- E senti o espírito
inundado por um mistério de luz que é Deus e N´Ele vi e ouvi -A ponta da lança como chama que se desprende, toca o eixo da terra, – Ela estremece: montanhas, cidades, vilas e aldeias com os seus moradores são sepultados. - O mar, os rios e as nuvens saem dos seus limites, transbordam, inundam e arrastam consigo num redemoinho, moradias e gente em número que não se pode contar , é a purificação do mundo pelo pecado em que se mergulha. - O ódio, a ambição provocam a guerra destruidora! - Depois senti no palpitar acelerado do coração e no meu espírito o eco duma voz suave que dizia: – No tempo, uma só Fé, um só Batismo, uma só Igreja, Santa, Católica, Apostólica: - Na eternidade, o Céu! (escreve a irmã Lúcia a 3 de janeiro de 1944, em "O Meu Caminho," I, p. 158 – 160 – Carmelo de Coimbra)
sábado, 3 de novembro de 2012
FOTOS DA MISSA PONTIFICAL CELEBRADA HOJE PELO CARDEAL ANTONIO CAÑIZARES
La porte principale de la Basilique Saint Pierre a été ouverte pour l'entrée de la procession qui a ensuite pu remonter l'allée centrale.
http://wdtprs.com/blog/2012/11/the-procession-and-mass/ | |
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http://chiesaepostconcilio.blogspot.pt/
Una Messa « extraordinaria » ? Una messa normale !
Sui siti italiani finora silenzio più totale.
Raccolgo e traduco questa relazione da Riposte Catholique
[...] La lunga processione delle
confraternite, del clero e dei fedeli, partita alle 14,30 da San Salvatore in
Lauro, dall'altra riva del Tevere, dopo aver attraversato ponte Sant'Angelo,
dopo aver percorso l'intera via della Conciliazione, varcava la porta della
Basilica vaticana, per raggiungere la folla dei fedeli già in attesa
all'interno. Ed alle 15, visibilmente raggiante, il Prefetto del Culto divino
iniziava la messa pontificale sotto la Cattedra di San Pietro, attorno alla
quale assistevano da 2 a 3.000 persone senza contare la folla dietro le barriere
e i numerosissimi sacerdoti e religiosi.
Al pari delle altre cerimonie di
questo pellegrinaggio Summorum Pontificum, uno degli aspetti più
sorprendenti è stata la presenza massiccia di sacerdoti diocesani e seminaristi,
usciti dalle diverse università pontificie o venuti per l'occasione da Francia,
Stati Uniti, Inghilterra, ecc.
Tutto tendeva a far capire che,
partendo da una situazione di « privilegio » concessa, ci si sta ormai avviando
- anche se si è ancora lontani dal traguardo - verso una situazione normale,
dovendosi l'extraordinario di ieri integrare poco a poco, passo dopo passo,
nelle parrocchie, nelle diocesi, nei movimenti giovanili, nell'insieme della
vita ecclesiale.
È ciò che lo stesso cardinal
Cañizares ha sottolineato alla fine della sua omelia (molto spirituale),
soffermandosi su un tema che gli sta a cuore : il Motu Proprio è la
pacificazione della Chiesa con se stessa, cioè con la sua tradizione il cui asse
è il culto romano tradizionale. Quando il « Ministro della Liturgia » di
Benedetto XVI evoca con molta sottigliezza l’« illuminazione » che la
costituzione Sacrosanctum Concilium deve apportare a entrambe le forme
del rito romano, ciò non significa che se ieri, il Concilio era interpretato
dalla liturgia di Paolo VI, oggi può ben rileggersi con l'aiuto – per non dire
col filtro – della liturgia detta di San Pio V ?
L’emozione dei partecipanti alla Messa
di questo 3 novembre apparteneva alla consapevolezza condivisa del mettersi in
moto di questa rivoluzione copernicana. Il cardinale ha ricordato lo scopo del
pellegrinaggio : azione di ringraziamento e sostegno all'azione del Santo Padre,
comunione « affettuosa » del popolo Summorum Pontificum col Padre
Comune.


Tra i prelati romani presenti alla cerimonia
(Mons. Perl, Mons. Pozzo, appena nominato arcivescovo stamane, Mons. Agostini,
cerimoniere pontificio, ecc.), la presenza più rimarchevole era quella, quasi
ufficiale, della Commissione Ecclesia Dei, col suo Vice Presidente, Mons.
Di Noia, circondato dai suoi collaboratori. Il Rev De Andrade, membro della
stessa Commissione, ha impeccabilmente diretto la cerimonia, aiutato da un prete
diocesano, il Rev Cuneo. Il sacerdote assistente era Mons. Ferrer,
Vice-Segretario della Congregazione per il Culto divino, il diacono, il Rev
Barker, vicario della parrocchia personale romana dedicata alla liturgia
tradizionale, il sotto-diacono, il Rev Reginal-Marie della Fraternità San
Vincenzo Ferrer, mentre gli altri ministri erano scelti tra i seminaristi dei
collegi romani o tra il clero diocesano.


![]() |
Lettura del messaggio del Santo Padre |
Annuncio della celebrazione del Papa che
sigillerà questo passaggio dalla messa « extraordinaria » alla messa
normale?
Le immagini le ho prese da qui; mentre quelle del card. Cañizares e di Don Barthe che legge il messaggio in francese del Santo Padre, da qui
Le immagini le ho prese da qui; mentre quelle del card. Cañizares e di Don Barthe che legge il messaggio in francese del Santo Padre, da qui
Benedetto XVI come rispondiamo noi cristiani alla questione della morte? Rispondiamo con la fede in Dio
SANTA MESSA: VIDEO INTEGRALESANTA MESSA IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E VESCOVI DEFUNTI NEL CORSO DELL’ANNO, 03.11.2012
Alle ore 11.30 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione Eucaristica in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Santa Messa:
OMELIA DEL SANTO PADRE
Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!
Nei nostri cuori è presente e vivo il clima della comunione dei Santi e della commemorazione dei fedeli defunti, che la liturgia ci ha fatto vivere in modo intenso nelle celebrazioni dei giorni scorsi. In particolare, la visita ai cimiteri ci ha permesso di rinnovare il legame con le persone care che ci hanno lasciato; la morte, paradossalmente, conserva ciò che la vita non può trattenere.
Come i nostri defunti hanno vissuto, che cosa hanno amato, temuto e sperato, che cosa hanno rifiutato, lo scopriamo, infatti, in modo singolare proprio dalle tombe, che sono rimaste quasi come uno specchio della loro esistenza, del loro mondo: esse ci interpellano e ci inducono a riannodare un dialogo che la morte ha messo in crisi.
Così, i luoghi della sepoltura costituiscono come una sorta di assemblea, nella quale i vivi incontrano i propri defunti e con loro rinsaldano i vincoli di una comunione che la morte non ha potuto interrompere. E qui a Roma, in quei cimiteri peculiari che sono le catacombe, avvertiamo, come in nessun altro luogo, i legami profondi con la cristianità antica, che sentiamo così vicina. Quando ci inoltriamo nei corridoi delle catacombe romane - come pure in quelli dei cimiteri delle nostre città e dei nostri paesi -, è come se noi varcassimo una soglia immateriale ed entrassimo in comunicazione con coloro che lì custodiscono il loro passato, fatto di gioie e di dolori, di sconfitte e di speranze.
Ciò avviene, perché la morte riguarda l’uomo di oggi esattamente come quello di allora; e anche se tante cose dei tempi passati ci sono diventate estranee, la morte è rimasta la stessa.
Di fronte a questa realtà, l’essere umano di ogni epoca cerca uno spiraglio di luce che faccia sperare, che parli ancora di vita, e anche la visita alle tombe esprime questo desiderio. Ma come rispondiamo noi cristiani alla questione della morte? Rispondiamo con la fede in Dio, con uno sguardo di solida speranza che si fonda sulla Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Allora la morte apre alla vita, a quella eterna, che non è un infinito doppione del tempo presente, ma qualcosa di completamente nuovo.
