quarta-feira, 19 de junho de 2013

E se o Mundo não tivesse a Santa Missa, que seria de nós? Infelizes! Ficaríamos privados de todos os bens sobrecarregados de todos os males.

"As Excelências da Santa Missa" - Necessidade do Santo Sacrifício


Se não houvesse o Sol, que seria da Terra? Oh! Tudo seria trevas, horror, esterilidade e desolação.

E se o Mundo não tivesse a Santa Missa, que seria de nós? Infelizes! Ficaríamos privados de todos os bens sobrecarregados de todos os males. Estaríamos expostos a todos os raios da cólera de Deus.

Alguns há que se admiram, e acham que, de certo modo Deus mudou a sua maneira de governar. Antigamente Ele se nomeava de Deus dos exércitos, e falava ao povo do meio das nuvens, manejando o trovão; e de fato, era com todo o rigor da justiça que castigava os pecados. Por um único adultério, mandou passar a fio de espada vinte e cinco mil homens da tribo de Benjamim. (Juiz 20,46).

Por um leve pecado de orgulho de Davi em computar o povo, enviou Ele uma peste tão terrível que, em poucas horas pereceram setenta mil pessoas (II Sam. 24,15).

Por um só olhar curioso e desrespeitoso dos betsamitas, fez que cinqüenta mil deles perecessem. (I Sam. 6, 19).

E agora suporta, com paciência, não só vaidades e irreverências, mas adultérios, os mais vergonhosos, escândalos gravíssimos, e tantas blasfêmias horríveis que muitos cristãos vomitam contra Seu Nome Santíssimo.

Porque assim acontece? Por que tão grande mudança de conduta? Serão as ingratidões dos homens mais escusáveis hoje do que outrora? Bem ao contrário, são muito mais culpáveis, já que os imensos benefícios de Deus se multiplicam cada dia.

A verdadeira razão desta clemência espantosa é a Santa Missa, pela qual esta grande Vítima, que se chama Jesus, se oferece ao Eterno Pai. Eis aí o sol da Santa Igreja que dissipa as nuvens e torna sereno o céu.

Eis aí o arco-íris que detém os raios da Divina Justiça. Creio para mim que, não fosse a Santa Missa, o Mundo estaria já no abismo, incapaz de suportar o imenso fardo de suas iniqüidades.

A Santa Missa é o poderoso sustentáculo que lhe permite subsistir.

Pe. Henrique Munaiz, SJ. Celebração no Rito Tridentino

Concluí, de tudo isto, quanto este divino Sacrifício é necessário; assim então, sabei aproveitá-lo o máximo que for possível.

Para isto, quando participamos da Santa Missa, devemos imitar Afonso de Albuquerque. Achando-se, com sua frota, em perigo de naufragar numa horrível tempestade, teve uma inspiração: tomou nos braços uma criança que viajava em sua nau, e, elevando-a ao alto, exclamou: “Se todos somos pecadores, esta criaturinha é certamente sem mácula, Ah! Senhor por amor deste inocente compadecei-vos dos culpados!” Acreditareis? A vista dessa criança inocente agradou tanto a Deus, que Ele acalmou o mar e devolveu a alegria àqueles infelizes, gelados já pelo terror da morte certa.

Ora, qual pensais seja a atitude do Eterno Pai, quando o sacerdote, levantando a Santa Hóstia, lhe apresenta o Divino Filho? Ah! Seu amor não pode resistir à vista do inocente Jesus; Ele se sente forçado a acalmar nossas tormentas, e acudir a todas as nossas necessidades. Sem esta santa vítima, portanto, sem Jesus sacrificado por nós, primeiro sobre a Cruz, e todos os dias sobre nossos altares, estaríamos perdidos, e poderia cada um dizer a seu companheiro: “Até à vista no inferno! Sim, sim, no inferno, no inferno! Até à vista no inferno!”

Mas, com este tesouro da Santa Missa a nosso alcance, nossa esperança renasce; e se não opusermos obstáculos, teremos assegurado o Paraíso.

Deveríamos, portanto, beijar nossos altares, perfumá-los de incenso, e sobretudo honrá-los com nosso máximo respeito, pois que deles nos vêm tantos bens.

Juntai as mãos e agradecei a Deus Pai que nos deu o mandamento tão doce de oferecer-Lhe muitas vezes a Vítima celeste. Agradecei-Lhe, sobretudo, pelo imenso proveito que dela recebeis, se sois fiel não somente em oferecê-la, mas de fazê-lo para os fins a que nos foi concedido este dom tão precioso.

[...]



Oração a Nossa Senhora do Santíssimo Sacramento

Ó Virgem Maria, Nossa Senhora do Santíssimo Sacramento, glória do povo cristão, alegria da Igreja Universal e salvação do Mundo, rogai por nós e despertai em todos os fiéis a devoção à Santíssima Eucaristia, para que se tornem dignos de comungar todos os dias. Amém . 3 Ave marias...



Fonte: Livro: As Excelências da Santa Missa - Frei Leonardo de Porto-Maurício
 
http://escritoscatolicos.blogspot.pt/2013/05/as-excelencias-da-santa-missa.html

1. Un invito alla fiducia 2. Amanti delle tenebre 3. Le Bugie dell’umanità 4. Le Bugie dell’individuo 5. Le Bugie delle Nazioni 6. La Luce della Verità

