domingo, 31 de agosto de 2014

Don Giuseppe Tomaselli : La terra e quanto essa contiene è materiale, frutto della crezione; ma quello che il Tabernacolo contiene è Divino, è il Creatore in persona, è Colui che ha tratto l'universo dal nulla.

AGOSTO
IL TABERNACOLO

L'ARCA SANTA
Nell'Antico Testamento era in grande venerazione l'Arca Santa.
Nel Secondo Libro dei Re (VI-1) è detto:
"Davide, radunati di nuovo gli uomini scelti d'Israele in numero di trentamila, si mosse ed andò con tutta la gente che era con lui, della Tribù di Giuda, per trasportare l'Arca di Dio, sulla quale è invocato il nome del Signore degli eserciti, che sopra di essa siede tra i Cherubini.
Posta l'Arca di Dio sopra un carro nuovo, la portarono via dalla casa di Abinadab, che era in Gabaa. Oza ed Ahio, figli di Abinadab, conducevano il carro nuovo.
La portarono dunque dalla casa di Abinadab, che era in Gabaa, e, custodendo l'Arca di Dio, Ahio andava innanzi all'Arca. Davide e tutto Israele danzavano, suonando dinanzi al Signore ogni specie di strumenti di legno, cetre, lire, timpani, sistri e cembali.
Ora, quando giunsero all'aia di Nac on, Oza stese la mano all'Arca di Dio e la sorresse, perchè i buoi recalcitrando l'avevano fatta piegare.
Ma il Signore arse di sdegno contro Oza e lo percosse per la sua temerità ed Oza morì lì, presso l'Arca di Dio.
Davide si rattristò perchè il Signore aveva percosso Oza; quel luogo sino ad oggi si chiama "Castigo di Oza".
Davide temette molto il Signore in quel giorno e disse: Come può essere che venga presso di me l'Arca del Signore? - E non volle che l'Arca del Signore andasse presso di lui nella Città di Davide, ma la fece portare nella casa di Obededom per tre mesi ed il Signore benedisse Obededom e tutta la sua casa.
Avendo Davide risaputo che il Signore aveva benedetto Obededom e tute le cose a motivo dell'Arca di Dio, andò e trasportò con festa l'Arca di Dio dalla casa di Obededom nella città di Davide.
Davide aveva con sè sette cori ed un vitello da immolare; come ebbero fatto sei passi quelli che portavano l'Arca del Signore, immolò un bue ed un montone.
Davide danzava con tutte le sue forze dinanzi al Signore ed era cinto di un afod di lino. Davide e tutta la casa di Israele conducevano l'Arca dell'Alleanza con grida di gioia e suoni di trombe".

CONFRONTO
Cosa era l'Arca dell'Alleanza, di cui ora si è fatto cenno?
Era una grande cassa, chiamata dell'Alleanza, perchè ricordava agli Israeliti il Paddo di Dio col Patriarca Abramo. Dentro l'Arca stavano le Tavole della Legge, che Mosè aveva ricevute sul monte Sinai; vi stava pure la Verga di Aronne ed il Serpente di bronzo, che Dio stesso aveva fatto innalzare nel deserto, quando ci fu il castigo dei serpenti velenosi.
Le cose che l'Arca conteneva erano semplicemente materiali; di sacro avevano solo questo: il Signore si era servito di esse per manifestare la sua volontà e per operare prodigi.
Gli ebrei avevano un culto eccezionale all'Arca del Signore; la guardavano con rispetto, la custodivano gelosamente e la metetvano fuori nei momenti di grave pericolo.
Nel Nuovo Testamento abbiamo una Arca molto più eccellente; abbiamo il Tabernacolo.
Tabernacoli erano chiamate le tende, ove dimoravano gli Ebrei durante il viaggio dall'Egitto in Palestina. Nei secoli seguenti gli Ebrei, per ricordare il fatto storico del deserto, celebravano con solennità religiosa la Festa dei Tabernacoli.
La Santa Chiesa dà il nome di tabernacolo alla piccola casetta, ove dimora perennemente Gesù Sacramentato.
La differenza tra l'Arca Santa ed il Tabernacolo di Gesù Eucaristico è più di quella che passa tra una foto e la persona vivente.