La fede ci dice che la vera immortalità alla quale aspiriamo non è un’idea, un concetto, ma una relazione di comunione piena con il Dio vivente: è lo stare nelle sue mani, nel suo amore, e diventare in Lui una cosa sola con tutti i fratelli e le sorelle che Egli ha creato e redento, con l’intera creazione. La nostra speranza allora riposa sull’amore di Dio che risplende nella Croce di Cristo e che fa risuonare nel cuore le parole di Gesù al buon ladrone: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Questa è la vita giunta alla sua pienezza: quella in Dio; una vita che noi ora possiamo soltanto intravedere come si scorge il cielo sereno attraverso la nebbia.
In questo clima di fede e di preghiera, cari Fratelli, siamo raccolti attorno all’altare per offrire il Sacrificio eucaristico in suffragio dei Cardinali, degli Arcivescovi e dei Vescovi che, durante l’anno trascorso, hanno terminato la loro esistenza terrena.
In questo clima di fede e di preghiera, cari Fratelli, siamo raccolti attorno all’altare per offrire il Sacrificio eucaristico in suffragio dei Cardinali, degli Arcivescovi e dei Vescovi che, durante l’anno trascorso, hanno terminato la loro esistenza terrena. In modo particolare ricordiamo i compianti Fratelli Cardinali John Patrick Foley, Anthony Bevilacqua, José Sánchez, Ignace Moussa Daoud, Luis Aponte Martínez, Rodolfo Quezada Toruño, Eugênio de Araújo Sales, Paul Shan Kuo-hsi, Carlo Maria Martini, Fortunato Baldelli. Estendiamo il nostro affettuoso ricordo anche a tutti gli Arcivescovi e Vescovi defunti, chiedendo al Signore, pietoso, giusto e misericordioso (cfr Sal 114), di voler loro concedere il premio eterno promesso ai fedeli servitori del Vangelo.
Ripensando alla testimonianza di questi nostri venerati Fratelli, possiamo riconoscere in essi quei discepoli «miti», «misericordiosi», «puri di cuore», «operatori di pace» di cui ci ha parlato la pericope evangelica (Mt 5,1-12): amici del Signore che, fidandosi della sua promessa, nelle difficoltà e anche nelle persecuzioni hanno conservato la gioia della fede, ed ora abitano per sempre la casa del Padre e godono della ricompensa celeste, ricolmi di felicità e di grazia. I Pastori che oggi ricordiamo hanno, infatti, servito la Chiesa con fedeltà e amore, affrontando talvolta prove onerose, pur di assicurare al gregge loro affidato attenzione e cura. Nella varietà delle rispettive doti e mansioni, hanno dato esempio di solerte vigilanza, di saggia e zelante dedizione al Regno di Dio, offrendo un prezioso contributo alla stagione post-conciliare, tempo di rinnovamento in tutta la Chiesa.
La Mensa eucaristica, alla quale si sono accostati, dapprima come fedeli e poi, quotidianamente, come ministri, anticipa nel modo più eloquente quanto il Signore ha promesso nel «discorso della montagna»: il possesso del Regno dei cieli, il prendere parte alla mensa della Gerusalemme celeste. Preghiamo perché ciò si compia per tutti. La nostra preghiera è alimentata da questa ferma speranza che «non delude» (Rm 5,5), perché garantita da Cristo che ha voluto vivere nella carne l’esperienza della morte per trionfare su di essa con il prodigioso avvenimento della Risurrezione. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5-6).
Questo annuncio degli angeli, proclamato la mattina di Pasqua presso il sepolcro vuoto, è giunto attraverso i secoli fino a noi, e ci propone, anche in questa assemblea liturgica, il motivo essenziale della nostra speranza. Infatti, «se siamo morti con Cristo – ci ricorda san Paolo alludendo a ciò che è avvenuto nel Battesimo – crediamo che anche vivremo con lui» (Rm 6,8). È lo stesso Spirito Santo, per mezzo del quale l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, a far sì che la nostra speranza non sia vana (cfr Rm 5,5). Dio Padre, ricco di misericordia, che ha dato alla morte il suo Figlio unigenito quando eravamo ancora peccatori, come non ci donerà la salvezza ora che siamo giustificati per il sangue di Lui (cfr Rm 5,6-11)? La nostra giustizia si basa sulla fede in Cristo. È Lui il «Giusto», preannunciato in tutte le Scritture; è grazie al suo Mistero pasquale che, varcando la soglia della morte, i nostri occhi potranno vedere Dio, contemplare il suo volto (cfr Gb 19,27a).
Alla singolare esistenza umana del Figlio di Dio si affianca quella della sua Madre Santissima, che, sola tra tutte le creature, veneriamo Immacolata e piena di grazia. I nostri Fratelli Cardinali e Vescovi, di cui oggi facciamo memoria, sono stati amati con predilezione dalla Vergine Maria e hanno ricambiato il suo amore con devozione filiale.
Alla sua materna intercessione vogliamo oggi affidare le loro anime, affinché siano da Lei introdotti nel Regno eterno del Padre, attorniati da tanti loro fedeli per i quali hanno speso la vita. Col suo sguardo premuroso vegli Maria su di essi, che ora dormono il sonno della pace in attesa della beata risurrezione. E noi eleviamo a Dio per loro la nostra preghiera, sorretti dalla speranza di ritrovarci tutti un giorno, uniti per sempre in Paradiso. Amen.
© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana
Alle ore 11.30 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione Eucaristica in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Santa Messa:
OMELIA DEL SANTO PADRE
Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!
Nei nostri cuori è presente e vivo il clima della comunione dei Santi e della commemorazione dei fedeli defunti, che la liturgia ci ha fatto vivere in modo intenso nelle celebrazioni dei giorni scorsi. In particolare, la visita ai cimiteri ci ha permesso di rinnovare il legame con le persone care che ci hanno lasciato; la morte, paradossalmente, conserva ciò che la vita non può trattenere.
Come i nostri defunti hanno vissuto, che cosa hanno amato, temuto e sperato, che cosa hanno rifiutato, lo scopriamo, infatti, in modo singolare proprio dalle tombe, che sono rimaste quasi come uno specchio della loro esistenza, del loro mondo: esse ci interpellano e ci inducono a riannodare un dialogo che la morte ha messo in crisi.
Così, i luoghi della sepoltura costituiscono come una sorta di assemblea, nella quale i vivi incontrano i propri defunti e con loro rinsaldano i vincoli di una comunione che la morte non ha potuto interrompere. E qui a Roma, in quei cimiteri peculiari che sono le catacombe, avvertiamo, come in nessun altro luogo, i legami profondi con la cristianità antica, che sentiamo così vicina. Quando ci inoltriamo nei corridoi delle catacombe romane - come pure in quelli dei cimiteri delle nostre città e dei nostri paesi -, è come se noi varcassimo una soglia immateriale ed entrassimo in comunicazione con coloro che lì custodiscono il loro passato, fatto di gioie e di dolori, di sconfitte e di speranze.
Ciò avviene, perché la morte riguarda l’uomo di oggi esattamente come quello di allora; e anche se tante cose dei tempi passati ci sono diventate estranee, la morte è rimasta la stessa.
Di fronte a questa realtà, l’essere umano di ogni epoca cerca uno spiraglio di luce che faccia sperare, che parli ancora di vita, e anche la visita alle tombe esprime questo desiderio. Ma come rispondiamo noi cristiani alla questione della morte? Rispondiamo con la fede in Dio, con uno sguardo di solida speranza che si fonda sulla Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Allora la morte apre alla vita, a quella eterna, che non è un infinito doppione del tempo presente, ma qualcosa di completamente nuovo.
