terça-feira, 18 de julho de 2023

DECLARACIÓN DE MONS. SCHNEIDER SOBRE LA MISA TRADICIONAL


La prohibición de la Misa Romana Tradicional es un abuso del poder eclesiástico y el incumplimiento de esta orden no constituye una desobediencia

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LA SANTA MISA TRADICIONAL LO ES TODO

Curso Anual de Formación en la Misa Tridentina

LA SANTA MISA TRADICIONAL LO ES TODO, porque TODO en ella es del TODOPODEROSO. TODO, desde el más simple y elocuente AMEN, hasta la ceremonia más sublime, es para Dios.

La Santidad de la Misa Tradicional hace vivir a los fieles y ser conscientes del pecado, la mentira, la falsedad y la traición que hay en el mundo; ahuyentando al maligno, quien no soporta tanta reverencia, respeto y adoración en las ceremonias; situándoles ante la pureza, virginidad y castidad perfectísima del Altísimo, avivando en todos el deseo de vivir esa perfección.

La Santa Misa Tradicional al ser toda de Dios, es TODO de la Iglesia. Es un verdadero compendio de la Fe católica, de las verdades profesadas por la Iglesia. El primado de Pedro, la Comunión de los Santos, el dogma del Purgatorio, el Sacrificio expiatorio de Nuestro Señor, el aumento de la Gracia, la oración de intercesión…, son verdades vividas y enseñadas en la Santa Misa Tradicional. Verdades que no varían, como no varía la Santa Misa Tradicional. Característica, ésta, esencial de la Santa Misa Tradicional, que al no poderse manipular ni alterar nos da la garantía de que las verdades que contiene permanecen ante TODO.

La Santa Misa Tradicional al ser toda de Dios, es, consecuentemente, de todo lugar y de toda época. Es universal, como universal es la VERDAD que contiene: el Sacrificio de Cordero Divino.

Al situarnos ante la Santa Misa Tradicional, ante el Sacrifico del Agnus Dei, sentimos el compromiso que adquirimos, ante tal divino Sacrificio, de la fidelidad a nuestra Fe católica recibido a través de la Tradición; la responsabilidad, al ser testigos de la Sangre del Cordero derramada y Su Santísimo Cuerpo entregado por nuestros pecados, de defender la fe de todos los ataques contra ella; y la fortaleza de que somos revestidos, que es la fortaleza del Sagrado Corazón de Jesús, cuya obra perfectísima es el Sacrificio del Agnus Dei, perpetuado en el altar hasta el fin de los tiempos.

Porque el TODO, es el TODOPODEROSO.


Los invitamos a todos a empaparse de este espíritu, el espíritu de la Santa Misa Tradicional, de su lengua litúrgica latina y de su música sacra

La nuova vita di padre Georg in Germania: «Io sono un rompiscatole, è presto per dire come sarà»


Ultime su mons. Georg Gänswein.
Sulla residenza a Friburgo: "Avevo un’alternativa?"
Luigi

Corriere della Sera, 16-7-23, di Fulvio Fiano, inviato a Friburgo in Ersigovia

«Sono arrivato quattro giorni fa, è presto per dire come sarà questa nuova vita. Devo ancora capire cosa farò». Padre Georg Gänswein sembra davvero un po’ spaesato. Dalla comunicazione dell’«esilio» impostogli a metà giugno da papa Francesco a oggi è passato un mese, ma tutto è ancora da scrivere. Lei cosa ha in mente? «Nei prossimi giorni vedrò l’arcivescovo Berger, ne discuteremo. Sono un rompiscatole — dice scherzando — nel senso che sono ingombrante, mi sono trovato in mezzo a questa situazione». Forse anche per questo, il ritorno a Friburgo, la sua diocesi, è stato circondato dalla massima riservatezza, se non dal mistero. Finora non aveva mai parlato.

Tutti lo cercano

La ricerca parte al mattino. Non è tra i sei celebranti la messa delle 7 nella maestosa cattedrale di Münsterplatz, nel giorno di sant’Ulrico, patrono della Brisgovia, quando, secondo molti fedeli che la sera prima cercavano notizie all’ufficio parrocchiale di Herrenstrasse, avrebbe fatto la sua prima apparizione in pubblico. Non è tra i mille tavolini di bar e ristoranti che pullulano di turisti e universitari, mentre i friburghesi sbirciano discreti, speranzosi di adocchiare anche questo altro illustre concittadino, oltre a Joachim Löw, l’ex ct della nazionale tedesca. Gänswein non risponde all’amico di vecchia data Joachim Roderer, che mostra fiero una foto di dieci anni fa in cui, con degli strani cappelli colorati, lui ed alcuni amici in gita a Roma ebbero, grazie alla sua conoscenza, la possibilità di incontrare papa Ratzinger.