RIFLESSIONI
L'episodio sopra narrato si presta a degli ammaestramenti.
Dio è Dio geloso; la sua gloria non la dà ad alcuno; ci sta al suo onore, perchè è Verità ed è il Tutto.
Oza era laico e la Legge proibiva ai laici di toccare l'Arca Santa. Il povero uomo la toccò quasi istintivamente, visto che vacillava; ma il Signore, per dare al suo popolo un grande insegnamento, colpì Oza di morte improvvisa.
Con quanta trepidazione e rispetto ci si dovrebbe avvicinare al Santo Tabernacolo, riflettendo a Chi vi sta dentro!
Il re Davide si riconosceva indegno di tenere l'Arca presso di sè nella reggia e, quando doveva starle vicino, ad esempio, in un eventuale trasporto, prima di tutto deponeva gli abiti regali in segno di umiltà.
Era un re santo, si trattava di stare vicino ad oggetti sacri, eppure quanta delicatezza e timore!
Come dovrebbero comportarsi i fedeli in Chiesa, pensando che ivi sta il Tabernacolo del Dio Vivente?
Il Signore benedisse Ebededom, la sua famiglia ed i suoi affari, in compenso dell'ospitalità data all'Arca Santa.
Quale benedizione non dà il Signore al Tempio, ov'è il Santo Tabernacolo, a quelli ch eprestano la loro opera nel Tempio ed a quanti mirano il Tabernacolo ed adorano Colui che vi dimora?

PREZIOSITA'
Attorno all'Arca Santa erano collocati dei Cherubini, cioè statue di metallo prezioso, raffiguranti questo Coro Angelico.
Anche il Tabernacolo è circondato di Angeli; essi sono invisibili perchè Puri Spiriti, ma sono viventi e fanno la Corte Celeste, notte e giorno, a Gesù Sacramentato.
All'occhio della fede, quale tesoro è un semplice Tabernacolo, per quanto umile e disadorno!
Sulla terra ci sono delle bellezze e delle preziosità, sebbene relative, quali sarebbero: le ville in fiore, le opere artistiche, le perle nel fondo dei mari, i filoni di oro e di platino nelle miniere.
Ma quanto di bello e di prezioso è sulla terra, tutto è nulla davanti alla bellezza ed alla preziosità del Tabernacolo del più sperduto paesello.
La terra e quanto essa contiene è materiale, frutto della crezione; ma quello che il Tabernacolo contiene è Divino, è il Creatore in persona, è Colui che ha tratto l'universo dal nulla.

CONSTATAZIONE DOLOROSA
La Chiesa è aperta ai fedeli, anche fuori del tempo delle sacre funzioni. Vi entrano tanti lungo il giorno e per diversi motivi.
Ecco entrare quattro visitatori! Sono turisti e cultori dell'arte. Osservano con interesse l'intonatura architettonica, i quadri, le statue, qualche ricordo storico; non tralasciano nulla che possa interessarli. Quello che loro meno interessa è il Tabernacolo e perciò vi passano davanti senza sostare e sanza fare alcun segno religiso.
Sono ciechi, senza luce della fede e dimostrano di non comprendere nulla di Dio e delle cose sante.
Entra poi una donna col bimbo in braccio; è triste e sconvolta. Di filato va ad inginocchiarsi davanti al primo Altare che le capita; prega a lungo e poi va via.
O donna, ignorante di Religione, tu hai bisogno di Dio, della sua assistenza nell'ora grave che attraversi, preghi per implorare grazia e non vai a pregare davanti al Tabernacolo, anzi neppure volgi il pensiero a Gesù Sacramentato!
E' già troppo per te se abbozzi un inchino o una mezza genuflessione. Ti rivolgi a uesto o a quel Santo e trascuri il Santo dei Santi, l'Emmanuele, Gesù nel Tabernacolo! E' Lui l'Oceano delle grazie ed è a Lui che devi fare prima di tutto la tua supplica!
Altri entrano nel Tempio o per accendere una candela ad onore di un Santo, o per parlare al Parroco, o per eseguìre qualche commissione. Ma quanti sono quelli che, in simili circostanze, si fermano un solo istante ad adororare Gesù nel Tabernacolo o che fanno una devota genuflessione, quale espressione di fede?
Il Tabernacolo è poco aprrezzato, mentre è il cuore della Casa di Dio.

