sábado, 20 de fevereiro de 2016

L'abbazia di Fontgombault e la liturgia romana...La nostra fede è straordinaria quanto il rito che celebriamo?...l'omelia del Padre Abate dell’abbazia Notre-Dame di Fontgombault, Dom Jean Pateau O.S.B


La nostra fede è straordinaria quanto il rito che celebriamo?

Pubblichiamo qui di seguito ., pronunciata a Roma il 25 ottobre 2015 (Festa di Cristo Re), presso la chiesa della Ss.ma Trinità dei Pellegrini, in chiusura della quarta edizione del Pellegrinaggio Summorum Pontificum. 

Cari fratelli e sorelle,
“Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera”. Le acclamazioni carolingie non mettono forse a dura prova la nostra fede?
Nel 1935 Stalin rispondeva così a Pierre Laval, che gli chiedeva di rispettare le libertà religiose: “Quante divisioni ha il Papa?”. Oggi molti uomini di Stato fanno implicitamente, e qualche volta esplicitamente, la stessa riflessione. Nel presente frangente, in cui la libertà religiosa, la famiglia, la vita nascente o giunta al termine, sono sotto attacco nella maggior parte dei Paesi del mondo, e anche all’interno stesso della Chiesa, la festa di Cristo Re viene a sollecitare un atto di fede da parte di coloro che sarebbero tentati dalla disperazione.
Il Vangelo ha ricordato il faccia a faccia di Gesù e Pilato, il dialogo di uno che ritiene di detenere ogni potere con un uomo schernito, deriso, sconfitto: “Tu sei il Re dei Giudei?... Dunque, tu sei Re?”. La risposta di Gesù svela una regalità ignorata dagli uomini, un Re testimone della verità: “Tu lo dici, io sono Re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18,37).
Sono 2000 anni che, in gran numero, stupefatti, beffardi, provocatori… uomini di compromesso, di calcolo, o semplicemente nel dubbio hanno posto questa domanda a Gesù. La risposta di Cristo rimane sempre la stessa: “Io sono Re”.
Con san Paolo, siamo nell’azione di grazie poiché:
“Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa” (Col 1,16-18).
Durante il rito del battesimo il sacerdote interroga il catecumeno: “Che cosa chiedi alla Chiesa?”. Quegli risponderà: “La fede”. Una risposta che deve essere il fermo proposito di una vita. Il fallimento della speranza e della carità dipende spesso da una mancanza di fede, da una visione troppo umana delle circostanze che dimentica l’abbandono al piano di Dio.
Il riconoscimento da parte degli Stati, delle nazioni, della regalità di Cristo, comincia con l’accettazione di questa regalità su ciascuno di noi. Il motu proprio Summorum Pontificum di Sua Santità il Papa Benedetto XVI ci permette di attingere nella pace alle ricchezze liturgiche della forma extraordinaria. Alla nostra gratitudine si aggiunge un dovere che oso riassumere in una domanda: la nostra fede è altrettanto extraordinaria quanto il rito che celebriamo? Ricentrare la liturgia su Cristo non ha che uno scopo: diventare noi stessi dei veri testimoni della regalità di Cristo, vivere di Cristo e per Cristo, a tal punto che tutti dovrebbero poter dire: “è Cristo che vive in loro”.
Questo pellegrinaggio di azione di grazie ci conduce a Roma mentre si conclude la XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.
Re di ogni uomo, Cristo è anche Re delle famiglie.
In più occasioni, per esempio nel corso delle udienze del mercoledì, Sua Santità il Papa Francesco ha proposto una ricca e profonda riflessione sulla famiglia. Durante il suo recente viaggio in Ecuador, il Vangelo delle nozze di Cana gli ha dato occasione di affrontare il tema:
“Le nozze di Cana, diceva il Papa, si rinnovano in ogni generazione, in ogni famiglia, in ognuno di noi e nei nostri sforzi perché il nostro cuore riesca a trovare stabilità in amori duraturi, in amori fecondi, in amori gioiosi. Facciamo spazio a Maria, ‘la madre’, come afferma l’evangelista. E facciamo ora insieme a lei l’itinerario di Cana. Maria è attenta… Maria è Madre… Maria prega… Ella ci insegna a porre le nostre famiglie nelle mani di Dio: ci insegna a pregare, alimentando la speranza che ci indica che le nostre preoccupazioni sono anche preoccupazioni di Dio. E, alla fine, Maria agisce. Le parole ‘fate quello che vi dirà’, rivolte a quelli che servivano, sono un invito rivolto anche a noi, a metterci a disposizione di Gesù, che è venuto per servire e non per essere servito. Il servizio è il criterio del vero amore. Chi ama serve, si mette a servizio degli altri. Questo si impara specialmente nella famiglia… (Santa Messa per le famiglie, Parque de los Samanes, Guayaquil, lunedì 6 luglio 2015)”.
Essere attenti, pregare e servire, sono le indicazioni dateci da Maria.
San Luca ricorda l’atteggiamento di Maria: Ella “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). La parola latina per “meditandole” è “conferens”, letteralmente “portandole tutte insieme nel suo cuore”. Il cuore di Maria è il luogo di una alchimia d’amore. È là che Ella rende grazie, là che prega, ed è ancora là che ella soffre e che si offre.
Mentre si avvicina l’anno giubilare della Misericordia, i nostri cuori sono il luogo di un dialogo con Cristo Re? Portiamo in essi gli avvenimenti gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi delle nostre vite, meditandoli in segreto per derivarne una regola per il nostro agire?
“Quante divisioni ha il Papa?”. Stalin avrebbe potuto dire: “Quanti cuori?”. Perché un cuore donato a Cristo è molto più temibile di una divisione?
In questi giorni in cui i genitori di santa Teresa del Bambin Gesù sono appena stati canonizzati, mi sovvengono alcune parole di loro figlia, e ve le lascio come viatico in questa santa città di Roma, cuore della cristianità:
“Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti… La Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l’organo più necessario, più nobile di tutti, non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d’amore. Capii che l’amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l’amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’amore racchiude tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi… In una parola che è eterno! Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l’ho trovata finalmente, la mia vocazione è l’amore!” (Manoscritto B, folio 3, verso).
Amen.

