sábado, 16 de agosto de 2014

Ermitaños Eucarísticos del Padre Celestial

 








Eucarísticos del Padre Celestial “porque vivimos centrados en la Eucaristía, que es la que nos da la fuerza y la espiritualidad para toda nuestra obra evangélica. La Eucaristía tiene tres dimensiones: es Tabernáculo de adoración, Altar de inmolación y Hostia de irradiación. Nuestra vida quiere ser eso: oración, ayuno y penitencia. La penitencia es la inmolación y, claro, la caridad es la irradiación del apostolado”. (P. Antonio Lootens)
*

“No hay crisis de vocaciones, lo que sucede es que el llamado actual es a una vida consagrada austera, ascética, de pobreza real”. (P. Antonio Lootens)

Los Ermitaños y Ermitañas Eucarísticos del Padre Celestial fueron fundados por el P. Antonio Lootens y la Madre Andrea de Jesús en Costa Rica en 1993. Se establecieron en 1994 en la Archidiócesis de Bucaramanga (Colombia), bajo los auspicios de su arzobispo de aquel entonces, el Cardenal Darío Castrillón Hoyos. En una finca montañosa y boscosa, a quince kilómetros de la capital, se estableció el Eremitorio donde los religiosos y religiosas viven su vocación contemplativa en oración, silencio y penitencia.


Su carisma consiste en prolongar místicamente la Eucaristía, siendo tabernáculos de adoración que suben a la montaña a solas a orar. Se ocupan en exclusivo de las cosas del Padre y procuran agradarle de modo que esté siempre con ellos. Los Ermitaños y Ermitañas viven cada uno en su ermita, en soledad y silencio, exceptuando la Santa Misa, el Oficio Divino y las recreaciones que contemplan las Constituciones. Ayunan dos veces a la semana y, como viene siendo tradición en la ascesis eremítica, no comen carne. Todo lo que consumen lo producen en sus mismos huertos. Los fines de semana reciben a los fieles que quieren recibir los Sacramentos de la Eucaristía y la reconciliación, aprender a orar, o recibir dirección y orientación espiritual. La comunidad del eremitorio está formada por un centenar de hombres y mujeres, situada en Bucaramanga (Colombia).


Contacto:

Ermitaños Eucarísticos del Padre Celestial
A.P. 1601 B/ga
Piedecuesta- Santander (Colombia)

E-mail:

eepcmaria@yahoo.es
ermitanos@arquidiocesisbucaramanga.org
 
FONTE

MARY: I want all to know that the Catholic Church is the repository of God’s special light at this moment of world crisis.




9. A New Joan of Arc

 Aug 12th, 2014
Mary
I pour out my sorrows. I want all the world to understand. I see where each event leads. I see the path that Satan has chosen. I know his mind. I know his plans. I know those who help him. I watch as he cleverly moves each person, every step of the way.
I see the foolishness and the mistakes of those who seek peace. Only when they look back do they see the wrong decisions they have made, allowing the violence to spread.
Sadly, it will all continue, at an ever-increasing pace, one clever move after another by the terrorists and one foolish move after another by those who are trying to resist. So many mistakes in the past and so many political decisions in the present!
Should I be like Joan of Arc, guiding your armies to victory? What kind of intervention is needed? I am ready to lead. Do not look to the heavens but at your own hearts. Am I totally unprepared for this moment of crisis? Indeed, I am the only creature whom the heavenly Father has prepared. I am his plan of action.
I want my light to pour forth out of the Church and into the marketplace. I want all to know that the Catholic Church is the repository of God’s special light at this moment of world crisis.
My greatest sorrow is that the Church herself does not understand the light that I want to pour forth. At this moment, the Church needs someone like Joan of Arc, led by a divine voice to take the bold steps needed for the victory of peace.
Comment: St. Joan of Arc (1412-1431) began to experience visions at 13. These heavenly voices told her that she would save France from the English. She convinced everyone and was allowed to lead the French army in recapturing Orleans and Troyes (June 1429). In July, Charles accepted his role as King of France. She is called the Maid of Orleans and is the patron saint of France.

Textos de Padre Matta Meskin

 


Textos de Padre Matta Meskin
  1. Enzo Bianchi. Matta el Meskin, un Padre del desierto. Ver
  2. Matta el Meskin. Presentación y Prólogo de "La experiencia de Dios en la oración". Ver
  3. Matta el Meskin. ¿Qué es la oración? Ver
  4. Matta el Meskin. La grandeza de la oración. Ver
  5. Matta el Meskin. La eficacia de la oración. Ver
  6. Matta el Meskin. Amar el ayuno. Ver
  7. Matta el Meskin. Negarse a sí mismo. Ver
  8. Matta el Meskin. El arrepentimiento. Ver
  9. Matta el Meskin. La purificación del corazón.Ver
  10. Matta el Meskin. Un espíritu contrito. Ver
  11. Matta el Meskin. La oración continua. Ver
  12. Matta el Meskin. Getsemaní y el sufrimiento. Ver
  13. Matta el Meskin. La pasión de Cristo en nuestra vida. Ver
  14. Matta el Meskin. Cristo ha resucitado. Ver
  15. Matta el Meskin. La amonestación del Espíritu Santo. Ver
  16. Matta el Meskin. Carta 22. Entre el dominio del ego y el descubrimiento de la propia nada. Ver
  17. Matta el Meskin. Entre la resurrección y la ascensión. Ver
  18. Matta el Meskin. La Ascensión. Ver
  19. Matta el Meskin. Tú cuando ores... Ver
  20. Matta el Meskin. La oración, ley espiritual. Ver

fonte

Dio è amore (1Gv 4,8;16) (Matta El Meskin)

 
L’amore non rappresenta soltanto una caratteristica di Dio. Essa è, bensì, la sostanza della natura stessa di Dio e del suo essere ovvero l’amore è ciò che ci permette, in maniera più elevata di ogni altra cosa, di comprendere la natura di Dio. Se uniamo i due versetti di Giovanni
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore (1Gv 4,8)
Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.
diviene chiaro che l’amore è l’espressione più pura di Dio, l’espressione più elevata della comprensione di Dio. Essa supera tutti i confini naturali delle religioni. La natura dell’amore in Dio non è paragonabile a nessun altro concetto. Essa rappresenta la forza suprema e l’azione attiva. Questa porta d’ingresso verso la conoscenza di Dio apre davanti a noi una nuova via per conoscere la religione cristiana basata sulla verità di Dio e sulle ripercussioni che questa ha sulla vita etica.
L’invito che ci propone san Giovanni ad amarci gli uni con gli altri rappresenta la vocazione più santa per i cristiani che sono chiamati figli di Dio, perché l’amore è Dio: Dio è pienezza dell’amore, è l’amore nella sua forma più perfetta. Se Dio è amore allora colui che vive l’amore è necessariamente nato da Dio e lo conosce. Noi non nasciamo da Dio amando, ma amiamo in seguito alla nascita da Dio. L’unione dell’amore e della conoscenza di Dio chiarisce la natura di questa conoscenza.
Perciò l’amore di cui parla san Giovanni è lo stesso di cui parla san Paolo. E’ “l’amore del donarsi”. L’amore non è possessivo. Qui per amore si intende il contrario dell’amore erotico (eros) che è possessivo per natura e notoriamente negativo, mentre l’amore evangelico è un ardere per la vita e il bene degli altri. La fonte di quest’amore è divina, perché Dio è amore: Dio ha dato il suo Unigenito per l’amore del mondo e Cristo ha offerto se stesso in sacrificio sulla croce per amore del peccatore per farlo risorgere dalla morte del peccato. E’ in questo modo che ci è chiesto di amarci gli uni gli altri. E’ indispensabile, infatti, che i figli di Dio valorizzino e facciano prosperare in loro la natura del Padre amandosi gli uni con gli altri, un amore di donazione e di sacrificio, se non paterno perlomeno fraterno. Coloro, infatti, che amano gli altri così ardentemente e generosamente conoscono Dio e la loro conoscenza proviene da Dio stesso.
Conoscere Dio significa annunciare il suo amore ed è attraverso il nostro amore che mostriamo questa nostra conoscenza di lui: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui” (1Gv 4,9). E’ quest’opera divina del Padre che dona il vero senso al suo amore assoluto.
Sant’Agostino dice: “Se nelle pagine del Vangelo lo Spirito Santo non ci avesse annunciato altro se non che Dio è amore, ciò sarebbe bastato” (cit. in Alfred Plummer, The Epistles of St. John, p.101).
Matta El Meskin
(tratto da “Prima lettera di San Giovanni Apostolo: esegesi ed ermeneutica”)
  Postato da:natodallospirito 

