sábado, 12 de maio de 2012

A VISÃO LITÚRGICA DE BENTO XVI


- A VISÃO LITÚRGICA DE BENTO XVI

- EMBLEMÁTICO DISCURSO DO PAPA BENTO XVI À CÚRIA ROMANA EM 2005 ONDE EXPLANA A HERMENÊUTICA DA CONTINUIDADE

- ¿LA MISA DE ESPALDAS A LOS FIELES?


- CANTONI - PER UN NUOVO MOVIMENTO LITURGICO

- GAMBER - RIVOLTI AL SIGNORE

- BUX - LITURGIA SENZA PREGIUDIZI

- BUX - O MISTÉRIO DA ENCARNAÇÃO E DO NATAL NOS RITOS ROMANO E BIZANTINO

Don Mauro Gagliardi scrive: “La Chiesa stabilisce che i sacerdoti vestano un abito diverso dagli altri, un abito che li distingue e li rende immediatamente riconoscibili. Essi sono rappresentanti pubblici di Cristo e della Chiesa. L’abito proprio del sacerdote diocesano è la talare."

Pontifex.Roma Don Mauro Gagliardi è nato a Salerno nel 1975 ed è sacerdote diocesano del clero di Salerno-Campagna-Acerno dal 1999, ha conseguito il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2002, e la laurea quadriennale in Filosofia presso l’Università L’Orientale di Napoli nel 2008. E’ professore ordinario presso la Facoltà di Teologia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e professore incaricato dell’Università Europea di Roma nelle Facoltà di Storia e di Giurisprudenza, nonché nel Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia. Dal 2008 è Consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice e dal 2010 della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Recentemente don Gagliardi ha pubblicato con l’editore Cantagalli un bellissimo libro intitolato “ In memoria di Me” sulla spiritualità sacerdotale. Il libro certamente passerà alla storia della spiritualità del ventunesimo secolo ...
... e consiglio vivamente a tutti i sacerdoti di leggerlo. Nel testo don Mauro si sofferma giustamente sull’importanza dell’abito ecclesiastico come segno importante per l’identità non solo esterna del presbitero e scrive:
“La Chiesa stabilisce che i sacerdoti vestano un abito diverso dagli altri, un abito che li distingue e li rende immediatamente riconoscibili. Essi sono rappresentanti pubblici di Cristo e della Chiesa. L’abito proprio del sacerdote diocesano è la talare.
La Chiesa oggi permette anche di utilizzare la camicia clericale, spesso chiamata clergyman. Sebbene la talare sia un segno di distinzione maggiore, entrambi sono ammessi.
Non è invece contemplata la possibilità che i sacerdote vesta abiti civili, come purtroppo spesso avviene. Di norma, questa abitudine si giustifica dicendo che in questo modo le persone si avvicinano di più a noi, si sentono più libere di esprimersi; invece l’abito sacerdotale crea distanza. Ma è proprio questo il suo valore, lungi dall’essere un danno!
Il sacerdote è a resta uomo, ma l’Ordinazione lo ha reso mediatore tra Dio e gli uomini. Pur essendo completamente al servizio di Dio e, per ciò stesso, del prossimo, egli non può semplicemente essere uno come gli altri. E’ preso di mezzo agli altri per un ruolo unico. Questo deve essere visibile anche nell’uniforme di servizio, nel senso più nobile dell’espressione. Un po’ di sana distanza non guasta.
Schiere innumerevoli di sacerdoti sono stati vicinissimi al loro prossimo e sono stati anche percepiti come veri padri, non nonostante, ma proprio grazie allo speciale rapporto che l’abito sacerdotale contribuisce a costruire. Non si tratta affatto di essere lontani dalla gente, ma neppure di essere semplicemente uno in mezzo alla gente: altrimenti, qual è lo specifico del ministro di Dio?
Nel noto film di R. Scott Il Gladiatore , vi è uno scambio di battute che ci può aiutare. Uno dei senatori giunge al Colosseo per assistere ai giochi e uno dei suoi colleghi lo apostrofa dicendo qualcosa del tipo: mi meraviglio di vederti qui, perché tu cerchi sempre di non mischiarti col popolo. Ma il primo ribatte: non pretendo certo di essere uno del popolo, ma uno per il popolo.
Per il sacerdote questa risposta si applica solo in parte. Egli è e resta uno del popolo di Dio, un battezzato. Ma, in quanto ministro ordinato, egli è anche uno per il popolo, con gli onori e soprattutto le responsabilità che ne conseguono. A volte alcuni sacerdoti meno populisti e più in favore del popolo, del suo vero bene soprannaturale e poi anche sociale.
L’abito sacerdotale è inoltre un aiuto notevole per il sacerdote stesso. Lo aiuta in ogni situazione a dare il meglio di sé, ad essere il più possibile aderente al suo ruolo, uniformando costantemente lo stile di vita al dono ricevuto. Portare l’abito, essere sempre e dovunque sotto osservazione in qualche modo ti forza dolcemente a vivere sempre il Vangelo. Il sacerdote che porta l’abito è riconoscibile subito ovunque e non solo quando celebra all’altare. E qui troviamo un altro aspetto fecondo del rapporto liturgico – vita sacerdotale. Si potrebbe sintetizzare così: non fare nulla nella vita che non faresti sull’altare. La sacralità della liturgia, il senso di raccoglimento necessario, la santità dei messaggi…tutto è scuola.
Il sacerdote deve trasportare nella vita questo stile. All’altare egli non farebbe mai nulla di cattivo, nulla di disordinato, ma anche nulla che sia fuori luogo, non confacente ai misteri di cui è ministro. Con i dovuti adattamenti dovuti alla diversità di situazione, il criterio vale, in generale, per il resto della giornata.
Il sacerdote non salirebbe all’altare senza gli abiti liturgici, così non uscirà per strada senza gli abiti sacerdotali. Il sacerdote non si mette a parlare in modo inappropriato, volgare, o con doppi sensi durante l’omelia; dunque per queste cose non c’è posto nei suoi discorsi, anche fuori. Il sacerdote non salirebbe all’altare senza essere puro nel corpo e nel cuore; dunque anche nella vita deve mantenere la perfetta continenza per il regno.
Il sacerdote non si metterebbe a ballare o saltellare durante la liturgia; dunque è opportuno che eviti ogni spettacolo ridicolo anche all’esterno della chiesa. In qualche modo riflettevamo già su tutto questo quando dicevamo che, anche quando è fuori di chiesa, il sacerdote deve vivere nel mondo con la nostalgia dell’altare, pensando sempre a quel luogo che è suo e dove dovrebbe sempre stare. Se penserà così, non gli verrà neppure in mente di comportarsi in un modo inadatto fuori di esso.
Ovviamente il criterio va applicato con intelligenza e buon senso, ma in generale esso è valido”.
Don Marcello Stanzione
fonte

Bento XVI:Mãe amabilíssima, Vós conheceis cada um ...

  • Bento XVI:Mãe amabilíssima, Vós conheceis cada um ...

