sábado, 1 de abril de 2017

Benedettini dell'Immacolata : Mons. Guglielmo Borghetti è venuto ad erigere il nostro monastero in Istituto di Vita Consacrata di diritto diocesano

21 marzo: l’erezione canonica del monastero di Villatalla

«Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!» Col. 3,3
Accoglienza di Mgr Borghetti sulla piazza del paese.
Accoglienza di Mgr Borghetti nellla piazza del paese.
21 marzo, festa del trapasso del nostro beato Padre San Benedetto: giorno di grazia e di gioia a Villatalla. In una chiesa gremita, Mons. Guglielmo Borghetti è venuto ad erigere il nostro monastero in Istituto di Vita Consacrata di diritto diocesano nel corso della messa solenne celebrata in rito tradizionale dal già vicario generale di Mons. Oliveri, Mons. Giorgio Brancaleoni.
All’ingresso della Chiesa: benedizione dei fedeli e del clero.
All’ingresso della Chiesa: benedizione dei fedeli e del clero.
Erano presenti una quindicina di sacerdoti della diocesi e numerosi sacerdoti di diocesi vicine, amici della comunità. Il Signor Sindaco, con la sua fascia tricolore, e il Maresciallo del Carabinieri, accompagnato del suo secondo, rappresentavano le autorità ufficiali del paese. I nostri vicini e numerosi fedeli, amici e oblati sono venuti per assistere e per unirsi con il cuore e con la preghiera alla grazia di questa cerimonia così bella e commovente, nel cuore della quale Padre Jehan e Fra Antonio ha rinnovato i loro solenni voti monastici, mentre Fra Mariano prometteva obbedienza, conversione dei costumi (castità e povertà) e stabilità per tre anni.
« Accoglietemi, Signore, secondo la vostra parola, e vivrò è non sarò confuso nella mia attesa» (Rituale della professione, Ps 118, 116)
Nella sua omelia, Mons. Borghetti ha sviluppano con eloquenza la definizione di monaco che dà San Benedetto, un «cercatore di Dio», di quel Dio di cui il monaco ha fatto l‘assoluto della sua vita. Ecco un estratto di cui si può ammirare la profondità:
«L’etimologia del termine “monaco” significa colui che è “solo”. Allora ci si domanda legittimamente: perché la Chiesa cattolica dovrebbe sostenere la scelta di colui che vuole “restare solo”? Non sarebbe più utile orientare le vocazioni verso una vita più simile a quella delle parrocchie, soprattutto oggi che i sacerdoti sono sempre meno numerosi?
In realtà, a ben considerare la vita monastica, essa ha un’importanza particolare nella vita della Chiesa, come ha sempre sottolineato il magistero petrino. L’uomo ha per natura una dimensione religiosa che non si può sopprimere e che orienta il suo cuore alla ricerca dell’assoluto, di Dio, del quale avverte più o meno chiaramente e confusamente l’insaziabile bisogno.
Benedizione del nuovo professo.
Benedizione del nuovo professo.
Quando nel corso degli eventi della vita tale bisogno affiora alla coscienza, esso fa dell’uomo un cercatore di Dio. Per San Benedetto questo è il segno fondamentale e il criterio di un’autentica vocazione monastica. Nell’ambiente cristiano questa ricerca è diventata la «sequela Christi», cioè a dire la «via che porta a Dio», nell’ascolto obbediente della sua Parola di grazia, di verità e di vita.
Il monaco non è dunque un uomo solo ma un uomo che, attraverso la solitudine del suo stile di vita, mette al centro di tutto Dio, creatore del cielo e della terra, Dio, autore della grazia che dà senso alla vita presente e futura, alla vita che continuerà dopo il passaggio cruciale della morte e della decadenza del corpo mortale. La vita e la morte vi sono assunte nella speranza del Regno. È questo tutto il senso della visione che ebbe San Benedetto quando contemplò il mondo intero raccolto sotto un unico raggio di luce che l’univa a Dio: è nel loro intimo rapporto con Dio che tutte le realtà di quaggiù sono assunte e trasfigurate.
È dunque la ricerca di Dio che definisce il monaco e che costituisce l’asse su cui poggia la sua vita di preghiera, di lavoro e di esempio per noi tutti che siamo nel mondo senza essere del mondo».
Dopo la liturgia solenne e grandiosa della preghiera viene quella altrettanto sacra dell’amicizia attorno ad un rinfresco. Sono i conviti gioiosi in cui si ritrovano tutti coloro che si sono uniti nel silenzio estasiato di una stessa comunione santa.
Parte del clero intorno a Mgr Borghetti.
Parte del clero intorno a Mgr Borghetti.