La preghiera ti trasforma fin nel più profondo del tuo essere (Matta El Meskin)

 


preghiera_matta_el_meskinLa preghiera frequente, a cui ti dedichi nelle varie ore del giorno e della notte in cui la chiesa ti invita a pregare, come pure ogniqualvolta ti senti spinto dallo Spirito santo, è uno dei mezzi più efficaci che possiedi per rinnovarti trasformando la tua mente (cf. Rm 12.2). Questa verità è manifesta a chi è iniziato al mistero di Cristo. Se preghi spesso, di giorno e di notte, venti, trenta volte, ogniqualvolta lo Spirito ti ispira parole d’amore, fosse pure per soli cinque minuti o addirittura per un solo minuto, questa preghiera assidua opera, nel più profondo della tua mentalità, del tuo cuore, del tuo carattere e del tuo comportamento, un mutamento fondamentale. Tu stesso non ne prendi facilmente coscienza, ma chi ti è vicino può notarlo senza difficoltà.
Quando volgi lo sguardo a Cristo con perseveranza nella preghiera, la sua immagine mistica e invisibile si imprime segretamente nel tuo essere interiore. Ricevi allora le sue qualità, vale a dire il riflesso della sua infinita bontà e dolcezza, e la luce del suo volto” (Sal 4.7) . È a proposito di questa trasformazione che Paolo dice: “Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi” (Gal 4.19).
La frequenza del tuo dialogo con Cristo nella preghiera fa sì che la sua immagine sublime si imprima segretamente in te senza che tu nemmeno lo sospetti. “‘E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2Cor 3.18).
Questo fenomeno trova un suo corrispondente nel mondo materiale. Quando si espone un corpo inerte all’azione di un corpo radioattivo, esso ne riceve la radioattività in proporzione al tempo di esposizione. Quanto più sentiremo l’influsso noi, che ci avviciniamo alla sorgente di ogni luce che sia mai esistita nel mondo e di ogni energia che abbia mai animato sia i corpi celesti che i corpi terrestri: Gesù Cristo, luce del Padre e luce del mondo!
Cristo stesso esorta anche te a rimanere sempre accanto a lui, affinché le tenebre del mondo non ti sorprendano, non accechino la tua intelligenza, e tu finisca per non riconoscere la verità divina: “Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre” (Gv 12.35); “Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8.12).
Se trascuri deliberatamente la preghiera, ti allontani, tuo malgrado, dalla verità; cammini sul filo dell’abisso, ai limiti dell’incredulità, cioè delle “tenebre esteriori” (cf. Mt 22.13); ti esponi a bestemmiare, senza rendertene conto; la minima prova può precipitarti nell’abisso della disperazione e dell’inimicizia nei confronti di Dio.
Ma è vero anche il contrario. Se sei assiduo nella preghiera fervente, acquisisci una fede più salda delle montagne, e tutto questo senza ostentazione, senza vantartene con parole vane: è la tua vita, il tuo comportamento che attesta questa verità. La tua pazienza, la tua gioia in mezzo alle prove, la sopportazione di fronte alle sofferenze e all’ingiustizia sono altrettanti segni che testimoniano la saldezza della tua fede. Allora non sarai sorpreso dalle tenebre, secondo la promessa del Signore (cf. Gv 12.35).
La frequenza della preghiera esercita dunque nel tuo intimo un’azione divina che ti porta infine a ricevere la potenza della grazia. E lì ha inizio l’unione mistica permanente con il Signore.
Matta El Meskin
tratto da: Consigli per la preghiera
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sexta-feira, 15 de agosto de 2014

La preghiera continua e la preghiera di Gesù di Matta El Meskin

                                          La vita nel suo senso più profondo, si riassume in due atti costanti di un’estrema semplicità: il primo è l’amore la cui sorgente è Dio, il secondo è l’adorazione, che è il proprium della creazione: “Dio è amore” (1Gv 4,16); “Io non sono che pre­ghiera” (Sal 109,4). Questi due atti sono ininterrottamente co­stanti; così, Dio non cessa di amare la creazione e la creazione non cessa d’adorare Dio: “Vi dico, che se questi taceranno, gri­deranno le pietre” (Lc 19,40). Tutti gli atti e le molteplici occupazioni della vita passeranno e scompariranno dopo averci valso condanna o ricompensa e re­steranno soltanto questi due straordinari atti: l’amore di Dio per noi e la nostra adorazione di Dio. Non passeranno mai e rimar­ranno eternamente, perché Dio è felice d’amarci: “Ho posto le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Pr 8,31) e noi troviamo tutta la nostra felicità nell’adorazione di Dio.

Quest’adorazione è un’intuizione divina depositata da Dio al cuore della natura dell’uomo, affinché egli abbia la gioia d’adorare la sorgente della vera felicità. L’abbiamo toccato con mano, sperimentato e verificato tante e tante volte; abbiamo acquisito la certezza che la preghiera e l’adorazione sono fonti di felicità permanente. C’è dunque un mezzo per condurre una vita d’ado­razione e di preghiera ininterrotta, per mettere Dio al centro del nostro pensiero, per fare in modo che tutti i nostri atti e i nostri comportamenti gravitino intorno a lui, per vivere alla sua pre­senza dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina? In realtà, quest’opera non è una cosa da poco; esige da parte nostra grande determinazione, perseveranza e molta attenzione. Non dimentichiamo però che, così facendo, realizziamo il verti­ce della volontà e del piano divini e che, di conseguenza, vi tro­veremo immancabilmente l’aiuto, l’amore e la guida di Dio.