  • Bento XVI: No nosso tempo em que a fé, em vastas z...

  • Benedicto XVI a los enfermos: “Teneis un gran valo...

  • Papa agradece acção social da Igreja em Portugal B...

  • Pope's Prayer at Apparition Chapel "I Consign the ...

  • VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO - Saluto ai giov...

  • Carta de Dom Fellay aos outros bispos da Fraternid...

  • CARTA DE MONS. FELLAY AOS TRÊS BISPOS DA FSSPX

  • Mons. Gherardini's new book: Vatican II: at the ro...

  • CARTA DE MONS. FELLAY AOS TRÊS BISPOS DA FSSPX

  • Il Vaticano II. Alle radici d’un equivoco: la Sicc...

  • Lettera di Mons. Fellay agli altri vescovi della F...

  • Solemn High Traditional Latin Mass and Crowning of...

  • Los papas y Fatima.

  • Il Papa: il sacerdote rinnova la sua vita e trae f...

  • ARTIGOS SOBRE A SANTA MISSA GREGORIANA

  • FESTA DE S.GREGÓRIO NAZIANZO E NASCIMENTO DO BLOG ...

  • FESTA DE S.GREGÓRIO NAZIANZO E NASCIMENTO DO BLOG ...

  • The Power of the Mass The Greatest Prayer The Holy...

  • No momento da provação, é a oração que sustenta e ...

  • BENEDICTO XVI: EN LOS MOMENTOS DIFÍCHE ME HE SENTI...

  • BENEDETTO XVI : Anche io, fin dal primo momento de...

  • Perché l’8 maggio, festa di San Michele, si fa la ...

  • Magdi Cristiano Allam: “Si Italia abraza el Islam,...

  • Anselm Grün: Interpretación psicologista

  • 8 Maggio: Madonna di Pompei e S. Michele arcangelo...

  • IMAGENS SOBRE A MISSA GREGORIANA

  • Supplica alla Regina del SS. Rosario di Pompei

  • As Exelencias da Santa Missa - Frei Leonardo de Po...

  • A angustiada entrevista de Irmã Lúcia em 1957

  • Venerável Pio XII :" Em toda acção litúrgica, junt...

  • Mons Bux : O espírito da liturgia e as razões do M...

  • Prejuicios a la Misa Tradicional

  • PRIMER SÁBADO DEL MES DE MAYO (2012) EN LA IGLESIA...

  • El P. Pfluger habla de los recientes progresos

  • Cercasi monastero

  • Editoriale di Padre Franz Schmidberger FSSPX

  • Benedetto XVI alla recita del Regina Cæli, 6 maggi...

  • Nuevo blog de la Militia Templi, defensores de la ...
  • Bento XVI:Mãe amabilíssima, Vós conheceis cada um pelo seu nome, com o seu rosto e a sua história, e a todos quereis com a benevolência maternal que brota do próprio coração de Deus Amor.

    Pope Benedict XVI prays in front of the statue of the Virgin Mary 
at Fatima's Sanctuary, Wednesday, May 12 2010. The Pope arrived Tuesday 
for a four-day visit to Portugal.

    Visita à Capelinha das Aparições: oração do Papa a Nossa Senhora


    Coroada com a bala que feriu João Paulo II

    FÁTIMA, terça-feira, 12 de maio de 2010 (ZENIT.org).- Apresentamos, a seguir, a oração de Bento XVI ao chegar hoje a Fátima, durante sua visita à Capelinha das Aparições, do Santuário de Nossa Senhora.
    * * *
    Santo Padre:
    Senhora Nossa
    e Mãe de todos os homens e mulheres,
    aqui estou como um filho
    que vem visitar sua Mãe
    e o faz na companhia
    de uma multidão de irmãos e irmãs.
    Como sucessor de Pedro,
    a quem foi confiada a missão
    de presidir ao serviço
    da caridade na Igreja de Cristo
    e de confirmar a todos na fé
    e na esperança,
    quero apresentar ao vosso
    Coração Imaculado
    as alegrias e esperanças
    e também os problemas e as dores
    de cada um destes vossos filhos e filhas,
    que se encontram na Cova da Iria
    ou nos acompanham de longe.
    Mãe amabilíssima,
    Vós conheceis cada um pelo seu nome,
    com o seu rosto e a sua história,
    e a todos quereis com
    a benevolência maternal
    que brota do próprio coração de Deus Amor.
    A todos confio e consagro a Vós,
    Maria Santíssima,
    Mãe de Deus e nossa Mãe.
    1. Pope Benedict XVI prays to the virgin of Fatima during his visit  
at Fatima's Sanctuary, Portugal, Wednesday, May 12, 2010. Pope Benedict 
XVI recalled Portugal's glorious past as a country of adventurers and 
missionaries who spread Catholicism around the globe in urging a 
rediscovery of...

    Cantores e assembleia:
    Nós Te cantamos e aclamamos, Maria. (v. 1)
    Santo Padre:
    O Venerável Papa João Paulo II,
    que Vos visitou três vezes, aqui em Fátima,
    e agradeceu a «mão invisível»
    que o libertou da morte
    no atentado de treze de Maio,
    na Praça de São Pedro, há quase trinta anos,
    quis oferecer ao Santuário de Fátima
    uma bala que o feriu gravemente
    e foi posta na vossa coroa de Rainha da Paz.É profundamente consolador
    saber que estais coroada
    não só com a prata
    e o oiro das nossas alegrias e esperanças,
    mas também com a bala
    das nossas preocupações e sofrimentos.
    Agradeço, Mãe querida,
    as orações e os sacrifícios
    que os Pastorinhos
    de Fátima faziam pelo Papa,
    levados pelos sentimentos
    que lhes infundistes nas aparições.
    Agradeço também todos aqueles que,
    em cada dia,
    rezam pelo Sucessor de Pedro
    e pelas suas intenções
    para que o Papa seja forte na fé,
    audaz na esperança e zeloso no amor.
    1. Pope Benedict XVI prays in front of the statue of the Virgin Mary 
at Fatima's Sanctuary, Wednesday, May 12 2010. The Pope arrived Tuesday 
for a four-day visit to Portugal.