22 maggio 2013
Gesù
La radice di ogni male è la menzogna, gli inganni che ricoprono la verità, le tenebre che distruggono la luce. Questi inganni sono memorizzati nel cuore e quando qualcuno mi si avvicina Io le scopro e rimuovo queste menzogne ​​interiori che avevano guidato la persona.
Come le bugie e gli inganni vengono rimossi, la persona cammina nella verità. Essa diviene totalmente come una nuova creazione, come l’umanità che era uscita dalla mano del Padre, priva di oscurità e aperta alla verità. Ripristinare l’umanità significa un ritorno alla verità.
Maria
Così tanto ha bisogno di essere scoperto. Fin dall’inizio, il Maligno ha piantato menzogne nei cuori dei primi genitori, che hanno causato la loro disobbedienza. Il problema dell’umanità è dei grandi inganni che bloccano il potere del Padre celeste e gettano l’umanità nel buio.
O lettore, in queste locuzioni ti inviteremo a vivere nella completa e assoluta fiducia, nella grande innocenza del bambino che è così gradito al Padre. Lascia che tutte le bugie e gli inganni vengano divulgati. Le bugie hanno potere solo quando rimangono nascoste negli oscuri recessi del tuo cuore.
23 maggio 2013
Gesù
Io porto la pienezza della luce, ma le persone vogliono la propria oscurità. Vivono in inganni che hanno inizio con se stessi e con le proprie intenzioni, nascondendo i loro veri motivi e ricoprendo i loro reali sentimenti. Questo impedisce alla mia luce di entrare. Pochi sono coloro che accolgono la verità. Quando c’è prestigio da ottenere, essi vogliono la loro piena condivisione. Dove c’è colpa, fuggono e si dichiarano innocenti.
Se solo guardassero nei propri cuori, essi vedrebbero la verità e correggerebbero le loro motivazioni. Invece vogliono le tenebre e sono così condannati a vivere nell’auto-inganno. Questo preclude il cambiamento del cuore che benedirebbe loro e gli altri.
Maria
Ho vissuto nella pienezza della luce di Dio, data a me fin dal principio. Questa luce ha trafitto la profondità della mia anima. Non ho mai detto una parola falsa e sono stata sempre consapevole dei desideri e delle motivazioni che hanno riempito il mio cuore. Ho vissuto nella verità e questo è il dono che offro a te, o lettore, una vita di verità personale, totalmente nella luce di Dio. Questa luce ti sfiderà. A volte ti rimprovererà. Ma questa luce interiore è il mio regalo speciale per te. Accettala subito. “O Maria, se mi dai la tua luce, io la accetterò pienamente”.
24 maggio 2013
Gesù
Ogni menzogna inizia nel cuore e non è il frutto dell’amore (per Dio o per l’uomo). Alle bugie viene data vita da un intelletto che cerca un certo interesse egoistico. Una volta concepita, la menzogna scivola facilmente dalle labbra umane e viaggia fino alla fine dell’universo. Le bugie non possono entrare in cielo, dove solo la verità si guadagna l’ammissione, così la menzogna torna a terra e viene seminata nel campo della corruzione.
La terra è ora pieno di menzogne ​​e inganni. Per ogni menzogna, una luce di verità si è estinta e la tenebra cresce. In mezzo a queste menzogne, l’uomo cammina nelle tenebre. L’uomo inganna l’altro uomo fino a quando tutta la vita umana diventa il grande inganno. Tale è lo stato del genere umano.
Maria
A tutti i miei figli, io insegno la verità. Essi amano la verità e non permetterebbero mai ad una bugia di entrare nel loro cuore. Il loro cuore è come il cielo, dando l’ingresso solo ai semi di verità. Raccolgono la verità e il suo frutto è dolce.
Il maligno si affatica a seminare la sua zizzania, ma l’anima rifiuta quelle erbacce come erbacce di morte. Quando la vita è finita, il raccolto è tutto grano che può essere raccolto nel granaio di Dio.
25 maggio 2013
Gesù
Ci sono troppe parole. Il vostro parlare sia “sì” o “no”, ogni cosa di più viene dal Maligno. (Mt 5, 37) Tale è la vita dell’uomo, pieno di parole ingannevoli e lusinghiere. Queste sono come bustarelle che aprono porte che dovrebbero rimanere chiuse, guadagnando favori che non sono meritati. Le bugie ricoprono la verità od ottengono un falso accesso. Le falsità giacciono nel cuore e ne usciranno dalle parole ingannevoli. Sono come le nuvole che coprono il sole, non permettendo all’uomo di vivere in una luce piena. Questi sono gli inganni quotidiani che non permettono alla vita umana di seguire la verità. La strada si attorciglia e tanti si perdono.
Maria
Le mie parole erano poche, ma sempre dettate dal cuore. O lettore, cosa c’è nel tuo cuore? Cosa credi veramente e pensi? Esprimi quei pensieri nella grande carità. Non cambiare mai la verità. Le tue parole saranno come frecce, perforanti il cuore degli altri. Fa’ che siano parole dolci che consolano e parole incoraggianti che sollevano lo spirito.
Se farai ciò, ti darò maggiori parole che faranno rivivere lo spirito e animeranno le persone a conoscere e ad amare Gesù. Queste sono le grandi parole che diffondono il Vangelo e danno fiducia. La fede viene dall’ascolto e benedetto è colui che predica la buona notizia.
26 maggio 2013
Gesù
I grandi inganni accadono quando le nazioni si incontrano. Vengono firmati trattati che sono privi di significato, solo ritardi, così che le decisioni della furtività possano essere implementate.
I leader non dicono la verità al loro popolo e le persone non chiedono la verità dai loro leader. Uno compromette gli altri, presumibilmente a beneficio sia del leader che dei suoi seguaci.
Tuttavia, come la verità viene rinviata, la situazione peggiora. Coloro che hanno detto le menzogne ​​escono di scena, e gli altri devono affrontare la realtà contorta e sfregiata lasciata alle spalle. Le bugie e gli inganni indeboliscono il tessuto della società fino a quando i problemi divengono irrisolvibili. Le bugie diventano una necessità costante perché la gente non vuole sentire la verità. La nazione non può essere salvata. Le persone sono diventate dipendenti dalle bugie. Nessuno vuole affrontare la verità e affrontare i problemi in modo onesto. Tale è lo stato di ogni nazione moderna.
Maria
La situazione è al di là di ogni risposta umana, perché a tutti manca la volontà di confrontarsi con le bugie. I leader sono legati dal loro popolo e la gente dai loro leader. Ci potrà mai essere di nuovo un’Era della Verità, quando la gente si rifiutava di mentire e coloro che lo facevano ne erano ritenuti responsabili? Ora, vi è la strizzatina d’occhio e tutti comprendono che la verità non verrà mai detta. Come può il mondo sopravvivere quando tutti gli occhi sono chiusi alla verità?
27 maggio 2013
Gesù
La verità è una strada, un percorso, un modo di vivere. Il mio percorso è stato di totale obbedienza al Padre e non ho camminato su un’altra strada. Questo mi ha portato davanti a Pilato, dove ho detto la verità. Questo mi ha portato al Calvario, dove ero totalmente obbediente. Tale è il mio invito a tutti coloro che mi avrebbero seguito. Si deve camminare nella verità. Poi, le porte che devono rimanere chiuse non si apriranno mai a voi e voi non sarete mai intrappolati nelle vostre proprie menzogne ​​e rovinati dalle vostre stesse menzogne.
Vivendo nella verità, voi pazientemente attenderete che le giuste porte si aprano dove troverete la chiamata del Padre.
Maria
Vi prometto che io vi rivelerò il piano del Padre celeste per la vostra vita, ma prima dovete essere impegnati per la verità. Cancellate dal cuore eventuali bugie. Spurgate le bugie del passato. Guardate alle relazioni che non avreste mai dovuto accettare. Raddrizzatele, in nome della verità. Se questo vi porta a lasciare la vostra situazione attuale, allora poi seguite la verità.
Accettate la luce della verità nel vostro cuore. Deve diventare la fiamma che guida tutte le vostre decisioni. Mantenete questa fiamma alta. Non seppellitela sotto il moggio. Mettetela sul candelabro. Lasciate che dia luce a tutta la casa. Questa è una novità per voi, ma io sarò con voi. Scopriremo insieme il piano del Padre celeste per voi.
http://www.sanctusjoseph.com/locuzionialmondo/Le_grandi_falsita'.html

terça-feira, 18 de junho de 2013

SCRITTI DI SAN EFREM IL SIRO

Efrem il Siro

Preghiera prima di dormire (Efrem il Siro)0
/ 24 gennaio 2013 20:46

Preghiera prima di dormire (Efrem il Siro)