sexta-feira, 31 de março de 2017

Monsignor Mario Oliveri è venuto a celebrare una messa pontificale in presenza dei fedeli di Villatalla

11 luglio 2016 : Solennità di San Benedetto

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Arrivo di Mons. Oliveri, tra il parroco di Villatalla ed il Padre Priore.
Lo scorso 11 luglio, in occasione della solennità di San Benedetto, Monsignor Mario Oliveri è venuto a celebrare una messa pontificale in presenza dei fedeli di Villatalla, degli amici del monastero, di una quindicina di sacerdoti della diocesi e del Reverendo Padre Stefano Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata.
Padre Stefano Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata, che ci ha fatto l’onore e la gioia della sua presenza.
Rimarchevole l’omelia di Sua Eccellenza sul patriarca dei monaci, patrono d’Europa, “colmo dello spirito di tutti giusti” e uomo di preghiera, che nella Regola egli chiama “l’Opera di Dio a cui nulla preporre”.
L’introduzione con cui Monsignore esordisce descrive ammirevolmente la grazia interiore che adorna l’anima di San Benedetto. Ecco il passo centrale:
“Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, voi avete stabilito come capo e maestro di una moltitudine innumerevole di figli il beato Benedetto, vostro Confessore, donandogli una saggezza celeste. Lo avete colmato dello spirito di tutti i giusti e, dopo averlo rapito, l’avete illuminato del fulgore della vostra luce, affinché nella luce di questa visione interiore, l’anima, liberata da ogni ostacolo, potesse comprendere la limitatezza delle cose di quaggiù. Per tutto ciò vi rendiamo grazie per Gesù Cristo, Nostro Signore”.
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Mons. Oliveri, circondato da Padre Stefano Manelli, dal parroco di Villatalla e da numerosi sacerdoti della diocesi
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“Come è buono e come è dolce per dei fratelli abitare insieme”, Salmo 132
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Immagine 5: Prima della partenza: arrivederci caro Monsignore, che il Signore vi benedica e vi ricompensi per essere sempre stato il Pastore fedele al vostro motto nella fede trasmessa e nella pace comunicata alle anime: “Fides et Pax”.
Sappiamo che da un anno e mezzo Mons. Oliveri non ha più un potere canonico ufficiale sulla diocesi di cui tuttavia occupa ancora la sede titolare. Abbiamo voluto che questa giornata fosse per lui un omaggio d’affetto e di gratitudine filiale per tutto il bene che ha fatto nei suoi ventisei anni di ministero episcopale. Nonostante le prove che si sono accumulate, soprattutto in questi ultimi anni, egli ha manifestato una grande serenità d’animo che fa sovvenire il suo motto episcopale “Fides et Pax”. È in una fede incrollabile che risiede il segreto della sua pace e della sua bontà, che rasserenano profondamente tutti coloro che hanno la grazia di incontrarlo.

terça-feira, 28 de março de 2017

María: vivan en la alegría de saberse amados y salvados por Jesús, vivan en alegría y practiquen el amor


Llamado de Amor y de Conversión del Corazón Doloroso e Inmaculado de María
27 Marzo 2017

Queridos hijos, nuevamente, les invito a abrir el corazón a Mi Hijo y
a su Palabra, les invito a que reciban el Amor de Jesús; el Amor que
viene de parte del Corazón de Mi Hijo es el Amor que no juzga, que no
ofende, que no se perturba; el Amor de Mi Hijo es el Amor que da la
paz, el perdón, la misericordia y la alegría.