Il mistero sulla presenza in città

Della sua presenza in città, d’altronde, non dà conferme l’ufficio stampa dell’arcidiocesi, né alla portineria del Collegium Borromaenum, dove risiederebbe, vanno oltre la concessione di poter accettare un biglietto scritto a penna da depositare nella sua cassetta privata. «Ma c’è? Lo leggerà?». «Parli con l’ufficio stampa».

Attesa e riservatezze

Ultimo indirizzo conosciuto Santa Marta, città del Vaticano, nuova residenza ipotizzata Schoferstrasse, assegnatario di un appartamento di 150 metri quadrati. Fin da quando il quotidiano Die Welt ha dato l’anteprima dell’arrivo, fioccano vane le indiscrezioni. Previsto l’1 luglio, slittato al 7, dato per certo una settimana fa (unico indizio: i cartelli di un trasloco apparsi davanti al Collegio). «Il George Clooney Vaticano torna in Germania» pregustava la Bild. «Né l’arcivescovo Berger né il vicario generale Neubrand sono stati informati», ricostruiva la Badische Zeitung. Ma padre Georg c’è, oppure no? «Ma certo, è al collegio», si lascia sfuggire un novizio, prima di essere fulminato dal suo superiore.

Esilio e polemiche

Un necessario riepilogo: papa Francesco, col quale non è mai corso buon sangue, ha congedato l’ex segretario personale di Benedetto XVI dopo 28 anni in Vaticano, riassegnandolo in Germania «per il momento». Gänswein non ha però un nuovo compito. Ha quasi 67 anni e ne mancano otto alla pensione. L’arcivescovo di Friburgo, già traballante per uno scandalo di abusi sessuali, non è autorizzato a dargli direttive, ma lo stesso vale al contrario. Una situazione senza precedenti e la loro collaborazione andrà negoziata su premesse non semplici. La Brisgovia, con 1,8 milioni di persone, è una delle più grandi arcidiocesi tedesche, ma le messe in cattedrale sono semideserte e su Gänswein, ben più tradizionalista della chiesa locale, si concentrano anche le speranze di una rinascita. Stephan Ort, teologo e caporedattore della rivista cattolica Herder, dove ha scritto anche Gänswein, ridimensiona: «È normale questa attesa per una figura così mediatica, ma non c’è un problema di doppio arcivescovo».

«Presto saprò»

È quasi ora di cena. Mentre dal Collegio defluisce l’orchestra di ragazzi, eccolo finalmente. Giacca della divisa sacerdotale appoggiata sulle spalle, accoglie un uomo all’ingresso e lo fa entrare brevemente in ufficio. Padre Georg, permette? La sua buona accoglienza all’intrusione è sincera, sembra quasi compiaciuto di avere queste attenzioni nel limbo in cui si trova: «Ho visto il suo biglietto, davvero il Corriere l’ha mandata a cercarmi? Come sa, ho promesso di tacere e obbedire».

Il colloquio informale

Le regole di ingaggio sono allora subito chiare. Chiacchierata informale, niente domande sulle polemiche, inclusa l’ultima per una cerimonia officiata sul lago di Costanza, lungo la strada del rientro. Passare dalla sacralità romana all’informalità di Friburgo dove, a messa in corso, un banchetto di rape e rabarbaro per il quotidiano mercato biologico si piazza proprio davanti l’ingresso della cattedrale, non deve essere facile.

L'incertezza sul futuro

«Friburgo è bellissima — dice senza esitare padre Georg —, ho studiato qui 40 anni fa, si vive bene. Ha visto i canali d’acqua? Sommandoli sono lunghi 60 chilometri. E poi c’è un ottimo vino, migliore di quello italiano». L’obiezione non fa in tempo a essere formulata: «Intendo il vino di qui, non tutto quello tedesco». E sull’attesa di chi spera in lei per rilanciare la diocesi? «I cittadini di qui mi conoscono meglio di come io conosca loro, vediamo». Poi fa per allontanarsi a piedi: «Mi saluti Roma e buon rientro. Chi è che sciopera negli aeroporti?». Padre Georg, dopotutto non ha perso il sorriso: «Avevo un’alternativa?».