    Cantores e assembleia:
    Nós Te cantamos e aclamamos, Maria. (v. 2)
    Santo Padre:
    Mãe querida de todos nós,
    entrego aqui no vosso Santuário de Fátima,
    a Rosa de Oiro
    que trouxe de Roma,
    como homenagem de gratidão do Papa
    pelas maravilhas que o Omnipotente
    tem realizado por Vós
    no coração de tantos que peregrinam
    a esta vossa casa maternal.
    Estou certo que os Pastorinhos de Fátima,
    os Beatos Francisco e Jacinta
    e a Serva de Deus Lúcia de Jesus
    nos acompanham nesta hora de prece e de júbilo.
    Cantores e assembleia:
    Nós Te cantamos e aclamamos, Maria. (v. 5)
    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

    Bento XVI: No nosso tempo em que a fé, em vastas zonas da terra, corre o perigo de apagar-se como uma chama que já não recebe alimento, a prioridade que está acima de todas é tornar Deus presente neste mundo e abrir aos homens o acesso a Deus .“Que a Igreja possa ser renovada por santos sacerdotes” Ato de confiança e consagração dos sacerdotes ao Imaculado Coração de Maria

    Bento XVI: No nosso tempo em que a fé, em vastas zonas da terra, corre o perigo de apagar-se como uma chama que já não recebe alimento, a prioridade que está acima de todas é tornar Deus presente neste mundo e abrir aos homens o acesso a Deus. Queridos irmãos e irmãs, adorai Cristo Senhor em vossos corações (cf. 1 Ped 3, 15)! Não tenhais medo de falar de Deus e de ostentar sem vergonha os sinais da fé, fazendo resplandecer aos olhos dos vossos contemporâneos a luz de Cristo. A oração do Terço permite-nos fixar o nosso olhar e o nosso coração em Jesus, como sua Mãe, modelo insuperável da contemplação do Filho.

                                                                            Pope Benedict XVI leads the Rosary at the Chapel of the Apparitions
 in Fatima's Sanctuary on May 12, 2010. Up to 500,000 are expected to 
attend the mass in the sanctuary's esplanade early Thursday, when 
Benedict will mark the 93rd anniversary of the Virgin Mary's apparitions
 to three shepherd children. The incident in 1917 led to the founding of
 the shrine, one of Christianity's most popular.
     

    Discurso do Papa na bênção das velas


    Na esplanada do Santuário de Fátima

    FÁTIMA, terça-feira, 12 de maio de 2010 (ZENIT.org).- Apresentamos, a seguir, o discurso do Papa na bênção das velas, realizada hoje na esplanada do Santuário de Fátima.
    * * *
    Queridos peregrinos,
    Todos juntos, com a vela acesa na mão, lembrais um mar de luz à volta desta singela capelinha, amorosamente erguida em honra da Mãe de Deus e nossa Mãe, cujo caminho da terra ao céu foi visto pelos pastorinhos como um rasto de luz. Contudo nem Ela nem nós gozamos de luz própria: recebemo-la de Jesus. A sua presença em nós renova o mistério e o apelo da sarça ardente, o mesmo que outrora atraiu Moisés no monte Sinai e não cessa de fascinar a quantos se dão conta duma luz particular em nós que arde sem nos consumir (cf. Ex 3, 2-5). Por nós, não passamos de mísero silvado, sobre o qual pousou a glória de Deus. A Ele toda a glória, a nós a humilde confissão do próprio nada e a submissa adoração dos desígnios divinos que estarão cumpridos quando «Deus for tudo em todos» (cf. 1 Cor 15, 28). Serva incomparável de tais desígnios é a Virgem cheia de graça: «Eis a escrava do Senhor; faça-se em mim segundo a tua palavra» (Lc 1, 38).
    Queridos peregrinos, imitemos Maria, fazendo ressoar em nossa vida o seu «faça-se»! A Moisés, Deus ordenara: «Tira as sandálias dos teus pés, porque o lugar em que te encontras é terra sagrada» (Ex 3, 5). E ele assim fez; calçará de novo as sandálias, para ir libertar o seu povo da escravidão do Egipto e conduzi-lo à terra prometida. Não se trata simplesmente da posse dum pedaço de terreno ou dum território nacional que cada povo tem o direito de ter; na luta pela libertação de Israel e no seu êxodo do Egipto, o que aparece primeiro é sobretudo o direito à liberdade de adoração, à liberdade de um culto próprio. No decorrer da história do povo eleito, a promessa da terra acabou por assumir cada vez mais este significado: a terra é dada para que haja um lugar da obediência, para que exista um espaço aberto a Deus.
    No nosso tempo em que a fé, em vastas zonas da terra, corre o perigo de apagar-se como uma chama que já não recebe alimento, a prioridade que está acima de todas é tornar Deus presente neste mundo e abrir aos homens o acesso a Deus. Não a um deus qualquer, mas àquele Deus que falou no Sinai; àquele Deus cujo rosto reconhecemos no amor levado até ao extremo (cf. Jo 13, 1) em Jesus Cristo crucificado e ressuscitado. Queridos irmãos e irmãs, adorai Cristo Senhor em vossos corações (cf. 1 Ped 3, 15)! Não tenhais medo de falar de Deus e de ostentar sem vergonha os sinais da fé, fazendo resplandecer aos olhos dos vossos contemporâneos a luz de Cristo, tal como a Igreja canta na noite da Vigília Pascal que gera a humanidade como família de Deus.
    Irmãos e irmãs, neste lugar é impressionante observar como três crianças se renderam à força interior que as invadiu nas aparições do Anjo e da Mãe do Céu. Aqui, onde tantas vezes se nos pediu que rezemos o Terço, deixemo-nos atrair pelos mistérios de Cristo, os mistérios do Rosário de Maria. A oração do Terço permite-nos fixar o nosso olhar e o nosso coração em Jesus, como sua Mãe, modelo insuperável da contemplação do Filho. Ao meditar os mistérios gozosos, luminosos, dolorosos e gloriosos ao longo das «Ave Marias», contemplamos todo o mistério de Jesus, desde a Encarnação até à Cruz e à glória da Ressurreição; contemplamos a participação íntima de Maria neste mistério e a nossa vida em Cristo hoje, também ela tecida de momentos de alegria e de dor, de sombras e de luz, de trepidação e de esperança. A graça invade o nosso coração no desejo de uma incisiva e evangélica mudança de vida de modo a poder proclamar com São Paulo: «Para mim viver é Cristo» (Fil 1, 21), numa comunhão de vida e de destino com Cristo.
    Sinto que me acompanham a devoção e o afecto dos fiéis aqui reunidos e do mundo inteiro. Trago comigo as preocupações e as esperanças deste nosso tempo e as dores da humanidade ferida, os problemas do mundo e venho colocá-los aos pés de Nossa Senhora de Fátima: Virgem Mãe de Deus e nossa Mãe querida, intercedei por nós junto de vosso Filho para que todas as famílias dos povos, quer as que se distinguem pelo nome cristão quer as que ainda ignoram o seu Salvador, vivam em paz e concórdia até se reunirem finalmente num só povo de Deus, para glória da santíssima e indivisível Trindade. Amém.
    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

    “Que a Igreja possa ser renovada por santos sacerdotes” Ato de confiança e consagração dos sacerdotes ao Imaculado Coração de Maria