Donami, Signore, finché veglio, di restare davanti a te, con grande attenzione, e quando mi sarò addormentato, allontana il peccato dal mio giaciglio. Se al risveglio io pecco, perdonami, Signore, nella tua bontà. Se pecco mentre dormo, la tua misericordia mi purifichi. Per l’umiliazione della tua croce, concedimi un sonno tranquillo; liberami dai sogni malvagi e dalle immagini turpi. La
/ 5 dicembre 2011 14:56

Preghiere dei Padri (5)

Dal cielo è sceso come la luce, da Maria è nato come un germe divino, dalla croce è caduto come un frutto, al cielo è salito come una primizia. Benedetta sia la tua volontà! Tu sei l’offerta del cielo e della terra, ora immolato e ora adorato. Sei disceso in terra per essere vittima, sei salito come offerta unica, sei
/ 5 novembre 2011 17:19

Meditazioni dei Padri sul Padre nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”

Ma con questa eleganza la sapienza divina ha disposto l’ordine della preghiera in modo che dopo quello che riguarda il cielo, cioè dopo il nome di Dio, la volontà di Dio e il regno di Dio, ha lasciato spazio anche alla preghiera per le necessità terrene! Il nostro Signore ci ha insegnato: Cercate il regno di Dio e queste cose vi
/ 31 dicembre 2010 01:25

Gloria al Figlio del Buono (inno natalizio di Efrem il Siro)

6. Benedetto, lui che la nostra libertà ha potuto crocifiggere poiché egli gliel’ha concesso. Benedetto, lui che anche il legno ha potuto portare perché egli gliel’ha permesso. Benedetto, lui che anche il sepolcro ha potuto rinchiudere perché egli si è circoscritto. Benedetto, lui la cui volontà ha condotto all’utero e alla nascita, al seno e alla crescita. Benedetto, lui le
Benedetto il bimbo (inno natalizio di Efrem il Siro)0
/ 29 dicembre 2010 13:54

Benedetto il bimbo (inno natalizio di Efrem il Siro)

1. Benedetto il bimbo, che oggi ha fatto esultare Betlemme. Benedetto l’infante, che oggi ha ringiovanito l’umanità. Benedetto il frutto, che ha chinato se stesso verso la nostra fame. Benedetto il buono che in un istante ha arricchito tutta la nostra povertà e ha colmato la nostra indigenza. Benedetto colui che è stato piegato dalla sua misericordia a prendersi cura
Il caso di Tua madre supera la ragione (Efrem il Siro)0
/ 12 dicembre 2010 12:36

Il caso di Tua madre supera la ragione (Efrem il Siro)

Segue breve commento di Sebastian Brock, tra i massimi siriacisti ancora viventi. 1/ Nessun uomo sa, Signore nostro, come chiamare tua madre: dovremmo chiamarla vergine? - ma ecco che è divenuta madre; o donna sposata? - ma nessun uomo l’ha conosciuta. Se il caso di Tua madre supera la ragione, chi può sperare di comprendere il Tuo? Responsorio / Lode
/ 17 ottobre 2009 00:58

Il dono del nuovo occhio interiore

[...] Grande è il dono che è messo davanti ai nostri occhi ciechi: perché anche se tutti noi abbiamo ciascuno un paio di occhi, sono pochi coloro che hanno notato questo dono, che sanno che cosa è e da dove viene. Abbi pietà, Signore, dei ciechi che vedono soltanto l’oro. O Gesù, che hai aperto gli occhi di Bartimeo [Mc
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                  0 admin / 12 dicembre 2008 12:16 Chi abbiamo, Signore, come te? Chi abbiamo, Signore, come te? Il Grande che è divenuto piccolo, il Desto che ha dormito, Il Puro che è stato battezzato, il Vivente che è morto, Il Re che si è umiliato per assicurare onore a tutti. Benedetto è il tuo onore! È giusto che l’uomo riconosca la tua divinità, È giusto che gli esseri celesti venerino la tua 0 admin / 8 dicembre 2008 10:50 Vergine tuttapura Omaggio ai fratelli cattolici: un inno mariano di Sant’Efrem il Siro dal quale si comprende bene la visione ortodossa della Vergine. Figlio di Dio, dammi il tuo Dono mirabile, affinché io possa celebrare la bellezza meravigliosa di tua madre diletta! La Vergine ha partorito suo figlio custodendo la sua verginità, ha allattato colui che nutre le nazioni, nel suo seno admin / 9 marzo 2008 22:03 Quest’acqua è il fuoco segreto che segna il suo gregge con un sigillo Scendete, fratelli, nelle acque del battesimo e rivestite lo Spirito Santo; unitevi agli esseri spirituali che servono il nostro Dio. Benedetto colui che ha istituito il battesimo per il perdono dei figli di Adamo! Quest’acqua è il fuoco segreto che segna il suo gregge con un sigillo, con i tre nomi spirituali che spaventano il Maligno (cfr. Ap 3:12)… Giovanni - See more at: http://www.natidallospirito.com/category/spirit/padri-della-chiesa/santefrem-il-siro/page/2/#sthash.wCw4a0IH.dpuf

Festa de san Efrem en el calendário tradicional

SAN EFREM

dottore della Chiesa (ca. 300-373) 9 giugno
Durante la sua vita divenne famoso come abile oratore,maestro, SAN EFREM.3poeta, commentatore e difensore della fede. Efrem è l’unico padre siriaco ad aver ricevuto il titolo di dottore della Chiesa. I siriaci, sia cattolici che ortodossi, gli hanno dato l’appellativo di “arpa dello Spirito Santo“, e utilizzano i suoi inni e le sue composizioni poetiche nella liturgia.
Basilio di Cesarea (2 gen.) lo descrive come «uno che ha dimestichezza con tutto ciò che è vero», e Girolamo (30 set.) lo pone in una lista di grandi scrittori cristiani; «Efrem, diacono della Chiesa di Edessa, compose molti scritti nella lingua siriaca e raggiunse tale prestigio che in certe chiese, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere. Ho letto in greco la sua opera sullo Spirito Santo [N.d.C. che purtroppo non è giunta ai giorni nostri], tradotta dal siriaco, e anche solo nella versione ho potuto ammirare l’acutezza e la sublimità del suo ingegno». Benché il cardinale Roberto Bellarmino (17 set.), un altro grande dottore della Chiesa, lo consideri «più devoto che studioso»,l’intuito spirituale di Efrem in molti dei suoi componimenti ha arricchito grandemente l’intera tradizione cristiana.