La fede ci dice che la vera immortalità alla quale aspiriamo non è un’idea, un concetto, ma una relazione di comunione piena con il Dio vivente: è lo stare nelle sue mani, nel suo amore, e diventare in Lui una cosa sola con tutti i fratelli e le sorelle che Egli ha creato e redento, con l’intera creazione. La nostra speranza allora riposa sull’amore di Dio che risplende nella Croce di Cristo e che fa risuonare nel cuore le parole di Gesù al buon ladrone: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Questa è la vita giunta alla sua pienezza: quella in Dio; una vita che noi ora possiamo soltanto intravedere come si scorge il cielo sereno attraverso la nebbia.
In questo clima di fede e di preghiera, cari Fratelli, siamo raccolti attorno all’altare per offrire il Sacrificio eucaristico in suffragio dei Cardinali, degli Arcivescovi e dei Vescovi che, durante l’anno trascorso, hanno terminato la loro esistenza terrena.
In questo clima di fede e di preghiera, cari Fratelli, siamo raccolti attorno all’altare per offrire il Sacrificio eucaristico in suffragio dei Cardinali, degli Arcivescovi e dei Vescovi che, durante l’anno trascorso, hanno terminato la loro esistenza terrena. In modo particolare ricordiamo i compianti Fratelli Cardinali John Patrick Foley, Anthony Bevilacqua, José Sánchez, Ignace Moussa Daoud, Luis Aponte Martínez, Rodolfo Quezada Toruño, Eugênio de Araújo Sales, Paul Shan Kuo-hsi, Carlo Maria Martini, Fortunato Baldelli. Estendiamo il nostro affettuoso ricordo anche a tutti gli Arcivescovi e Vescovi defunti, chiedendo al Signore, pietoso, giusto e misericordioso (cfr Sal 114), di voler loro concedere il premio eterno promesso ai fedeli servitori del Vangelo.
Ripensando alla testimonianza di questi nostri venerati Fratelli, possiamo riconoscere in essi quei discepoli «miti», «misericordiosi», «puri di cuore», «operatori di pace» di cui ci ha parlato la pericope evangelica (Mt 5,1-12): amici del Signore che, fidandosi della sua promessa, nelle difficoltà e anche nelle persecuzioni hanno conservato la gioia della fede, ed ora abitano per sempre la casa del Padre e godono della ricompensa celeste, ricolmi di felicità e di grazia. I Pastori che oggi ricordiamo hanno, infatti, servito la Chiesa con fedeltà e amore, affrontando talvolta prove onerose, pur di assicurare al gregge loro affidato attenzione e cura. Nella varietà delle rispettive doti e mansioni, hanno dato esempio di solerte vigilanza, di saggia e zelante dedizione al Regno di Dio, offrendo un prezioso contributo alla stagione post-conciliare, tempo di rinnovamento in tutta la Chiesa.
La Mensa eucaristica, alla quale si sono accostati, dapprima come fedeli e poi, quotidianamente, come ministri, anticipa nel modo più eloquente quanto il Signore ha promesso nel «discorso della montagna»: il possesso del Regno dei cieli, il prendere parte alla mensa della Gerusalemme celeste. Preghiamo perché ciò si compia per tutti. La nostra preghiera è alimentata da questa ferma speranza che «non delude» (Rm 5,5), perché garantita da Cristo che ha voluto vivere nella carne l’esperienza della morte per trionfare su di essa con il prodigioso avvenimento della Risurrezione. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5-6).
Questo annuncio degli angeli, proclamato la mattina di Pasqua presso il sepolcro vuoto, è giunto attraverso i secoli fino a noi, e ci propone, anche in questa assemblea liturgica, il motivo essenziale della nostra speranza. Infatti, «se siamo morti con Cristo – ci ricorda san Paolo alludendo a ciò che è avvenuto nel Battesimo – crediamo che anche vivremo con lui» (Rm 6,8). È lo stesso Spirito Santo, per mezzo del quale l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, a far sì che la nostra speranza non sia vana (cfr Rm 5,5). Dio Padre, ricco di misericordia, che ha dato alla morte il suo Figlio unigenito quando eravamo ancora peccatori, come non ci donerà la salvezza ora che siamo giustificati per il sangue di Lui (cfr Rm 5,6-11)? La nostra giustizia si basa sulla fede in Cristo. È Lui il «Giusto», preannunciato in tutte le Scritture; è grazie al suo Mistero pasquale che, varcando la soglia della morte, i nostri occhi potranno vedere Dio, contemplare il suo volto (cfr Gb 19,27a).
Alla singolare esistenza umana del Figlio di Dio si affianca quella della sua Madre Santissima, che, sola tra tutte le creature, veneriamo Immacolata e piena di grazia. I nostri Fratelli Cardinali e Vescovi, di cui oggi facciamo memoria, sono stati amati con predilezione dalla Vergine Maria e hanno ricambiato il suo amore con devozione filiale.
Alla sua materna intercessione vogliamo oggi affidare le loro anime, affinché siano da Lei introdotti nel Regno eterno del Padre, attorniati da tanti loro fedeli per i quali hanno speso la vita. Col suo sguardo premuroso vegli Maria su di essi, che ora dormono il sonno della pace in attesa della beata risurrezione. E noi eleviamo a Dio per loro la nostra preghiera, sorretti dalla speranza di ritrovarci tutti un giorno, uniti per sempre in Paradiso. Amen.
© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana
The Power of the Mass The Greatest Prayer TheHoly Sacrifice of the Mass
The Power of the Mass
The Greatest Prayer
The Holy Sacrifice of the Mass
Compilation
The Greatest Prayer
The Holy Sacrifice of the Mass
Compilation
The Tremendous Blessings and Benefits of the Mass as Told by Popes and Saints
Pope Paul VI | "The Mass is the most perfect form of prayer!" |
Pope Benedict XV | "The Holy Mass would be of greater profit if people had it offered in their lifetime, rather than having it celebrated for the relief of their souls after death." |
St. Thomas Aquinas, Doctor of the Church |
"The celebration of Holy Mass is as valuable as the death of Jesus on the cross." |
St. Gregory, Doctor of the Church |
"The heavens open and multitudes of angels come to assist in the Holy Sacrifice of the Mass." "It is most true that he who attends holy Mass shall be freed from many evils and from many dangers, both seen and unseen." |
St. Augustine, Doctor of the Church |
"The angels surround and help the priest when he is
celebrating Mass."
"He who devoutly hears holy Mass will receive a great vigor
to enable him to resist mortal sin, and there shall be pardoned to him all
venial sins which he may have committed up to that hour." "He [who attends Mass with all possible devotion] shall be freed from sudden death, which is the most terrible stroke launched by the Divine Justice against sinners. Behold a wonderful preservative against sudden death." |
St. Jerome, Doctor of the Church |
"Without doubt, the Lord grants all favors which are asked of Him in Mass, provided they be fitting for us; and, which is a matter of great wonder, ofttimes He also grants that also which is not demanded of Him, if we, on our part, put no obstacle in the way." |
St. John Chrysostom, Doctor of the Church | "When Mass is being celebrated, the sanctuary is filled with countless angels who adore the divine victim immolated on the altar." |
St. Anselm, Doctor of the Church |
"A single Mass offered for oneself during life may be worth more than a thousand celebrated for the same intention after death." |
St. Teresa, Doctor of the Church |
Once, St. Teresa was overwhelmed with God's Goodness and asked Our Lord "How can I thank you?" Our Lord replied, "ATTEND ONE MASS." |
St. Leonard of Port Maurice | "The principal excellence of the most Holy Sacrifice of the
Mass consists in being essentially, and in the very highest degree, identical
with that which was offered on the Cross of Calvary: with this sole difference
that the sacrifice on the Cross was bloody, and made once for all, and did on
that one occasion satisfy fully for all the sins of the world; while the
sacrifice of the altar is an unbloody sacrifice, which can be repeated an
infinite number of times, and was instituted in order to apply in detail that
universal ransom which Jesus paid for us on Calvary."
"I believe that were it not for the Holy Mass, as this moment
the world would be in the abyss, unable to bear up under the mighty load of its
iniquities Mass is the potent prop that hold the world on its base."
