segunda-feira, 18 de fevereiro de 2019

Don Divo Barsotti, La sacralità di tutte le cose





Il primo, "La mia giornata con Cristo" fu mio compagno di un viaggio in treno, tre anni fa.
Il secondo - "La sacralità di tutte le cose - Ecco lo Sposo che viene" - è stato letto tutto d'un fiato a poca distanza dal primo, ma anche oggi, ritornando sugli appunti, sulle sottolineature che all'epoca lasciai sulle pagine dell'uno e dell'altro, li sento ancora come due testi che vanno bene assieme.
Il primo rimanda al secondo, che in un certo senso si può considerare come un opuscoletto che tratteggia in modo quasi "essenziale" il nocciolo del primo, con uno sguardo però molto più spirituale e quasi meno concentrato sul dettaglio pratico, specialmente nella seconda parte. 
La natura stessa del secondo testo è tale da consentire questa "essenzialità", trattandosi della raccolta di esercizi spirituali tenuti da don Divo.

I due libri possono essere uno strumento valido di riflessione per vivere una vita "cristologica" nella sua dimensione d'insieme: gli atti semplici del quotidiano come l'alzarsi, il parlare, il vestirsi, il muoversi, il lavorare, il dormire.
"Per Cristo, con Cristo ed in Cristo": è la dimensione "eucaristica" della vita che si può realizzare anche nelle ordinarie giornate di un cristiano, un'attuazione del mandato finale: "Ite, Missa est".
La "dossologia finale" (dal greco "doxa"- gloria) a cui don Divo fa riferimento nelle pagine di apertura del suo libro, è quella che il sacerdote pronuncia nella Santa Messa al termine della preghiera eucaristica:
 
"Per Cristo con Cristo è in Cristo, a Te Dio Padre Onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli".
E' la preghiera che avviene mentre il celebrante eleva il Pane ed il Vino consacrati, e l'assemblea, al termine della dossologia, risponde "AMEN".
Cosa, dunque, dà la massima gloria a Dio?
Offrire il Figlio, nel Sacrificio perfetto, unire noi stessi, in quello stesso sacrificio: "Pregate fratelli, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente"proclama il Sacerdote al momento della presentazione dei doni.

Una vita vissuta "per-con-in Cristo" diventa una vita in cui si riscopre la "sacralità di tutte le cose" ed in cui realmente lo Sposo viene ogni giorno, ogni istante, in ogni azione ben ordinata, in tutto e tutti, perché "se crediamo, tutto è segno di Dio".





"LA MIA GIORNATA CON CRISTO" 
don Divo Barsotti 


"Nella Messa vi è un'espressione fra le più ricche di contenuto teologico e spirituale, a anche, d'altra parte, una delle più importanti; chiude infatti il Canone, e chiudendo il Canone ci dice in poche parole quello che è la Messa.
Poichè la Messa è la presenza stessa dell'atto redentore che riassume tutte le cose, questa espressione ci insegna quella che è la vita spirituale, la nostra medesima vita, ci insegna come dobbiamo viverla e per quale fine dobbiamo vivere.
Per Ipsum et cum Ipso et in Ipso, est tibi, Deo Patri Omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria.
Per Lui, con Lui ed in Lui, è a Te, Dio Padre onnipontente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria.
Termine della Messa e di tutta la vita: ogni onore e gloria al Padre nell'unità dello Spirito, ma per la mediazione del Cristo. Per Cristo, con Cristo, in Cristo.
Per Cristum non vuol dire che si vive per nostro Signore, ma che si vive per mezzo di nostro Signore.
Tutta la nostra vita intanto è soprannaturale, è una vita veramente di grazia, in quanto trae la sua forza divina dal Cristo: è per mezzo del Cristo che noi viviamo rivolti al Padre Celeste.
Ma non si vive rivolti al Padre celeste che se viviamo col Cristo, oltre che per mezzo di Lui.
E sarà perfetta la nostra vita soprannaturale quando vivremo per il Padre Celeste essendo nel Cristo, una sola cosa con Lui, talmente unito al Cristo da essere identificati in qualche modo a Lui stesso.
Il progresso della vita spirituale sta precisamente in queste tre piccole preposizioni: per, cum, in". (pp. 9-10)