VIDEO-STORIA

http://www.youtube.com/watch?v=qwE45X1oeko&list=PL529EDEE1060DC301
Nacque intorno all’armo 306 a Nisibi in Mesopotamia, allora sotto il dominio di Roma; dei suoi primi anni abbiamo due racconti: uno, che in una certa misura potrebbe SAN EFREM.2venire da lui, afferma che era figlio di genitori cristiani e «parente di martiri»;nell’altro si dice che il padre e la madre si opponevano alla fede cristiana e lo scacciarono da casa. Si sa che ricevette il battesimo all’età di diciotto anni e si legò al vescovo Giacomo di Nisibi (15 Ing.); si dice che lo accompagnò al concilio di Nicea del 325. Efrem divenne direttore della scuola teologica, lavorando a strettocontatto con il vescovo Giacomo e i suoi due successori. In questo periodo i persiani posero per tre volte l’assedio alla città, e in alcuni dei suoi inni nisibeni, Carmina Nisibena, ci sono descrizioni dell’assedio e della messa in rotta finale dei nemici nel 350. Tredici anni più tardi la città venne ceduta ai persiani, all’interno delle trattative di pace tra questi e l’imperatore Gioviano. I cristiani abbandonarono la città ed Efrem si ritirò in una grotta di un dirupo che guardava su Edessa. Qui condusse una vita austera nutrendosi solo di un po’ di pane d’orzo e di qualche verdura. E in questo periodo che scrisse gran parte delle sue opere spirituali.
Viene descritto piccolo di statura, calvo, senza barba, con una pelle raggrinzita e secca come un frammento di vaso. Il suo abito era rappezzato e del colore della spazzatura; piangeva molto e non rideva mai. Benché la grotta fosse la sua casa non era un recluso, ed esercitò una grande influenza sulla città di Edessa, dove di frequente predicava con grande eloquenza: quando parlò della seconda venuta del Cristo e del giudizio finale i lamenti dei suoi uditori quasi sommersero le sue parole.
Tra i suoi scopi principale era l’opposizione alla dottrina gnostica della setta dei seguaci di Bardesane. Forse proprio da loro aveva assunto uno dei metodi di propaganda più efficaci per la Chiesa: diffondere l’insegnamento con canti SAN EFREM.1popolari. Efrem riconobbe il grande valore del canto nella liturgia. Imitò la tattica degli avversari scrivendo in modo che le sue composizioni potessero essere cantate e per questo scopo costituì un coro di fanciulle e di vergini per l’esecuzione dei suoi inni in chiesa. Sembra sia stata questa l’origine degli inni composti appositamente per il canto e diventati parte regolare della liturgia e strumenti efficaci per la catechesi. Solo nell’ultima parte della sua vita divenne diacono; è molto dubbio che sia stato ordinato prete, benché alcuni passi dei suoi scritti lo possano suggerire. Intorno al 370 si recò da Edessa a Cesarea per incontrare S. Basilio Magno. Quest’incontro è menzionato nei suoi scritti e in quelli del fratello di Basilio, Gregorio di Nissa (10 gen.), che fu molto colpito da Efrem.
L’ultima volta che Efrem fu coinvolto in avvenimenti pubblici fu nell’inverno tra il 372 e il 373, poco prima della sua morte, quando ci fu una grande carestia a Edessa e nei dintorni. Molti uomini ricchi dotati di granai ben forniti si rifiutavano di aiutare le persone affamate perché nessuno garantiva loro che ci sarebbe stata un’equa distribuzione. Efrem si offrì allora di farsi garante della distribuzione: la cosa fu accettata, ed egli maneggiò grandi quantità di cibo e denaro, e organizzò un servizio di soccorso per gli ammalati. Ricevette molte lodi per la sua opera. Dopo questa grande impresa ritornò alla sua grotta dove morì solo un anno dopo. La data della sua morte (9 giugno 373) ci è attestata dalla Cronaca di Edessa e da fonti autorevoli, benché alcuni autori affermino che sia vissuto fino al 378 o 379.
SAN EFREMFu un scrittore prolifico: delle sue opere a noi pervenute alcune sono nell’originale siriaco e altre in traduzioni greche, latine e armene. Quasi tutte, a parte i commentari, sono in poesia: tra i poemi più interessanti ci sono i Carmina Nisibena (sono pervenuti a noi settantadue dei settantasette da lui scritti) e numerosi inni per i tempi liturgici, ancora in uso nelle Chiese siriache. Ha commentato quasi tutto l’Antico Testamento e molto del Nuovo, e ha conosciuto i Vangeli attraverso il Diatessaron(che attualmente abbiamo nella versione armena; un frammento in greco è stato scoperto in Mesopotamia), un tentativo di Taziano di far confluire in un solo testo iquattro Evangeli. Sebbene sappiamo assai poco della vita di Efrem i suoi scritti ci mostrano una notevole capacità di penetrare i grandi misteri delle sofferenze del Cristo e della redenzione del mondo operata dalla sua morte di croce. Per esempio, scrive della «stanza al piano superiore» dove si svolse l’Ultima Cena:
Oh luogo benedetto! Nessun uomo ha visto o potrà vedere le cose che tu hai visto. In te il Signore stesso divenne vero altare, sacerdote, pane e calice di salvezza. Egli è l’unico bastevole, nessuno è bastevole per lui. È altare e agnello, vittima e colui che offre il sacrificio, sacerdote e anche cibo.
In una meditazione sul Cristo flagellato alla colonna mette in contrasto la mancanza di aiuto per la vittima e la divina onnipotenza:
Il cielo e la terra sono sgomenti nel vedere colui che agita la barra di fuoco percosso dai flagelli; nel vedere colui che distese su tutta la terra il velo dei cieli e che pose le fondamenta dei monti, che ha disposto la terra sulle acque, ha fatto brillare il fulmine, ora battuto da individui infami ad una colonna che ha creato con la sua parola… La colonna dell’ignominia fu abbracciata da chi sostiene i cieli e la terra in tutto il loro splendore. Cani selvaggi latrano contro il Signore che con il suo tuono scuote le montagne, digrignano i denti contro il Figlio della Gloria.
Nello scritto conosciuto con il nome II Testamento di S. Efrem egli parla ai suoi amici e discepoli con un linguaggio di profonda umiltà del suo avvicinarsi alla morte:
Quanto a me, scortatemi solo con le vostre preghiere.Offrite il vostro incenso a Dio, e su di me cantate inni. Invece di profumi e spezie fate memoria di me nelle vostre intercessioni… Perché il morto trova veramente soccorso dai sacrifici offerti dai viventi.
Le sue opere furono tradotte in latino solo dal 1730 in poi, e sono arrivate in Occidente molto lentamente. Efrem fu dichiarato dottore della Chiesa da Benedetto XV nel 1920.
Fonte: il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