"Be now confounded for very wonder, reflecting that the
proposition just laid down is indeed most true; a soul assisting with adequate
devotion at holy Mass renders more honor to God than that which all the Angels
and all the Saints put together render with all their adorations."
"And, yet, with the holy Sacrifice of the Mass, viewed according to its intrinsic preciousness and value, satisfaction may be made completely for committed sin ... Not that the Sacrifice of the Mass by any means cancels our sins immediately, and of itself, as does the Sacrament of Penance: but it cancels them mediately, calling down various aids of interior impulse, of holy aspiration, and of actual grace, all tending toward a worthy repentance of our sins, either at the time of the Mass itself or at some other fitting time." "O blessed Mass, by which we come to have the Son of God placed not within our arms but within our hearts, Nor is there a doubt but that with Him, and Him alone, we shall be able to satisfy the debt of gratitude which we have contracted with God." "It is in our power by means of it to pay the fourth debt due to God, which is to supplicate Him, and to entreat new graces of Him. ... Yes, yes: in holy Mass our dear beloved Jesus, as the chief and supreme Priest, recommends our case to the Father, prays for us and makes Himself our advocate. ... How can you doubt but that He wishes to give you all the virtues and all the perfections which are required to make you a saint, and a great saint, in Heaven?" "What graces, gifts and virtues the Holy Mass calls down ... repentance for sin ... victory over temptation ... holy inspirations which dispositions to shake off tepidity ... the grace of final perseverance, upon which depends our salvation ... temporal blessings, such as peace, abundance and health ..." In having Masses said for the suffering souls in Purgatory: "the holy Mass not only shortens their pains but also extends great immediate relief to those poor souls ... the charity you exercise toward poor souls under purification will all redound to your own good." In having Masses said for your own soul: "... get celebrated all the Masses possible in your circumstances not only for the souls departed but for your own. Do this for two motives: first to obtain a good and holy death - it being the invariable opinion of theologians that there is no more efficacious means for attaining so holy a purpose. Another motive is that you may yourself issue quickly from Purgatory and fly away into eternal glory, there being no means more adapted for obtaining from God a grace so precious as that of going direct to Heaven, or at least a short detention on the way, than Indulgences duly gained, and the holy Sacrifice." |
St. John Vianney Patron Saint of Parish Priests | "When we receive Holy Communion, we experience something
extraordinary - a joy, a fragrance, a well being that thrills the whole body and
causes it to exalt."
"If we really understood the Mass, we would die of
joy." "There is nothing so great as the Eucharist. If God had something more precious, He would have given it to us." "When we have been to Holy Communion, the balm of love envelops the soul as the flower envelops the bee." |
Blessed Padre Pio, stigmatic priest | "It would be easier for the world to survive without the sun than to do without Holy Mass." |
Revelation of Christ to St. Gertrude the Great | For each Mass we hear with devotion, Our Lord sends a saint to comfort us at death. |
Revelation of Christ to St. Mechtilde | He who is in the habit of devoutly hearing holy Mass shall in death be consoled by the presence of the angels and saints, his advocates, who shall bravely defend him from all the snares of infernal spirits. |
Recommended books:
- Hidden Treasure, Holy Mass, by St. Leonard of Port Maurice.
- The Incredible Catholic Mass, by Fr. Martin von Cochem.
IL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA
IL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA
Nozioni, fini, effetti e disposizioni
I. Nozioni preliminari
Alcune nozioni dogmatiche:
La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della croce. E' diverso solo il modo dell'offerta (Denz. 940)
Essendo un vero sacrificio la Messa ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione e petizione (Denz. 948 e 950).
Il valore della Messa è in se stesso rigorosamente infinito. Però i suoi effetti in quanto dipendono da noi non ci vengono applicati se non nella misura delle nostre interne disposizioni.
La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della croce. E' diverso solo il modo dell'offerta (Denz. 940)
Essendo un vero sacrificio la Messa ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione e petizione (Denz. 948 e 950).
Il valore della Messa è in se stesso rigorosamente infinito. Però i suoi effetti in quanto dipendono da noi non ci vengono applicati se non nella misura delle nostre interne disposizioni.
II. Finalità ed effetti della Santa Messa
La Messa ha gli stessi fini e produce gli stessi effetti del sacrificio della croce, che sono quelli del sacrificio in generale come atto supremo di religione, però di grado infinitamente superiore.
Adorazione.
Il sacrificio della Messa rende a Dio un'adorazione degna di Lui, rigorosamente infinita. Questo effetto è prodotto infallibilmente ex opere operato, anche se celebra un sacerdote in peccato mortale, perché questo valore latreutico o di adorazione dipende dalla dignità infinita del Sacerdote principale che lo offre e dal valore della Vittima offerta.
Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l'onore che Gli è dovuto in riconoscimento della Sua infinita maestà e del Suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica più Iddio di quanto lo glorificheranno in cielo, per tutta l'eternità, tutti gli angeli, i santi e i beati insieme, compresa Maria Santissima.
Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorosamente verso le Sue creature. Di qui l'immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa.
Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l'onore che Gli è dovuto in riconoscimento della Sua infinita maestà e del Suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica più Iddio di quanto lo glorificheranno in cielo, per tutta l'eternità, tutti gli angeli, i santi e i beati insieme, compresa Maria Santissima.
Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorosamente verso le Sue creature. Di qui l'immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa.
Ringraziamento.
Gli immensi benefici di ordine naturale e soprannaturale che abbiamo ricevuto da Dio ci hanno fatto contrarre verso di Lui un debito infinito di gratitudine che possiamo saldare soltanto con la Messa. Infatti per mezzo di essa offriamo al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringraziamento, che supera infinitamente il nostro debito; perché è Cristo stesso che, immolandosi per noi, ringrazia Iddio per i benefici che ci concede. A sua volta il ringraziamento è fonte di nuove grazie perché al benefattore piace la gratitudine. Questo effetto eucaristico è sempre prodotto infallibilmente ex opere operato indipendentemente dalle nostre disposizioni.
Riparazione.
Dopo l'adorazione e il ringraziamento non c'è dovere più urgente verso il Creatore che la riparazione delle offese che da noi ha ricevuto. Anche sotto questo aspetto il valore della Messa è assolutamente incomparabile, giacché con essa offriamo al Padre l'infinita riparazione di Cristo con tutta la sua efficacia redentrice.
Questo effetto non ci viene applicato in tutta la sua pienezza - basterebbe infatti una sola Messa per riparare tutti i peccati del mondo e liberare dalle loro pene tutte le anime del Purgatorio - ma ci viene applicato in grado limitato secondo le nostre disposizioni.
Questo effetto non ci viene applicato in tutta la sua pienezza - basterebbe infatti una sola Messa per riparare tutti i peccati del mondo e liberare dalle loro pene tutte le anime del Purgatorio - ma ci viene applicato in grado limitato secondo le nostre disposizioni.
Tuttavia:
a. ci ottiene, per sé ex opere operato, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Lo insegna il Concilio di Trento: «Hujus quippe oblatione placatus Dominus, gratiam et donum paenitentiae concedens, crimina et peccata etiam ingentia dimittit» (Denz. 940).
b. rimette sempre, infallibilmente se non incontra ostacoli, almeno la parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell'altro. La Messa è quindi utile anche alle anime del Purgatorio (Denz. 940 e 950). Il grado e la misura di questa remissione dipende dalle nostre disposizioni.
a. ci ottiene, per sé ex opere operato, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Lo insegna il Concilio di Trento: «Hujus quippe oblatione placatus Dominus, gratiam et donum paenitentiae concedens, crimina et peccata etiam ingentia dimittit» (Denz. 940).
b. rimette sempre, infallibilmente se non incontra ostacoli, almeno la parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell'altro. La Messa è quindi utile anche alle anime del Purgatorio (Denz. 940 e 950). Il grado e la misura di questa remissione dipende dalle nostre disposizioni.