PRATICA MENSILE
Tenere il tabernacolo nella massima stima; non passarvi dinnanzi senza fare una devota genuflessione; non uscire dalla Chiesa senza avere rivolta qualche preghiera a Gesù nel tabernacolo.
  

El Primado de Dios en la Liturgia» de la mano del Cardenal Joseph Ratzinger

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3. La orientación de la plegaria en la liturgia.  Todas las sinagogas estaban orientadas hacia Jerusalén y dentro de ella la cátedra de Moisés miraba al cofre de la Torá. La orientación hacia el templo mostraba la relación de la palabra con el sacrificio. Ahora, el conversi ad Dominum de la asamblea cristiana indica el momento de mirar todos hacia Señor, al altar, hacia oriente, para fijar la mirada en Jesús (Heb 12, 2). En la Iglesia bizantina se respetó la construcción de los templos en dirección a oriente; pero en Roma, la Iglesia de San Pedro, por razones topográficas, se orientó hacia occidente y si el sacerdote quería mirar a oriente tenía el pueblo ante sí.
Nunca hasta el siglo XVI se planteó la cuestión de si el sacerdote debía celebrar versus populum o no, pues hasta entonces lo único evidente, como ha demostrado Cyril Vogel, es que el sacerdote debía proclamar la plegaria eucarística versus orientem y así toda la asamblea se ponía en camino hacia el Señor, pues no era tiempo de dialogar, sino de adorar todos al Señor. Hoy no somos muy sensibles por la pregunta sobre la orientación de la asamblea, y que el sacerdote y el pueblo durante la celebración se miren  recíprocamente es una perspectiva moderna, ajena a la mentalidad primitiva de la Iglesia; a los primeros cristianos nunca se les hubiera ocurrido decir que el sacerdote celebraba de espaldas al pueblo o de cara a la pared. Sólo en este nuevo contexto moderno sucede que se quiera representar la eucaristía como un banquete, en el que el presidente, como ahora se dice, cobra un gran protagonismo, observando y siendo observado y la presencia de Dios en su pueblo pierde importancia, pues ahora lo central es la presencia de la asamblea, llegando a verse el culto como un encuentro social.
La renovación postconciliar de celebrar versus populum se intenta justificar con la orientación del templo Vaticano, afirmando además que favorece la participación activa. Pero se trata de un malentendido con respecto a la basílica romana de San Pedro, como hemos visto, y sobre todo en referencia a la última cena. “Por ninguna razón, en la antigüedad cristiana, hubiera sido posible formarse la idea que quien presidía el banquete debía tomar puesto versus populum. El carácter comunitario de un banquete se subrayaba más bien mediante la disposición contraria, mediante el hecho, a saber, que todos los comensales se encontraban en el mismo lado de la mesa”[2].
Pero ¿hacernos hoy preguntas como ésta no es mostrar una inoportuna y romántica nostalgia del pasado? No creo sea imposible para el hombre actual recuperar la plegaria litúrgica versus orientem. Además, afirmar que hoy no es necesario rezar mirando al oriente o hacia la cruz, porque en el hombre encontramos ya la imagen de Dios no es convincente, pues no es fácil ver en el hombre la imagen de Dios antes de haber celebrado con fe y amor la Eucaristía, recibida en adoración. Desde un punto de vista práctico, bastaría hoy día colocar la cruz sobre el altar, de modo que todos pudieran dirigir la vista hacia el sol que nos salva. Por otra parte, es extraño el planteamiento de esta cuestión, cuando lo problemático de gran parte de la ciencia litúrgica moderna consiste en el hecho que ella quiere reconocer como originario y normativo sólo lo que es antiguo, considerando defectuoso lo medieval y digno de ser olvidado casi todo lo surgido después del Trento. En fin, estoy a favor de la evolución orgánica de la liturgia, cuando de la semilla viva del pasado se gesta algo nuevo que sigue conservando lo esencial.leer...