 Riassumiamo come segue la sostanza di quest’esercizio.
 1. Gli obbiettivi della preghiera continua:- Vivere sempre alla presenza di Dio.- Associare Dio a tutte le nostre attività, a tutti i nostri pen­sieri e conoscere la sua volontà.- Accedere a una vita di gioia, avvicinandoci alla fonte stessa della felicità: Dio, e gioire del suo amore.- Acquisire un’alta conoscenza di Dio nel suo stesso essere.- Praticare un felice distacco dalle cose di questo mondo, sen­za rimpiangere nulla.
 2. Qualche indicazione sulla preghiera continua:- Ravvivare il sentimento di essere alla presenza di Dio che vede tutto ciò che facciamo e sente tutto ciò che diciamo.- Tentare di parlargli di tanto in tanto, con brevi frasi che tra­ducano il nostro stato del momento.- Associare Dio ai nostri lavori domandandogli di essere pre­sente alle nostre attività, rendendone a lui conto dopo averle con­cluse, ringraziandolo in caso di riuscita, dicendogli il nostro rammarico in caso di fallimento, cercandone le ragioni: ci siamo forse allontanati da lui o abbiamo omesso di chiedere il suo aiuto?- Cercare di percepire la voce di Dio attraverso i nostri lavori. Molto spesso egli ci parla interiormente ma non essendo attenti a lui, perdiamo l’essenziale dei suoi orientamenti.- Nei momenti critici, quando riceviamo notizie allarmanti o quando siamo assillati, chiediamogli subito consiglio; nella pro­va egli è l’amico più sicuro.- Non appena il cuore comincia a irritarsi e i sentimenti ad agitarsi, volgiamoci a lui per calmare la nefasta agitazione prima che invada il nostro cuore; invidia, collera, giudizio, vendetta, tutto ciò ci farà perdere la grazia di vivere alla sua presenza, per­ché Dio non può coabitare con il male.- Tentare per quanto possibile di non dimenticarlo, tornando subito a lui, non appena i nostri pensieri sono colti in flagrante reato di vagabondaggio.- Non intraprendere un lavoro o dare una risposta prima di aver ricevuto una sollecitazione da Dio. Questa diventa sempre meglio discernibile a misura della fedeltà del nostro cammino alla sua presenza e della nostra determinazione a vivere con lui.
3. Principi base per una vita di preghiera continua:- Credi in Dio? Allora che Dio sia la base di tutti i tuoi comportamenti; con lui accogli tutto ciò che incontri nella vi­ta, felicità o tristezza. Che la tua fede non cambi ogni giorno a seconda delle circostanze. Non lasciare che sia il successo ad aumentare la tua fede, né il fallimento, la perdita e la malattia a indebolirla o ad annientarla.- Hai accettato di vivere con Dio? Allora, una volta per tutte, metti in lui tutta la tua fiducia e non cercare di indietreggiare o di battere in ritirata. Sii fedele a lui fino alla morte.- Affidagli tutti i tuoi affari materiali e spirituali; egli è vera­mente in grado di reggerli tutti. Sappi che la vita con Dio sopporta tutto: malattia, fame, umiliazione… e non essere sorpreso se ti accadono queste cose; sii paziente e le vedrai trasformarsi e schierarsi dalla tua parte per il tuo maggior bene.- Concentra il tuo amore su Dio e non permettere agli ostaco­li di ridurlo; al contrario, accogli ogni sofferenza senza amarezza ma con dolcezza, a motivo di questo amore, perché il vero amore trasforma la sofferenza in felicità.- Beati coloro che sono stati ritenuti degni di soffrire per il suo Nome. Ancora più beati coloro che desiderano sacrificarsi per amore del suo Nome.

Breve storia della preghiera continua La preghiera continua è una disciplina spirituale particolare che impegna le facoltà interiori dell’anima e tocca centri precisi del cervello con lo scopo d’acquisire la calma interiore neces­saria a pervenire a uno stato di veglia spirituale costante e di percezione permanente della presenza divina, accompagnata da un completo dominio dei pensieri e delle passioni. Costituisce l’opera spirituale più importante e più elevata che, condotta con successo, può farci raggiungere le vette della vita spirituale. Questa forma di preghiera è già menzionata negli insegna­menti dei primi padri del deserto d’Egitto: Macario il Grande parla della recitazione costante del “dolce Nome di Gesù” e abba Isacco, discepolo di Antonio, fa un lungo elogio della ripetizione continua del versetto di un salmo. Entrambi hanno vissuto verso la fine del IV secolo e gli insegnamenti del secondo sono stati raccolti da Cassiano durante i suoi viaggi in Egitto. Attraverso le parole di abba Isacco apprendiamo che questo metodo di preghiera, costitutivo di una delle tradizioni asce­tiche più importanti tra quelle che i padri avevano ricevuto dai loro predecessori, “è un segreto che ci è stato rivelato da quei pochi padri appartenenti al buon tempo antico, ma che vivono tutt’ora; noi lo riveliamo a nostra volta a quel piccolo numero di anime che dimostrano una vera sete di conoscerlo”.Quanto agli effetti di questa pratica sulle facoltà dell’anima e della mente, essi erano noti ai padri fin dall’inizio,come si deduce dalle parole di Isacco: “[Questa preghiera] esprime tutti i sentimenti di cui è capace la natura umana; conviene perfetta­mente a tutti gli stati e a ogni sorta di tentazione… Che l’anima (mens) ritenga incessantemente questa formula, cosicché, a for­za di ripeterla, acquisti la capacità di rifiutare e allontanare da sé tutte le ricchezze rappresentate dai nostri molteplici pensieri”.Fin da allora, cioè dal IV secolo, la preghiera continua si è dif­fusa in Egitto e in tutto l’oriente cristiano fino a occupare un posto preponderante nella dottrina ascetica di tutte le chiese orientali. La ritroviamo, tra gli altri, negli insegnamenti di Nilo il Sinaita (+ 430), poi in quelli di Giovanni Climaco all’inizio del VII secolo (570-640), e di Esichio di Batos (Sinai, VII o VIII secolo). L’importanza accordata all’hesychìa (tranquillità) si am­plifica progressivamente fino a raggiungere uno dei suoi vertici negli insegnamenti di Isacco ll Siro, vescovo di Ninive, verso la fine del VII secolo. Gli elementi frammentari di questi insegnamenti furono rac­colti in una dottrina sistematica solo con l’arrivo di Simeone il Nuovo Teologo (1022) e poi di Gregorio il Sinaita, che li orga­nizzarono in una dottrina mistica di tipo specificamente bizan­tino. Gregorio il Sinaita, seguito dal discepolo Callisto che di­verrà patriarca di Costantinopoli, la introdusse al Monte Athos alla fine del XIII secolo e fece della preghiera continua una prati­ca mistica fondamentale nella tradizione bizantina, dopo aver raccolto la quasi totalità delle parole dei padri riferite a questo argomento, ordinandole, spiegandole e commentandole. Con il soggiorno di Nil Sorskij al Monte Athos, nella seconda metà del XV secolo, si aprì una porta molto ampia per l’impian­tazione in Russia della preghiera continua. Tutta l’eredità orien­tale antica, con le sue ricchezze, si trovò trasferita ai padri russi che rivaleggeranno in ardore per applicarla con amore, fedeltà e devozione. Ormai, questa pratica occuperà un posto molto im­portante nella vita delle generazioni successive, come ci si può rendere conto leggendo i Racconti di un pellegrino russo. Ma, lasciando il deserto d’Egitto, suo luogo d’origine, la pre­ghiera continua perse buona parte della sua semplicità originaria; chi la praticava nei primi secoli, viveva spontaneamente in profondità i suoi effetti spirituali senza esaminarne il come; ne raccoglieva i frutti senza che ciò suscitasse in lui ambizioni spirituali. Questa forma di preghiera è dunque passata da un’umile pra­tica ascetica a una sistematizzazione mistica elaborata, provvista di discipline proprie, proprie condizioni, gradi e risultati. L’o­rante può prendere coscienza di tutto ciò ancor prima di cominciare a praticarla. Il che, naturalmente, non ha mancato di attri­buire al metodo una buona parte di complessità, accresciuta da una dannosa mancanza di naturalezza. Nondimeno, la preghiera continua ha sempre i suoi adepti e i suoi praticanti esperti e, su coloro che l’amano, non cessa di versare in abbondanza i suoi effetti benefici, le sue grazie e le sue benedizioni. L’autore stes­so confessa i benefici di questa preghiera per quanto lo riguarda personalmente. Matta El Meskin

tratto da Matta El Meskin, L’esperienza di Dio nella preghiera, Qiqajon, pp. 257-262 - See more at: http://www.natidallospirito.com/2009/12/13/la-preghiera-continua-e-la-preghiera-di-gesu-di-matta-el-meskin/#sthash.fSECJjax.dpuf

quinta-feira, 14 de agosto de 2014

Massacre de católicos em terras de maioria islâmica . MÁRTIRES CRISTÃOS NO IRAQUE