"Non possiamo pensare di vivere la nostra vita cristiana e tanto meno di raggiungere la santità, che mettendoci al servizio di qualcosa, di qualcuno, impegnandoci in un'opera, lavorando.
Non si vive per vegetare soltanto. 
Essere santi non vuol dire moltiplicare le preghiere, fare tanti atti di mortificazione: vuol dire compiere il nostro dovere fino in fondo, per rispondere alla divina volontà con tutto l'essere nostro, nella dedizione totale di tutta la vita. 
Nostro Signore ci chiama per mandarci nella sua vigna.
Tu potrai compiere l'opera più umile, più nascosta, più apparentemente insignificante, eppure proprio dal tuo lavoro, che appare di così poco conto, acquista una sua capacità, una sua efficacia anche il lavoro degli altri.
Se si ferma una rotella, si ferma tutto: magari è una rotellina piccola piccola che ferma argani grandi, immensi.

Gesù ha lavorato, e noi lavoriamo con Lui.
La vita della maggior parte degli uomini è collaborazione con Cristo in un lavoro umile come il suo.
Noi, più che vivere con Cristo nel suo apostolato, nella sua vita pubblica, dobbiamo vivere con Lui nella sua vita nascosta.
La missione nostra non è tanto quella di farlo presente in quanto predica agli uomini o li risana, quanto quella di vivere il lavoro stesso che Gesù ha vissuto per trenta anni, per la massima parte della sua vita, perché così anche la massima parte degli uomini avrebbe dovuto collaborare con Lui, unirsi a Lui nel lavoro più comune, più ordinario".
 (pp. 43-45; 55)

Amare non è soltanto ricevere ma anche dare. È questo il momento per noi di dare. Per il Signore il momento di darsi sarà l’eternità; in questi pochi anni dobbiamo dargli noi qualcosa: la fede nel suo amore, anche se Lui sembra non esserci.
Credere che Egli viene; credere nell’imminenza della sua Venuta. Vivere come se ogni attimo Egli dovesse venire a noi
. Che il mondo si rinnovi e tutta la nostra vita si trasfiguri nella Sua presenza.
Abbiamo questa vivacità di fede? Crediamo davvero che in ogni momento Dio può venire e farci santi? Abbiamo davvero questa speranza?
Attenderlo, credere contro ogni speranza, malgrado il freddo, la solitudine, il buio.
Don Divo Barsotti, La sacralità di tutte le cose





LA SACRALITA' DI TUTTE LE COSE


Attraverso tutte le cose vivere il rapporto con Dio

"Ritornare davvero nel paradiso di DIo, far sì che tutte le cose non siano più impedimento e diaframma, non siano più velo che nasconde il Signore, ma tutte piuttosto rivelino il suo volto, tutte piuttosto ci introducano alla Sua presenza, sicché attraverso tutte le cose l'anima viva costantemente in unione con Lui.
Non - badate - nonostante le cose, ma attraverso di esse l'anima viva l'unione con Dio, perché molto spesso noi viviamo in unione con Dio - anche perennemente - ma nonostante le cose.
L'atteggiamento dell'anima è un atteggiamento adorante.
E' il senso della maestà divina che mi conquista: di fronte alla bellezza e alla fragilità del fiore è l'umiltà di Dio che mi conquista.
Voi siete sempre di fronte al Signore: atteggiamento di umiltà riverente, di rispetto, di silenzioso tremore di fronte a tutte le cose".
(pp. 16-17;19)


Se crediamo, tutto è segno di Dio

"Le nostre opere, la nostra preghiera non sono capaci di rompere la nostra solitudine.
E' così, eppure non è così, perché Dio, pur trascendendoci infinitamente, si è unito a noi.
Nom si sa  qual è la misura della Sua cooperazione alla nostra azione.
Le cose stesse, pur non somigliando a Dio, sono segno della Sua bontà e misericordia.
La nostra preghiera è la parola che rivolge lo Spirito Santo al Padre; nella nostra opera è Cristo che vive in noi.

Tutto può esser un segno di una comunione di Dio con noi.

Qualunque sia la vita che facciamo, sia che sperimentiamo o no l'azione di Dio, dobbiamo aver fiducia nel fatto che Dio è con noi.
Dio ti ama.
Se credi, tutto è segno dell'amore di Dio.