    Pope Benedict XVI (R) prays in front of the image of Our Lady of 
Fatima after arriving to Catholic Fatima shrine in central Portugal, May
 12, 2010.
    Pope Benedict XVI (L) waves to the crowd as he arrives at the 
Chapel of the Apparitions in Fatima's Sanctuary on May 12, 2010, in 
Fatima. Pope Benedict XVI arrived today at Fatima, one of Christianity's
 most popular shrines, cheered by tens of thousands of flag-waving 
pilgrims. Benedict, the third pope to visit Fatima, toured the shrine's 
vast esplanade, which turned into a sea of colour as the huge crowd 
waved yellow and white Vatican flags and hats, as well as the red and 
green of Portugal. 
      Pope Benedict XVI (C) prays in front of the image of Our Lady of 
Fatima (L) after arriving to Catholic Fatima shrine in central Portugal 
May 12, 2010.
    FÁTIMA, terça-feira, 12 de maio de 2010 (ZENIT.org).- Apresentamos, a seguir, o Ato de confiança e consagração dos sacerdotes ao Imaculado Coração de Maria, feito pelo Papa na Igreja da Santíssima Trindade, em Fátima.
    * * *
    Mãe Imaculada,
    neste lugar de graça,
    convocados pelo amor do vosso Filho Jesus,
    Sumo e Eterno Sacerdote, nós,
    filhos no Filho e seus sacerdotes,
    consagramo-nos ao vosso Coração materno,
    para cumprirmos fielmente a Vontade do Pai.
    Estamos cientes de que, sem Jesus,
    nada de bom podemos fazer (cf. Jo 15, 5)
    e de que, só por Ele, com Ele e n'Ele,
    seremos para o mundo
    instrumentos de salvação.
    Esposa do Espírito Santo,
    alcançai-nos o dom inestimável
    da transformação em Cristo.
    Com a mesma força do Espírito que,
    estendendo sobre Vós a sua sombra,
    Vos tornou Mãe do Salvador,
    ajudai-nos para que Cristo, vosso Filho,
    nasça em nós também.
    E assim possa a Igreja
    ser renovada por santos sacerdotes,
    transfigurados pela graça d'Aquele
    que faz novas todas as coisas.
    Mãe de Misericórdia,
    foi o vosso Filho Jesus que nos chamou
    para nos tornarmos como Ele:
    luz do mundo e sal da terra
    (cf. Mt 5, 13-14).
    Ajudai-nos,
    com a vossa poderosa intercessão,
    a não esmorecer nesta sublime vocação,
    nem ceder aos nossos egoísmos,
    às lisonjas do mundo
    e às sugestões do Maligno.
    Preservai-nos com a vossa pureza,
    resguardai-nos com a vossa humildade
    e envolvei-nos com o vosso amor materno,
    que se reflecte em tantas almas
    que Vos são consagradas
    e se tornaram para nós
    verdadeiras mães espirituais.
    Mãe da Igreja,
    nós, sacerdotes,
    queremos ser pastores
    que não se apascentam a si mesmos,
    mas se oferecem a Deus pelos irmãos,
    nisto mesmo encontrando a sua felicidade.
    Queremos,
    não só por palavras mas com a própria vida,
    repetir humildemente, dia após dia,
    o nosso « eis-me aqui».
    Guiados por Vós,
    queremos ser Apóstolos
    da Misericórdia Divina,
    felizes por celebrar cada dia
    o Santo Sacrifício do Altar
    e oferecer a quantos no-lo peçam
    o sacramento da Reconciliação.
    Advogada e Medianeira da graça,
    Vós que estais totalmente imersa
    na única mediação universal de Cristo,
    solicitai a Deus, para nós,
    um coração completamente renovado,
    que ame a Deus com todas as suas forças
    e sirva a humanidade como o fizestes Vós.
    Repeti ao Senhor aquela
    vossa palavra eficaz:
    « não têm vinho » (Jo 2, 3),
    para que o Pai e o Filho derramem sobre nós,
    como que numa nova efusão,
    o Espírito Santo.
    Cheio de enlevo e gratidão
    pela vossa contínua presença no meio de nós,
    em nome de todos os sacerdotes quero,
    também eu, exclamar:
    « Donde me é dado que venha ter comigo
    a Mãe do meu Senhor?» (Lc 1, 43).
    Mãe nossa desde sempre,
    não Vos canseis de nos visitar,
    consolar, amparar.
    Vinde em nosso socorro
    e livrai-nos de todo o perigo
    que grava sobre nós.
    Com este acto de entrega e consagração,
    queremos acolher-Vos de modo
    mais profundo e radical,
    para sempre e totalmente,
    na nossa vida humana e sacerdotal.
    Que a vossa presença faça reflorescer o deserto
    das nossas solidões e brilhar o sol
    sobre as nossas trevas,
    faça voltar a calma depois da tempestade,
    para que todo o homem veja a salvação
    do Senhor,
    que tem o nome e o rosto de Jesus,
    reflectida nos nossos corações,
    para sempre unidos ao vosso!
    Assim seja!
    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

    Benedicto XVI a los enfermos: “Teneis un gran valor ante Dios” . Benedicto XVI: “¡Que nuestra esperanza eche raíces!” Homilía en el Santuario de Fátima

    Benedicto XVI a los enfermos: “Teneis un gran valor ante Dios” En el Santuario de Fátima

    The statue of Our Lady of Fatima is carried in front of Pope 
Benedict XVI during a mass at the Catholic shrine of Fatima in central 
Portugal, May 13, 2010. Thousands of pilgrims made their way to the 
Fatima Shrine to attend a mass by Pope Benedict XVI to mark the 93rd 
anniversary celebrations of the first appearance of the Virgin Mary to 
three shepherd children in 1917. Pope Benedict XVI looks at a baby as he arrives for a mass at the 
Catholic shrine of Fatima in central Portugal, May 13, 2010. Thousands 
of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope
 Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first 
appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.

    1. Pope Benedict XVI kisses a baby as he arrives for a mass at the 
Catholic shrine of Fatima in central Portugal, May 13, 2010. Thousands 
of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope
 Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first 
appearance...

    FÁTIMA, jueves 13 de mayo de 2010 (ZENIT.org).- Ofrecemos a continuación las palabras que el Papa dirigió hoy a los enfermos en el Atrio del Santuario de Fátima, al terminar la celebración de la Eucaristía hoy por la mañana con los peregrinos reunidos en la explanada.
    * * * * *