LA SANTA MISA COMO MEDIO DE SANTIFICACIÓN


Nociones previas
Recordemos en primer lugar algunas nociones dogmáticas.
1ª. La santa misa es sustancialmente el mismo sacrificio de la cruz, con todo su valor infinito: la misma Víctima, la misma oblación, el mismo Sacerdote principal. No hay entre ellos más que una diferencia accidental: el modo de realizarse (cruento en la cruz, incruento en el altar). Así lo declaró la Iglesia en el concilio Tridentino. (1)
2ª La santa misa, como verdadero sacrificio que es, rea­liza propísimamente las cuatro finalidades del mismo: ado­ración, reparación, petición y acción de gracias (D 948 y 950).
3ª El valor de la misa es en sí mismo rigurosamente in­finito. Pero sus efectos, en cuanto dependen de nosotros, no se nos aplican sino en la medida de nuestras disposiciones in­teriores.
Fines y efectos de la santa misa
La santa misa, como reproducción que es del sacrificio redentor, tiene los mismos fines y produce los mismos efectos que el sacrificio de la cruz. Son los mismos que los del sacrificio en general como acto supremo de religión, pero en grado incomparablemente superior. Helos aquí: Sigue leyendo 

Ven. Pio XII : " es necesario que Cristo, después de haber rescatado al mundo con el preciosísimo precio de Sí mismo, entre en la posesión real y efectiva de las almas.



"Mediator Dei"
Sobre la Sagrada Liturgia
20 de noviembre de 1947

c) Aplicación de la virtud salvadora de la Cruz.
1) Afirmación de Trento.

94. Por tanto, se comprende fácilmente la razón por qué el Sacrosanto Concilio de Trento afirma que con el Sacrificio Eucarístico nos es aplicada la virtud salvadora de la Cruz, para la remisión de nuestros pecados cotidianos.
2) Única oblación: La Cruz.

95. El Apóstol de los Gentiles, proclamando la superabundante plenitud y perfección del Sacrificio de la Cruz, ha declarado que Cristo, con una sola oblación, perfeccionó perpetuamente a los santificados. En efecto, los méritos de este Sacrificio, infinitos e inmensos, no tienen límites, y se extiendan a la universalidad de los hombres en todo lugar y tiempo porque en El el Sacerdote y la Víctima es el Dios Hombre; porque su inmolación, lo mismo que su obediencia a la voluntad del Padre eterno, fue perfectísima y porque quiso morir como Cabeza del género humano: «Mira cómo ha sido tratado Nuestro Salvador: Cristo pende de la Cruz; mira a qué precio compró..., vertió su Sangre. Compró con su Sangre, con la Sangre del Cordero Inmaculado, con la Sangre del único Hijo de Dios... Quien compra es Cristo; el precio es la Sangre; la posesión todo el mundo» (12).

3) La aplicación.

96. Este rescate, sin embargo, no tuvo inmediatamente su pleno efecto; es necesario que Cristo, después de haber rescatado al mundo con el preciosísimo precio de Sí mismo, entre en la posesión real y efectiva de las almas. De aquí que para que con el agrado de Dios se lleve a cabo la redención y salvación de todos los individuos y las generaciones venideras hasta el fin de los siglos, es absolutamente necesario que todos establezcan contacto vital con el Sacrificio de la Cruz, y de esta forma, los méritos que de él se derivan les serán transmitidos y aplicados. Se puede decir que Cristo ha construido en el Calvario un estanque de purificación y salvación que llenó con la Sangre vertida por El; pero si los hombres no se bañan en sus aguas y no lavan en ellas las manchas de su iniquidad, no pueden ciertamente ser purificados y salvados.