Come in cielo non resta che Dio, così attraverso tutti i segni l'anima non vede che l'amore, non possiede che l'amore.
Amore immenso, infinito, eterno: l'amore stesso di Dio".
(p 36)

segunda-feira, 11 de fevereiro de 2019

LO SPLENDORE DELLA LITURGIA DELLA CHIESA

MESE ALL'IMMACOLATA DI LOURDES "IO SONO L'IMMACOLATA CONCEZIONE"


    


«IO SONO L'IMMACOLATA CONCEZIONE»

Bernardetta la chiamava «la piccola bianca Signora». Ce l'ha descritta così: «Era una giovinetta, non più grande di me. Portava un vestito bianco, lungo fino ai piedi, dei quali lasciava apparire soltanto la punta. «Il suo capo era coperto da un bianco velo che giungeva fino al fondo della veste. Sopra ciascun piede io vidi una rosa splendente come l'oro. La cintura era di colore azzurro e le scendeva fino al di sotto delle ginocchia. «La catena della corona del Rosario era gialla come le rose, i grani bianchi, grossi e molto distanti l'uno dall'altro. «Era viva, giovanissima, circondata di luce». Già le era apparsa per ben quindici volte, e la piccola Veggente «doveva» farsi dire il nome, perché il parroco di Lourdes, l'Abate Peyramale, voleva ad ogni costo conoscerlo, perché diceva di non essere solito trattare con gente sconosciuta... Il 25 marzo (siamo nel 1858), festa dell'Annunciazione, Bernardetta sentì più vivo ed insistente il desiderio di chiedere il nome alla sua piccola, bianca Signora. Lo fece per tre volte, con le mani giunte e con tutta l'anima nel viso: «Signora mia, volete aver la bontà di dirmi chi siete?». Allora la Signora prese un'aria grave ed umile, tese le braccia verso la terra, come in atto di concedere; poi, levando gli occhi al Cielo e nello stesso tempo innnalzando le mani, le ricongiunse al petto, dicendo: «10 SONO L'IMMACOLATA CONCEZIONE». E disparve nello stesso atteggiamento. ... «Ha proprio detto così?», domandò profondamente scosso l'Abate Peyramale... Bernardetta aveva ripetuto quelle parole dalla Grotta alla Casa Canonica, per non dimenticarle... E non poteva certo essersi ingannata la piccola Veggente, la quale legava per sempre il suo nome sconosciuto al mondo, al Nome divinamente grande di Maria: «L'IMMACOLATA CONCEZIONE! ». Anime care! Voi sapete che Maria, L'IMMACOLATA CONCEZIONE, è la dolce, divina Madre di Gesù, perché Gesù ha per Padre Dio! Egli è il Figlio suo, la seconda Persona della SS.ma Trinità, vero Dio, come il Padre e lo Spirito Santo. L'Immacolata è la vera Madre di Dio: gli ha dato la vita umana, dando così a noi uomini la possibilità di vedere il Volto di Dio nel Volto di un Bimbo, nell'UOMOGESù, vero uomo e vero Dio. Ci avviciniamo all'anno duemila dell'era cristiana, al ventesimo secolo della nascita di Gesù a Betlemme. Dobbiamo prepararci con serio impegno di uomini e santo entusiamo di cristiani a questa data. Quali grazie meravigliose, straordinarie, saranno da Dio concesse al mondo, tormentato e sconvolto da tanti mali, se noi ci daremo subito da fare per prepararci a questo grandissimo evento che ci ricorda il fatto, senza confronto, più grande della Storia. Raccontandovi in queste pagine la vita dell'Immacolata, cercheremo di conoscere insieme, e da Lei stessa, quanto dobbiamo fare per andare incontro al duemila, nel modo più gradito a Dio: nel modo cioè che più è piaciuto in Lei a Gesù, per assicurarci le sue grazie divine. leggere...

“The Way is the Goal”: Against Reducing the Mass to a Sacramental Delivery System



The Mass is handed down to us from apostolic tradition, developed over the centuries of faith by the real devotional life of the People of God. It is therefore like a living, breathing, growing organism, reflecting and, in a mysterious way, sharing in the divine and human life of the Son of God and of His Mystical Body. The Mass is something we gratefully and humbly receive, just as we do our human nature and our supernatural life in baptism. Thus, even if per impossibile the Mass were no more than a glorified communion service, we would STILL have no right, no business, deconstructing and reconstructing the Mass of the Roman Rite, an inheritance the Church always considered it her duty to guard and protect.