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Ofrezcamos a Jesús al que no nos ama: el Papa el martes en Santa Marta

 



(RV).- (Audio): RealAudioMP3 Amar a los enemigos es difícil, pero es lo que nos pide el Señor: lo dijo el Papa Francisco en la Misa del martes en la Casa de Santa Marta. El Pontífice subrayó que para perdonar a nuestros enemigos, es fundamental rezar por ellos, pedir al Señor que les cambie el corazón. En la Misa, concelebrada con el cardenal Giuseppe Versaldi, participó un grupo de colaboradores de la Prefectura de los Asuntos económicos de la Santa Sede y algunos empleados de los Museos Vaticanos.

¿Cómo podemos amar a nuestros enemigos? En su homilía, el Santo Padre planteó preguntas punzantes, mencionando algunos dramas de la humanidad. ¿Cómo se puede amar, se preguntó, a aquellos que “toman la decisión de bombardear y asesinar a tantas personas”? ¿Cómo se “puede amar a aquellos que por amor al dinero no dejan que las medicinas lleguen a los ancianos y los dejan morir”? ¿O a aquellos que sólo buscan “el propio interés, el propio poder y hacen tanto mal”? “Amar al enemigo parece una cosa difícil”, observó, pero Jesús nos lo pide. La liturgia de estos días, continuó, nos propone justamente esta “actualización de las leyes que hace Jesús”, desde la ley del Monte Sinaí a la Ley del Monte de las Bienaventuranzas. Y subrayó que todos nosotros tenemos enemigos, pero en el fondo nosotros mismos podemos convertirnos en enemigos de los otros:

“Tantas veces también nosotros nos convertimos en enemigos de otros: no los queremos. Y Jesús nos dice que debemos ¡amar a los enemigos! ¡Y esto no es fácil! No es fácil… pensamos que Jesús ¡nos pide demasiado! Dejamos esto para las monjas de clausura, que son santas; dejamos esto para alguna alma santa, pero en la vida común esto no se puede. Y esto ¡tiene que poderse!. Jesús dice: ‘No, ¡debemos hacer esto! Porque de lo contrario ustedes son como los publicanos, como los paganos. No son cristianos’”.

Entonces ¿cómo podemos amar a nuestros enemigos? Jesús, explicó el Papa, "nos dice dos cosas": ante todo mirar al Padre que “hace surgir el sol sobre malos y buenos” y “hace llover sobre justos e injustos”. Dios “tiene amor para todos”. Y luego, continuó, Jesús nos pide ser “perfectos como es perfecto el Padre Celeste”, “imitar al Padre con aquella perfección del amor”. Jesús, agregó, “perdona a sus enemigos”, “hace de todo para perdonarlos”. Vengarse en cambio, advirtió Francisco, no es cristiano. Pero ¿cómo podemos llegar a amar a nuestros enemigos? Rezando. “Cuando uno reza por aquél que nos hace sufrir –afirmó el Papa– es como que el Señor viene con el aceite y prepara nuestros corazones a la paz”:

“¡Rezar! Es lo que nos aconseja Jesús: ‘¡Recen por sus enemigos! ¡Recen por aquellos que los persiguen! ¡Recen!’. y decirle a Dios: ‘Cámbiale el corazón. Tiene un corazón de piedra, pero cámbialo, dale un corazón de carne, que sienta y que ame’. Les dejo sólo esta pregunta y cada uno responda en su corazón: ‘¿Rezo por mis enemigos? ¿rezo por aquellos que no me quieren?’ Si decimos ‘si’, yo diré: ‘Adelante, reza cada vez más, aquel es un buen camino’. Si la respuesta es ‘no’, el Señor dice: ‘Pobrecito, ¡También tú eres enemigo de los otros!’. Rezar para que el Señor cambie el corazón de aquellos. También podemos decir: ‘Pero éste me ha hecho mucho daño’, o aquellos han hecho cosas malas, y esto empobrece a las personas, empobrece la humanidad. Y con tal argumento pretendemos llevar adelante la venganza, eso del ojo por ojo, diente por diente”.

Es verdad, recalcó el Papa, el amor por los enemigos “nos empobrece”. Pero “nos hace pobres” como Jesús “cuando vino hasta nosotros, se abajó y se hizo pobre” por nosotros. Alguien, observó, podría decir que esto no es un buen negocio “si el enemigo me hace más pobre” es cierto, “según los criterios del mundo no es un buen negocio”. Pero este, aseguró el Papa, es “el camino que siguió Jesús” que de rico se hizo pobre por nosotros. En aquella pobreza, “en aquel abajamiento de Jesús -subrayó- se encuentra la gracia que nos ha justificado a todos, que nos ha hecho ricos”. Es el “misterio de salvación”:

“Con el perdón, con el amor al enemigo, nos volvemos más pobres: el amor nos empobrece, pero aquella pobreza es semilla de fecundidad y de amor por los otros. Como la pobreza de Jesús, que se ha convertido en gracia de salvación para todos nosotros, riqueza… Nosotros que estamos hoy en esta Misa, pensemos en nuestros enemigos y en aquellos que no nos quieren: sería hermoso que ofreciésemos la Misa por ellos: Jesús, el sacrificio de Jesús, por ellos, por aquellos que no nos aman. Y también por nosotros, para que el Señor nos enseñe esta sabiduría tan difícil, pero tan hermosa porque nos hace asemejarnos al Padre, a nuestro Padre que hace surgir el sol para todos, buenos y malos. Y nos hace asemejar al Hijo, a Jesús, que en su abajarse se hizo pobre para enriquecernos, a nosotros, con su pobreza”. (RC-RV)



segunda-feira, 17 de junho de 2013

Ven. PIO XII : El Augusto Sacrificio del Altar es un Sacrificio propio y verdadero, en el cual, inmolándose incruentamente el Sumo Sacerdote, hace lo que hizo una vez en la Cruz, ofreciéndose todo El al Padre, Víctima gratísima.