    Queridos hermanos y hermanas
    Antes de acercarme hasta vosotros, llevando en las manos la custodia con Jesús Eucaristía, quisiera dirigiros unas palabras de aliento y de esperanza, que hago extensivas a todos los enfermos que nos acompañan a través de la radio y la televisión y a quienes, aun sin tener esa posibilidad, se unen a nosotros mediante los vínculos más profundos del espíritu, es decir, mediante la fe y la oración.
    Hermano mío y hermana mía, tú tienes “un valor tan grande para Dios que se hizo hombre para poder com-padecer Él mismo con el hombre, de modo muy real, en carne y sangre, como nos manifiesta el relato de la Pasión de Jesús. Por eso, en cada pena humana ha entrado uno que comparte el sufrir y el padecer; de ahí se difunde en cada sufrimiento la con-solatio, el consuelo del amor participado de Dios y así aparece la estrella de la esperanza” (Enc. Spe salvi, 39). Con esta esperanza en el corazón, podrás salir de las arenas movedizas de la enfermedad y de la muerte, y permanecer de pie sobre la roca firme del amor divino. En otras palabras, podrás superar la sensación de la inutilidad del sufrimiento que consume interiormente a las personas y las hace sentirse un peso para los otros, cuando, en realidad, vivido con Jesús, el sufrimiento sirve para la salvación de los hermanos.
    ¿Cómo es posible esto? Las fuentes de la fuerza divina manan precisamente en medio de la debilidad humana. Es la paradoja del Evangelio. Por eso, el divino Maestro, más que detenerse en explicar las razones del sufrimiento, prefirió llamar a cada uno a seguirlo con estas palabras: “El que quiera venirse conmigo… que cargue con su cruz y me siga” (cf. Mc 8, 34). Ven conmigo. Participa con tu sufrimiento en esta obra de la salvación del mundo, que se realiza mediante mi sufrimiento, por medio de mi Cruz. A medida que abraces tu cruz, uniéndote espiritualmente a la mía, se desvelará a tus ojos el significado salvífico del sufrimiento. Encontrarás en medio del sufrimiento la paz interior e incluso la alegría espiritual.
    Queridos enfermos, acoged esta llamada de Jesús que pasará junto a vosotros en el Santísimo Sacramento y confiadle todas las contrariedades y penas que afrontáis, para que se conviertan –según sus designios– en medio de redención para todo el mundo. Vosotros seréis redentores en el Redentor, como sois hijos en el Hijo. Junto a la cruz… está la Madre de Jesús, nuestra Madre.
    [©Libreria Editrice Vaticana]

    Benedicto XVI: “¡Que nuestra esperanza eche raíces!” Homilía en el Santuario de Fátima