It was and is a crime for Church leaders to treat the Church’s tradition in such a contemptuous way; it was and is an incalculable loss for the spiritual vitality and sanctification of her members; it was and still is the principal cause of the crisis of faith through which we have been passing in the decades since the Council. The only way we will restore an integrally Catholic way of life is with an integral liturgy, the liturgy that the Holy Spirit built up over twenty centuries with the living stones of clergy, religious, and laity, with the breath of their orations, lections, and chants, with the fire of the Spirit poured forth upon the Church at Pentecost. No matter how valid a new sacramental rite may be, no one can create for it a history ex nihilo, no one can make it to be a treasure handed down when it is not. No matter how valid it may be, if it is defective in regard to the way of worship, it will be defective also in leading people to the end of worship. The way and the goal cannot be divorced: “what God has joined together, let no man (and no committee) put asunder.”  read...

Six Years Later: Reflecting on the Papal Abdication That Changed the Church Forever




Thinking back, looking at my initially flippant response, I think I struggled to know what to feel. I was doing some Catholic writing at the time, but I think I was also experiencing a moment of ambivalence towards the Church. My faith had been taking a beating for various reasons, and I didn’t have my head on straight. I recall friends of mine being very worried about what this meant, and me trying to reassure them that if he had decided to do this, there must be some good reason for it. read...

Hoje Festa de Nossa Senhora de Lourdes .Apresentamos todas as suas aparições . A GRUTA de Lourdes em directo.

A GRUTA de Lourdes em directo
AVISOS:
1) Esta webcam é muito solicitada. Se há sobrecarga: INSISTA que consegue. Use Ctrl+R ou F5.





TODAS AS APARIÇÕES DE LOURDES



Luis Dufaur
Escritor, jornalista,
conferencista de
política internacional,
sócio do IPCO,
webmaster de
diversos blogs




1ª aparição – quinta-feira, 11 de fevereiro 1858

Santa Bernadette Soubirous redigiu de próprio punho, em sete ocasiões, a descrição da aparição, acrescentando novos detalhes em cada uma das versões. Eis um apanhado tão completo quanto possível de todos eles:

“A primeira vez que fui à gruta, era quinta-feira, 11 de fevereiro. Fui para recolher galhos secos com outras duas jovens.

"Quando estávamos no moinho, eu lhes perguntei se queriam ver onde a água do canal se encontrava com o Gave. Elas me responderam que sim. De lá, seguimos o canal e nos encontramos diante de uma gruta, não podendo mais prosseguir.

“Minhas duas companheiras se colocaram em condição de atravessar a água que estava diante da gruta. Elas a atravessaram e começaram a chorar. Perguntei-lhes por que choravam, e disseram-me que a água estava gelada.

"Pedi que me ajudassem a jogar pedras na água, para ver se podia passar sem tirar meus sapatos, mas disseram-me que devia fazer como elas, se quisesse. Fui um pouco mais longe, para ver se podia passar sem tirar meus sapatos, mas não poderia”.

Esta preocupação se explica porque Bernadette sofria de asma, e a mãe não queria que tomasse friagem. Nessa ocasião ela catava galhos secos para aquecer a mísera habitação onde sua família arruinada era constrangida a viver. Prossegue o relato:

“Então, regressei diante da gruta e comecei a tirar os sapatos. Tinha acabado de tirar a primeira meia, quando ouvi um barulho como se fosse uma ventania.

"Então girei a cabeça para o lado do gramado, do lado oposto da gruta. Vi que as árvores não se moviam, então continuei a tirar meus sapatos.

“Ouvi mais uma vez o mesmo barulho.

"Assim que levantei a cabeça, olhando a gruta, vi uma Dama vestida de branco.

"Tinha um vestido branco, um véu branco, um cinto azul e uma rosa em cada pé, da cor da corda do seu terço.

“Eu pensava ser vítima de uma ilusão. Esfreguei os olhos, porém olhei de novo e vi sempre a mesma Dama.

"Coloquei a mão no bolso, para pegar o meu terço. Queria fazer o sinal da cruz, mas em vão. Não pude levar a mão até a testa, a mão caía.