HOJE MEMÓRIA DE S. Bartolomeu dos Mártires

Decisão foi hoje apresentada no final da 201ª Assembleia Plenária dos bispos portugueses

A Conferência Episcopal Portuguesa declarou hoje São Bartolomeu dos Mártires como «Padroeiro dos Catequistas».

“Sendo Bispo o ‘primeiro responsável da catequese na diocese”, a Comissão episcopal da educação Cristã e Doutrina da Fé (CEECDF) apresentou a proposta à Assembleia que a votou favoravelmente por unanimidade.

“A Assembleia aprovou a proposta de proclamar São Bartolomeu dos Mártires como padroeiro dos Catequistas”, lê-se no comunicado final da CEP.

Ao início da tarde D. António Moiteiro, presidente da Comissão Episcopal da Educação Cristã e Doutrina da Fé, afirmou que a “figura de São Bartolomeu dos Mártires, e a sua importância histórica, encontram paralelo na atualidade”.

“No tempo de Frei Bartolomeu existia uma grande ignorância religiosa, até em muitos pastores. São Bartolomeu é grande exemplo de evangelizador”, considerou.

O prelado recordou o santo português e destacou o seu papel na “formação, na catequese na pregação”.

“A catequese, como a temos nos últimos cinco séculos, é resultado de um trabalho fundamental do Concílio de Trento que reagiu, com formação do clero, a criação de seminários e a renovação da catequese, à ignorância da época e à reforma protestante”, reforça.

Para D. António Moiteiro a figura de Frei Bartolomeu dos Mártires é “exemplo de pastor e de catequista”.

“A Igreja portuguesa ganha muito ao apresentar este exemplo para os pastores e os catequistas de hoje”, sustenta.

Um ‘catequista nato’

Também o arcebispo de Braga, D. Jorge Ortiga, reagiu a esta declaração lembrando o papel de Frei Bartolomeu dos Mártires na “renovação da evangelização em Portugal” e a sua “atualidade para os nossos dias”.

“Vejo que o testemunho de santidade de Frei Bartolomeu dos Mártires, o modo como viveu e trabalhou, pode ser hoje muito útil à igreja. Foi um catequista nato que fazia visitas pastorais a todos os lugares, da sua grande diocese, e chegou mesmo a elaborar um catecismo que se antecipa ao próprio Concilio de Trento”, explicou em declarações ao EDUCRIS.

Num momento em que a Igreja aprova, também, o novo ‘Itinerário de Iniciação à Vida Cristã com as Famílias, as Crianças e com os Adolescentes’, D. Jorge Ortiga sustenta que o antigo Arcebispo de Braga é “referência modelo” para a aposta que se quer e deseja na formação dos agentes.

“Temos muito a ganhar aprendendo do seu exemplo, da sua dinâmica de modo que crianças e adultos possamos aprender com ele a trabalhar, de maneira mais consistente e responsável na tarefa da catequese”, concluiu.

Frei Bartolomeu dos Mártires

Bartolomeu nasceu em Lisboa, na paróquia dos Mártires, em maio de 1514. Recebeu o hábito dominicano a 11 de novembro de 1528 e professou um ano depois. Tendo concluído os estudos em 1538, lecionou Filosofia e Teologia em diversos conventos da Ordem. Foi nomeado por Pio IV, a 27 de janeiro de 1559, Arcebispo de Braga, vindo a exercer com incansável diligência e eficácia uma intensa atividade apostólica.

Efetuou, de modo sistemático e muito eficiente, visitas pastorais às paróquias da Arquidiocese, mesmo às mais distantes e inóspitas. Fomentou a Evangelização do povo, para o qual preparou um catecismo ou doutrina cristã e práticas espirituais. Preocupou-se com a santidade e cultura do clero e redigiu muitas e valiosas obras doutrinárias, entre as quais se salientam o notável tratado «Estímulo dos Pastores» e o «Compêndio de Doutrina Espiritual».

