domingo, 13 de fevereiro de 2011

Dalla "Riforma della Riforma" al "nuovo movimento liturgico".

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Nei giorni scorsi Andrea Tornielli ha pubblicato un articolo, al quale hanno fatto eco scritti di altri vaticanisti: Paolo Rodari e Giacomo Galeazzi, quest'ultimo più esplicito sui neocat: "...le parrocchie Neocatecumenali che sostituiscono l’ostia con una riedizione dell’Ultima cena: una pagnotta divisa fra i commensali e vino che passa di mano nei boccali. Nella liturgia della Parola tipo-stadio le letture sono accompagnate da «ammonizioni» dei catechisti e «risonanze» dell’assemblea. Al Sinodo dei Vescovi, il presidente della conferenza episcopale del Pacifico, Apuron ha chiesto di estendere l’uso di far la comunione seduti: «Se l’eucaristia è un banchetto, questa è la postura più adatta».

Diceva Tornielli: "Sarà pubblicato nelle prossime settimane un documento di Benedetto XVI che riorganizza le competenze della Congregazione del culto divino affidandole il compito di promuovere una liturgia più fedele alle intenzioni originarie del Concilio Vaticano II "con meno spazi per i cambiamenti arbitrari e per il recupero di una dimensione di maggiore sacralità" e quindi gli interventi sembravano mirati anche a “porre un freno ad abusi, sperimentazioni selvagge e inopportune creatività”.

Ma ad una velocità alla quale, neppure in altri casi davvero drammatici come i pesanti attacchi mediatici al S. Padre abbiamo mai assistito, è interventuto prontamente con un comunicato stampa il portavoce vaticano Padre Lombardi. Non è difficile riconoscerne l'intento intimidatorio sia nei riguardi di Tornielli che nei riguardi di coloro che vorrebbero promuovere una "riforma della riforma: “...è da tempo allo studio un Motu Proprio per disporre il trasferimento di una competenza tecnico-giuridica - come ad esempio quella di dispensa per il matrimonio ‘rato e non consumato’ - dalla Congregazione per il Culto Divino al Tribunale della Sacra Rota. Ma non vi è alcun fondamento né motivo per vedere in ciò un’intenzione di promuovere un controllo di tipo ‘restrittivo’ da parte della Congregazione nella promozione del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II"

Non dimentichiamo che quelli che giustamente vengono definiti “abusi” e anche derive, sono potuti proliferare grazie allo "spirito del concilio"; molti di essi ne sono stati e ne sono proprio l'applicazione anche in tema liturgico; applicazione peraltro distorta perché deviante in molti punti dalla Sacrosanctum concilium). E allora, poiché indietro non si torna, Lombardi portavoce del potere dominante ci ha in qualche modo detto: "guai a chi osa toccare le nostre conquiste".

La rivoluzione liturgica post conciliare è piombata dall'alto sulle nostre teste, spesso con violenza, ma non sia detto che oggi dall'alto venga una qualsiasi correzione… la riforma deve venire dal basso, ci viene detto, ma in basso ci stanno i responsabili delle eccezioni diventate norma, degli errori che si vorrebbero normalizzare.

Recentemente, sempre a Tornielli il card Canizares dichiarava [qui il testo integrale dell'intervista] : ...«E per far questo bisogna superare la tendenza a “congelare” lo stato attuale della riforma postconciliare, in un modo che non rende giustizia allo sviluppo organico della liturgia della Chiesa. Stiamo tentando di portare avanti un grande impegno nella formazione di sacerdoti, seminaristi, consacrati e fedeli laici, per favorire la comprensione del vero significato delle celebrazioni della Chiesa. Ciò richiede un’adeguata e ampia istruzione, vigilanza e fedeltà nei riti e un’autentica educazione per viverli pienamente. Questo impegno sarà accompagnato dalla revisione e dall’aggiornamento dei testi introduttivi alle diverse celebrazioni (prenotanda). Siamo anche coscienti che dare impulso a questo movimento non sarà possibile senza un rinnovamento della pastorale dell’iniziazione cristiana». «Il nuovo movimento liturgico dovrà far scoprire la bellezza della liturgia. Perciò apriremo una nuova sezione della nostra Congregazione dedicata ad “Arte e musica sacra” al servizio della liturgia. Ciò ci porterà a offrire quanto prima criteri e orientamenti per l’arte, il canto e la musica sacri. Come pure pensiamo di offrire prima possibile criteri e orientamenti per la predicazione». Argomenti, questi ultimi, che non tengono alcun conto degli abusi e delle liturgia 'fai da te'.