L'abbazia di Fontgombault e la liturgia romana

[In passato ci siamo occupati a più riprese dell'abbazia benedettina Notre-Dame di Fontgombault e delle sue fondazioni. Sul numero 259, maggio 2014, del mensile francese La Nef è comparsa un'articolata intervista ("Abbaye de Fontgombault: Rayonner la joie") del direttore Christophe Geffroy al Padre Abate di Fontgombault, Dom Jean Pateau O.S.B., dalla quale proponiamo in nostra trad. it. i brani relativi al rapporto con la liturgia.]
 
- L’abbazia di Fontgombault è la più antica delle fondazioni di Solesmes ad avere scelto di mantenere la forma extraordinaria del Rito romano: perché questa scelta?
 
La forma extraordinaria è stata preferita e lo rimane perché essa ci sembra particolarmente adatta alla vita monastica. Sottolineiamone due punti determinanti. Il carattere più contemplativo della celebrazione promuove la dimensione verticale della liturgia. I momenti di silenzio dell’offertorio e del canone propizi all’interiorità rientrano in questo quadro. Sebbene non sia proprio di questa forma, bisogna aggiungere su questo punto il fatto di non usare abitualmente la concelebrazione e di dire la Messa “rivolti verso Dio”. In secondo luogo, il che potrebbe sembrare paradossale, io rilevo la partecipazione del corpo, sollecitata da molti gesti: genuflessioni, inclinazioni, segni della croce. A partire dalla consacrazione, questi gesti, compiuti sulle specie del pane e del vino, concentrano l’attenzione del sacerdote a Cristo realmente presente sull’altare. Nella tradizione monastica il corpo è ampiamente associato alla preghiera. La vita del monaco è una liturgia. A condizione di dare a ciascuno dei gesti precisati dal Ritus servandus il suo peso di significato spirituale, il suo orientamento a Dio, il corpo nellaforma extraordinaria si associa in maniera particolarmente intensa allo spirito e all’anima incarnandone la parola, manifestandone l’umiltà di colui che celebra davanti al mistero del Dio presente.
 
- Con il passare del tempo, come analizzate l’attuale situazione liturgica, e in particolare – dal motu proprio Summorum pontificum  − la coabitazione di due forme all’interno del medesimo Rito romano?
 
Due espressioni mi vengono alla mente: azione di grazie e speranza. Azione di grazie perché questa iniziativa di Benedetto XVI ha incontestabilmente contribuito a pacificare la questione liturgica. Che successo per il demonio avere posto la discordia precisamente nella celebrazione del sacramento dell’amore! Oggi le due forme sono rispettate e in un numero sempre più crescente di parrocchie si affiancano. Quanto all’avvenire? Molti giovani sacerdoti legati al lezionario della forma ordinaria, che praticano abitualmente, desiderano una liturgia più ricca quanto ai riti, associando soprattutto il corpo alla celebrazione. Non sarà possibile proporre nella forma ordinaria le preghiere dell’offertorio della forma extraordinaria, arricchirla di genuflessioni e di segni della croce? Si opererebbe in tal modo un avvicinamento poco dispendioso tra le due forme, rispondendo a un desiderio legittimo e, d’altro canto, auspicato da Benedetto XVI (cfr. Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica “Motu Proprio data” Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970).