Pequeños es verdad que Mi Hijo Jesús sufrió en la Cruz por Amor a todos ustedes, pero sufrió con alegría, con disposición, con su Corazón Abierto, porque el dolor de la Cruz salvó a todos los hombres.
Por eso, ustedes, pequeños apóstoles de Mi Corazón Materno, vivan en la alegría de saberse amados y salvados por Jesús, vivan en alegría y practiquen el amor, estas dos Gracias que vienen de Dios y que les ayudarán a vivir su Palabra por amor y con alegría.

Oren, hijitos Míos, por las Intenciones que tengocomo Madre para todos Mis hijos. Les amo porque Soy vuestra Madre,
la Madre de todos los hombres, de la Iglesia y de todos los que se
consagran a Mi Inmaculado Corazón.


Les doy Mi Bendición Maternal.
¡Vivan en amor y en la alegría de Mi Hijo y su Evangelio! En el nombre
del Padre, y del Hijo, y del Espíritu Santo. Amén.

domingo, 26 de março de 2017

Santo Efrém exclama: "É um prodígio espantoso a dignidade do sacerdócio, é grande, imensa, infinita.


A SELVA




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*O livro ainda não se encontra postado na íntegra*

Boa leitura!

PRIMEIRA PARTE






Parte I
A Dignidade do Padre


Ideia da dignidade sacerdotal

Diz Santo Inácio mártir que a dignidade sacerdotal tem a supremacia entre todas as dignidades criadas. Santo Efrém exclama: "É um prodígio espantoso a dignidade do sacerdócio, é grande, imensa, infinita. Segundo São João Crisóstomo, o sacerdócio, embora se exerça na terra, deve contudo ser contado no número das coisas celestes. Citando Santo Agostinho, diz Bartolomeu Chassing que o sacerdote, alevantado acima de todos os poderes da terra e de todas as grandezas do Céu, só é inferior a Deus. E o Papa Inocêncio III assegura que o sacerdote está colocado entre Deus eo homem; é inferior a Deus, mas maior que o homem.

Segundo São Dionísio, o sacerdócio é uma dignidade angélica, ou antes divina; por isso chama ao padre "um homem divino". Numa palavra, conclúi Santo Efrém, a dignidade sacerdotal sobreleva a tudo quanto se possa conceber. Basta saber-se que, no dizer do próprio Jesus Cristo, os padres devem ser tratados como a sua pessoa: "Quem vos escuta, a mim escuta; e quem voz despreza, a mim despreza" (Lc 10, 16). Foi o que fez dizer ao autor da Obra Imperfeita: "Honrar o sacerdote de Cristo, é honrar o Cristo; e fazer injúria ao sacerdote de Cristo, é fazê-la a Cristo". Considerando a dignidade dos sacerdotes, Maria d'Oignies beijava a terra em que eles unham os pés.



Próximo capítulo >>> (dia 03/06/14)

don Elia. La scala del cielo


Nella città di Santa Fe, nel New Mexico, da quasi un secolo e mezzo si ammira un prodigio di falegnameria che attira ogni anno un quarto di milione di visitatori. La cappella di Loreto fu eretta nella seconda metà del XIX secolo per un gruppo di religiose francesi giunte sul luogo per aprirvi un collegio femminile. Una volta terminata la costruzione, ci si accorse però con disappunto che l’architetto (lo stesso che aveva progettato la cattedrale) aveva omesso un passaggio per accedere alla cantoria. Dopo una vana ricerca di soluzioni, la comunità decise di affidarsi a san Giuseppe con una novena. L’ultimo giorno, ecco presentarsi un uomo anziano, accompagnato da un asinello, che propone di costruire una scala in legno. I suoi soli attrezzi, una sega, un martello e una squadra. In capo a sei mesi, una magnifica scala a chiocciola era pronta e lo sconosciuto sparì senza chiedere un soldo e senza lasciare traccia di sé.