Participou no período final do Concílio de Trento (1561-1563), merecendo o elogio do Papa e o aplauso dos seus pares, que o chamaram Luminar do Concílio. Em vista da execução das reformas tridentinas, efetuou um Sínodo Diocesano (1564) e um Concílio Provincial dois anos mais tarde (1566), e promoveu a fundação do Seminário, dito “conciliar” (1572), para conveniente formação dos sacerdotes.

Aceite pelo Papa a sua renúncia do Arcebispado, recolheu em 1582 ao convento de Santa Cruz de Viana, construído por sua iniciativa, onde prosseguiu a vida austera de simples religioso, todo voltado para a oração, caridade e estudo. Aí faleceu em 16 de julho de 1590.

quinta-feira, 13 de julho de 2023

Folha do Diário da Serva de Deus Irmã Lúcia, onde descreve a parte que ainda não se conhece

 


Parte do segredo que continua por revelar

 


00000001inundado por um mistério de luz que é Deus   e N´Ele vi e ouvi -A ponta da lança como chama que se desprende, toca o eixo da terra, – Ela estremece: montanhas, cidades, vilas e aldeias com os seus moradores são sepultados. - mar, os rios as nuvens saem dos seus limites, transbordam, inundam arrastam consigo num redemoinho, moradias gente em número que não se pode contar , é a purificação do mundo pelo pecado em que se mergulha. - O ódio, a ambição provocam guerra destruidora!  - Depois senti no palpitar acelerado do coração no meu espírito eco duma voz suave que dizia: – No tempo, uma só Fé, um só Batismo, uma só Igreja, Santa, Católica, Apostólica: - Na eternidade, o Céu! 

Aparição de Nossa Senhora do Rosário a 13 de julho de 1917

 


O que disse Nossa Senhora em Fátima na Terceira Aparição?

Um dos mais inéditos e marcantes fatos de nossos tempos deu-se no começo do século XX, na região montanhosa portuguesa da Serra de Aire. Ali, três inocentes pastorinhos foram escolhidos por Deus para transmitir ao mundo uma importante Mensagem. E foi em 13 de julho de 1917, há cem anos, que Nossa Senhora  lhes revelou o Segredo, o coração da Mensagem de Fátima1

Era uma sexta, dia em que se daria a terceira aparição de Nossa Senhora. Lúcia, até a tarde do dia anterior, estava resolvida a não comparecer à Cova da Iria, pois seu espírito infantil fora submetido a duras provas. A mãe não lhe dava crédito e a acusava de mentirosa. A isto se somou o fato de ter sido interrogada meticulosamente pelo pároco, quem a ouviu com benignidade, mas cujo veredito final soara aos ouvidos da criança como uma terrível sentença:

“Não me parece uma revelação do Céu. Quando se dão estas coisas por ordinário, Nosso Senhor manda essas almas, a quem Se comunica, dar conta do que se passa a seus confessores e párocos, e esta, ao contrário, retrai-se quanto pode. O futuro nos dirá o que havemos de pensar”.2

A tal ponto esta dúvida foi tomando o seu subconsciente que, certa noite, acordou sobressaltada, gritando. Depois, contou o que sonhara:

“Vi o demônio que, rindo-se de me ter enganado, fazia esforços por me arrastar para o inferno. Ao ver-me nas suas garras, comecei a gritar de tal forma, chamando Nossa Senhora, que acordei minha mãe, a qual me chamou, aflita, perguntando-me ou que eu tinha”.3

No dia 12 de julho, pela tarde, os primos, Jacinta e Francisco, tentaram dissuadi-la por todos os modos, mostrando-lhe ser impossível que a Senhora tivesse qualquer relação com o inferno. Ao contrário! Ela, toda cheia de luz e de paz, descia do Céu e para lá subia ao terminar as aparições. Todavia, Lucia permanecia firme em sua resolução . A Jacinta, que lhe insistia com lágrimas nos olhos para acompanhá-los até a Cova da Iria, disse:

“Olha: se a Senhora te perguntar por mim, diz-Lhe que não vou, porque tenho medo que seja o demônio”.4

Ao aproximar-se, no dia seguinte, a hora em que deviam partir, sentiu-se impelida, de repente, por uma estranha força, à qual não lhe era fácil resistir.

Foi ter com os primos e os encontrou no quarto, de joelhos, chorando e rezando, como ela mesma conta:

” – Então vocês não vão? – lhes perguntei.