97. Por lo tanto, para que cada uno de los pecadores se lave con la Sangre del Cordero, es necesaria la colaboración de los fieles. Aunque Cristo, hablando en términos generales, haya reconciliado con el Padre, por medio de su Muerte cruenta, a todo el género humano, quiso, sin embargo, que todos se acercasen y fuesen conducidos a la Cruz por medio de los Sacramentos y por medio del Sacrificio de la Eucaristía, para poder conseguir los frutos de salvación, ganados por El en la Cruz. Con esta participación actual y personal, de la misma manera que los miembros se configuran cada día más a la Cabeza divina, así afluye a los miembros, de forma que cada uno de nosotros puede repetir las palabras de San Pablo: «Estoy crucificado con Cristo, y ya no vivo yo, es Cristo quien vive en mí» (Gal 2, 19-20). Como en otras ocasiones hemos dicho de propósito y concisamente, Jesucristo «al morir en la Cruz, dio a su Iglesia, sin ninguna cooperación por parte de Ella, el inmenso tesoro de la Redención; pero, en cambio, cuando se trata de distribuir este tesoro, no sólo participa con su Inmaculada Esposa de esta obra de santificación, sino que quiere que esta actividad proceda también, de cualquier forma, de las acciones de Ella» (13).

98. El augusto Sacramento del Altar es un insigne instrumento para la distribución a los creyentes de los méritos derivados de la Cruz del Divino Redentor: «Cada vez que se ofrece este Sacrificio, se renueva la obra de nuestra Redención» (14). Y esto, antes que disminuir la dignidad del Sacrificio cruento, hace resaltar, como afirma el Concilio de Trento, su grandeza y proclama su necesidad. Renovado cada día, nos advierte que no hay salvación fuera de la Cruz de Nuestro Señor Jesucristo, que Dios quiere la continuación de este Sacrificio «desde la salida del sol hasta el ocaso» (Malaq. 1, 11), para que no cese jamás el himno de glorificación y de acción de gracias que los hombres deben al Creador desde el momento que tienen necesidad de su continua ayuda y de la Sangre del Redentor para compensar los pecados que ofenden a su Justicia.

El Cardenal Ratzinger, la Liturgia y el Misal de San Pío V



(Las fotografías que ilustran este artículo pertenecen a dos celebraciones distintas de la Santa Misa oficiada por el cardenal Ratzinger siguiendo el rito romano tradicional. Unas corresponden al 30 de abril de 1999 en la ciudad de Weimer (Alemania) y otras al Domingo de Pascua de 1990 (15 de abril), cuando el hoy Papa Benedicto XVI visitó el seminario de la Hermandad Sacerdotal de San Pedro en Wigratzbad (Alemania)).

Por Juan Luis Ferrari Cortés
Este artículo, a través de la recopilación de una serie de citas -que hablan por sí solas- del entonces cardenal Joseph Ratzinger, publicadas en diversos textos,pretende dar a conocer, ayudar a comprender y, profundizar, en esa faceta tan importante de la vida de la Iglesia Católica como es la liturgia, pilar básico en el pontificado de Benedicto XVI, y en concreto, en uno de sus más preciados tesoros, el misal de San Pío V, y la llamada Misa Tradicional o Misa de siempre.