Ven. PIO XII : El Augusto Sacrificio del Altar no es; pues, una pura y simple conmemoración de la Pasión y Muerte de Jesucristo, sino que es un Sacrificio propio y verdadero, en el cual, inmolándose incruentamente el Sumo Sacerdote, hace lo que hizo una vez en la Cruz, ofreciéndose todo El al Padre, Víctima gratísima. «Una... y la misma, es la Víctima; lo mismo que ahora se ofrece por ministerio de los Sacerdotes, se ofreció entonces en la Cruz; sólo es distinto el modo de hacer el ofrecimiento»



"Mediator Dei"
Sobre la Sagrada Liturgia
20 de noviembre de 1947
PARTE SEGUNDA
EL CULTO EUCARÍSTICO.
I. Naturaleza del Sacrificio Eucarístico
A) MOTIVO DE TRATAR ESTE TEMA
84. El Misterio de la Santísima Eucaristía, instituida por el Sumo Sacerdote, Jesucristo, y renovada constantemente por sus ministros, por obra de su voluntad, es como el compendio y el centro de la religión cristiana. Tratándose de lo más alto de la Sagrada Liturgia, creemos oportuno, Venerables Hermanos, detenernos un poco y atraer Vuestra atención a este gravísimo argumento.
B) EL SACRIFICIO EUCARÍSTICO
1º. Institución.
85. Cristo, Nuestro Señor, «Sacerdote eterno según el orden de Melchisedec» (Sal. 109, 4)) que «habiendo amado a los suyos que estaban en el mundo» (Juan, 13, 1), «en la última cena, en la noche en que era traicionado, para dejar a la Iglesia, su Esposa amada, un sacrificio visible -como lo exige la naturaleza de los hombres-, que representase el sacrificio cruento que había de llevarse a efecto en la Cruz, y para que su recuerdo permaneciese hasta el fin de los siglos y fuese aplicada su virtud salvadora a la remisión de nuestros pecados cotidianos... ofreció a Dios Padre su Cuerpo y su Sangre, bajo las especies del pan y del vino, y las dio a los Apóstoles, entonces constituidos en Sacerdotes del Nuevo Testamento, a fin de que bajo estas mismas especies lo recibiesen, mientras les mandaba a ellos y a sus sucesores en el Sacerdocio, el ofrecerlo» (5).
2º. Naturaleza.
a) No es simple conmemoración.
86. El Augusto Sacrificio del Altar no es; pues, una pura y simple conmemoración de la Pasión y Muerte de Jesucristo, sino que es un Sacrificio propio y verdadero, en el cual, inmolándose incruentamente el Sumo Sacerdote, hace lo que hizo una vez en la Cruz, ofreciéndose todo El al Padre, Víctima gratísima. «Una... y la misma, es la Víctima; lo mismo que ahora se ofrece por ministerio de los Sacerdotes, se ofreció entonces en la Cruz; sólo es distinto el modo de hacer el ofrecimiento» (6).
b) Comparación con el de la Cruz.
1) Idéntico Sacerdote.
87. Idéntico, pues, es el Sacerdote, Jesucristo, cuya Sagrada Persona está representada por su ministro. Este, en virtud de la consagración sacerdotal recibida, se asimila al Sumo Sacerdote y tiene el poder de obrar en virtud y en la persona del mismo Cristo; por esto, con su acción sacerdotal, en cierto modo; «presta a Cristo su lengua; le ofrece su mano» (7).
2) Idéntica Víctima.
88. Igualmente idéntica es la Víctima; esto es, el Divino Redentor; según su humana Naturaleza y en la realidad de su Cuerpo y de su Sangre.
3) Distinto modo.
89. Diferente, en cambio, es el modo en que Cristo es ofrecido. En efecto, en la Cruz, El se ofreció a Dios todo entero, y le ofreció sus sufrimientos y la inmolación de la Víctima fue llevada a cabo por medio de una muerte cruenta voluntariamente sufrida; sobre el Altar, en cambio, a causa del estado glorioso de su humana Naturaleza, «la muerte no tiene ya dominio sobre El» (Rom. 6, 9) y, por tanto, no es posible la efusión de la sangre; pero la divina Sabiduría han encontrado el medio admirable de hacer manifiesto el Sacrificio de Nuestro Redentor con signos exteriores, que son símbolos de muerte. Ya que por medio de la Transubstanciación del pan en el Cuerpo y del vino en la Sangre de Cristo, como se tiene realmente presente su Cuerpo, así se tiene su Sangre; así, pues, las especies eucarísticas, bajo las cuales está presente, simbolizan la cruenta separación del Cuerpo y de la Sangre. De este modo, la conmemoración de su muerte, que realmente sucedió en el Calvario, se repite en cada uno de los sacrificios del altar, ya que por medio de señales diversas se significa y se muestra Jesucristo en estado de víctima.

Jesus Our Eucharistic Love

Jesus Our Eucharistic Love — Chapter 2
Jesus
Our Eucharistic Love



Father Stefano Manelli, O.F.M. Conv., S.T.D.
Eucharistic Life
According to the examples of the Saints

Contents

About the Author
Preface
Chapter 1 - O Divine Eucharist
Chapter 2 - Jesus For Me
Chapter 3 - Jesus In Me
Chapter 4 - Jesus With Me
Chapter 5 - The One Who Gives Us Jesus
Chapter 6 - The Bread That Our Heavenly Mother Gives Us
Chapter 7 - Prayers Before The Blessed Sacrament

SOURCE


 

LA SANTA MESSA E' IL SACRIFICIO DELLA CROCE


LA SANTA MESSA "E' IL SACRIFICIO DELLA CROCE"



Soltanto in Cielo comprenderemo quale divina meraviglia sia la S. Messa. Per quanto ci si sforzi e per quanto si sia santi e ispirati, non si può che balbettare su questa opera divina che trascende gli uomini e gli Angeli.

Un giorno fu chiesto a P.Pio da Pietralcina: "Padre, spiegateci la S. Messa".
"Figli miei - rispose il frate - come posso spiegarvela? La Messa è infinita come Gesù... Chiedete ad un Angelo cosa sia una Messa ed egli vi risponderà con verità: capisco cosa sia e perche si faccia, ma non comprendo però quanto valore abbia. Un Angelo, mille Angeli, tutto il cielo sanno questo e così pensano".


La Santa Messa è la sintesi dell'Incarnazione e della Redenzione; contiene in sé la Nascita, la Passione e la Morte di GEsù per noi.

Il Papa Pio XII affermò: "Dall'altare del Golgota non è diverso l'altare delle nostre Chiese; anch'esso è un monte sormontato dalla croce e dal crocifisso, dove si attua la riconciliazione fra Dio e l'uomo". E S. Tommaso d'Aquino con frase luminosa scrisse: "Tanto vale la celebrazione della S. Messa quanto vale la morte di Gesù in croce".

Per questo S. Francesco d'Assisi diceva: "L'uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il cielo intero deve essere commosso, quando sull'altare, tra le mani del Sacerdote, appare il Figlio di Dio".

