sábado, 11 de abril de 2020

Don Divo Barsotti - Santa Messa celebrada por don Divo . Meditazioni per il Venerdì Santo



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Venerdì Santo
Prima meditazione
La sofferenza di Gesù continua in noi, ma insieme si fa presente in noi la gloria della sua resurrezione
Il mistero che celebriamo propone alla nostra meditazione uno dei temi fondamentali, ma anche più sconcertanti del Cristianesimo. Nell'Antico Testamento il male morale non era distinto dal male fisico. Tutto si diceva "male"; tuttavia anche se si parlava indifferentemente dell'uno e dell'altro, una distinzione era implicita. Per noi cristiani la distinzione è così netta, così assoluta da farci vedere nel male fisico il mezzo più efficace scelto da Dio per la distruzione del male morale.

 Il Figlio di Dio muore sulla Croce, accetta di soffrire nel suo corpo e nella sua anima tutti i tormenti per la salvezza dell'uomo e questa salvezza è la remissione del peccato (male morale).Ora questa prospettiva ci dice la grandezza della sofferenza. Bisogna dirlo fra virgolette, eppure bisogna dirlo: "il bene" della sofferenza nell'economia cristiana; perché quello che Dio ha scelto una volta, lo ha scelto per sempre e anche oggi rimane vero che dalla sofferenza umana nasce il bene.Si noti: non importa nemmeno soffrire per Iddio, dice San Giovanni Crisostomo; la sofferenza come tale ha sempre un prezzo. Si capisce che se la sofferenza ci porta alla ribellione contro Dio, diviene motivo di un male morale e allora è evidente che non si può più dire questo; ma nella misura che la sofferenza, anche se non è vissuta per Iddio, non è però motivo di male morale, questa sofferenza ha sempre un valore redentivo, cioè ha il valore più alto che ogni azione umana possa compiere. E la nostra azione è più efficace quanto più siamo passivi, quanto più soffriamo del male del mondo. È un insegnamento che sconcerta, difficile ad accettarsi, perché la nostra natura reagisce nei confronti della sofferenza con una certa ripugnanza istintiva e un certo rifiuto istintivo. Ma il fatto di questa reazione istintiva non toglie nulla alla grandezza della sofferenza.

 Di fatto questa reazione l'ha provata anche Gesù; prima di iniziare la sua Passione Egli ha pregato il Padre: "Padre,se è possibile allontana da me questo calice". Che cosa dunque c'è di strano se anche l'anima nostra prova una reazione immediata di ripugnanza e di rifiuto nei confronti della sofferenza, sia che questa colpisca il fisico, sia che opprima l'anima?Di questo insegnamento la prova più alta la dà la liturgia della Chiesa Russa la quale celebra come santi coloro che hanno subito una morte violenta, anche se non l'hanno sofferta per il Signore, né direttamente, né indirettamente.Tutto questo ci dice come, di fatto, il male del mondo, non dico il peccato, ma il male del mondo, la sofferenza degli uomini, faccia presente anche oggi la Passione di Gesù.S'è parlato ieri della Presenza del Cristo ma la Presenza del Cristo implica di per sé una nostra identificazione con Lui; fintanto che non ci siamo identificati con Lui, Lui non è presente

La Presenza suppone di essere noi investiti da Lui, penetrati da Lui, posseduti da Lui, divenuti una sola cosa con Lui; suppone, dicevo ieri, una certa immanenza del Cristo in noi e di noi in Cristo. Una immanenza che è analoga alla presenza del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre.Che cosa dice l'Inno delle Lodi del lunedì? "In Patre totus Filius e totus in Verbo Pater". Ecco l'immanenza delle Persone Divine. Il Padre è totalmente nel Figlio, il Figlio è totalmente nel Padre. Così la Presenza nel mistero cristiano implica che il Cristo è in me e io sono in LuiMa questa presenza del Cristo in me e di me in Lui che cosa esige? Evidentemente per noi che viviamo in una natura passibile, esige la presenza del dolore, la presenza della croce. Esige, ed esigerà, fino alla fine del mondo, la presenza della sofferenza umana. Da che cosa ci ha redento il Signore