Petizione.
Gesù Cristo si offre al Padre nella Messa per ottenerci con il merito della Sua infinita oblazione tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. «Semper vivens ad interpelladum pro nobis» (Ebr. 7, 25), e valorizza le nostre suppliche con i Suoi meriti infiniti. La Messa di per sé, ex opere operato, muove infallibilmente Dio a concedere agli uomini tutte le grazie di cui hanno bisogno, ma il dono effettivo di queste grazie dipende dalle nostre disposizioni, la mancanza delle quali può impedire completamente che queste grazie giungano fino a noi.
III. Disposizioni per il Santo Sacrificio della Santa Messa.
Le disposizioni principali per la Santa Messa sono di due specie: esterne ed interne.
Disposizioni esterne
Il sacerdote che celebra dovrà osservare le rubriche e le cerimonie stabilite dalla Chiesa come se quella fosse la prima, l'ultima e l'unica Messa della sua vita.
Il semplice fedele assisterà alla Messa in silenzio, con rispetto e attenzione.
Il semplice fedele assisterà alla Messa in silenzio, con rispetto e attenzione.
Disposizioni interne
La migliore disposizione interna è quella di identificarsi con Gesù Cristo che si immola sull'altare, offrendoLo al Padre ed offrendosi con Lui, in Lui e per Lui. ChiediamoGli che converta anche noi in pane per essere così a completa disposizione dei nostri fratelli mediante la carità. Uniamoci intimamente con Maria ai piedi della croce, con San Giovanni il discepolo prediletto, col sacerdote celebrante, nuovo Cristo in terra.Uniamoci a tutte le Messe che si celebrano nel mondo intero. La santa Messa celebrata o ascoltata con queste disposizioni è indubbiamente tra i principali strumenti di santificazione.
Tratto da:
Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana,
ed. Paoline, 1987, pagg. 548-554
Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana,
ed. Paoline, 1987, pagg. 548-554
Il sacrificio della messa

l sacrificio della messa
di don Claudio Crescimanno
Dopo le stupende parole dell'enciclica “Ecclesia de Eucharistia”,Giovanni Paolo II ci ha fatto un nuovo dono: l'Anno dell'Eucaristia. Quasi espansione nel tempo e nell'esperienza delle densissime pagine di quel documento, quest'anno deve costituire per la comunità cristiana la riscoperta e la valorizzazione della Eucaristia, nella quale «è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa» (Presbyterorum Ordinis, 5).
In realtà, la Presenza per eccellenza del nostro Salvatore in mezzo ai suoi discepoli, pellegrini sulla terra, è di per sé, costitutivamente, il centro e il cuore della vita della Chiesa e di ogni suo membro, ma il magistero del Pontefice, in continuità con quello dei suoi predecessori, non ha cessato di ribadirlo: «Da quando ho iniziato il mio ministero di successore di Pietro, ho sempre riservato al Giovedì Santo, giorno dell'Eucaristia e del Sacerdozio, un segno di particolare attenzione... Quest'anno desidero coinvolgere più pienamente l'intera Chiesa..: additando con nuova forza alla Chiesa la centralità dell'Eucaristia. Di essa la Chiesa vive. Di questo Pane vivo si nutre. Come non sentire il bisogno di esortare tutti a farne sempre rinnovata esperienza?» (Ecclesia de Eucharistia, 7).
Dunque non è superfluo ribadire ciò che parrebbe scontato: l'Eucaristia non è mai pienamente compresa, mai adeguatamente celebrata, mai sufficientemente accolta, poiché tutto il nostro studio, la nostra devozione, il nostro impegno, non possono colmare l'abisso che separa la creatura dal suo Signore, il finito dall'infinito. Gesù Cristo è l'irruzione del soprannaturale nel mondo; l'Eucaristia è il perpetuarsi di questa irruzione e il suo espandersi nello spazio e nel tempo: è la realtà per noi contemporaneamente più necessaria e più irraggiungibile.
Ripartiamo da qui, poiché «dando all'Eucaristia tutto il rilievo che essa merita... ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono. Ci invita a questo una tradizione ininterrotta, che fin dai primi secoli ha visto la comunità cristiana vigile nella custodia di questo tesoro. Sospinta dall'amore, la Chiesa si preoccupa di trasmettere alle successive generazioni cristiane, senza perderne alcun frammento, la fede e la dottrina sul Mistero eucaristico» (Ecclesia de Eucharistia, 61).
La nozione di sacrificio
Fin dai primordi della storia, nel cuore di ogni uomo sorge naturale il sentimento religioso: egli si riconosce creatura e sente che tutto ciò che è, e tutto ciò che ha, non viene da lui, ma lo ha ricevuto in dono dal suo Creatore. Questo senso della propria piccolezza, il desiderio di esprimere a Dio la propria gratitudine e la necessità di ottenerne ancora i favori, vengono espressi mediante l'atto supremo della religione: il sacrificio.
Il sacrificio è l'offerta che si fa a Dio solo, per mezzo dell'apposito ministro, di una cosa sensibile, distruggendola o trasformandola, per riconoscere e testimoniare la suprema signoria di Dio su tutte le cose, ed esprimere così la nostra sottomissione a lui.
Proviamo ora a comprendere dettagliatamente questa definizione:
- si offre a Dio una cosa sensibile (che può essere animata o inanimata), perché il sacrificio appartiene al culto esterno, pubblico, di Dio, e quindi richiede una realizzazione visibile;
- può essere offerta solo a Dio, perché il sacrificio è propriamente atto di “latrìa” (adorazione), che può essere rivolto solo al Creatore;
- viene offerta da un ministro apposito, perché occorre che Dio stesso lo abbia appositamente a ciò deputato, quale mediatore tra Dio e gli uomini, in quanto partecipe del sacerdozio di Cristo, unico mediatore;
- la si offre distruggendola o trasformandola, perché sia sottratta alla sua natura e funzione terrena, e donata a Dio, quale espressione ed in sostituzione della vita stessa dell'offerente;
- con questa offerta si riconosce e si testimonia la suprema signoria di Dio, perché questo è il fine del sacrificio: manifestare che tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo viene da Dio, e che a lui tutto è dovuto.
Il sacrificio, in una qualche sua forma, è stato praticato da sempre presso tutti i popoli, come atto supremo della religione. Dio stesso comandò al popolo d'Israele di offrire sacrifici in suo onore.
Ma i sacrifici del tempio d'Israele erano un'immagine e una prefigurazione: Gesù Cristo, Figlio di Dio divenuto uomo, con la sua vita, ma soprattutto con la sua passione e morte, porta a compimento e supera infinitamente il naturale istinto religioso dell'uomo, abolisce il valore di tutti i sacrifici antichi e ne istituisce uno nuovo e perfetto nella sua stessa Persona, in quanto egli è:
- il vero sacerdote sommo ed universale: infatti è Dio e uomo, quindi perfetto mediatore tra Dio e l'umanità;
- la vera vittima sacrificale: infatti non offre a Dio un bene sensibile qualunque, ma offre se stesso, immolandosi al Padre, consumato nel fuoco dello Spirito, a beneficio nostro.
- di adorazione e di lode alla divina Maestà;
- di ringraziamento per tutti i doni divini elargiti all'uomo nell'opera della creazione e della redenzione;
- di espiazione e di perdono per tutti i peccati commessi da tutti gli uomini in ogni tempo;
- di intercessione per ottenere da Dio tutti i benefici materiali e spirituali necessari all'umanità.
La messa è il memoriale del sacrificio
Affinché la potenza e l'efficacia del sacrificio della Croce si estendesse a tutti i tempi e luoghi, e potesse raggiungere tutti gli uomini che lo accolgono, il nostro Salvatore, la vigilia della sua passione, ha anticipato nell'ultima Cena, nei segni del pane e del vino, ciò che l'indomani avrebbe vissuto nella sua carne e ha consegnato ai suoi discepoli il rito della nuova Alleanza: il pane e il vino sono invisibilmente, ma sostanzialmente convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue, e così egli è reso presente quale vittima immolata per la gloria di Dio e per la nostra salvezza. Questa conversione sostanziale del pane e del vino nel Corpo e Sangue del Verbo incarnato si chiama “transustanziazione”.