I monaci eremiti di Minucciano






[Ci siamo già occupati in passato della Comunità degli Eremiti della Beata Vergine del Soccorso di Minucciano (Lucca), che dal 1982 conduce in Garfagnana un’esperienza monastica d’impronta benedettina vissuta nello spirito degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona. In questa occasione offriamo una trascrizione dell’auto-presentazione che i monaci hanno dato di sé, tratta da un pieghevole disponibile tramite il sito dell’arcidiocesi di Lucca. Le fotografie sono di fr. Francesco di Paola, oblato di questa comunità monastica]

La Comunità degli Eremiti della Beata Vergine del Soccorso, vive nell’Eremo Santuario mariano, da cui prende il nome, dal 1982, inserendosi in una secolare tradizione eremitica che ebbe origine in Garfagnana verso la fine del XVI secolo e il maggior incremento nei secoli XVIII e XIX.
L’attuale fratello anziano (così si chiama il superiore) della Comunità, fece ancora in tempo a conoscere l’ultimo l’eremita solitario, fra Marco, morto il lunedì Santo del 1982, per raccogliere il suo mantello e mantenere viva la tradizione.
Unico dei 16 eremi sorti nei secoli in terra di Garfagnana a rimanere ancora custodito, oggi è abitato da 3 fratelli di cui uno è sacerdote.
La piccola Comunità osserva la Regola di San Benedetto, vissuta nello Spirito degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona (riforma dell’antico Ordine Camaldolese, sorto a seguito della figura di quell’eremita-profeta che fu Romualdo di Ravenna, promossa nel 1500 dal nobile veneziano Paolo Giustiniani), e ha ottenuto il riconoscimento canonico, dall’Arcivescovo Bruno Tommasi, l’11 novembre 1994, come associazione pubblica maschile non clericale. Contemporaneamente venivano approvati anche lo Statuto e le Costituzioni proprie.
Il 10 ottobre 1997 la Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona ha riconosciuto un rapporto di filiazione spirituale alla nostra Comunità, fatto che ci ha permesso di inserirci nell’alveo di quel grande fiume di spiritualità cristiana che ha le sue sorgenti in S. Benedetto e S. Romualdo.
Il monaco è così chiamato perché notte e giorno conversa con Dio e contempla solamente le cose sue, non possedendo niente sulla terra; non ha nessuna preoccupazione che quella di attendere la venuta di Cristo, la venuta dello Sposo che viene all’improvviso «come un ladro di notte» (1 Ts 5,2) e che per questo invita a vegliare nella preghiera (cfr. Mt 25,13 - 26,41).
Il monaco ricorda tutto questo ai fratelli che facilmente si fanno prendere dal sonno dell’oblio e della negligenza, dispersi e agitati in molte cose.
Questa missione viene realizzata non attraverso prediche e attività pa
storali, ma con la vita stessa: «Vieni e vedi» (cfr. Gv 1,39); situandosi nel cuore stesso della Chiesa e rimanendovi immobile e tranquillo come se fosse già nell’eternità.
Il monaco giunge così anche ad indicare quello che è il fine di ogni fratello: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino» (Mc 1,15); là dove si sarà tutti come angeli nel cielo immersi nell’eterna beatitudine.
Questo compito, risposta alla chiamata di Dio, e quindi con l’aiuto indispensabile della sua grazia, l’eremita della Beata Vergine del Soccorso si sforza di realizzarlo attraverso cinque elementi: la preghiera, la solitudine e il silenzio, la carità fraterna e la vita comunitaria, il lavoro intellettuale e manuale, l’austerità (Costituzioni degli Eremiti della Beata Vergine del Soccorso, n. 3).

La preghiera

Occupa un’ampia parte della notte e del giorno. Inizia alle 3,45 con l’Ufficio delle Letture e si dispiega per circa 7/8 ore alternando momenti di preghiera comune (Ufficio divino, S. Messa) ad altri di preghiera solitaria (lectio divina, orazione mentale, Rosario).
La Comunità celebra la liturgia delle Ore monastica, recitando tutto il salterio ogni settimana. Centro della preghiera è la celebrazione eucaristica quotidiana.

La solitudine e il silenzio

Elementi indispensabili per creare il clima della preghiera e della vita monastica. L’Eremo è abbastanza isolato (il paese è distante 2 km) ed è circondato da boschi di castagno. Per accentuare questa dimensione la cena è, ordinariamente, sempre solitaria e, nelle quaresime, anche il pranzo per quattro giorni la settimana.

La carità fraterna e la vita comunitaria

È forse il segno dell’autenticità della nostra vita, la testimonianza che più commuove i nostri ospiti. Quante volte abbiamo sentito ripetere quella frase: Come si vede che vi volete bene!