Pertanto, se le correzioni non vengono dall'alto, con i dovuti controlli, temiamo che la “liturgia fai da te” ha ancora dei bei giorni davanti a sé...

Restano ferme tutte le riserve, oggettive, già espresse per una riforma dal basso in un campo così sacro e serio come quello Liturgico. Ed è quindi allarmante, per chi ama la Tradizione, la regressione dalla "Riforma della Riforma" al cosiddetto "nuovo movimento liturgico" basato, a dire del card. Canizares, sul "rinnovamento della pastorale della iniziazione cristiana". Vi dice niente?

Tutto ciò risulta avvalorato dalla recente notizia che a Roma il Cardinal Vallini ha chiesto un censimento tramite i Prefetti per sapere il numero ESATTO di copie che ogni parroco ha acquistato del cosiddetto catechismo eucaristico, pieno di imprecisioni liturgiche e di errori dottrinali, che DEVE essere consegnato ad ogni catechista. I Parroci quindi sono COSTRETTI ad acquistarlo anche contro la loro volontà! Tutte le diocesi d'Italia con i vescovi-conciliar-modernisti stanno richiedendo per loro stessi questo pestifero catechismo: una specie di contro catechismo di san PIO X!

Non possono dunque non esprimersi perplessità, dato che un movimento liturgico che parte dal basso e che corre il rischio di essere ispirato all'iperattivismo, all'arrembanza, nonché alle discutibili innovazioni di qualche movimento favorite dalle derive moderniste, francamente fa venire i brividi... Tanto più se consideriamo che un ambito così serio e sacro come la Liturgia, che ci porta il respiro della Fede Apostolica arricchita da quella delle generazioni e dei grandi Santi che ci hanno preceduto, non può essere messo in mano né a laici cosiddetti ispirati o carismatici, né a liturghi improvvisati e neppure costruito a tavolino (come accaduto per il NO).

Qualunque modifica, dunque, non può in ogni caso nascere dal basso, ma deve sgorgare dalla fede viva e dalla preghiera e dalla 'sapienza' di chi ha dimestichezza e conoscenza anche storica -in riferimento alla Tradizione- ma soprattutto spirituale delle "cose sacre" e della Liturgia, che davvero è la fonte e il culmine della nostra Fede e, poiché lex orandi è lex credendi, ogni innovazione deve rifuggire sia dalle improvvisazioni, sia dalle sperimentazioni, sia dagli spiriti che hanno perso il contatto con la Tradizione e che purtroppo non mancano di darcene drammatiche riprove ogni giorno.

I nostri innovatori, anche attuali, vedono la Liturgia -come pure la Tradizione- con criteri storicistici, che le concepiscono entrambe in evoluzione a seconda dei tempi; ma non ha senso parlare di evoluzione, perchè la liturgia e la tradizione non possono evolvere in senso storicistico, nel senso di subire mutazioni profonde che della Liturgia snaturano il senso principale e allontanano sempre più la Tradizione dalle radici, col pretesto di un supposto enfatizzato, impossibile ritorno alle origini. Esiste, invece, ed è ancor viva una Tradizione che conosce mutamenti e non evoluzione (l'evoluzione anche dei dogmi è un principio chiaramente "modernista") conservando l'essenza della Rivelazione Apostolica originaria.

Si possono fare mille discorsi sul fatto che la liturgia possa mutare, nel senso di creare un nuovo prefazio o introdurre una nuova messa in base al Santorale aggiornato. Questo è aggiornare, rinnovare, non gestire l'evoluzione. La 'forma' del rito, sacra e solenne - un tesoro che ci è pervenuto intatto nella struttura essenziale (pensando soprattutto al canone Romano) dal Sacramentario Gelasiano, dal rispetto di Papa Damaso per la Vetus latina prima ancora che dalla sorgente Gregoriana -, tutt'al più potrebbe richiedere degli aggiornamenti calibrati cum grano salis. Essa 'sopporta' solo lente sedimentazioni, che avvengono nei secoli e con coerenza.

