetto (un albero, una palla, un'automobile). Si giunge a conoscere Dio, piuttosto, come si giunge a conoscere un'altra persona, attraverso il reciproco darsi.
Come due persone che si amano giungono a vivere l'una «dentro» l'altra senza perdere la propria inconfondibile identità, Dio giunge a vivere dentro di noi, e noi giungiamo ad abitare, in un certo senso, «dentro Dio», senza che la radicale differenza fra Creatore e creatura vada perduta.
Così Wojtyla interpretava lo sconvolgente insegnamento di san Giovanni della Croce, per il quale meta della vita cristiana è divenire Dio per partecipazione.
La tesi di Wojtyla traeva altre tre conclusioni.
Primo: poiché Dio non può essere conosciuto come si conosce un oggetto, ci sono limiti alla razionalità quale approccio al mistero di Dio. La ragione può sapere che Dio esiste, ma la ragione naturale non può dirci tutti gli attributi del Dio della Bibbia.
Secondo: la fede è un incontro personale con Dio. La fede non ci permette di «afferrare» chi è Dio intellettualmente, perché questo significherebbe che essa gode di una posizione superiore a Dio. L'incontro con Dio nella fede ci insegna piuttosto che questa «non-oggettivabilità» di Dio è una dimensione di Dio-in-sé. È questa la ragione per cui possiamo parlare di Dio come «persona» e di un incontro personale con Dio.
Terzo: la comunione mistica - conclude Wojtyla, - è, piuttosto che un «culmine» emozionale, un'esperienza di comunione, di «essere-con», che trascende completamente le convenzioni della nostra esistenza creaturale.