 

Massacre de católicos em terras de maioria islâmica

Paulo Roberto Campos

cristianos-huyendo-de-mosul-530x303Nesses últimos dias, horrorizados temos acompanhado a dramática situação de nossos irmãos católicos perseguidos, sendo trucidados em diversas nações muçulmanas, principalmente no Iraque. Em Mossul (norte do Iraque) muitos cristãos recebem um ultimato do ISIS (sigla em inglês de Estado Islâmico do Iraque e do Levante): “Convertam-se ao Islã ou deixem suas casas sem levar seus bens, ou morte”. Em raros casos, permitem que algumas famílias fiquem na cidade desde que lhes paguem o “imposto dos infiéis” (a jizya) de aproximadamente 500 dólares mensais. Há muitos relatos de mulheres que foram violadas pelos militantes do ISIS.

No dia 6 último, Qaraqosh (cidade localizada a 50 Km de Mossul, na qual viviam 40 mil cristãos) foi ocupada durante a noite pelos milicianos do ISIS. Quase toda população tinha fugido quando se soube da aproximação dos islamitas. Há falta de informação sobre a situação atual de milhares desses cristãos, mas, segundo a AINA (agência internacional de notícias da Assíria) eles fugiram para cidades do Curdisdão.

Causa-nos perplexidade observar como certas autoridades (eclesiásticas e civis) permanecem num “silêncio ensurdecedor” diante desse martírio de católicos. Causa-nos também perplexidade observar tais autoridades, costumeiramente tão loquazes, apenas emitirem uma notinha de repúdio, quando necessário seria um brado de indignação, o levantamento de uma verdadeira Cruzada em defesa de nossos irmãos que estão sendo escorraçados de suas Igrejas, de suas casas e de suas cidades por agentes da religião islâmica.

A fim de despertar a autêntica indignação contra tais atrocidades, transcrevo alguns trechos de um artigo, publicado no “O Estado de S. Paulo” de 24 de julho último, de autoria de Gilles Lapouge, correspondente muito bem informado no tema.

MÁRTIRES CRISTÃOS NO IRAQUE

Gilles Lapouge
Igreja catolica incendiada
Edifício da Igreja Católica incendiado em Mossul
Há alguns dias, os cristãos da segunda maior cidade do Iraque, Mossul, tomada recentemente pelos jihadistas do Estado Islâmico no Iraque e no Levante (Isil, na sigla em inglês), ganharam o direito de escolher seu destino. Os novos donos de Mossul oferecem quatro opções: deixar o Iraque no prazo de 24 horas, converter-se ao islamismo, pagar um imposto especial para os não muçulmanos, tornando-se cidadãos de segunda categoria ou, finalmente, morrer pela espada.

Enquanto Saddam vivia, a comunidade [igrejas católicas do Oriente, rito caldeu, siríaco, armênio, grego ou latino] tinha mais de um milhão de fiéis.

Era uma espécie de milagre. Fundada no século IV, essa corrente católica teve um papel preponderante naquele tempo. Foi ela que converteu ao cristianismo uma parte dos mongóis. Além disso, transmitiu aos árabes e posteriormente à Europa medieval toda a cultura da Grécia antiga.

Desde que os americanos mataram Saddam, os católicos foram escorraçados do Iraque ou perseguidos. Hoje, com a chegada dos jihadistas do Isil (mais obtusos e perversos do que os de Osama bin Laden e da rede Al-Qaeda), começa o tempo da agonia. Milhares de cristãos iraquianos teriam sido mortos e 600 mil já fugiram do país.

Um pedaço da história, construído ao longo de 16 séculos, ameaça ser aniquilado, pelo menos se os fanáticos do Isil consolidarem sua vitória e conseguirem criar um califado que ignora as fronteiras políticas habituais e sonha implantar a sharia em grande parte da Síria e do Iraque, de Alepo a Bagdá. As perseguições tem ocorrido desde que, há um mês, foi proclamado o califado islâmico.
Letra N 2
Letra N (em árabe ن de Nazareno) que muçulmanos estão pintando nas casas dos cristãos que devem ser expulsos ou executados
Não conhecemos todos os detalhes e todas as indignidades. Contudo, sabe-se que centenas de iraquianos cristãos teriam sido mortos e mais de 600 mil tomaram o caminho do exílio. Em Mossul, as casas dos cristãos foram marcadas com a letra N (que significa Nassarah ou Nazareno, um pouco como as casas dos judeus eram emporcalhadas por Hitler).

Onde se refugiam esses cristãos expulsos de suas casas? Muitos se dirigem para Qaraqosh, 30 quilômetros a leste de Mossul, por ser uma cidade de maioria cristã. Além disso, a localidade é predominantemente curda. Os curdos opõem-se aos fanáticos do califado. Seus guerreiros, os peshmergas, são muito fortes. Eles lutam contra as tropas jihadistas e protegem os cristãos. Surpreende um pouco que esse fato não tenha provocado indignação nas capitais ocidentais. É claro que todas essas calamidades são tão numerosas e asquerosas que cada horror atua como um filtro para impedir que se percebam outros horrores: Síria, Faixa de Gaza, a Líbia à beira do abismo, Sudão, República Centro-Africana, Ucrânia, etc. O mundo hoje não passa de uma extensa decepção, um longo soluço. Mas, no caso dos cristãos de Mossul, estamos diante de uma das mais violentas crueldades.