"Então o medo tomou conta de mim, era mais forte que eu. Todavia, não fugi. A Dama tomou o terço que segurava entre as mãos e fez o sinal da cruz.

"Minha mão tremia, porém tentei uma segunda vez, e consegui. Assim que fiz o sinal da cruz, desapareceu o grande medo que sentia, e fiquei tranquila.

“Coloquei-me de joelhos. Rezei o terço, tendo sempre ante meus olhos aquela bela Dama. A visão fazia escorrer o terço, mas não movia os lábios.

"Quando acabei o meu terço, com o dedo Ela fez-me sinal para me aproximar, mas não ousei. Fiquei sempre no mesmo lugar. Então desapareceu imprevistamente.

“Comecei a tirar a outra meia para atravessar aquele pouco de água que se encontrava diante da gruta, para alcançar as minhas companheiras e regressarmos. No caminho de volta, perguntei às minhas companheiras se não haviam visto algo.

“– Não.

“Perguntei-lhes mais uma vez, e disseram-me que não tinham visto nada. Eu lhes roguei que não falassem nada a ninguém. Então elas me interrogaram:

“– E tu viste algo?

“Eu lhes disse que não.

“– Se não viste nada, eu também não.

“Pensava que tinha me enganado. Mas retornando a casa, na estrada me perguntavam o que tinha visto. Voltavam sempre àquele assunto.

"Eu não queria lhes dizer, mas insistiram tanto, que decidi dizê-lo, mas na condição de que não contassem para ninguém. Prometeram-me que manteriam o segredo.

"Mas assim que chegaram às suas casas, a primeira coisa que contaram foi que eu tinha visto uma Dama vestida de branco. Esta foi a primeira vez”.




2ª aparição – domingo, 14 de fevereiro 1858

Conta Bernadette: “A segunda vez foi no domingo seguinte. Voltei com várias moças, para ver se não me tinha enganado. Eu me sentia muito constrangida interiormente. Minha mãe tinha-me proibido voltar. Depois da missa cantada, as outras duas jovens e eu fomos mais uma vez pedir licença à minha mãe. Ela não queria. Dizia-me temer que caísse na água. Temia que eu não voltasse para assistir às vésperas. Prometi que sim, e deu-me então a permissão para ir.

“Fui à paróquia, pegar uma garrafinha de água benta para jogá-la na visão quando estivesse na gruta, se a visse. E saímos para a gruta. Ao chegarmos lá, cada uma tomou o seu terço e nos ajoelhamos para rezá-lo. Apenas tinha acabado de rezar a primeira dezena, quando vi a mesma Dama” (Somente Santa Bernadette via e ouvia Nossa Senhora).

“Então comecei a jogar água benta nela, dizendo que, se vinha da parte de Deus, que permanecesse; se não, que fosse embora; e me apressava sempre a jogar-lhe água. Ela começou a sorrir, a inclinar-se. Mais água eu jogava, mais sorria e girava a cabeça, e mais a via fazer aqueles gestos. Eu então, tomada pelo temor, me apressava a aspergi-la mais, e assim o fiz até que a garrafa ficou vazia. Quando terminei de rezar meu terço, Ela desapareceu e não me disse nada. Nós nos retiramos para assistir às vésperas”.




3ª Aparição – quinta-feira, 18 de fevereiro 1858

“Ela só me falou na terceira vez. Foi na quinta-feira seguinte:

“Fui ali com algumas pessoas importantes, que me aconselharam a pegar papel e tinta e lhe pedisse que, se tinha algo a me dizer, que tivesse a bondade de colocá-lo por escrito.

“Tendo chegado lá, comecei a recitar o terço. Após ter rezado a primeira dezena, vi a mesma Dama. Transmiti esse pedido à Senhora.

Ela se pôs a sorrir, e me disse que aquilo que tinha para me dizer, não era necessário escrevê-lo.

“Mas perguntou-me se eu queria ter a graça de voltar ali durante quinze dias. Eu lhe respondi que sim”.