Lo dice nel modo più categorico quella parola di Gesù che ha dato un senso alla sua morte. Che cosa dice Gesù quando dà un senso alla sua morte?Guardate che se togliamo i testi della istituzione eucaristica noi possiamo dire col Bhulman che la morte di Gesù non ha alcun senso perché è stata solo un accidente capitato sul lavoro. Lui era un rivoluzionario, uno che andava contro il pensiero degli scribi e dei farisei e questi lo hanno buttato fuori. Questo non comporta che la sua morte abbia un senso o un valore per sé. Se la morte di Cristo non è un accidente capitato sul lavoro, è perché Nostro Signore avanti di morire ha detto perché moriva, perché versava il suo sangue: "Prendete e bevete, questo è il Calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati". È il male morale che il Signore vuole distruggere

La Redenzione operata da Cristo è fondamentalmente ed essenzialmente la liberazione da questa separazione da Dio, da questa opposizione con Dio che il peccato ha creato. E questa liberazione dall'opposizione, il Cristo l'ha ottenuta con la sua morte. Questa presenza del mistero cristiano, se si parla di presenza, suppone la nostra medesima morte, suppone la nostra stessa sofferenza, la nostra passione. Nostra che è la sua, sua che è la nostra, perché siamo uno in Cristo Gesù.Allora voi vedete la grandezza della sofferenza umana, allora voi potete capire l'importanza, il valore, l'efficacia insostituibile della sofferenza umana."O Crux, ave spes unica...""O Croce, unica speranza, ti saluto!"La Croce di Gesù, si, ma è la tua croce! C'è una differenza? Nella misura che il Cristo per te è presente, non c'è differenza. È nella misura che tu non sei nel Cristo che c' è una differenza. Ma noi tutti siamo nel Cristo. Se non c'è una opposizione dichiarata a Cristo Signore attraverso il peccato, anche chi inconsciamente soffre, è già in Cristo.Da questo si capisce il perché della sofferenza degli innocenti. 

Non è vana, non è inutile, ma è efficace, perché è la sofferenza del Cristo. Sono in Cristo, sono in Cristo per il Battesimo e anche indipendentemente dal Battesimo perché l'Incarnazione del Verbo raggiunge tutta la natura umana. Naturalmente tutto questo è vero per coloro che, non avendo una volontà propria, non potendo avere una coscienza del mistero cristiano, non si oppongono a questo mistero. Ecco perché anche la Chiesa cattolica celebra la Festa dei Santi Innocenti, sebbene non sapessero né loro, né i loro genitori, di morire per il Signore.Di qui noi comprendiamo il valore che ha la sofferenza nell'economia cristiana. Nostro Signore ha rovesciato anche qui tutti i valori. Ieri si parlò di un rovesciamento dei valori, ma il rovesciamento massimo dei valori è proprio qui: l'atto supremo della vita del mondo è una morte subita, accettata per amore.Ci sono dei Santi che soffrivano di non poter soffrire. Ci sono dei Santi i quali trovavano la loro gioia unicamente nella sofferenza. È qualche cosa di morboso, di malsano? Può anche essere perché la nostra natura istintivamente non può reagire al dolore che col rifiuto. Ma se nella fede l'anima capisce che dal suo dolore e dalla sua sofferenza; più che da qualsiasi altra cosa, può dipendere, non solo la sua salvezza, ma la salvezza del mondo, allora non è più malsano. Questo spiega certe pagine impressionanti che fanno un po' spavento, di Santa Veronica Giuliani, che non si contentava mai di patire abbastanza. Io non vi chiedo di arrivare a questo, ma di capire il disegno divino. 

Dio è sempre Colui che dal male dell'uomo sa trarre un bene maggiore, così che la Chiesa può cantare proprio nella Veglia Pasquale: "O vere necessarium Adae peccatum". "O veramente necessario peccato di Adamo che è stato distrutto dalla morte di Cristo". E può cantare ancora: "O felix culpa quae talem ac tantum meruit habere redemptorem". "O colpa felice che meritò di ottenere un tale e tanto Redentore".Dio vince sempre, e noi non possiamo rimproverare a Dio di aver lasciato il dolore nel mondo; non dobbiamo ribellarci a Dio, se il Signore ci fa partecipi in qualche misura della sofferenza, perché nella vita presente, la Presenza del Cristo in noi che viviamo in una natura passibile, non fa noi partecipi già ora della gloria della Resurrezione, ma ci fa partecipi della sua vita passibile, cioè della sua capacità di soffrire. Quando si fanno i Voti Perpetui, noi consegnamo a chi li emette una croce nuda e diciamo: "Ecco il talamo delle tue nozze col Cristo"; la nostra unione col Cristo avviene sulla Croce.Io vi chiedo una cosa prima di andare avanti nella meditazione, vi chiedo di ringraziare Dio, ora, per i dolori che avete sopportati