Foto Mossul
Católicos do Iraque refugiados na Igreja de São José, em Erbil (norte do Iraque) depois de fugirem de suas aldeias invadidas por guerrilheiros muçulmanos
PS: De outro boletim que recebi hoje da “ACI/EWTN Noticias”, de 8-8-14, informa que a situação se agrava drasticamente dia-a-dia. O Patriarca católico caldeu, Dom Louis Raphael Sako, exortou a comunidade internacional a tomar consciência do êxodo, da“via sacra que milhares de cristãos iraquianos estão sofrendo para escapar da violência dos extremistas muçulmanos do Estado Islâmico (ISIS)”, que nesta quinta-feira tomaram Qaraqosh. Ele descreveu essa tragédia “Cerca de 100 mil cristãos, horrorizados e em pânico, fugiram das suas aldeias e casas sem nada mais do que a roupa que tinham vestida [...]. É um êxodo, uma verdadeira Via Sacra, cristãos, incluindo doentes, idosos, crianças e grávidas, estão a caminhar a pé no calor ardente do verão iraquiano para se refugiarem nas cidades curdas de Erbil, Duhok e Soulaymiyia”.
Em outra notícia da mesma agência e do mesmo dia, a “ACI/EWTN Noticias”, transcreve uma declaração de Mark Arabo, líder da comunidade caldeia, à CNN denunciando que os jihadistas do Estado Islâmico (ISIS), estão decapitando crianças cristãs em Mosul, pendurando os seus pais e estuprando as mulheres, as quais são sequestradas e vendidas como escravas. “No parque (de Mossul) o Estado Islâmico decapita sistematicamente as crianças, colocando as suas cabeças em cima de paus e cada vez mais crianças estão sendo decapitadas. As suas mães são estupradas e assassinadas e estão pendurando os seus pais”.
fonte

Iraq, Papa all’Onu: “Fermare la tragedia umanitaria in Iraq”

 


Dal Sito della Santa Sede [qui]. Di seguito pubblichiamo la lettera del papa al Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Clicca per ingrandire
A lato l'immagine dell'appello del Patriarca caldeo cattolico Sako, il quale dà un nome agli aggressori e ai responsabili prossimi e remoti. Eccone un passaggio: « ... gli Stati Uniti d'America, anche a causa del loro precedente coinvolgimento in Iraq, l'Unione Europea, e la lega dei paesi Arabi hanno la responsabilità di agire rapidamente per trovare una soluzione. Devono ripulire la valle di Ninive da tutti i guerrieri jihadisti e aiutare queste famiglie profughe a tornare ai loro luoghi di origine e ricostruire le loro vite in modo che possano conservare e praticare la loro religione cultura e tradizioni tramite una campagna internazionale attiva ed efficace fin quando il governo centrale dell'Iraq e il governo regionale del Kurdistan prenderanno le redini della situazione. Mi rattrista pensare che esse scelgano la migrazione come unica alternativa. Se la situazione non cambia il mondo intero dovrà assumersi la responsabilità di un lento genocidio di una componente autentica della società irachena e della perdita della sua antica eredità culturale. ISIS sta cercando di cancellarne interamente le tracce!...»

A Sua Eccellenza
il Sig. Ban Ki-moon
Segretario Generale
Organizzazione delle Nazioni Unite

È con il cuore carico e angosciato che ho seguito i drammatici eventi di questi ultimi giorni nel nord Iraq, dove i cristiani e le altre minoranze religiose sono stati costretti a fuggire dalle loro case e assistere alla distruzione dei loro luoghi di culto e del patrimonio religioso. Commosso dalla loro situazione, ho chiesto a Sua Eminenza il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che ha servito come Rappresentante dei miei predecessori, Papa San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, presso il popolo in Iraq, di manifestare la mia vicinanza spirituale e di esprimere la mia preoccupazione, e quella di tutta la Chiesa cattolica, per la sofferenza intollerabile di coloro che desiderano solo vivere in pace, armonia e libertà nella terra dei loro antenati.



14 agosto. San Massimiliano Kolbe

Imperdibile, da Riscossa cristiana, un articolo di Chiara Gnocchi [qui]. Da meditare e incidere a lettere di fuoco.

Solo quando si è disposti a dare tutto per la Madre di Dio, e quindi per suo Figlio, il sacrificio di sé diventa l’estremo atto d’amore che santifica. Senza questa sacra radice, qualsiasi sacrificio sarebbe vano, un tentativo inutile di glorificare la propria vita. Con il suo gesto, San Massimiliano ha portato a compimento una vita offerta tutta per la gloria di Dio. Per questo il suo dolore fisico e morale è divenuto balsamo per tante anime.
Secondo me la Missione non può continuare senza il sacrificio di qualche suora”.
Sicuro Madre. Due frati sono già morti, ora tocca a noi morire qui, in martirio, come offerta a Cristo per il bene della missione, per tutta la Nigeria”.

Questa brevissimo dialogo tra due suore Francescane dell’Immacolata, di cui sono stata testimone durante la mia missione in Nigeria, rimarrà sempre incastonato nella mia anima. È stato difficile, per me, accettare che due donne giovanissime fossero disposte così serenamente al martirio. E sono sicura che non avrei compreso il vero senso di quelle parole se non avessi avuto la grazia conoscere la figura di San Massimiliano Kolbe, a cui si ispirano i Francescani dell’Immacolata.

L'offerta del sacrificio nel sacerdozio cattolico e la concezione rahneriana

Conferenza di P. Giovanni Cavalcoli, OP, sull'errata concezione rahner sul sacerdozio cattolico -- 11a conferenza al Convegno di studi "Il sacerdozio ministeriale: l'amore del Cuore di Gesù" tenutosi a Roma l'11-13 sicembre 2009.

Natura e grazia lequivoco di Karl Rahner - Conferenza di Mons Brunero Gherardini


Il cristianesimo anonimo di Rahner - Conferenza di P. Giovanni Cavalcoli OP


"Karl Rahner - Un'analisi critica"


quarta-feira, 13 de agosto de 2014

MARY: The West sees the violence of the terrorists but does not see its own hardness of heart.


8. Almost 100 Years Ago

 Aug 11th, 2014



Mary
With the gaping wounds in my heart come individual sorrows. I see particular people whom I have called to high places in the Church, but they are ashamed of me and do not proclaim me to the world as they should. My greatest sorrow comes from those who do not believe my promises and do not understand the truth I am trying to proclaim. So, I will say it again.
From the very beginning, the heavenly Father foresaw a constant war between the Evil One and the Woman. He promised that the Woman would defeat the Evil One and crush his head. The heavenly Father foresaw this moment of human history and prepared a victory (even against these powerful forces) in my Immaculate Heart. As these events began nearly 100 years ago, I announced my victory, openly and publicly for all the Church to hear. My messages were increased and multiplied. The more they multiplied, the more they were set aside,
But I will not be set aside. The battle is far too serious and the victory is guaranteed if my Immaculate Heart is honored. So, I will begin to pull down those who do not believe. I will remove those who are obstacles to the consecration of Russia. What am I to do, allow the annihilation of the Nations?
Comment: The 19th century saw Marian apparitions at Rue de Bac, Lourdes and many other places. They led up to the great apparitions of Fatima in 1917. This has been followed by Medjugorje and others. The message about the Immaculate Heart has been constant.

7. A Demonic West

 Aug 10th, 2014



Mary
I see hearts that are shut tight and minds that refuse to give up their ideas. People will not change. Terrorists cling to their violence. The West clings to its lifestyles. There is no room for God and no willingness to submit the heart to the fullness of love that would lead in a different direction.
The West sees the violence of the terrorists but does not see its own hardness of heart. Who is saying, “Let us repent of our sins”? Who calls out, “Let us turn back to the Lord. He will save us”?
I say this to the West. You have buildings with no foundations and paths with no light. You have built your city without God’s law. When you banished Jesus, you invited the demonic. Now the demon springs his traps. When he pours forth his violence, you have no light. You lack all understanding. I must come to rescue you with greater light and stronger fire. Yet, even with these signs, will you give up your ideas and open your hearts? The future will tell the story.
Comment: The news focuses on the terrorists. Our Lady focuses on the West banishing Jesus.