La S. Messa è cosa tanto grande da bastare essa sola a trattenere la Giustizia Divina. "Tutta la collera e l'indignazione di Dio - afferma S. Alberto Magno - cade davanti a questa offerta". S. Teresa di Gesù diceva alle sue figlie: "Senza la S. Messa che cosa sarebbe di noi? Tutto perirebbe quaggiù, perché soltanto essa può fermare il braccio di Dio". Senza di Essa certamente la Chiesa non durerebbe e il mondo andrebbe disperatamente perduto. "Sarebbe più facile che la terra si reggesse senza sole, anziché senza la S. Messa", affermava P. Pio.

"Nessuna lingua umana - dice S. Lorenzo Giustiniani - può enumerare i favori dei quali è sorgente il sacrificio della Messa; il peccatore si riconcilia con Dio, il giusto diviene più giusto, sono cancellate le colpe, annientati i vizi, alimentati le virtù e i meriti, confuse le insidie diaboliche".

Se è vero che tutti abbiamo bisogno di grazie per questa e per l'altra vita, nulla può ottenercele da Dio come la Messa. S. Filippo Neri diceva: "Con l'orazione noi domandiamo a Dio le grazie; nella S. Messa costringiamo Dio a darcele".

In particolare, nell'ora della morte, le Messe devotamente ascoltate formeranno la nostra più grande consolazione e speranza, e una Messa ascoltata durante la vita sarà più salutare di molte Messe ascoltate da altri per noi dopo la nostra morte.

San Pietro G. Eymard esortava: "Sappi, o cristiano, che la Messa è l'atto più santo della Religione: tu non potresti far niente di più glorioso a Dio, né di più vantaggioso alla tua anima che di ascoltarla piamente e il più sovente possibile".

Nella nostra vita di ogni giorno dovremmo preferire la S. Messa ad ogni altra cosa buona, perché, come dice S. Bernardo: "si merita di più ascoltando devotamente una S. Messa, che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando su tutta la terra". E non può essere diversamente, perché nessuna cosa al mondo può avere il valore infinito di una Messa. "Il martirio non è nulla - diceva il S. Curato d'Ars - in confronto alla Messa, perché il primo è il sacrificio dell'uomo a Dio, mentre la seconda è il sacrificio di Dio per l'uomo!".

Siamo generosi, e facciamo volentieri qualche sacrificio per non perdere un bene così grande. S. Agostino diceva ai suoi cristiani: "Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la S. Messa sono da un Angelo numerati, e sarà concesso da Dio un sommo premio in questa vita e nell'eternità".

FONTE

Il Sacrificio di Cristo quindi è l'unico perfetto: il sacerdote è Cristo stesso e la vitti­ma immolata è sempre Cristo.

LA SANTA MESSA

Sempre l'uomo ha ritenuto opportuno offrire a Dio dei sacrifici per onorarlo e per riconoscerlo Creatore e Signore di tutte le cose. Ma i sacrifici dell'antico Testamento erano soltanto un simbolo ed una figurazione dell'unico vero Sacrificio, quello di Gesù sulla croce: ad essi mancava la "forza" per riaprire le porte del Paradiso, chiuse dal peccato di Adamo: solo il Sacrificio di Dio stesso, fattosi uomo, poteva attuare la redenzione; solo l'Agnello-Cristo, e non l'agnello di Abele e dei sacerdoti del tempio, poteva prendere su di sé tutti i peccati del mondo ("Agnus Dei qui tollit peccata mundi") e aprire le porte del Cielo.
Il Sacrificio di Cristo quindi è l'unico perfetto: il sacerdote è Cristo stesso e la vitti­ma immolata è sempre Cristo. E’ di Fede: la S. Messa è il rinnovamento incruento del Sacrificio della Croce con la presenza sacramentale, reale, di Gesù, con la transustanziazione, cioè con il cambiamento del pane e del vino nel corpo, sangue, anima e divinità di Cristo, non si tratta di un semplice memoriale, di un ricordo della cena del Signore.
Qualcuno, forse ingenuamente, potrebbe obiettare che pure la Chiesa parla di cena Domini, di cena del Signore, che Gesù fece una cena.Questo tale dimentica e non considera che quella non fu una cena qualunque, una cena fra giovani amici festaioli, ma una cena sacrificale, secondo il rito pasquale («desiderio desideravi hoc pascha manducare vobiscum», Le 22, 15), secondo un rito sacro, una cena nella quale si sacrificava e mangiava l'agnello e il pane azzimo: quel rito, d'allora che poi, sarebbe diventato il rito cattolico, il rito della Messa cattolica, e l'agnello, d'allora in poi, sarebbe stato Gesù stesso, Agnello divino, Sacerdote e Vittima.
Anche le parole e i gesti usati da Gesù indicano chiaramente che si tratta di sacrificio: «elevati gli occhi al cielo, rendendoti grazie, benedì [...], di nuovo rendendoli grazie, benedì, questo è il mio sangue che sarà sparso per voi e per molti in remissione dei peccati» e più esplicitamente in Luca XXII, 19: «Questo è il mio corpo che è sacrificato per voi; fate questo in memoria di me»: fate questo, questo sacrificio; fate, non ricordate, non commemorate: Gesù ordina chiaramente il rinnovamento del suo Sacrificio!
Gesù voleva che il suo Sacrificio non si compisse soltanto sul monte Calvario, ma che continuasse sino alla fine del mondo. Sull'altare-Calvario si compie realmente, ma in maniera incruenta, lo stesso Sacrificio che Gesù compì sulla croce. Sull'altare (come sul Calvario) la vittima (= «hostia») è lo stesso Gesù e il vero sacerdote è Gesù che offre se stesso per mezzo del prete «alter Christus».
Se potessimo capire solo un poco la grandezza di questo mistero, ne resteremmo abbacinati: un Dio che si fa uomo, un Dio che si fa ostia. S. Francesco esclamava: «L'uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il cielo intero deve essere commosso quando sull'altare, tra le mani del sacerdote, appare il figlio di Dio».
Solenne espressione di Fede è il rito della Messa: il sacerdote celebra ai piedi di un altare che è rialzato rispetto al piano de fedeli in quanto rappresenta la collina del Golgota; l'altare è di pietra, come l'altare della Genesi eretto da Giacobbe, come tutti gli altari dell'Antico Testamento, come ¡1 monte Golgota, su cui Gesù è morto in croce, come Cristo, «pietra angolare che i costruttori hanno scartato» e di cui S Paolo dice: «bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quel­la roccia era il Cristo» (I Cor. 10, 3-4).
Il latino ha la funzione di lingua sacra e solenne e aiuta il fedele a comprendere la grandezza dell'evento cui sta assistendo: la straordinarietà di ciò che accade sull’altare-Calvario è sottolineata appunto dall'uso di un linguaggio straordinario (fuori dall'ordinario), non quotidiano. Inoltre «l'uso della lingua latina è un chiari e nobile segno di unità (fra i cattolici di tutto il mondo, siano essi italiani o tedeschi, bianchi o neri) e un efficace antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina» (Enciclica«Mediator Dei» di Pio XII).
II latino è la lingua che ha diffuso il cristianesimo fino agli estremi confini della terra, la lingua che ha unito nella Fede e nella cultura italiani, irlandesi inglesi, germanici.., la lingua di S. Agostino e di S. Tommaso, la lingua del canto gregoriano, della Roma di Pietro e Paolo, della Roma dei Papi.
Al riguardo è bene ricordare l'anatema lanciato dal Concilio di Trento: «Se qualcuno dicesse che dev'essere condannato il rito della Chiesa Romana, nella quale parte del Canone e le parole della Consacrazione sono pronunciate a bassi voce, e qualora dicesse che la Messa deve essere celebrata soltanto nella lingua volgare... sia scomunicato» (Sessione XXII).
Alla Messa si assiste per lo più in ginocchio, perché si crede al suo grandissimo mistero, perché si crede alla presenza reale di Gesù in corpo sangue anima divinità, perché in ginocchio è la positura dell'umile peccatore che implora la misericordia di Dio (Lc 18, 10-14). San Luigi IX, Re di Francia, preferiva stare il ginocchio addirittura sul nudo e freddo pavimento, infatti ad una inserviente che gli offriva un comodo e soffice inginocchiatoio, disse: «Nella Messa Iddio s immola, e quando Dio si immola anche i Re si inginocchiano sul pavimento».
Bella, completa e certa è la Messa, la Messa di sempre, senza arbitrii e fantasiose inventive personali, perché «sommamente conviene che uno solo sia il rito di celebrare la Messa, secondo la norma e il rito dei Santi Padri, affinché tutti e dovunque adottino e osservino le tradizioni della santa Chiesa Romana, Madre Maestra» e «se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo». («Quo primum tempore», bolla dogmatica di S. Pio V).
Fonte: "Il Santo Sacrificio della Messa - Ordinario" - Edizioni Salpan. Introduzione dell'Editore