Segundo Santa Bernadette, Nossa Senhora aparecia tal qual é representada na Medalha Milagrosa, mas sem os raios que saem das mãos




4ª aparição – sexta-feira, 19 de fevereiro 1858


Santa Bernadette não escreveu pessoalmente o relato da quinzena de aparições que começou nesse dia. Redigiu apenas uma relação geral dos ditos e pedidos mais importantes de Nossa Senhora. Por isso, a partir deste ponto, a narração é uma composição de palavras da vidente e fatos testemunhados pelos presentes.

A quarta aparição foi silenciosa. Bernadette “saudava com as mãos e a cabeça. Dava gosto vê-la. Era como se na vida toda não tivesse feito outra coisa que não fosse aprender a fazer esses cumprimentos”, testemunhou Josèphe Barinque, uma vizinha.

Bernadette tinha um círio bento acesso. Este gesto, copiado em seguida pelos que assistiam às aparições, inspirou o costume atual de levar velas e acendê-las diante da gruta. Nesta quinzena, Nossa Senhora foi ensinando a forma de devoção que Ela queria que se praticasse em Lourdes.




5ª aparição – sábado, 20 de fevereiro 1858

Bernadette chegou a Massabielle por volta das 6:30h. Desta vez, havia cerca de 30 testemunhas. Teve um êxtase de 40 minutos. 

Voltando para casa com sua mãe, confiou-lhe que a Senhora “teve a bondade de ensinar-lhe, palavra por palavra, uma oração somente para ela”. Ela a rezou todos os dias de sua vida, sem nunca revelá-la.




6ª aparição – domingo, 21 de fevereiro 1858

A Dama se apresentou a Bernadette pela manhã, por volta das 7:10h. Cerca de 100 pessoas estavam no local.

A privilegiada vidente escreveu: “Esta rainha misericordiosa me disse também para rezar pela conversão dos pecadores. Ela me repetiu várias vezes essas mesmas palavras”.
Santa Bernadette escreveu mais de uma vez: Nossa Senhora “disse-me também que não me prometia tornar-me feliz neste mundo, mas no outro”.

À tarde, o delegado de polícia Dominique Jacomet submeteu a vidente a um grosseiro e ameaçador interrogatório, exigindo-lhe que se retratasse, sob pena de prisão.

Bernadette não se intimidou e respondeu com segurança, desmontando suas ciladas.

No fim do interrogatório, o policial a proibiu de voltar à gruta.

O pai da vidente cedeu à pressão, e também proibiu.





Segunda-feira – 22 de fevereiro 1858: não há aparição

Nesse dia, soldados foram postos para vigiar os movimentos da vidente, prontos a prendê-la caso regressasse à Gruta de Massabielle. 

O apelo interior foi contudo mais forte, e à tarde ela ali acorreu. Esta sua decisão foi confirmada em confessionário pelo Pe. Pomian. Mas Nossa Senhora não apareceu, e Bernadette parecia desfeita: “Não sei no que eu faltei a esta Dama”.

Porém, no fim do dia a cidade estava em alvoroço e o prefeito achou melhor suspender a proibição.

8ª aparição – quarta-feira, 24 de fevereiro 1858

O delegado Jacomet (foto) hostilizou a multidão: “Como é possível que em pleno século XIX haja ainda tantos idiotas!” –– exclamou.

Os fiéis responderam com cânticos marianos.

Contou Jean-Baptiste Estrade, cobrador de impostos em Lourdes, que pouco tempo depois de ter entrado em êxtase, como alguém que recebe uma má notícia, Bernadette deixou cair os braços, e abundantes lágrimas começaram a correr pela sua face.

Ela subiu de joelhos o aclive que precede a cavidade, osculando a cada passo o chão. Voltou-se depois em direção à multidão de 300 pessoas.

Com a voz marcada pelos soluços, referiu à multidão o pedido de Nossa Senhora:

“Penitência, penitência, penitência!”; e “rezai a Deus pela conversão dos pecadores”; além da recomendação de “beijar a terra em penitência pelos pecadores”.

“Penitência, penitência, penitência” –– lembremos que em Fátima, em 1917, Nossa Senhora faria ainda um derradeiro apelo, em termos ainda mais cogentes e dramáticos.



9ª aparição – quinta-feira, 25 de fevereiro 1858

A afluência de público atingiu aproximadamente 350 pessoas. Bernadette obedecia em êxtase às ordens da nobre Senhora, subindo até a gruta e beijando a terra com uma agilidade surpreendente.