Quest'unico sacrificio, anticipato nel Cenacolo e realizzato cruentemente sul Calvario, viene misticamente ripresentato sull'altare nella messa, quando, al culmine della celebrazione, mediante il ministero del sacerdote, Cristo crocifisso e risorto, vivente glorioso in Cielo, si rende presente nelle apparenze del pane e del vino. Perciò ogni messa è il medesimo sacrificio della Croce, non moltiplicato, ma attualizzato, cioè reso presente con la sua potenza latreutica e salvifica in un determinato tempo e luogo: l'infinito amore di Gesù Cristo per il Padre, manifestato sul Calvario, e i meriti della sua passione, grazie ai quali noi siamo redenti, sono racchiusi in questo sacramento, e perciò da esso si irradia sull'intera umanità la potenza redentrice di Dio.
La nostra partecipazione al sacrificio
Il Sacrificio dell'Eucaristia è azione di Cristo sacerdote e pontefice, ma in essa il Salvatore si degna di associare a sé la sua Sposa immacolata, la Chiesa, così che questa oblazione divenga l'offerta dell'intero Corpo mistico, di Cristo Capo e di noi sue membra, per mezzo dell'apposito ministro: il Signore condivide con noi e mette nelle nostre mani l'immenso tesoro dei suoi meriti. Per questo nella celebrazione della messa anche noi, insieme al nostro Redentore:
- eleviamo alla santissima Trinità un atto di adorazione e di lode infinito, immensamente più di quanto si innalzi a lui dall'intera creazione e da tutti gli Angeli e Santi del Cielo;
- offriamo a Dio la passione di Cristo come se l'avessimo sofferta noi, il suo sangue come se l'avessimo versato noi, i suoi meriti come se fossero nostri;
- offriamo a Dio la nostra vita, con le sue gioie e le sue sofferenze, e la vita di tutto il creato, in unione alla vita santa di Cristo, affinché la nostra sia conformata alla sua e divenga, in unione alla sua, un'offerta vivente a Dio gradita;
- immergiamo noi stessi e l'intera creazione nel lavacro del Sangue di Cristo per ottenere il perdono di ogni colpa e l'effusione di ogni benedizione, per i vivi e per i defunti;
- ci congiungiamo con un vincolo soprannaturale e strettissimo a tutti i fratelli che vivono in Cristo: alla Vergine Maria, agli Angeli e Santi del Cielo, alle anime che si purificano nel Purgatorio, ai fedeli pellegrini sulla terra, vicini e lontani, conosciuti e sconosciuti; in certo modo ci uniamo anche a tutti gli uomini di questo mondo, poiché per essi Cristo è morto, ed Egli li chiama a sé perché si lascino amare e salvare da lui, purificandosi nel suo Sangue;
- invochiamo, pregustiamo e prepariamo il ritorno glorioso di Cristo, giudice e signore dell'universo, e l'instaurazione del suo regno di santità, nei cieli nuovi e nella terra nuova.
Nell'ultima Cena con i suoi discepoli, Gesù Cristo ha istituito questo sacramento in forma di cibo e di bevanda, cosi che il sacrificio fosse insieme anche un banchetto: il Signore immolato sull'altare nei segni del Pane e del Vino si offre come nutrimento spirituale per i suoi discepoli che degnamente lo ricevono, affinché essi siano trasformati in lui, e così si edifichi la Chiesa nell'unità e nell'amore.
Il nostro Salvatore non poteva farci un dono più grande di questo: infatti con la santa Comunione:
- ci uniamo intimamente a Cristo, e si approfondisce e si rafforza sempre più la nostra amicizia con lui;
- egli ci rende sempre più conformi a lui, affinché i suoi pensieri e i suoi desideri divengano anche i nostri;
- si accrescono i vincoli del Corpo mistico, poiché unendoci a Cristo, che è il Capo, siamo sempre più uniti anche a tutta la compagine delle sue membra;
- siamo purificati dalle scorie dei peccati della vita passata e fortificati contro le tentazioni future;
- riceviamo il pegno e la garanzia della gloria del Cielo.
- essere in stato di grazia: chi è consapevole di aver commesso colpa grave, deve premettere la confessione sacramentale; - prepararsi ad accogliere il Signore con l'attenzione e la devozione richieste da un così sublime Sacramento;
- essere digiuni da almeno un'ora.
Nella celebrazione della messa si compie la parola di Gesù: quando sarò innalzato sulla croce attirerò tutti a me.
http://fraternitadm.altervista.org/sacrificio-della-messa.html
Il Sacrificio Eucaristico: la Santa Messa

Il Sacrificio Eucaristico: la Santa Messa
- Visione generale
Il sacrificio della Croce come offerta avvenne una volta, in quel momento in cui Gesú Cristo sulla croce esalò l'ultimo respiro esclamando: "Consummatum est", e non si ripeterà piú, ma, come vedremo meglio piú avanti, con la Santa Messa offriamo a Dio un vero e proprio sacrificio dello stesso valore e con gli stessi effetti del Sacrificio della Croce.
È di fede che il Signore persevera in eterno come sacerdote e vittima in quello stato sacrificale che portò alla perfezione suprema sulla Croce, nell'istante della sua morte.
È del pari di fede che ora non soffre piú: è nella gloria.
La fase cruenta del suo sacrificio fu transitoria, ed è passata per sempre: le stímmate del suo martirio sono ora il decoro della sua vittoria.
Ma è anche di fede che dovunque è presente il Signore, Egli è presente tale e quale è: nella gloria e tuttavia in atto sacrificale.
Ed è anche di fede che nella Santa Messa, grazie alla transustanziazione, il Signore è realmente presente sotto i veli eucaristici.
Nella Santa Messa, quindi, è presente in atto sacrificale, e perciò la Santa Messa è sacrificio; è presente con la perfezione raggiunta sulla Croce, è perciò la Santa Messa è il Sacrificio della Croce.
Ogni Messa? Certamente! Ogni Santa Messa, grazie al sacramento, supera soprannaturalmente le due dimensioni della natura, lo spazio e il tempo, e ci presenta Gesú nell'atto sacrificale in cui si trovò sulla Croce nell'istante della sua morte, sia pure ora circonfuso di gloria. Ogni Santa Messa, grazie alla efficienza soprannaturale del sacramento, supera lo spazio e il tempo, e riporta noi ai piedi della Croce, sul Calvario, cosí che "per Ipsum, cum Ipso et in Ipso" (l'unico sacerdote degno di immolare l'unica vittima degna del Padre e necessariamente accetta al Padre) entriamo in comunione con il Padre stesso nello Spirito di Entrambi, per l'eternità.
La Santa Messa, tuttavia, non moltiplica il sacrificio: ne moltiplica semplicemente il sacramento. Molte rinnovazioni del sacramento del sacrificio: unico, irripetibile, perseverante in eterno il sacrificio stesso. leggere.
C’est principalement par le Saint Sacrifice de la Messe où se renouvelle sans cesse le sacrifice du Calvaire que les âmes sont délivrées du purgatoire
Prions pour les défunts
Le 2 particulièrement et durant le mois de novembre, nous devons prier pour nos défunts. Certains chrétiens posent sur leur tombe de famille une plaque « regrets éternels », mais était-ce bien sincère ? Ces regrets durent un an, peut-être deux… cette éternité des regrets est la plupart du temps de bien courte durée. On oublie assez vite nos défunts parce qu’on n’est pas suffisamment chrétien, et parce qu’on a peur de la mort. Comment ne pas avoir peur de la mort. Comment ne pas avoir peur de la mort lorsqu’on ne pense qu’à jouir de la vie ? On veut jouir de la terre, des plaisirs, et on oublie de penser à l’immortalité de l’âme ! On a éloigné les cimetières des villes et même des villages alors qu’autrefois, la société étant plus chrétienne, ils entouraient l’église. Il était facile, alors, de vivre dans l’intimité de ses morts.