” – Sem ti não nos atrevemos a ir. Anda, vem.

” – Já cá vou – lhes respondi. Então, com um semblante já alegre, partiram comigo”. 5

E as três crianças se puseram a caminho. Ao chegarem no local das Aparições, surpreenderam-se com a multidão que ali acorrera – entre duas ou três mil pessoas – para presenciar o extraordinário acontecimento.6

Segundo o sr. Marto, pai de Francisco e de Jacinta, no momento em que Nossa Senhora apareceu, uma nuvenzinha acinzentada pairou sobre a azinheira, o sol se turvou e uma aragem fresca começou a soprar, embora se estivesse no pino do verão. Entre o profundo silêncio do povo, ouvia-se um sussurro como o de uma mosca num cântaro vazio.7

“Isto não o digais a ninguém”

A Ir. Lúcia narra o que sucedeu:

“Vimos o reflexo da costumada luz e, em seguida, Nossa Senhora sobre a carrasqueira.

” – Vossemecê que me quer? – perguntei.

” – Quero que venham aqui no dia 13 do mês que vem, que continuem a rezar o Terço todos os dias, em honra de Nossa Senhora do Rosário, para obter a paz do mundo e o fim da guerra, porque só Ela lhes poderá valer.

” – Queria pedir-Lhe para nos dizer quem é, para fazer um milagre com que todos acreditem que Vossemecê nos aparece.

” – Continuem a vir aqui todos os meses. Em outubro direi quem sou, o que quero e farei um milagre que todos hão de ver, para acreditar.”8

E foi então que Nossa Senhora lhes revelou o Segredo9, o coração da Mensagem de Fátima, ordenando-lhes ao final: “Isto não o digais a ninguém”…

O Segredo de Fátima é sem dúvida, o cerne da Mensagem que Nossa Senhora revelou à humanidade através dos três pastorinhos. Este Segredo é dividido em três partes, segundo as explicações da Ir. Lucia. São eles:

Primeira e Segunda Parte: A visão do inferno e a devoção ao Imaculado Coração de Maria;

A Ir. Lúcia faz alguns pedidos, e Nossa Senhora responde que os atenderia em até um ano. Em seguida a Virgem continuou:

” – Sacrificai-vos pelos pecadores e dizei muitas vezes e em especial quando fizerdes alguns sacrifícios: “Ó Jesus, é por Vosso amor, pela conversão dos pecadores e em reparação pelos pecados cometidos contra o Imaculado Coração de Maria”.

Segue a Ir. Lucia:

“Ao dizer estas últimas palavras, abriu de novo as mãos, como nos dois meses passados. O reflexo pareceu penetrar a terra e vimos como que um grande mar de fogo. Mergulhados em esse fogo, os demônios e as almas, como se fossem brasas transparentes e negras ou bronzeadas, com forma humana, que flutuavam no incêndio, levadas pelas chamas que delas mesmas saíam juntamente com nuvens de fumo, caindo para todos os lados, semelhante ao cair das faúlhas em os grandes [incêndios], sem peso nem equilíbrio, entre gritos e gemidos de dor e desespero que horrorizava e fazia estremecer de pavor (deveu ser ao deparar-me com esta vista que dei esse ai! que dizem ter-me ouvido). Os demônios distinguiam-se por formas horríveis e asquerosas de animais espantosos e desconhecidos, mas transparentes como negros carvões em brasa.

Os pastorinhos após a visão do inferno

Assustados e como que a pedir socorro, levantamos a vista para Nossa Senhora, que nos disse com bondade e tristeza:

” – Vistes o inferno, para onde vão as almas dos pobres pecadores; para as salvar, Deus quer estabelecer no mundo a devoção a Meu Imaculado Coração. Se fizerem o que Eu vos disser, salvar-se-ão muitas almas e terão paz. A guerra vai acabar. Mas, se não deixarem de ofender a Deus, no reinado de Pio XI começará outra pior. Quando virdes uma noite iluminada por uma luz desconhecida, sabei que é o grande sinal que Deus vos dá de que vai a punir o mundo de seus crimes, por meio da guerra, da fome e de perseguições à Igreja e ao Santo Padre.