    Pope Benedict XVI arrives at Fatima's Sanctuary, Portugal, to 
celebrate an open mass on Thursday, May 13, 2010. Tens of thousands of 
pilgrims flooded the famous shrine town of Fatima on Thursday for Pope 
Benedict XVI's Mass celebrating the anniversary of the day when three 
shepherd children reported having visions of the Virgin. Pope Benedict XVI (C) waves to the crowd upon arrival to lead an 
open-air mass at Fatima's Sanctuary on May 13, 2010. Pilgrims flooded 
the shrine of Fatima, many after spending the night outdoors, to attend a
 mass celebrated by Pope Benedict XVI at one of Christianity's most holy
 shrines. Up to 500,000 people were expected to attend the mass on the 
esplanade at Fatima, where three children claimed to have seen the 
Virgin Mary in 1917, turning the Portuguese village into one of the 
biggest draws for the Roman Catholic faithful.
    The statue of Our Lady of Fatima is carried during a mass at the 
Catholic shrine of Fatima in central Portugal, May 13, 2010. Thousands 
of pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope
 Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first 
appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.
    FÁTIMA, jueves 13 de mayo de 2010 (ZENIT.org).- Ofrecemos a continuación la homilía pronunciada hoy por el Papa en la explanada del Santuario de Fátima, en la celebración del 10° aniversario de la Beatificación de Jacinta y Francisco.
    * * * * *
    Queridos peregrinos,
    “Será conocida en las naciones su raza y sus vástagos entre los pueblos [...] son raza bendita del Señor” (Is 61, 9). Así comenzaba la primera lectura de esta Eucaristía, cuyas palabras encuentran admirable cumplimiento en esta asamblea devotamente reunida a los pies de la Virgen de Fátima. Hermanas y hermanos tan queridos, también yo he venido como peregrino a Fátima, a esta “casa” que María ha elegido para hablarnos en los tiempos modernos. He venido a Fátima para alegrarme de la presencia de María y de su protección maternal. He venido a Fátima, porque hacia este lugar converge hoy la Iglesia peregrina, querida por su Hijo como instrumento suyo de evangelización y sacramento de salvación. He venido a Fátima para rezar, con María y con tantos peregrinos, por nuestra humanidad afligida por miserias y sufrimientos. Finalmente, he venido a Fátima, con los mismos sentimientos de los Beatos Francisco y Jacinta y de la Sierva de Dios Lucía, para confiar a la Virgen la íntima confesión de que “amo”, que la Iglesia, que los sacerdotes “aman a Jesús” y desean tener los ojos fijos en Él, mientras se concluye este Año Sacerdotal, y para confiar a la protección maternal de María a los sacerdotes, los consagrados y las consagradas, los misioneros y a todos los agentes de bien que hacen acogedora y benéfica la Casa de Dios.
    Éstos son la estirpe que el Señor ha bendecido... Estirpe que el Señor ha bendecido eres tu, amada diócesis de Leiria-Fátima, con tu Pastor monseñor Antonio Marto, a quien agradezco por el saludo que me dirigió al inicio y por toda la solicitud de la que me ha colmado, también mediante sus colaboradores, en este santuario. Saludo al Señor Presidente de la República y a las demás autoridades al servicio de esta gloriosa Nación. Idealmente abrazo a todas las diócesis de Portugal, representadas aquí por sus obispos, y confío al Cielo a todos los pueblos y naciones de la tierra. En Dios, estrecho en mi corazón a todos aquellos hijos e hijas suyos, particularmente a cuantos viven en la tribulación o abandonados, con el deseo de transmitirles esa esperanza grande que arde en mi corazón y que aquí, en Fátima, se hace encontrar de manera más palpable. Que nuestra gran esperanza eche raíces en la vida de cada uno de vosotros, queridos peregrinos aquí presentes, y a cuantos están con nosotros a través de los medios de comunicación social.
    ¡Sí! El Señor, nuestra gran esperanza, está con nosotros; en su amor misericordioso, ofrece un futuro a su pueblo: un futuro de comunión con él. Habiendo experimentado la misericordia y el consuelo de Dios que no lo había abandonado a lo largo del fatigoso camino de retorno del exilio de Babilonia, el pueblo de Dios exclama: “Con gozo me gozaré en el Señor, exulta mi alma en mi Dios” (Is 61,10). Hija excelsa de este pueblo es la Virgen Madre de Nazaret, la cual, revestida de gracia y dulcemente sorprendida por la gestación de Dios que se estaba realizando en su seno, hace igualmente propia esta alegría y esta esperanza en el cántico del Magníficat: “Mi espíritu se alegra en Dios mi salvador”. Al mismo tiempo, Ella no se ve como una privilegiada en medio de un pueblo estéril, al contrario, profetiza para ellos las dulces alegrías de una prodigiosa maternidad de Dios, porque “su misericordia alcanza de generación en generación a los que le temen” (Lc 1, 47.50).
    Prueba de ello es este lugar bendito. Dentro de siete años volveréis aquí para celebrar el centenario de la primera visita hecha por la Señora “venida del Cielo”, como Maestra que introduce a los pequeños videntes en el íntimo conocimiento del Amor trinitario y les lleva a saborear a Dios mismo como lo más bello de la existencia humana. Una experiencia de gracia que les hizo convertirse en enamorados de Dios en Jesús, hasta el punto de que Jacinta exclamaba: “¡Me gusta tanto decir a Jesús que le amo! Cuando se lo digo muchas veces, me parece tener un fuego en el pecho, pro no me quemo”. Y Francisco decía: “Lo que más me ha gustado de todo fue ver a Nuestro Señor en esa luz que Nuestra Madre nos puso en el pecho. ¡Quiero tanto a Dios!” (Memorias de Sor Lucía, I, 42 y 126).
    Hermanos, al oír estas inocentes y profundas confidencias místicas de los Pastorcillos, alguno podría mirarles con un poco de envidia porque ellos han visto, o quizás con la desilusionada resignación de quien no ha tenido la misma suerte, pero insiste en querer ver. A estas personas, el Papa dice como Jesús: “"¿No estáis en un error precisamente por esto, por no entender las Escrituras ni el poder de Dios?” (Mc 12,24). Las Escrituras nos invitan a creer: “Dichosos los que no han visto y han creído" (Jn 20, 29), pero Dios – más íntimo a mi de lo que soy yo mismo (cfr S. Agustín, Confesiones, III, 6, 11) – tiene el poder de llegar hasta nosotros, en particular mediante los sentidos interiores, de forma que el alma recibe el toque suave de una realidad que se encuentra más allá de lo sensible y la hace capaz de alcanzar lo no sensible, no lo visible a los sentidos. Con este objetivo se requiere una vigilancia interior del corazón que, durante la mayor parte del tiempo, no tenemos a causa de la fuere presión de las realidades externas y de las imágenes y preocupaciones que llenan el alma (cfr Comentario teológico del Mensaje de Fátima, año 2000). ¡Sí! Dios puede alcanzarnos, ofreciéndose a nuestra visión interior.
    Aún más, esa Luz en lo íntimo de los Pastorcillos, que proviene del futuro de Dios, es la misma que se ha manifestado en la plenitud de los tiempos y que ha venido para todos: el Hijo de Dios hecho hombre. Que Él tenga el poder de inflamar los corazones más fríos y tristes, lo vemos en los discípulos de Emaús (cfr Lc 24,32). Por ello nuestra esperanza tiene fundamento real, se basa en un acontecimiento que se coloca en la historia y que al mismo tiempo la supera: ¡Es Jesús de Nazaret! Es el entusiasmo suscitado por su sabiduría y por su potencia salvífica en la gente de entonces era tal que una mujer en medio de la multitud – como hemos escuchado en el Evangelio – exclama: "¡Dichoso el seno que te llevó y los pechos que te criaron!". Y sin embargo Jesús respondió: "Dichosos más bien los que oyen la Palabra de Dios y la guardan" (Lc 11, 27.28). Pero ¿quién tiene tiempo para escuchar su palabra y dejarse fascinar por su amor? ¿Quién vela, en la noche de la duda y de la incertidumbre, con el corazón alzado en oración? ¿Quién espera el alba del nuevo día, teniendo encendida la llama de la fe? La fe en Dios abre al hombre el horizonte de una esperanza cierta que no decepciona; indica un sólido fundamento sobre el que apoyar, sin miedo, la propia vida; requiere el abandono, lleno de confianza, en las manos del Amor que sostiene el mundo.
    “Será conocida en las naciones su raza y sus vástagos entre los pueblos [...] son raza bendita del Señor” (Is 61, 9) con una esperanza inquebrantable y que fructifica en un amor que se sacrifica por los demás pero que no sacrifica a los demás: al contrario – como hemos escuchado en la segunda lectura – “Todo lo excusa. Todo lo cree. Todo lo espera. Todo lo soporta” (1Cor 13,7). De ello son ejemplo y estímulo los Pastorcillos, que hicieron de su vida una ofrenda a Dios y un compartir con los demás por amor de Dios. La Virgen les ayudó a abrir el corazón a la universalidad del amor. En particular, la beata Jacinta se mostraba incansable en compartir con los pobres y en el sacrificio por la conversión de los pecadores. Sólo con este amor de fraternidad y de compartir conseguiremos edificar la civilización del Amor y de la Paz.
    Se engañaría quien pensase que la misión profética de Fátima haya concluido. Aquí revive ese designio de Dios que interpela a la humanidad desde sus inicios: "¿Dónde está tu hermano Abel? [...] Se oye la sangre de tu hermano clamar a mí desde el suelo” (Gn 4, 9). El hombre pudo desencadenar un ciclo de muerte y de terror, pero no consigue interrumpirlo... En la Sagrada Escritura aparece con frecuencia que Dios está a la búsqueda de justos para salvar la ciudad de los hombres, y lo mismo hace aquí, en Fátima, cuando la Virgen pregunta: “Queréis ofreceros a Dios para soportar todos los sufrimientos que Él quiera mandaros, en acto de reparación por los pecados con los que Él es ofendido, y de súplica por la conversión de los pecadores?” (Memorias de Sor Lucía, I, 162).
    Con la familia humana dispuesta a sacrificar sus vínculos más santos en el altar de estrechos egoísmos de nación, raza, ideología, grupo, individuo, vino del Cielo nuestra Madre bendita ofreciéndose para trasplantar en el corazón de cuantos se confían a ella el Amor de Dios que arde en el suyo. En ese tiempo eran solo tres, cuyo ejemplo de vida se ha difundido y multiplicado en grupos innumerables por toda la superficie de la tierra, en particular al paso de la Virgen Peregrina, los cuales se dedican a la causa de la solidaridad fraterna. Que estos siete años que nos separan del centenario de las Apariciones puedan apresurar el preanunciado triunfo del Corazón Inmaculado de María a gloria de la Santísima Trinidad.
    [Traducción del original portugués por Inma Álvarez
    ©Libreria Editrice Vaticana]

    Papa agradece acção social da Igreja em Portugal Bento XVI diz que a actual crise exige maior atenção às propostas sociais dos católicos

    1. Pope Benedict XVI raises his hands during a mass at the Catholic 
shrine of Fatima in central Portugal, May 13, 2010. Thousands of 
pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope 
Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first 
appearance of the...
    Pope Benedict XVI (C) waves to the crowd as he arrives to celebrate
 an open-air mass at Fatima's Sanctuary on May 13, 2010. Half a million 
pilgrims are attending a giant open-air mass with Pope Benedict XVI in 
Fatima, a greater number than joined his predecessor John Paul II here 
in 2000, a Church spokesman said.
       