La Sainte Messe est le plus efficace soulagement des âmes du Purgatoire, le plus salutaire. Le concile de Trente a déclaré : « Les âmes du Purgatoire sont secourues par les suffrages des fidèles, principalement par le Sacrifice de l’autel. » Deux siècles auparavant saint Thomas d’Aquin disait : « Selon l’usage général, l’Eglise sacrifie et prie pour les défunts et ainsi les libère promptement du purgatoire. » Alors il nous importe de prendre une bonne résolution pour ce mois de novembre : celle de ne pas oublier ces âmes souffrantes pour les tirer du gouffre où elles gémissent dans l’attente de leur délivrance. Pourquoi chacun ne pendrait-il pas la résolution d’assister à une messe, à deux, ou même tous les jours, en semaine, pour la délivrance des âmes du purgatoire ? Ne nous contentons pas de la messe obligatoire du dimanche ! Venons en semaine : une messe, une communion a d’autant plus de valeur qu’elle nous a coûté un effort !
Nous devons aimer nos cimetières, car nous y sentons une présence : la présence de corps, qui furent les temples de l’âme et du Saint-Esprit, qui retournent à la terre, d’où ils sont sortis, et qui ne sont plus que pourriture et poussière. Ils nous rappellent la sentence qui fut portée contre l’homme au paradis terrestre « Tu mourras de mort ». Bientôt, notre corps viendra reposer dans l’attente de la résurrection de toute chair.
Au cimetière, nous pensons aux âmes de nos chers défunts. Où sont-elles ? Au ciel ? Il faut être si pur pour en franchir les limites ! Ne vont droit au ciel que les âmes qui meurent dans un acte de parfait amour de Dieu. Certes, nul d’entre nous ne voudrait que l’âme d’un être aimé fût en enfer ! C’est pourquoi nous allons les chercher dans les abîmes du purgatoire. Oh ! Que ce dogme est consolant ! Le purgatoire est le vestibule du paradis. Ce dogme est sanctifiant, consolant ! Le purgatoire est le vestibule du paradis. Ce dogme est sanctifiant, car la pensée du purgatoire a orienté tant d’âmes vers la perfection.
L’Eglise universelle affirme l’existence du purgatoire lorsqu’elle « prie pour les défunts afin qu’ils soient délivrés de leurs péchés » (Macch. XII, 46). Dans le purgatoire, nous le savons, les âmes souffrent ! Je ne vous décris pas leurs peines, ce serait œuvre de pure imagination. Mais nous en connaissons la plus grande : la privation de Dieu.
Tous les chrétiens, unis par la charité, sont membres d’un seul corps, l’Eglise corps mystique du Christ : et dans un corps, les membres peuvent s’aider mutuellement. Nous pouvons soulager les âmes du purgatoire par nos prières, la messe, l’aumône, l’application des indulgences. C’est principalement par le Saint Sacrifice de la Messe où se renouvelle sans cesse le sacrifice du Calvaire que les âmes sont délivrées du purgatoire ; là, le Fils de Dieu s’immole toujours comme rançon pour les pécheurs et donc pour les âmes du purgatoire qui ont besoin de se purifier. L’Eglise nous l’a toujours enseigné dans ses conciles et elle l’a défini dans la liturgie : « Memento, Domine… » « Souvenez-vous, Seigneur, de vos serviteurs et de vos servantes qui sont partis avant nous et qui dorment dans le sommeil de la paix » ; et encore « Agneau de Dieu, qui enlevez les péchés du monde, donnez-leur le repos éternel ! » Par nos suffrages, par notre assistance à la Messe et notre prière se répand sur les âmes du purgatoire la vertu du sang de Jésus-Christ.
L’Amour de Dieu nous le commande. Notre-Seigneur a dit que tout acte de charité fait envers le prochain, il le reçoit comme fait à lui-même. S’il y a grande joie dans le ciel pour un pécheur qi se convertit, à combien plus fort raison lorsqu’un élu fait son entrée dans la Cité Sainte ! C’est donc procurer un accroissement de joie aux bienheureux que de grossir leur nombre en délivrant des âmes du purgatoire. C’est un devoir de charité fraternelle, de reconnaissance envers des parents, des amis envers qui nous sommes redevables ; ce peut-être un devoir de justice parfois, car qui sait si des âmes n’expient pas des fautes que nous leur aurions fait commettre… ? En tout cas, c’est notre intérêt car si nous avons pratiqué la charité envers les défunts, eux-mêmes, au ciel, ne pourront pas nous oublier et Dieu nous fera miséricorde.
En voici un exemple : L’écrivain Rosignoli raconte le fait suivant, qui se passa au 19e siècle. Une pieuse servante faisait dire tous les mis une messe pour les âmes du purgatoire, et autant que possible elle assistait à cette messe, priant ardemment, surtout pour l’âme qui était la plus près d’être délivrée. Plus tard ses maîtres s’établirent à Paris ; elle les y suivit, y tomba malade, perdit sa place peu à peu consuma ses épargnes. Lorsqu’elle fut rétablie, elle n’avait plus qu’un franc.
Sa première course fut pour visiter une église avant de chercher une place. Elle entra à Saint-Eustache, juste au moment où un prêtre célébrait ma messe. Aussitôt elle se souvint que pendant ce mois elle n’avait pas encore fait dire de messe pour les morts. Elle aurait volontiers donné son franc, mais que lui resterait-il pour vivre ? Pendant quelques instants son âme fut en proie à une lutte douloureuse, mais enfin elle se décida malgré tout à faire dire une messe. Elle se rendit à la sacristie et remit l’argent à un prêtre, qui lui promit de dire la messe à son intention. Elle assista à la messe et implora le secours de Dieu pour les âmes du purgatoire et pour elle-même.
Au sortir de l’église, tandis qu’elle cherchait anxieusement un bureau de placement, elle vit venir à elle un jeune homme élancé et pâle qui lui demanda : « N’est-ce pas vous qui cherchez une place ? Allez chez Madame N., telle rue, tel numéro, je crois que vous y serez bien. » Puis le jeune homme disparut dans la foule. Vers midi, la pieuse servante se rendit à la maison indiquée et arriva juste au moment où l’ancienne bonne, un paquet de linge à la main, venait de partir. La servante sonna et une vieille dame ouvrit la porte en disant : « Que désirez-vous ? » La servante répondit : « Madame, ce matin un jeune homme m’a dit de me présenter ici parce que vous avez besoin d’une bonne. » La dame parut étonnée. « Chose étrange, fit-elle, ce matin il ne me fallait encore personne, il n’y a qu’une demi-heure que j’ai renvoyé cette fille insolente. »
La dame lui posa quelques questions qui prouvèrent à l’évidence qu’il n’y avait pas erreur. Elle fit entrer la nouvelle bonne, qui lui raconta tout ce qui s’était passé. Pendant qu’elle parlait, ses yeux rencontrèrent un portrait qu’elle reconnut tout de suite. « Voilà, dit-elle, à la dame, le jeune homme qui m’a envoyé ici. – C’est mon fils, répondit la dame, mais il est mort depuis deux ans. » Peu à peu, toute l’affaire s’expliqua, lorsque la servante raconta sa détresse et la messe qu’elle avait offerte pour les âmes raconta sa détresse et la messe qu’elle avait offerte pour les âmes du purgatoire. La dame reconnut que le bon Dieu avait aidé miraculeusement la pauvre bonne à cause de sa piété envers les âmes du purgatoire, et elle la traita comme son enfant.
Il est évident que les âmes du purgatoire sont reconnaissantes envers leurs bienfaiteurs. Il est donc utile de prier souvent pour que Dieu abrège leurs peines.