Para introducirnos sobre el tema traeremos a colación el prólogo íntegro que el Cardenal Ratzinger escribió para el libro del P. Uwe Michael Lang, " Vueltos al Señor. La orientación de la oración litúrgica", pues el que sea la misma la orientación del sacerdote y de los fieles durante la celebración del Santo Sacrificio del Altar caracteriza a la Misa Tradicional:

"Para el católico practicante normal son dos los resultados más evidentes de la reforma litúrgica del Concilio Vaticano II: la desaparición del latín y el altar orientado hacia el pueblo. Quien lee los textos conciliares puede constatar con asombro que ni lo uno ni lo otro se encuentran en dichos textos en esta forma.ler ...

sábado, 30 de agosto de 2014

Solemn Vows at Heiligenkreuz. Assumption 2014 Photopost

Solemn Vows at Heiligenkreuz



Yesterday, the feast of St Bernard of Clairvaux, two monks of Stift Heiligenkreuz in Austria made their solemn vows. Our good friendSancrucensis has some very nice pictures of the ceremony, and the following explanation of the ceremony. Click over to him for more photos. 
The ceremony for solemn vows follows more or less the outline described by St Benedict in the Rule, and is marked by St Benedict’s Roman sobriety. After the Gospel the candidates prostrate themselves before the Abbot, who asks: Quid pétitis? (What do you ask for?) They respond Misericórdiam Dei et Ordinis. (The mercy of God and of the Order.) The abbot then tells them to arise and preaches a sermon, sitting on the faldstool with the candidates standing in front of him. Then comes the feudal “homagium,” in which the candidates lay their hands in the abbot’s and promise him and his successors obedience according to the Rule of St Benedict “usque ad mortem.” Then every one kneels down and theVeni Creator Spiritus is sung. Then come the actual vows. The candidates read out the vows of stability, conversion of morals and obedience, which they have written by hand on parchment. They then sign the vow charts on the altar. The charts remain on the altar and are offered to God together with the gifts of the Mass. After signing the vows they sing Súscipe me, Dómine, secúndum elóquium tuum et vívam; † et non confúndas me ab exspectatióne mea three times. (Psalm 118, 116. In Benedictine breviaries, this verse, which is sung at Terce of Monday, is printed in small caps or otherwise distinguished as a weekly reminder of the day of one’s profession.) They then kneel down in front of each and every monk in the community, saying Ora pro me Pater, (Pray for me, Father) to which the monks reply Dóminus custódiat intróitum tuum et éxitum tuum. (The Lord keep thy entering and thy going forth.) While this is going on cantors sing the Miserere. Then the newly professed monks are then blessed with an extraordinary three part prayer, addressed to each of the Persons of the Blessed Trinity in turn. They are then clothed in the cowl and the Mass proceeds.






Assumption 2014 Photopost




We have another awesome photopost, showing many beautiful liturgies from around the world. Thanks to all those who sent in pictures!

Pontifical Mass at the Throne with Bishop Robert Morlino
Bishop O'Connor Center, Diocese of Madison, WI




St. John Chrysostom Byzantine Catholic Church in Columbus, Ohio
Divine Liturgy on the Feast of the Dormition of the Theotokos


Solemn Mass (EF)
Christ the King in Kansas City, MO


Birmingham Oratory

Solemn Mass (EF)
Church of the Holy Ghost, Tiverton, RI


Solemn Mass (EF)
Gesù Church, Miami, FL
One of the first solemn Masses celebrated entirely by diocesan clergy (the FSSP have been assisting in that area for some time)



High Mass (EF)
Holy Family Parish, Diocese of Cubao, Philippines



Saalbach, Austria

Solemn Mass (EF)
St. Ann, Budapest, Hungary


High Mass (EF) and Blessing of Herbs
Holy Innocents, New York City, NY


High Mass (EF)
St. Cecilia Church, Diocese of Brooklyn, NY


Diest, Belgium
Cathedral of St. John Berchmans
http://www.newliturgicalmovement.org/

Mons. Shlemon Warduni sulla situazione dei cristiani in Iraq e in Siria : “Si sono aperte le porte dell'inferno e sono usciti tutti i diavoli. Il maligno si è scatenato”.


« Neanche i diavoli … questa gente viene dall’inferno. A Mosul da oltre due mesi non si recita più una preghiera »

Nei giorni scorsi l’intervista di Mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliario del Patriarcato di Babilonia e presidente della Caritas irachena,  aFamiglia Cristiana sulla situazione dei cristiani in Iraq e in Siria : “Si sono aperte le porte dell'inferno e sono usciti tutti i diavoli. Il maligno si è scatenato”
Lo stesso Prelato, invitato al Meeting  CL di Rimini ha rilasciato la presente intervista raccolta da Leone Grotti su I Tempi .