Eis o que narrou a santa: “A Senhora me disse que eu deveria beber da fonte e lavar-me nela. Mas, como não a via, fui beber no Gave. Ela me disse que não era ali, e me fez um sinal com o dedo para ir à gruta, mostrando-me a fonte. Eu fui, mas só vi um pouco de água suja. Parecia lama, e em tão pequena quantidade, que com dificuldade pude colher um pouco no côncavo da mão. Eu me pus a arranhar a terra, até poder colhê-la, mas três vezes a joguei fora. Foi só na quarta vez que pude bebê-la, de tal maneira estava suja”.

Nossa Senhora ordenou também a Bernadette comer grama da gruta. “Ela me disse para comer da erva que se encontra no mesmo local onde eu fui beber. Foi só uma vez, ignoro por quê”.

Uma vez interrogada, ela respondeu: “A Senhora me levou a fazê-lo, com um movimento interior”.

Nossa Senhora pediu-lhe que se lavasse com aquela água: “Ide a beber da fonte, e lavai-vos ali”. Seu rosto ficou então sujo. A multidão não compreendia o que se passava, e começou a achar que a vidente estava louca.

A cena, uma das mais transcendentais na história de Lourdes, num primeiro momento desiludiu a todos.




26 de fevereiro 1858 – nova proibição

Aproveitando a momentânea confusão, as autoridades baixaram um novo interdito de voltar à gruta. A cena do dia 22 se repetiu: havia 600 pessoas, mas Nossa Senhora não apareceu.




10ª aparição – sábado, 27 de fevereiro 1858

Uma massa compacta de 800 pessoas aguardava Bernadette na Gruta por volta das 6:30h. 

Por 15 minutos, Bernadette caminhou de joelhos e beijou o chão várias vezes. 

Em seguida comandou a multidão por duas vezes, com gestos, para que repetisse aquele ato de penitência. 

Só na segunda vez os presentes obedeceram. 

A partir daquele dia, o chão e a pedra sagrada de Massabielle são cobertos de beijos de pessoas de todo o mundo.









11ª aparição – domingo, 28 de fevereiro 1858

Caía uma chuva fina e constante, e fazia um frio terrível, enquanto cerca de 1200 pessoas se encontravam na Gruta desde o amanhecer.

Bernadette chegou às 7h.

Pôs-se de joelhos, rezou o terço e beijou a terra, enquanto um potente sopro pareceu passar sobre os presentes.

Todos ou quase todos os espectadores se ajoelharam, rezaram e beijaram o chão com Bernadette.






12ª aparição – segunda-feira, 1º de março 1858

Desta vez, o pai de Santa Bernadette acompanhou a filha à Gruta. Desde cedo, havia ali por volta de 1500 pessoas.

A pedido, a vidente tinha levado o terço de uma outra pessoa, mas na hora de rezá-lo a Dama lhe perguntou: “Onde está o teu terço?”. Bernadette tirou-o então do bolso. Sorrindo, a Virgem lhe disse: “Usai-o”.

A Santa repetia os gestos: comer ervas, beber e se lavar com a água da gruta. O povo começou a imitá-la, e se constatou que a água brotava cada vez mais límpida e abundante.

Entre os assistentes, por primeira e única vez esteve um sacerdote. 

Foi o Pe. Antoine Dezirat, que ignorava a interdição ao clero de comparecer ao local. 

Ele escreveu: “Só Bernadette viu a aparição, mas todo o mundo tinha como que o sentimento de sua presença. [...] Respeito, silêncio, recolhimento, reinavam por todo lado. [...] Oh! como estava bom. Eu acreditava estar no vestíbulo do Paraíso!”.

Na noite daquele dia aconteceu o primeiro milagre. Catherine Latapie, grávida de nove meses, tinha paralisados dois dedos da mão direita. O mal lhe impedia atender às necessidades do lar e dos filhos. Ela imergiu a mão na água e sentiu um grande bem-estar, com os dedos movimentando-se naturalmente!




13ª aparição – terça-feira, 2 de março 1858


Nessa data, Bernadette teve só uma breve visão da Dama. Havia por volta de 1650 pessoas. 

“Ela me disse que eu devia dizer aos padres para construir uma capela aqui”. 