Para a impedir virei pedir a consagração da Rússia a meu Imaculado Coração e a comunhão reparadora nos primeiros sábados. Se atenderem a Meus pedidos, a Rússia se converterá e terão paz; se não, espalhará seus erros pelo mundo, promovendo guerras e perseguições à Igreja. Os bons serão martirizados, o Santo Padre terá muito que sofrer, várias nações serão aniquiladas. Por fim o Meu Imaculado Coração triunfará. O Santo Padre consagrar-me-á a Rússia, que se converterá, e será concedido ao mundo algum tempo de paz. Em Portugal conservar-se-á sempre o dogma da Fé”.

Terceira parte: O século dos mártires.

Segue a Ir. Lucia:

“Depois das duas partes que já expus, vimos ao lado esquerdo de Nossa Senhora um pouco mais alto um Anjo com uma espada de fogo na mão esquerda; ao cintilar, despedia chamas que parecia iam incendiar o mundo; mas apagavam-se com o contato do brilho que da mão direita expedia Nossa Senhora ao seu encontro: O Anjo apontando com a mão direita para a terra, com voz forte disse:

” – Penitência, Penitência, Penitência!”

E vimos numa luz imensa que é Deus algo semelhante a como se veem as pessoas num espelho, quando lhe passam por diante um Bispo vestido de Branco; tivemos o pressentimento de que era o Santo Padre. Vários outros Bispos Sacerdotes, religiosos e religiosas subir uma escabrosa montanha, no cimo da qual estava uma grande Cruz de troncos toscos como se fora de sobreiro com a casca; o Santo Padre, antes de chegar aí, atravessou uma grande cidade meia em ruínas, e meio tremulo, com andar vacilante, acabrunhado de dor e pena, ia orando pelas almas dos cadáveres que encontrava pelo caminho; chegado ao cimo do monte, prostrado de joelhos aos pés da grande Cruz, foi morto por um grupo de soldados que lhe dispararam vários tiros e setas, e assim mesmo foram morrendo uns trás outros os Bispos, Sacerdotes, religiosos e religiosas e várias pessoas seculares, cavalheiros e senhoras de várias classes e posições. Sob os dois braços da Cruz estavam dois Anjos cada um com um regador de cristal na mão, neles recolhiam o sangue dos Mártires e com ele regavam as almas que se aproximavam de Deus”.

Seguem as palavras de Nossa Senhora:

” – Isto não o digais a ninguém. Ao Francisco, sim, podeis dizê-lo.
Quando rezais o Terço, dizei depois de cada mistério: “Ó meu Jesus, perdoai-nos, livrai-nos do fogo do inferno, levai as alminhas todas para o Céu, principalmente aquelas que mais precisarem”.

Ir. Lucia: Seguiu-se um instante de silêncio e perguntei:

” – Vossemecê não me quer mais nada?”

“– Não. Hoje não te quero mais nada”.10

Encerrou-se assim a Terceira Aparição.

Para ter o conhecimento completo da Mensagem de Fátima, sugerimos a leitura do recente livro de Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP: Por fim, o meu Imaculado Coração Triunfará. Instituto Lumen Sapientiae, São Paulo, 2017.

Os pastorinhos junto à Igreja Paroquial de Fátima em 13 de julho de 1917

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quarta-feira, 7 de junho de 2023

ORACIÓN A NUESTRA SEÑORA DEL SAGRADO CORAZÓN PARA CAUSAS DIFICILES Y DESESPERADAS

 


 
 
 

(patrona de causas difíciles y desesperadas)

Acordaos,
¡oh Nuestra Señora del Sagrado Corazón!,
del inefable poder que tu Hijo divino
te ha dado sobre su Corazón adorable.
 
Llenos de confianza en tus merecimientos,
acudimos a implorar tu protección.
 
¡Oh celeste Tesorera del Corazón de Jesús,
de ese Corazón que es el manantial inagotable
de todas las gracias,
y el que podéis abrir a tu gusto
para derramar sobre los hombres
todos los tesoros de amor y de misericordia,
de luz y de salvación que encierra!
 
Concédenos, te lo suplicamos,
 los favores que solicitamos.
 
(Hacer la Petición)
 
No, no podemos recibir de Ti desaire alguno,
y puesto que sois nuestra Madre,
¡OH Nuestra Señora del Sagrado Corazón!,
acoged favorablemente nuestros ruegos
y dígnate atenderlos. ¡Así sea!

¡Nuestra Señora del Sagrado Corazón:
¡Ruega por nosotros!
 
(Repítase tres veces)