6. The Hypocrisy and Charade of America’s Political Leadership

Mary
How gaping are the wounds and how small are the consolations. Amid these events, who is able to have hope? Violence spreads everywhere. Multiple wars. Steps toward peace that are of no avail. I must speak to this problem.
Efforts toward peace will multiply. Meetings will be convened. Diplomats will make every effort. However, no one sees or grasps all that I have tried to explain. The forces of violence and destruction are a mighty river flowing from the inner circles of hell. Man’s sins, especially the killing of the unborn, prepare the way. They open the door. They invite hell’s powers to enter human history.
Look at the hypocrisy. America decries violence and speaks out against the killing of innocent civilians. Tell me, who is more innocent than an unborn child? Yet, America refuses to protect them. What a charade. To send your diplomats all over the world to protect the innocent, while at home you sacrifice thousands each day. America, I established you so you would receive the poor and helpless. Now you allow them to be killed.
My words are solemn and as these events continue to sweep the whole world, I hope that they get an attentive ear, especially from political leadership. You must protect the life of every unborn American. The moment that you make that decision, the tide will turn.
Comment: Most people do not realize the history of the Civil War. Abraham Lincoln wanted only to save the Union. He had no interest in freeing the slaves. As the Union armies were constantly beaten, he saw the important spiritual battle and, in prayer, decided to issue the Emancipation Proclamation. Then, the tide shifted and America was saved.

Assista acima à conferência, realizada no último dia 12 de dezembro, em São Paulo, proferida pelo professor Roberto De Mattei sobre os bastidores do Concílio Vaticano II.




 fonte

Karl Rahner: Un nemico mortale della dogmatica cattolica , che proprio per questo diverrà un caposcuola nel postconcilio

 

La svolta antropologica di Karl Rahner


ha usato s. Tommaso per ingannare, con un linguaggio contorto e farraginoso, sia i lettori meno accorti che la stessa Chiesa docente: molti purtroppo hanno voluto farsi ingannare e si direbbe ex post che quasi non aspettassero altro …



Lo stimmatino Cornelio Fabro (Flumignano 1911 – Roma 1995) è uno degli esempi più emblematici, di ciò che sarebbe potuto essere, e non fu, l’auspicato rinnovamento conciliare. Studioso intrepido e versatile, conoscitore profondo e sistematico sia della filosofia classica e medievale che di quella moderna e contemporanea di impronta germanica (Kant, Hegel, Nietzsche, Heidegger), eccellente pastore di anime e parroco operoso fino all’ultimo, padre Fabro vide a poco a poco scemare la sua influenza negli anni del post-Concilio, in nome dei nuovi teologi e della loro biasimevole “svolta antropologica”.

Nel suo libro appena ristampato (La svolta antropologica di Karl Rahner, edizioni EDIVI, Segni 2011, pp. 210, euro 27). Egli si confronta con uno dei più importanti studiosi del fronte progressista, il padre e gesuita Karl Rahner (1900 – 1984). Fabro, in un certo senso, è l’anti-Rahner per eccellenza, e la sua speculazione teologica e filosofica resta sempre, convintamente, all’interno dell’ortodossia, della Tradizione e di quel retto pensiero classico e cristiano che non è un limite frapposto alla ragione, ma semmai un trampolino.

Secondo padre Fabro, il gesuita tedesco partendo da un «soggettivismo radicale, mai finora tentato dopo la crisi modernistica», «non teme di capovolgere i principi fondamentali del realismo tomistico» (p. 7), miscelando sapientemente tomismo e idealismo, tomismo e Kant, tomismo e Heidegger. Per la scorrettezza metodologica assunta – che arriva sino alla falsificazione testuale (cf. p. 65ss.) – si può parlare secondo lo stimmatino di «depravazione ermeneutica del tomismo» (p. 7).

Un nemico mortale della dogmatica cattolica come Rahner, che proprio per questo diverrà un caposcuola nel postconcilio, ha una saccenza che appare assolutamente dogmatica a Fabro, non avendo il tedesco «mai preso in considerazione le riserve e le critiche di alcun genere» (p. 8). Nella prima parte dell’opera, Fabro dimostra un primo assunto della speculazione rahneriana e cioè l’identità di essere e conoscere: «tesi centrale della concezione rahneriana» (p. 32). Rahner infatti scrisse: «Sein und Erkennen ist dasselbe» (p. 35).

Che da qui vada in fumo tutta la grande filosofia cristiana fondata giustappunto sulla chiara distinzione (metafisica, ontologica, essenziale) fra essere ed essere conosciuto, appare perfino banale. Per Rahner infatti è la «soggettività umana» il centro di tutto, perfino «dello svelarsi dell’essere» e della «divina rivelazione» (cf. p. 13). La tesi annessa è quella della «priorità fondante del pensiero sull’essere» (p. 23), chiaro capovolgimento della tradizione tomistica, aristotelica, platonica e parmenidea.

Secondo il Nostro, il gesuita «ha fatto la sua opzione a favore del principio moderno di immanenza» (p. 25): è l’uomo che ora stabilisce i confini dell’essere, è il pensiero pensante che pone Dio nella misura dell’utile (Kant). Inutile insistere. Nuovi recentissimi studi, come quelli di padre Cavalcoli, hanno confermato ad abundantiam l’assunto fabriano e cioè che «l’impianto della sua interpretazione [di Rahner] era viziato nel suo fondamento» (p. 49), e le conseguenze non potevano non coinvolgere tutta la dottrina cattolica: dogmatica, morale, ecclesiologica, liturgica, etc.


Rahner, «il deformator thomisticus radicalis» (p. 81), ha usato san Tommaso per ingannare, con un linguaggio contorto e farraginoso, sia i lettori meno accorti che la stessa Chiesa docente: molti purtroppo hanno voluto farsi ingannare e si direbbe ex post che quasi non aspettassero altro… In estrema sintesi Rahner appare come il vate dell’ «orizzontalsimo antropologico» (quasi un Feuerbach cattolico) il quale, «contrastato prima del Concilio» è poi divenuto «il portabandiera della nuova versione nordica del cristianesimo immanentistico» (p. 60). E questo anche grazie all’ «appoggio di una parte notevole dell’episcopato tedesco» (p. 65, n. 122). (Fabrizio Cannone)
 

Roberto de Mattei : Was the Second Vatican Council a council that was “betrayed”? By whom?


THE RECONCILER

concilioHistorian sees merit in Pope Francis for having reopened the debate on Vatican II: in order for it to emerge from the Great Equivocation.

Roberto de Mattei
[published in Italian daily Il Foglio - July 12, 2014 edition]
Was the Second Vatican Council a council that was “betrayed”? By whom?
It is a pertinent question, following the publication of Instrumentum Laboris, the Vatican document that will lead the discussion in the upcoming Synod on the Family. The texts cited by Instrumentum Laboris are in fact, only from the Council or post-council, almost as if a radical shift has occurred in the magisterium of the Church since the 1960s on the theme of the family which is of crucial importance today.
The Bologna School has no doubts: there had been this theological and pastoral shift , but Paul VI stifled the incentive. All of the regrets of “The History of Vatican Council II”, written by Giuseppe Alberigo, are staked on the contrast between the “prophet”, John XXIII, who inaugurated the “new Pentecost” in the Church, and the icy John Baptist Montini who ditched it. Behind this historical reading of Vatican II and now re-proposed by Alberigo’s followers, Alberto Melloni, Giuseppe Ruggieri and Massimo Faggioli, is the innovative theology of Marie-Dominique Chenu, Yves Congar and most of all, Karl Rahner. Up to 1965, during the last weeks of the final session, at a conference entitled “The Council: the beginning of a beginning” , the German Jesuit, presented Vatican II as the beginning of a new era in the history of the Church, destined to renovate the community of believers, in an analogous manner to what had happened at the First Council of Jerusalem. Paul VI had betrayed the Council with the Nota praevia in 1964, in which he wanted to limit the significance of collegiality introduced by Lumen Gentium but most of all [he betrayed it]with the “repressive” encyclical Humanae Vitae in 1968.read...