VEN. PIE XII : Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix: Le saint sacrifice de l’autel n’est donc pas une pure et simple commémoration des souffrances et de la mort de Jésus-Christ, mais un vrai sacrifice


VEN. PIE XII : Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix: Le saint sacrifice de l’autel n’est donc pas une pure et simple commémoration des souffrances et de la mort de Jésus-Christ, mais un vrai sacrifice, au sens propre, dans lequel, par une immolation non sanglante, le Souverain Prêtre fait ce qu’il a fait sur la croix, en s’offrant lui-même au Père éternel comme une hostie très agréable. " La victime est la même ; celui qui maintenant offre par le ministère des prêtres est celui qui s’offrit alors sur la croix ; seule la manière d’offrir diffère ".
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Encyclique MEDIATOR DEI


de Sa Sainteté le Pape PIE XII

SUR LA SAINTE LITURGIE


II LE CULTE EUCHARISTIQUE


I. NATURE DU SACRIFICE EUCHARISTIQUE

Le point culminant et comme le centre de la religion chrétienne est le mystère de la très sainte Eucharistie que le Christ, Souverain Prêtre, a instituée, et qu’il veut voir perpétuellement renouvelé dans l’Église par ses ministres. Comme il s’agit de la matière principale de la liturgie, Nous estimons utile de Nous y attarder quelque peu et d’attirer votre attention, Vénérables Frères, sur ce sujet très important.

Le Christ, notre Seigneur, " prêtre éternel selon l’ordre de Melchisédech " (Ps CIX, 4), " ayant aimé les siens qui étaient dans le monde " (Jn XIII, 1), " durant la dernière Cène, la nuit où il fut trahi, voulut, comme l’exige la nature humaine, laisser à l’Église, son Épouse bien-aimée, un sacrifice visible, pour représenter le sacrifice sanglant qui devait s’accomplir une fois seulement sur la croix, afin donc que son souvenir demeurât jusqu’à la fin des siècles et que la vertu en fût appliquée à la rémission de nos péchés de chaque jour… Il offrit à Dieu son Père son corps et son sang sous les apparences du pain et du vin, symboles sous lesquels il les fit prendre aux apôtres, qu’il constitua alors prêtres du Nouveau Testament, et il ordonna, à eux et à leurs successeurs, de l’offrir " (Conc. Trid., Sess. XXII, cap. 1).

Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix:

Le saint sacrifice de l’autel n’est donc pas une pure et simple commémoration des souffrances et de la mort de Jésus-Christ, mais un vrai sacrifice, au sens propre, dans lequel, par une immolation non sanglante, le Souverain Prêtre fait ce qu’il a fait sur la croix, en s’offrant lui-même au Père éternel comme une hostie très agréable. " La victime est la même ; celui qui maintenant offre par le ministère des prêtres est celui qui s’offrit alors sur la croix ; seule la manière d’offrir diffère ". (Ibid. cap. 2)

a. Prêtre identique

C’est donc le même prêtre, Jésus-Christ, mais dont la personne sacrée est représentée par son ministre, celui-ci, en effet, par la consécration sacerdotale qu’il a reçue, est assimilé au Souverain Prêtre et jouit du pouvoir d’agir avec la puissance et au nom du Christ lui-même (Cf. S. Thomas, Summa theol. IIIa, q. 22, a. 4.). C’est pourquoi par son action sacerdotale, d’une certaine manière, " il prête sa langue au Christ, il lui offre sa main ". (Jean Chrysostome, In Ioann. Hom., 86, 4.)

b. Victime identique

La victime est également la même, à savoir le divin Rédempteur, selon sa nature humaine et dans la vérité de son corps et de son sang. La manière dont le Christ est offert est cependant différente. Sur la croix, en effet, il offrit à Dieu tout lui-même et ses douleurs, et l’immolation de la victime fut réalisée par une mort sanglante subie librement. Sur l’autel, au contraire, à cause de l’état glorieux de sa nature humaine, " la mort n’a plus d’empire sur lui " (Rm VI, 9), et, par conséquent, l’effusion du sang n’est plus possible ; mais la divine sagesse a trouvé un moyen admirable de rendre manifeste le sacrifice de notre Rédempteur par des signes extérieurs, symboles de mort. En effet, par le moyen de la transsubstantiation du pain au corps et du vin au sang du Christ, son corps se trouve réellement présent, de même que son sang, et les espèces eucharistiques, sous lesquelles il se trouve, symbolisent la séparation violente du corps et du sang. Ainsi le souvenir de sa mort réelle sur le Calvaire est renouvelé dans tout sacrifice de l’autel, car la séparation des symboles indique