«Lo Stato islamico viene dall’inferno, neanche i diavoli saprebbero trovare mezzi peggiori per far tanto male alla gente» 

agosto 29, 2014 

Leone Grotti 

Al Meeting di Rimini abbiamo incontrato il vescovo ausiliare di Baghdad Shlemon Warduni: «Finora comunità internazionale e cristiani non hanno fatto niente di pratico per noi ».
Rimini . «Non sappiamo da dove viene questa gente, probabilmente dall’inferno perché neanche i diavoli saprebbero trovare modi più terribili per far tanto male alla gente». 
Non usa mezzi termini il vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, Shlemon Warduni, che al Meeting spiega a tempi.it di essere molto preoccupato per la sorte degli iracheni e dei cristiani, cacciati dalle loro case di Mosul e della piana di Ninive dai terroristi dello Stato islamico. 
Inoltre, afferma, è deluso perché «finora la comunità internazionale e anche i cristiani non hanno fatto niente di pratico per aiutarci». 

Eccellenza, qual è la situazione dei cristiani rifugiati in Kurdistan? 
La sorte di tutti i cittadini iracheni è la stessa. 
Tutti sono inquieti, non solo i cristiani, perché mancano pace e sicurezza da tanti anni. 
Ma in questi ultimi mesi è successa una cosa che non avremmo mai potuto neanche immaginare: questi malviventi hanno costretto i cristiani e tutte le minoranze a scappare in massa. 
I cristiani vivevano a Mosul da duemila anni e ormai da oltre due mesi non si recita più una preghiera in città. 
Forse questa gente viene dall’inferno, sono peggio dei diavoli. 
Per questo noi abbiamo gridato ad alta voce per chiedere aiuto a tutto il mondo: ai cristiani, ai musulmani, agli atei, a tutta la gente di buona volontà. 
Perché il nostro popolo, i nostri fedeli, i nostri vecchi, i nostri bambini non vengano maltrattati in questo modo cattivo e terribile. 

Di cosa hanno più bisogno gli sfollati? 
Prima di tutto hanno bisogno di un tetto, perché molti di loro dormono sotto il sole con questo caldo terribile e al buio di notte, mentre prima avevano delle case belle e ordinate. 
Poi hanno bisogno dei viveri e dei vestiti, perché quando sono stati cacciati li hanno saccheggiati, hanno preso da loro tutto ciò che avevano. 

 … 
La comunità internazionale deve intervenire militarmente? 
La comunità internazionale può prima di tutto impedire che le armi arrivino a questa gente cattiva. Poi può inviare le forze internazionali per proteggere la nostra gente. Infine, può liberare questi nostri villaggi e città dalle mani dei malviventi per ridare a noi cristiani e ai cittadini delle altre minoranze i nostri leciti diritti. 
Oggi stanno cercando di sradicarci da questa terra. 
Ogni settimana si pregava e si celebrava la Messa a Mosul. 
Quanta gente oggi piange così: “Un’altra domenica senza Messa, senza partecipare al Corpo e al Sangue di Cristo”.  ( Anzi che da noi ... Chi  piangerebbe nel nostro già opulento e scristianizzato  Occidente per non poter osservare il precetto festivo a causa della mancanza della celebrazione del Santo Sacrificio della Messa ? N.d.R.)
Ma c’è una cosa ancora più penosa di tutto questo. 

Quale? 
La comunità internazionale finora ha fatto pochissimo, malgrado le grida che si sono levate dal nostro popolo da oltre due mesi. 
Anche i cristiani, cosa hanno fatto? 
Finora non abbiamo visto niente di pratico. 
E quindi noi alziamo la voce, tutti quanti chiediamo che il Signore dia la grazia a tutte le persone perché ci aiutino. 

Continua QUI