Karl Rahner, maestro del Concilio, di Martini e della coscienza relativa


Il nome di Karl Rahner è un passaggio obbligato per chi voglia entrare nel cuore del dibattito intraecclesiale dei nostri giorni. Come perito conciliare del cardinale Franz König il gesuita tedesco svolse, dietro le quinte, un ruolo cruciale nel Vaticano II, fino a essere definito dall’allora decano della Gregoriana, Juan Alfaro, “il massimo ispiratore del Concilio”. Di certo ha dominato il postconcilio come conferenziere di grido e scrittore dalla alluvionale produzione, pronto a intervenire disinvoltamente su tutti i problemi del momento: i suoi titoli sono oltre quattromila, le sue opere, tradotte e diffuse in tutto il mondo, continuano a esercitare una larga influenza sul mondo cattolico contemporaneo.
Sembra giunta però l’ora di “uscire da Rahner”, come implicitamente auspicato da Benedetto XVI nell’ormai storico discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, sulle “ermeneutiche” del Concilio Vaticano II. Lo “spirito del Concilio” a cui si richiamano gli ermeneuti della “discontinuità” ha infatti la sua fonte nel Geist in Welt di Rahner, quello “Spirito nel mondo” che è il titolo del suo primo importante libro, pubblicato nel 1939. Se in questo volume Rahner delinea la sua concezione filosofica della conoscenza, nel successivo, “Uditori della parola” (Hörer des Wortes), pubblicato nel 1941, espone la sua visione propriamente teologica. Le tesi di questi due libri e dei successivi, già lucidamente criticate dal padre Cornelio Fabro (“La svolta antropologica di Karl Rahner”, 1974), sono ora oggetto di un importante volume, a cura di padre Serafino M. Lanzetta, che raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Firenze nel novembre 2007, con la partecipazione di eccellenti studiosi, provenienti da diverse parti del mondo: Ignacio Andereggen, Alessandro Apollonio, Giovanni Cavalcoli, Peter M. Fehlner, Joaquín Ferrer Arellano, Brunero Gherardini, Manfred Hauke, Antonio Livi, H. Christian Schmidbaur, Paolo M. Siano, (“Karl Rahner. Un’analisi critica. Le figure, le opere e la recensione. Teologia di Karl Rahner, 1904-1984”. Cantagalli).
Oggetto della scienza teologica, per Rahner, non è Dio, di cui non può essere dimostrata l’esistenza, ma l’uomo, che costituisce l’unica esperienza di cui abbiamo l’immediata certezza. Non si può dunque parlare di Dio al di fuori del processo conoscitivo dell’uomo. Dio, più precisamente, esiste “autocomunicandosi” all’uomo che lo interpella. Rahner afferma che nessuna risposta va al di là dell’orizzonte che la domanda ha già precedentemente delimitato. L’orizzonte di Dio è misurato dall’uomo che, delimitando nella sua domanda la risposta divina, diviene la misura stessa della Rivelazione di Dio. Rahner non dice che l’uomo è necessario a Dio perché Dio possa esistere, ma poiché senza l’uomo Dio non può essere conosciuto, la conoscenza umana diviene la chiave di quella che egli definisce la “svolta antropologica” della teologia. Rahner si richiama spesso a san Tommaso d’Aquino, ma di fatto riduce la metafisica ad antropologia e la antropologia a gnoseologia ed ermeneutica.
La “teologia trascendentale” di Rahner appare, in questa prospettiva, come uno spregiudicato tentativo di liberarsi della tradizionale metafisica tomista, in nome dello stesso san Tommaso. Ciò naturalmente può avvenire solo a condizione di falsificare il pensiero dell’Aquinate. Fabro non esita a definire Rahner “deformator thomisticus radicalis”, a tutti i livelli: dei testi, dei contesti e dei principi. L’esito è un “trasbordo” dal realismo metafisico di Tommaso all’immanentismo di Kant, di Hegel e soprattutto di Heidegger, acclamato dal gesuita tedesco come il suo “unico maestro”.
Rahner accetta il punto di partenza cartesiano dell’io come auto-coscienza. L’uomo, spogliato della sua corporeità, è innanzitutto coscienza, puro spirito, immerso nel mondo. Come per Cartesio e per Hegel, anche per Rahner è il conoscere che fonda l’essere, ma la conoscenza ha il suo fondamento nella libertà, perché “nella misura in cui un essere diventa libero, nella medesima misura esso è conoscente”. La coscienza coincide con la volontà dell’uomo e la volontà dell’uomo è l’attuarsi dell’Io. L’Io a sua volta non è sottomesso a nulla che lo possa condizionare, perché il suo fondamento sta proprio nella sua incondizionatezza e dunque nell’assenza di ogni oggettiva limitazione esterna.
La conseguenza della riduzione dell’uomo ad auto-coscienza è la dissoluzione della morale. La libertà prevale sulla conoscenza perché, come afferma Heidegger, dietro il cogito cartesiano irrompe la libertà. L’uomo è coscienza che si auto-conosce e libertà che si auto-realizza. Per Rahner, come per il suo maestro, l’uomo conosce e vive il vero facendosi libero. Il valore morale dell’azione non ha una radice oggettiva, ma è fondato sulla libertà del soggetto.
Forzando il n. 16 della “Lumen Gentium”, in cui si parla della possibilità di salvezza di coloro che “non sono giunti a una conoscenza esplicita di Dio”, Rahner afferma che la salvezza non è un problema, perché è assicurata a tutti, senza limiti di spazio, di tempo e di cultura. La chiesa è una comunità vasta come il mondo, che include i “cristiani anonimi”, i quali, benché possano dirsi non-cattolici, o addirittura atei, hanno la fede implicita. Chiunque infatti “accetta la propria umanità, costui, pur non sapendolo, dice di sì a Cristo, perché in lui ha accettato l’uomo”. Tutti, dunque, anche gli atei, in quanto atei, si salvano se seguono la propria coscienza. Qualsiasi uomo, quando conosce se stesso, anche nel male che compie, se si accetta come tale, allora è auto-redento ed ha fede. E quanto più conosce e accetta la propria “esperienza trascendentale” tanto più ha fede. Questo, osserva giustamente il padre Andereggen, significa che ha più fede un individuo che si sia psicanalizzato freudianamente durante dieci anni, piuttosto che un religioso che preghi (p. 35).
Il cardinale Franz König, uomo di punta del progressismo conciliare, fu il grande “sdoganatore” di Rahner, in odore di eresia fino agli anni Sessanta.
Tra i numerosi e illustri discepoli del gesuita, bisogna ricordare l’ex presidente della Conferenza episcopale tedesca Karl Lehmann e, in Italia, il cardinale Carlo Maria Martini. Le ultime interviste-confessioni di Martini, con Georg Sporschill (“Conversazioni notturne a Gerusalemme”, Mondadori) e con don Luigi Verzé (“Siamo tutti nella stessa barca”, Edizioni San Raffaele), sono di impronta rahneriana, per l’universalismo salvifico e la “morale debole”. Martini, come Rahner, ritiene che la missione della chiesa sia aprire le porte della salvezza a tutti, compresi coloro che si discostano dalla fede e dalla morale cattolica. Lo stesso Martini, istituì a Milano una “cattedra dei non credenti”, per ascoltare il loro contributo alla salvezza del mondo. Il successore di san Carlo Borromeo, rinunciava così al compito di portare Cristo a chi non crede, per affidare ad atei dichiarati come Umberto Eco la missione di “evangelizzare” i fedeli della diocesi ambrosiana.
Non è eccessivo affermare che Rahner è il padre del relativismo teologico contemporaneo. A confermarlo è la sua più intima confidente, Luise Rinser, che l’11 maggio 1965 gli scriveva: “Sai qual è la maggior difficoltà che mi viene da parte tua? Che sei un relativista. Da quando ho imparato a pensare come te non oso affermare nulla con sicurezza” (“Gratwanderung”, Kösel). Qualche anno dopo la stessa Rinser avrebbe solidarizzato con i terroristi Andreas Baader e Gudrun Ensslin. Rahner, da parte sua, il 16 marzo 1984, poco prima di morire, scrisse una lettera in difesa della teologia della liberazione che chiamava i cattolici alle armi in America Latina.
La lettura del libro curato dal padre Lanzetta conferma nell’idea che Karl Rahner, per lo spregiudicato uso delle sue indubbie capacità intellettuali, fu soprattutto un grande avventuriero della teologia. Il giovane Ratzinger subì il fascino della sua personalità, ma intravide presto le conseguenze devastanti del suo pensiero e, sotto un certo aspetto, dedicò tutta la sua successiva opera intellettuale a confutarne le tesi. Oggi il nome di Rahner rappresenta la bandiera teologica di chi si oppone al pensiero antirelativista di Benedetto XVI-Ratzinger. L’analisi critica merita di essere portata fino in fondo.
fonte
 