Le Purgatoire
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Gemma Galgani LE SAINT CURE D'ARS (1786-1859) Une dame avait perdu son mari, homme irréligieux, qui avait fini sa vie par le suicide. Inconsolable sur son sort, qu'elle croyait être la damnation éternelle, elle fut amenée par hasard à Ars et chercha à rencontrer le saint Curé pour l'interroger sur le malheureux défunt. Elle réussit à l'approcher et, avant même qu'elle eût pu lui dire un mot, le saint lui murmura à l'oreille : Il est sauvé... Oui, il est sauvé, insista-t-il. La pauvre femme fit un geste de la tête qui voulait dire : Oh ! ce n'est pas possible. Alors, d'un ton affirmatif encore : « Je vous dis qu'il est sauvé, qu'il est en purgatoire et qu'il faut prier pour lui... Entre le parapet du pont et l'eau il a eu le temps de faire un acte de repentir. C'est la très Sainte Vierge qui a obtenu sa grâce. Rappelez-vous le mois de Marie élevé dans votre chambre. Votre époux irréligieux ne s'y est point opposé ; il s'est même parfois uni à votre prière... Cela lui a mérité un suprême pardon. » In Abbé Trochu, Le saint curé d'Ars, Paris, Lethielleux.lire... |
Pour mieux profiter du Saint-Sacrifice de la Messe
Pour mieux profiter du
Saint-Sacrifice de la Messe
Voulez-vous glorifier Dieu et
honorer les Saints ?
- Assistez dévotement à la Messe.
Voulez-vous sauver beaucoup
d’âmes ?
- Assistez dévotement à la Messe.
Voulez-vous obtenir beaucoup de
grâces ?
- Assistez dévotement à la
Messe.
Valeur Infinie du Saint-Sacrifice de la
Messe
La mort de N.S. Jésus-Christ sur la
Croix, au Calvaire, voila le Grand Trésor.
Le Saint-Sacrifice de la Messe est
la Clef qui nous ouvre ce trésor, et nous pouvons y puiser à pleines
mains. Chaque fois que nous assistons pieusement à la Messe, nous obtenons les
mêmes faveurs que si nous eussions été présents à la Mort Sanglante de Jésus, au
Calvaire, il y a 19 siècles.
Après la Consécration, Jésus est aussi
réellement présent sur l’autel, il s’offre à son Père pour le Salut du Monde,
comme il l’a fait dans la crèche.
Notre Seigneur a révélé à sainte
Mechtilde que nous pouvons, à la Sainte Messe, offrir Jésus à son Père comme un
trésor qui nous appartient, et que nous en serons récompensés
généreusement.
Au moment où le prêtre élevait la
Sainte Hostie, Sainte Colette a vu Notre Seigneur sur la Croix, couvert de sang
et de plaies, et priant pour les pécheurs.
Saint Laurent Justinien dit que des
centaines de pécheurs sont sauvés par les prières que Jésus fut pour eux à la
Sainte Messe.
Par une seule Messe entendue
dévotement, nous procurons à Dieu plus de gloire et nous amassons plus de
mérites que toutes les autres prières et bonnes œuvres.
Par une seule Messe, nous expions plus
de péchés que par les pénitences les plus austères
Par la Sainte Messe, nous témoignons à
la Très Sainte Trinité toute la reconnaissance que nous Lui
devons.
Les messes que nous entendons
dévotement pendant notre vie sur la terre nous sont plus utiles que celles qui
seront offertes pour nous après notre mort.
Lorsque nous assistons à la Sainte
Messe pour honorer un Saint, nous faisons ce qui lui est le plus agréable ;
alors, il prend toutes nos intentions à cœur.
En assistant dévotement au
Saint-Sacrifice de la Messe :
- on préserve de bien des malheurs
soi-mème et ceux pour lesquels on prie,
- on obtient des bénédictions pour ses
affaires spirituelles et temporelles,
- on obtient le pardon des fautes
vénielles dont on est résolu de se corriger,
- on obtient la force de vaincre les
tentations,
- on obtient la conversion des
pécheurs et la guérison des malades,
- on obtient la délivrance des âmes du
purgatoire,
- on obtient de souffrir moins dans le
Purgatoire,
- on obtient pour le Ciel une
augmentation de gloire et de bonheur pendant toute
l’éternité.
Au sortir de la vie, lorsque le
Souverain Juge nous demandera compte de toutes les actions de notre vie, et
mettra dans la balance nos mérites et nos péchés, les Messes offertes et
entendues dévotement seront d’un grand poids pour notre salut, surtout si nous
avons pris part au Saint-Sacrifice par des communions
ferventes.
Si par négligence, vous manquez la
Messe, vous faites une perte d’un prix infini.
Offrez à l’autel votre corps et votre
âme, votre cœur avec ses affections, les travaux, les peines, les joies, les
épreuves de la journée. En retour, Jésus vous donnera à manger la Sainte Hostie,
il vous communiquera sa vie divine et vous comblera de ses grâces et de ses
bienfaits.
A la fin de la Messe, le prêtre vous
bénira au nom du Père, du Fils et du Saint Esprit, et Jésus ratifiera cette
bénédiction et l’étendra sur toute votre journée.
Par la Messe et la Communion, vous
commencerez déjà à vivre de la vie des Bienheureux du Ciel en attendant d’aller
jouir avec eux de la Vision Béatifique où vous prendrez part au Sacrifice
Éternel de l’Agneau sans tache, sur l’Autel d’Or du Paradis parmi les concerts
des Anges et des Saints.
Imprimatur Georges Léon Pelletier
Évêque des Trois Rivières - Québec, 11
novembre 1948
Offrir le Saint-Sacrifice de la Messe pour les âmes du Purgatoire
Offrir le Saint-Sacrifice de la Messe pour les âmes du Purgatoire
« Mes enfants, un bon prêtre avait eu le malheur de perdre un ami qu'il chérissait tendrement, aussi priait-il beaucoup pour le repos de son âme. Un jour, Dieu lui fit connaître qu'il était au Purgatoire et qu'il souffrait horriblement. Ce saint prêtre ne crut rien faire de mieux que d'offrir le Saint-Sacrifice de la Messe pour son cher défunt. Au moment de la consécration, il prit l'hostie entre ses doigts et dit : « Père Saint et Eternel, faisons un échange ; Vous tenez l'âme de mon ami qui est en Purgatoire et moi je tiens le Corps de Votre fils qui est entre mes mains. Père Bon et Miséricordieux, délivrez mon ami et je Vous offre Votre fils avec tous les mérites de Sa Mort et de Sa Passion ».
Le Saint Curé d’Ars témoigne :
« Mes enfants, un bon prêtre avait eu le malheur de perdre un ami qu'il chérissait tendrement, aussi priait-il beaucoup pour le repos de son âme. Un jour, Dieu lui fit connaître qu'il était au Purgatoire et qu'il souffrait horriblement. Ce saint prêtre ne crut rien faire de mieux que d'offrir le Saint-Sacrifice de la Messe pour son cher défunt. Au moment de la consécration, il prit l'hostie entre ses doigts et dit : « Père Saint et Eternel, faisons un échange ; Vous tenez l'âme de mon ami qui est en Purgatoire et moi je tiens le Corps de Votre fils qui est entre mes mains. Père Bon et Miséricordieux, délivrez mon ami et je Vous offre Votre fils avec tous les mérites de Sa Mort et de Sa Passion ».
Sa demande fut exaucée. En effet, au moment de l'élévation, il vit l'âme de son ami, toute
rayonnante de gloire, qui montait au Ciel : Dieu avait accepté l'échange.
Mes enfants, quand nous voulons délivrer du Purgatoire une âme qui nous est chère, faisons de
même. Offrons à Dieu, par le Saint-Sacrifice, Son Bien-Aimé Fils, avec tous les mérites de Sa Mort et
de Sa Passion. Il ne pourra rien nous refuser » (Catéchisme du Saint Curé d'Ars).
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