Francesco Mottola
(1901-1969)
- 13 giugno
Sacerdote diocesano, Fondatore dell’Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore
Nato a Tropea (Catanzaro) il 3 gennaio 1901 da una famiglia nobile ma decaduta, il piccolo Francesco ricevette il battesimo due giorni dopo la nascita.
La sua infanzia, pur vissuta in un ambiente religioso, fu drammaticamente segnata dal suicidio della madre, evento che ebbe una notevole influenza sul carattere del ragazzo, in seguito ulteriormente provato dalla morte prematura di un fratello. Anche alla luce di questi fatti la personalità del giovane, che nel frattempo era entrato in seminario, andava configurandosi con tratti di indubbia vivacità, intelligenza, animo poetico, ma anche con significativi limiti caratteriali: nervosismo, eccessiva scrupolosità, ipercriticismo, inquietudine, litigiosità, orgoglio.
Il periodo formativo, tuttavia, fu per lui un’autentica palestra di conversione, di irrobustimento della vita interiore, di progressiva ricerca della volontà di Dio, al punto che l’ordinazione presbiterale trovò la sua poliedrica personalità generosamente disponibile all’azione della grazia.
Il Servo di Dio svolse il ministero in molteplici ambiti pastorali, dalla predicazione all’amministrazione dei sacramenti, dalla direzione spirituale all’attività letteraria e giornalistica, dall’esercizio concreto della carità all’organizzazione di iniziative spirituali e culturali.
Divenuto rettore del seminario diocesano, nel quale precedentemente era stato docente e padre spirituale, si mostrò guida attenta e prudente dei giovani, ma soprattutto animatore entusiasmante, aperto alla comprensione dei segni dei tempi e alla ricerca delle opportunità di bene che i nuovi fermenti sociali esigevano.
Il suo zelo si estrinsecò anche in varie iniziative apostoliche, sempre promosse con grande spirito di sacrificio. In modo particolare, fu convinto assertore dell’improrogabile esigenza di un profondo rinnovamento spirituale e culturale del clero diocesano, che favorì mediante fraterni incontri di preghiera e di studio, e della necessità del coinvolgimento dei laici nell’apostolato come lievito di autentico progresso della società.
In don Francesco Mottola risplende il carisma dell’amore oblativo, che egli visse con intima coerenza e che instancabilmente propose a tutti. In questa ottica si comprendono anche il suo impegno nell’Azione Cattolica, le numerose iniziative di volontariato concretizzato in opere a favore di ammalati, poveri, anziani, emarginati, orfani, diseredati; i vari tentativi di dar vita a forme di aggregazione presbiterale o laicale, la principale delle quali fu l’Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore.
Notevole è la produzione letteraria del Servo di Dio. I suoi scritti, mentre evidenziano una singolare attenzione agli eventi della Chiesa calabrese, spaziano verso i più vasti temi teologici, ascetici e mistici. Numerosi articoli, interessanti anche sotto l’aspetto estetico, presentano le realtà fondamentali della fede e i fatti della cronaca, in un costante dialogo con il mondo contemporaneo, manifestando nell’Autore vigore intellettuale, penetrazione psicologica, ponderata dottrina. La sua proposta culturale, essenzialmente cristocentrica, è in grado di delineare il profilo di un vero umanesimo cristiano.
In tutto il corso della vita del presbitero calabrese non venne mai meno la lotta contro le naturali inclinazioni di un temperamento ribelle, ma i suoi umani condizionamenti furono integrati e superati nella fede. I nuclei prioritari intorno ai quali si strutturò la sua esperienza spirituale furono l’abbandono fiducioso alla divina Provvidenza nella preghiera e nella contemplazione, la devozione al Cuore di Gesù nell’eucaristia, la pietà mariana, la carità verso Dio e il prossimo vissuta in modo eroico, lo spirito di mortificazione e di servizio, uno stile di vita umile, austero e casto
Nel corso degli anni, purtroppo, iniziarono a manifestarsi i segni di una salute precaria, al punto che una malattia durata ventisette anni gli provocò una continua sofferenza.
Don Mottola, con progressiva serenità e pazienza, intensificò il suo fervore e la sua attività apostolica, unendosi come vittima consapevole alle sofferenze di Cristo e accogliendo con amore e semplicità il mistero della croce. Ai dolori fisici si unirono anche delle sofferenze morali, soprattutto a causa di invidie e incomprensioni, che influirono notevolmente sul suo animo.
Il Servo di Dio si spense nella città natale il 29 giugno 1969.