terça-feira, 12 de agosto de 2014

MARIA: Non mi aspetto che il mondo discerna il Maligno, perché al mondo non è stata data quella luce, ma mi aspetto che la Chiesa, il Santo Padre ed i Vescovi vedano chiaramente i poteri satanici che si trovano dietro la terribile distruzione che ha luogo davanti ai vostri occhi


6 agosto 2014

Maria

Attraverso queste locuzioni voglio che tutto il mondo veda le sofferenze del mio Cuore Immacolato. Queste sofferenze derivano dal fallimento completo del mondo nell’ottenere il vero scopo dell’esistenza umana, che è la vita eterna in cielo.

Il vedere poveri senza cibo, il vedere malati senza medicine e vedere persone sole senza coniuge o senza amici è un profondo dolore. Ma il mio più grande dolore è vedere un’anima immortale andare persa per sempre nelle pene dell’inferno. La morte espiatoria di Gesù, sulla croce è stata per lei inutile. Ha disprezzato questo dono. Ha scelto il buio. Ha dato il suo cuore al proprio egoismo.

Queste sono le decisioni prese ogni giorno in un mondo che rifiuta la via della fede. Poiché il buio della cultura comporta questo, devo proiettare nuova Luce. Così, comincio di nuovo. Leggete le mie parole.

Esse scacceranno questa terribile oscurità che è giunta sulla persona moderna, così dedita solo a ciò che la ragione può rivelare. Io getterò una grande luce di fede audace. Prendete la mia mano e noi cammineremo. Vedrete come io vedo e crederete come io credo. Allora i vostri cuori sceglieranno facilmente la luce.

Commento: La Madonna vede ogni anima dopo la morte. Vede dove potranno esistere per tutta l’eternità. Il moderno buio culturale è la più grande causa di dannazione eterna. Lei affronterà questo problema in questa serie di locuzioni.



7 agosto 2014

Maria

Cerco per te, anima ferita, che non sei ancora morta, ma sanguinante. Se non ti trovo presto, i tuoi nemici ti reclameranno per sempre e avrò perso un altro figlio. Sì, ancora un altro. Questo non deve accadere, ma è necessario che tu grida e metta il mio nome sulle tue labbra, con le parole pronunciate dal cuore. Questo aprirà la grande porta. Solo un poco di apertura è già sufficiente.

Tale è la mia ricerca. Dove devo andare? Nei bar, nelle case di prostituzione, nei luoghi di maggiore oscurità, nelle case dilaniate dal male. Qui è dove cerco. Non dire che io sono lontana. Non pensare di dovere trovare una chiesa. Ho bisogno solo di sentire il tuo grido di aiuto. Io sarò il tuo buon samaritano che si china sulla tua anima sanguinante, versando la medicina della grazia.

Poi ti porterò in chiesa e ti porrò con chi si prenderà cura di te finché non sarai spiritualmente forte.

Commento: La conversione può concludersi in chiesa, ma comincia raramente lì. Maria cerca i suoi figli ovunque.


7 agosto 2014

Maria (locuzione speciale)

Devo parlare subito e con urgenza in modo che il mondo capisca. Ancor più importante, è la mia Chiesa che deve capire perché solo la Chiesa ha le chiavi del regno per rilasciare una marea di pace e per irrorare il mondo nella luce.

Devo parlare di Putin che si è posto sulla scena mondiale, con tutte le sue risorse, per riposizionare la Russia come potenza mondiale. L’Occidente non capisce le sue azioni perché non lo guida la ragione. Un’altra forza, un potere satanico, lo possiede, proprio come aveva posseduto Hitler e Stalin.

Spesso egli prende decisioni che sembrano danneggiare il proprio popolo o sembra che lavori contro i suoi stessi interessi. Questo non importa a Satana, il quale vuole che tutti in definitiva siano distrutti, compreso Putin. Satana ha un unico obiettivo e userà molti suoi strumenti. Il suo obiettivo è l’annientamento delle nazioni. Vedete gli eventi mondiali come una strada verso questo momento finale di annientamento. Allora capirete questi eventi come passi lungo la strada.

Commento: Con tutte le guerre in atto, la Madonna rivela il loro scopo ultimo.


8 agosto 2014

Maria

Devo riprendere lo stesso tema, ma questa volta devo parlare alla Chiesa, al Santo Padre ed ai Vescovi di tutto il mondo.

Non mi aspetto che il mondo discerna il Maligno, perché al mondo non è stata data quella luce, ma mi aspetto che la Chiesa, il Santo Padre ed i Vescovi vedano chiaramente i poteri satanici che si trovano dietro la terribile distruzione che ha luogo davanti ai vostri occhi.

Ho una domanda per tutti voi che guidate la mia Chiesa. Gesù non ha forse stabilito la sua Chiesa come la roccia che prevarrà sulle porte dell’inferno? In queste guerre deve la Chiesa farsi da parte, stare in disparte e pensare che le potenze mondiali siano in grado di stabilire la pace? La Chiesa è stata costituita per questo momento. Solo la Chiesa può evitare l’annientamento delle nazioni. Solo la Chiesa può rilasciare i fuochi di pace che sono memorizzati nel mio Cuore Immacolato.

Sai cosa fare, ma ti rifiuti di prendere tali misure. Cosa devo fare con te? Debbo permettere che le nazioni siano annientate? Perché metti da parte le richieste che ho fatto a Fatima?

Commento: La Madonna a Fatima ha parlato chiaramente del possibile annientamento delle nazioni.