Bisogna cercare di capire che il rito ha delle sue caratteristiche sostanziali, e che la messa nuova le ha perse perché è frutto di una diversa ecclesiologia della quale possiamo indicare alcuni fondamenti:
  • una nuova concezione che la chiesa ha maturato di sé, antropocentrica piuttosto che teocentrica:
  • Assemblea celebrante senza più il Sommo e insostituibile Sacerdozio di Cristo e
  • l'enfasi sulle due mense: Parola ed Eucaristia;
  • l'enfasi sul 'culto spirituale' che sostituisce la ri-presentazione del Sacrificio di Cristo perché l'attuale individualismo non consentirebbe più di comprendere.
L'errore è quello di 'piegare' il rito e la dottrina alla mutata comprensione del 'mondo' e non aver fiducia nello Spirito capace di aprire le orecchie e il cuore di chi, in ogni generazione e qualunque siano le difficoltà, riceve l'Annuncio di cosa il Signore ha fatto e fa continuamente per noi da una cuore acceso perché Redento e portatore di una Presenza, accolta e ricevuta nella Chiesa Mater et Magistra.

Per far rivivere il senso del sacro Benedetto XVI ha riproposto l’orientamento dell’azione liturgica, la croce al centro dell’altare, la comunione in ginocchio, il canto gregoriano, lo spazio per il silenzio, una certa cura dell’arte sacra. Per questo motivo sembra uscirà il nuovo Motu proprio, una disposizione importante che va a sanare una lacuna divenuta oramai atavica.

Ma il nodo vero da sciogliere è : se in luogo del convivio fraterno non si ripropone chiaramente il Sacrificio di Cristo, che è il cuore della nostra Fede e il vero culto da rendere a Dio primaria funzione della Chiesa da cui tutto il resto scaturisce, cambieranno solo alcune 'forme', ma non cambierà la sostanza.

Completo con una riflessione che anticipa alcune obiezioni scontate, quando si pone in primo piano il Sacrificio di Cristo:
  1. La fine del sacrificio dell'Antico Testamento non è la fine del sacrificio. Non solo il concilio di Trento, ma anche il Vaticano II lo affermano;
  2. non è vero che il Sacrificio cruento di Cristo si trasforma per noi in sacrificio spirituale, considerando questo il "culto logico" di paolina memoria (o per lo meno non del tutto): perché è vera "adorazione in spirito e verità" quella che implica il 'sacrificio' dell'intera vita, che solo in Cristo possiamo offrire al Padre e non tocca solo le corde intime del cuore, ma anche tutti gli aspetti quotidiani concreti materiali del nostro vivere, animati dallo Spirito di Cristo, che continua a donarsi a noi, Morto per noi e per i nostri peccati e gloriosamente Risorto... Pensiamo anche all'effusione del sangue dei tanti martiri cristiani dei nostri giorni, e di tutte le epoche, dei quali così poco si parla. Non è la regola, ma è; e ci riporta alla concretezza della nostra Fede;
  3. Non sono le "conquiste di oggi" che determinano la spiritualità o la 'piegano' al rovescio della medaglia delle difficoltà e dell'eclissi di Dio; ma è la Rivelazione, il Magistero, la teologia cattolica che forgiano la spiritualità autentica e non i surrogati o le contraffazioni:
  4. Alcuni tradizionalisti possono aver diviso Morte da Resurrezione ed è un errore di certi ambienti; ma forse è solo una questione di linguaggio e di 'respingenti' da parte di una cultura che aborrisce e esorcizza il dolore e ha espunto l'espiazione responsabile e/o quella vicaria donativa. Ma il dolore esiste, non possiamo eluderlo e l'unico senso che possiamo dare ad esso è offrilo al Padre, AdorandoLo. Ma questo come possiamo farlo da noi stessi al Totalmente Altro, che è il nostro Creatore dal quale ci separa una frattura colmabile solo dal Sacrificio di Cristo al nostro posto?... possiamo farlo solo in Cristo Signore seguendo e accogliendo quel che ha già fatto Lui
  5. è questo che fa di noi dei cristiani autentici.
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