E contou como cumpriu essa missão: “Fui procurar o senhor pároco, para lhe dizer que uma Dama me tinha ordenado de ir dizer aos padres para construir ali uma capela. Ele me olhou um momento, e logo me perguntou num tom incomodado quem era essa Dama. Eu lhe respondi que não sabia. Então ele me encarregou de perguntar a ela o nome, e de voltar para lhe contar”.

“A Dama disse: ‘Devem vir aqui em procissão’” –– contou a vidente ao pároco, Pe. Dominique Peyramale. Para o sacerdote, isso foi demais.

14ª aparição – quarta-feira, 3 de março 1858

Três mil pessoas se apinhavam em torno da gruta. Santa Bernadette rezou por muito tempo. Mas se levantou com os olhos repletos de lágrimas, e clamou: “Não me apareceu”.

No mesmo dia, após a aula, sentiu um convite interior de Nossa Senhora. Retornou à gruta, e desta vez A viu.

Bernadette cumpriu a ordem do pároco: “Eu lhe perguntei seu nome, por parte do senhor pároco. Mas ela não fazia outra coisa senão sorrir. Voltando, fui à casa do senhor pároco para dizer-lhe que tinha cumprido a missão, mas que não tinha recebido outra resposta senão um sorriso. Então ele me disse que ela zombava de mim, e que eu faria bem de nunca mais voltar. Mas eu não podia me impedir de ir”.

Fechando a questão, o Pe. Peyramale orientou: “Se a Senhora deseja realmente uma capela, que diga seu nome e faça florescer a roseira da Gruta”.

Noutra época, quando Santa Catarina Labouré soube, em Paris, das aparições de Nossa Senhora em Lourdes, exclamou: “É a mesma!”.

A santa lamentou várias vezes que não se tivesse construído na rue du Bac o santuário dedicado à Medalha Milagrosa, pedido pela Mãe de Deus: “Se os superiores tivessem querido, a Santa Virgem teria escolhido nossa capela” para operar os milagres de Lourdes, disse em outra ocasião.

Para Santa Catarina, Nossa Senhora escolheu Lourdes para suprir a falta de interesse das autoridades religiosas de Paris.





15ª aparição – quinta-feira, 4 março 1858

A quinzena de aparições concluiu-se no dia 4 de março. Desta vez reuniram-se entre oito e vinte mil pessoas, segundo as versões. Havia avidez de um milagre.

O delegado de polícia revistou a gruta e as proximidades, à procura de alguma espécie de fogo de artifício que servisse para simular uma aparição, mas nada encontrou.

Bernadette era amparada por um grupo de guardas que continha a multidão. 

O êxtase durou quase uma hora, sem que acontecesse algo extraordinário. 

Ela disse: “Oh, sim, Ela vai voltar. Mas agora já não é mais necessário que eu vá à gruta. Quando ela voltar, então será necessário que eu retorne à gruta. Ela far-me-á saber”.




16ª aparição – quinta-feira, 25 de março 1858

Os milagres continuavam se multiplicando, e ao mesmo tempo iam se arrefecendo as resistências do pároco. Durante 20 dias, Bernadette não voltou à gruta. Sentiu o chamado de Nossa Senhora nas primeiras horas da festa da Anunciação. Então foi à gruta.

“Depois dos quinze dias, eu lhe perguntei de novo seu nome, três vezes seguidas. Ela sorria sempre. Por fim ousei uma quarta vez, e foi então que ela, com os dois braços ao longo do corpo [como na Medalha Milagrosa], levantou os olhos ao Céu e depois me disse, juntando as mãos na altura do peito, que ela era a Imaculada Conceição”.


“Então eu voltei de novo à casa do senhor pároco, para lhe contar que ela me tinha dito que era a Imaculada Conceição. Ele me perguntou se eu estava bem segura. Respondi que sim, e que para não esquecer essa palavra eu a tinha repetido durante todo o caminho”.

Santa Bernadette não sabia o significado de “Imaculada Conceição”, cujo dogma o Bem-Aventurado Papa Pio IX proclamara poucos anos antes, deixando prostrados os partidários da Revolução e empolgando os devotos de Nossa Senhora no mundo inteiro!

O pároco custou a conter as lágrimas. “Ela quer mesmo a capela”, murmurou Santa Bernadette. A partir desse momento, o sacerdote mudou de atitude.