     
    ENCONTRO COM AS ORGANIZAÇÕES DA PASTORAL SOCIAL
    DISCURSO DO PAPA BENTO XVI
    Igreja da SS.ma Trindade - Fátima
    Quinta-feira, 13 de Maio de 2010
    Queridos irmãos e amigos,
    Ouvistes Jesus dizer: «Vai e faz o mesmo» (Lc 10, 37). Recomenda-nos que façamos nosso o estilo do bom samaritano, cujo exemplo acaba de ser proclamado, ao aproximar-nos das situações carentes de ajuda fraterna. E qual é esse estilo? «É “um coração que vê”. Este coração vê onde há necessidade de amor e actua em consequência» (Bento XVI, Enc. Deus caritas est, 31). Assim fez o bom samaritano. Jesus não se limita a recomendar; como ensinam os Santos Padres, o Bom Samaritano é Ele, que Se faz próximo de todos os homens e «derrama sobre as suas feridas o óleo da consolação e o vinho da esperança» (Missal Romano, Prefácio Comum VIII) e os conduz à estalagem, que é a Igreja, onde os faz tratar, confiando-os aos seus ministros e pagando pessoalmente de antemão pela cura. «Vai e faz o mesmo»! O amor incondicionado de Jesus que nos curou há-de converter-se em amor entregue gratuita e generosamente, através da justiça e da caridade, para vivermos com um coração de bom samaritano.
    É com grande alegria que me encontro convosco neste lugar bendito que Deus escolheu para recordar à humanidade, através de Nossa Senhora, os seus desígnios de amor misericordioso. Saúdo com grande amizade cada pessoa aqui presente e as entidades a que pertencem, na diversidade de rostos unidos na reflexão das questões sociais e sobretudo na prática da compaixão, voltada para os pobres, os doentes, os presos, os sós e desamparados, as pessoas com deficiência, as crianças e os idosos, os migrantes, os desempregados e os sujeitos a carências que lhes perturbam a dignidade de pessoas livres. Obrigado, Dom Carlos Azevedo, pelo preito de união e fidelidade à Igreja e ao Papa que prestou tanto da parte desta assembleia da caridade como da Comissão Episcopal de Pastoral Social a que preside e que não cessa de estimular esta imensa sementeira de bem-fazer em Portugal inteiro. Cientes, como Igreja, de não poderdes dar soluções práticas a todos os problemas concretos, mas despojados de qualquer tipo de poder, determinados ao serviço do bem comum, estais prontos a ajudar e a oferecer os meios de salvação a todos.
    Queridos irmãos e irmãs que operais no vasto mundo da caridade, «Cristo ensina-nos que “Deus é amor” (1 Jo 4, 8) e simultaneamente ensina-nos que a lei fundamental da perfeição humana e, consequentemente, também da transformação do mundo é o novo mandamento do amor. Portanto aqueles que crêem na caridade divina têm a certeza d’Ele que a estrada da caridade está aberta a todos os homens» (Conc. Ecum. Vaticano II, Const. Gaudium et spes, 38). O cenário actual da história é de crise sócio-económica, cultural e espiritual, pondo em evidência a oportunidade de um discernimento orientado pela proposta criativa da mensagem social da Igreja. O estudo da sua doutrina social, que assume como principal força e princípio a caridade, permitirá marcar um processo de desenvolvimento humano integral que adquira profundidade de coração e alcance maior humanização da sociedade (cf. Bento XVI, Enc. Caritas in veritate, 20). Não se trata de puro conhecimento intelectual, mas de uma sabedoria que dê sabor e tempero, ofereça criatividade às vias cognoscitivas e operativas para enfrentar tão ampla e complexa crise. Que as instituições da Igreja, unidas a todas as organizações não eclesiais, melhorem as suas capacidades de conhecimento e orientações para uma nova e grandiosa dinâmica que conduza para «aquela civilização do amor, cuja semente Deus colocou em todo o povo e cultura» (Ibid., 33).
    Na sua dimensão social e política, esta diaconia da caridade é própria dos leigos, chamados a promover organicamente o bem comum, a justiça e a configurar rectamente a vida social (cf. Bento XVI, Enc. Deus caritas est, 29). Consta das vossas conclusões pastorais, resultantes de reflexões recentes, formar uma nova geração de líderes servidores. A atracção de novos agentes leigos para este campo pastoral merecerá certamente especial cuidado dos pastores, atentos ao futuro. Quem aprende de Deus Amor será inevitavelmente pessoa para os outros. Realmente, «o amor de Deus revela-se na responsabilidade pelo outro» (Bento XVI, Enc. Spe salvi, 28). Unidos a Cristo na sua consagração ao Pai, somos tomados pela sua compaixão pelas multidões que pedem justiça e solidariedade e, como o bom samaritano da parábola, esforçamo-nos por dar respostas concretas e generosas.
    Muitas vezes, porém, não é fácil conseguir uma síntese satisfatória da vida espiritual com a acção apostólica. A pressão exercida pela cultura dominante, que apresenta com insistência um estilo de vida fundado sobre a lei do mais forte, sobre o lucro fácil e fascinante, acaba por influir sobre o nosso modo de pensar, os nossos projectos e as perspectivas do nosso serviço, com o risco de esvaziá-los da motivação da fé e da esperança cristã que os tinha suscitado. Os pedidos numerosos e prementes de ajuda e amparo que nos dirigem os pobres e marginalizados da sociedade impelem-nos a buscar soluções que estejam na lógica da eficácia, do efeito visível e da publicidade. E todavia a referida síntese é absolutamente necessária para poderdes, amados irmãos, servir Cristo na humanidade que vos espera. Neste mundo dividido, impõe-se a todos uma profunda e autêntica unidade de coração, de espírito e de acção.
    No meio de tantas instituições sociais que servem o bem comum, próximas de populações carenciadas, contam-se as da Igreja Católica. Importa que seja clara a sua orientação de modo a assumirem uma identidade bem patente: na inspiração dos seus objectivos, na escolha dos seus recursos humanos, nos métodos de actuação, na qualidade dos seus serviços, na gestão séria e eficaz dos meios. A firmeza da identidade das instituições é um serviço real, com grandes vantagens para os que dele beneficiam. Passo fundamental, além da identidade e unido a ela, é conceder à actividade caritativa cristã autonomia e independência da política e das ideologias (cf. Bento XVI, Enc. Deus caritas est, 31 b), ainda que em cooperação com organismos do Estado para atingir fins comuns.
    As vossas actividades assistenciais, educativas ou caritativas sejam completadas com projectos de liberdade que promovam o ser humano, na busca da fraternidade universal. Aqui se situa o urgente empenhamento dos cristãos na defesa dos direitos humanos, preocupados com a totalidade da pessoa humana nas suas diversas dimensões. Exprimo profundo apreço a todas aquelas iniciativas sociais e pastorais que procuram lutar contra os mecanismos sócio-económicos e culturais que levam ao aborto e que têm em vista a defesa da vida e a reconciliação e cura das pessoas feridas pelo drama do aborto. As iniciativas que visam tutelar os valores essenciais e primários da vida, desde a sua concepção, e da família, fundada sobre o matrimónio indissolúvel de um homem com uma mulher, ajudam a responder a alguns dos mais insidiosos e perigosos desafios que hoje se colocam ao bem comum. Tais iniciativas constituem, juntamente com muitas outras formas de compromisso, elementos essenciais para a construção da civilização do amor.
    Tudo isto bem se enquadra na mensagem de Nossa Senhora que ressoa neste lugar: a penitência, a oração, o perdão que visa a conversão dos corações. Esta é a estrada para se construir a referida civilização do amor, cujas sementes Deus lançou no coração de todo o homem e que a fé em Cristo Salvador faz germinar.

    © Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

    Pope's Prayer at Apparition Chapel "I Consign the Golden Rose That I Have Brought From Rome"


    Pope Benedict XVI walks to the altar during a mass at the Catholic 
shrine of Fatima in central Portugal, May 13, 2010. Thousands of 
pilgrims made their way to the Fatima Shrine to attend a mass by Pope 
Benedict XVI to mark the 93rd anniversary celebrations of the first 
appearance of the Virgin Mary to three shepherd children in 1917.

    FATIMA, Portugal, MAY 12, 2010 (Zenit.org).- Here is the prayer Benedict XVI pronounced today at the Chapel of Apparitions upon arriving to the Shrine of Our Lady of Fatima.

    * * *

    Our Lady,
    Mother of all men and women,
    I come before you as a son
    visiting his Mother,
    and I do so in company
    with a multitude of brothers and sisters.
    As the Successor of Peter,
    to whom was entrusted the mission
    of presiding in the service
    of charity in the Church of Christ
    and of confirming all in faith and in hope,
    I wish to present to your
    Immaculate Heart
    the joys and hopes
    as well as the problems and sufferings
    of each one of these sons and daughters of yours
    who are gathered in the Cova di Iria
    or who are praying with us from afar.

    Mother most gentle,
    you know each one by name,
    you know each one’s face and personal history,
    and you love them all
    with maternal benevolence
    that wells up from the very heart of Divine Love.
    I entrust and consecrate them all to you,
    Mary Most Holy,
    Mother of God and our Mother.

    Cantors and Assembly: We sing to you and we praise you, O Mary (v. 1)

    Holy Father:

    The Venerable Pope John Paul II,
    who visited you three times here in Fatima
    and thanked the "unseen hand"
    that rescued him from death
    in the assassination attempt on 13 May
    in Saint Peter’s Square almost thirty years ago,
    wanted to offer to the Shrine of Fatima
    a bullet which gravely wounded him
    and was placed in the crown of the Queen of Peace.
    It is a profound consolation
    to know that you are crowned
    not only with the silver
    and gold of our joys and hopes,
    but also with the "bullet"
    of our anxieties and sufferings.

    I thank you, beloved Mother,
    for the prayers and sacrifices
    that the shepherd-children
    of Fatima offered for the Pope,
    led by the sentiments
    that you inspired in them in the apparitions.
    I also thank all those who,
    every day,
    pray for the Successor of Peter
    and for his intentions,
    that the Pope may be strong in faith,
    bold in hope and zealous in love.

    Cantors and Assembly: We sing to you and we praise you, O Mary (v. 2)

    Holy Father:

    Beloved Mother of us all,
    here in your Shrine at Fatima I consign
    the Golden Rose
    that I have brought from Rome
    as a homage of gratitude from the Pope
    for the marvels that the Almighty
    has worked through you
    in the hearts of so many who come as pilgrims
    to this your maternal home.

    I am sure that the shepherd-children of Fatima,
    Blessed Francisco and Jacinta
    and the Servant of God Lucia of Jesus,
    are united with us at this hour of prayer and jubilation.

    Cantors and Assembly: We sing to you and we praise you, O Mary (v. 5).

    sexta-feira, 11 de maio de 2012

    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO - Saluto ai giovani - 11 maggio 2010 . Incontro con il mondo della cultura - 12 maggio 2010 . Preghiera alla Madonna - 12 maggio 2010 . Celebrazione dei Vespri -Recita del Santo Rosario 12 maggio 2010.


    Viaggio Apostolico in Portogallo del Santo Padre Benedetto XVI : 11-14 maggio 2010







    Viaggio Apostolico in Portogallo del
    SANTO PADRE BENEDETTO XVI
    nel 10° anniversario della beatificazione
    di Giacinta e Francesco, pastorelli di Fátima
    11-14 maggio 2010


    Viaggio Apostolico in Portogallo - Cerimonia di congedo all'Aeroporto di Porto - 14 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    CERIMONIA DI CONGEDO


    DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Aeroporto Internazionale di Porto
    Venerdì, 14 maggio 2010


    Viaggio Apostolico in Portogallo - Saluto ai Fedeli - 14 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    SALUTO AI FEDELI RIUNITI NELL'AVENIDA DOS ALIADOS

    PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Palazzo del Municipio di Porto
    Venerdì, 14 maggio 2010





    © Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

    Viaggio Apostolico in Portogallo - Santa Messa a Porto - 14 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    SANTA MESSA

    OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Grande Piazzale di Av. dos Aliados di Porto
    Venerdì, 14 maggio 2010



    Viaggio Apostolico in Portogallo - Incontro con le organizzazioni della Pastorale Sociale - 13 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    CELEBRAZIONE DELLA PAROLA
    CON LE ORGANIZZAZIONI
    DELLA PASTORALE SOCIALE

    DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Chiesa della SS.ma Trindade - Fátima
    Giovedì, 13 maggio 2010


    Viaggio Apostolico in Portogallo - Santa Messa sulla Spianata del Santuario di N.S. di Fátima - 13 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)
    SANTA MESSA


    OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Spianata del Santuario di Fátima
    Giovedì, 13 maggio 2010


    Viaggio Apostolico in Portogallo - Recita del Santo Rosario - 12 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    BENEDIZIONE DELLE FIACCOLE,
    RECITA DEL SANTO ROSARIO


    DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Spianata del Santuario di Fátima
    Mercoledì, 12 maggio 2010

    Viaggio Apostolico in Portogallo - Celebrazione dei Vespri - 12 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    ATTO DI AFFIDAMENTO E CONSACRAZIONE
    DEI SACERDOTI AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

    PREGHIERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Chiesa SS.ma Trinità - Fátima
    Mercoledì, 12 maggio 2010

    Viaggio Apostolico in Portogallo - Celebrazione dei Vespri - 12 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON SACERDOTI,
    RELIGIOSI, SEMINARISTI E DIACONI

    OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Chiesa della SS.ma Trindade - Fátima
    Mercoledì, 12 maggio 2010

    Viaggio Apostolico in Portogallo - Preghiera alla Madonna - 12 maggio 2010



    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    VISITA ALLA CAPPELLINA DELLE APPARIZIONI

    PREGHIERA ALLA MADONNA

    Cappellina delle Apparizioni - Fátima
    Mercoledì, 12 maggio 2010


    Viaggio Apostolico in Portogallo - Incontro con il mondo della cultura - 12 maggio 2010



    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    INCONTRO CON IL MONDO DELLA CULTURA

    DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Centro Cultural de Belém - Lisboa
    Mercoledì, 12 maggio 2010

    Viaggio Apostolico in Portogallo - Saluto ai giovani - 11 maggio 2010


    VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
    NEL 10° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE
    DI GIACINTA E FRANCESCO, PASTORELLI DI FÁTIMA
    (11-14 MAGGIO 2010)

    AI GIOVANI RIUNITI
    DAVANTI ALLA NUNZIATURA APOSTOLICA

    SALUTO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Nunziatura Apostolica - Lisboa
    Martedì, 11 maggio 2010

    fonte:maranatha.it