Il lavoro intellettuale e manuale

Come insegna la S. Regola: l’oziosità è nemica dell’anima. Per questo i fratelli devono essere occupati, in tempi determinati, nel lavoro manuale e in altre ore alla lettura divina (RB 48,1). Il lavoro manuale varia a seconda delle stagioni: in primavera-estate il lavoro nei campi per le coltivazioni delle verdure, in autunno-inverno il taglio della legna e la pulizia dei boschi.

L’austerità

Nell’Eremo abbiamo tre quaresime durante le quali ci asteniamo dalle uova, dal latte e dal formaggio.
L’astinenza dalla carne è di tutto l’anno. Le tre quaresime sono: dal 12 novembre al Natale; dal mercoledì delle Ceneri alla S. Pasqua e dal 20 agosto ai primi Vespri di S. Michele Arcangelo il 29 settembre. La veglia mattutina alle 3,45.
L’esclusione dall’Eremo dei mezzi di comunicazione sociale: televisione, radio, giornali. Tutto questo vissuto in un clima di semplicità e di serenità.
Nell’Eremo pratichiamo anche una discreta ospitalità, accogliendo non più di due o tre ospiti per volta, per persone che desiderano condividere con noi, seppur per pochi giorni, il santo viaggio alla ricerca del volto del Signore.
Per concludere dobbiamo aggiungere la presenza, dal 1998, di oblati e oblate. Amici e amiche, laici, sacerdoti, diaconi permanenti che abbiamo aggregato alla nostra famiglia costituendo con loro un vero e proprio legame spirituale. L’oblato è colui che desidera condividere la nostra spiritualità all’interno della sua condizione esistenziale perché trova in essa un aiuto per vivere meglio la sua consacrazione battesimale in un impegno più forte di vita cristiana.
http://romualdica.blogspot.pt/2011/01/ci-siamo-gia-occupati-in-passato-della.html

sexta-feira, 19 de fevereiro de 2016

Lettera del Papa a Socci e sua risposta


Il testo di Socci che precede può essere letto qui

LA LETTERA
Quando ho aperto la busta ho visto che era tutto di suo pugno. So capire il senso di certi “dettagli”: i Pontefici comunicano attraverso la Segreteria di Stato (ho ricevuto in passato altre missive papali di questo tipo).
Invece questa lettera autografa scritta dal Papa stesso e inviata direttamente, senza passare per nessun ufficio vaticano, ha un significato preciso: vuole essere un segno di familiarità, un gesto paterno, di affetto e di comunione.
Pur sapendo quanto papa Bergoglio ami uscire fuori dai formalismi, non me lo aspettavo. Gli avevo fatto inviare dalla Rizzoli il mio libro perché il sottotitolo recita: “Lettera a papa Francesco sulla Chiesa in tempo di guerra”.
Su quel volume avevo scritto una dedica in cui spiegavo al Papa che il libro contiene ciò che in coscienza mi sento in dovere di dirgli. Ma dopo averlo fatto inviare non ci ho pensato più.

Jesús ...Buscad la luz. Buscad el sol. Buscad la fuerza. Buscad la vida. Yo soy Vida, Fuerza, Sol, Luz de quien me ama. Estoy aquí para llevaros al lugar del que provengo.

La pesca milagrosa y la elección de los primeros cuatro apóstoles.
Jesús está hablando:
- Cuando en primavera todo florece, el hombre del campo dice contento: "Obtendré mucho fruto", y se regocija su
corazón por esta esperanza. Pero, desde la primavera al otoño, desde el mes de las flores al de la fruta, ¡cuántos días, cuántos
vientos y lluvias y sol y temporales vendrán! A veces la guerra, o la crueldad de los poderosos, o enfermedades de las plantas, o
del campesino. Así es que los árboles, que prometían mucho fruto, — al no cavárselos o recalzarlos, regarlos, podarlos,
sujetarlos o limpiarlos — se ponen mustios y mueren totalmente, o muere su fruto.
Vosotros me seguís. Me amáis. Vosotros, como plantas en primavera, os adornáis de propósitos y amor.
Verdaderamente Israel en esta alba de mi apostolado es como nuestros dulces campos en el luminoso mes de Nisán. Pero,
escuchad. Como quemazón de sequía, vendrá Satanás a abrasaros con su hálito envidioso de mí. Vendrá el mundo con su viento
helado a congelar vuestro florecer. Vendrán las pasiones como temporales. Vendrá el tedio como lluvia obstinada. Todos los
enemigos míos y vuestros vendrán para hacer estéril lo que debería brotar de esta tendencia santa vuestra a florecer en Dios.
Yo os lo advierto, porque sé las cosas.
Pero, ¿entonces todo se perderá cuando Yo, como el agricultor enfermo — más que enfermo, muerto —, ya no pueda
ofreceros palabras y milagros? No. Yo siembro y cultivo mientras dura mi tiempo; crecerá y madurará en vosotros, si vigiláis
bien.
Mirad esa higuera de la casa de Simón de Jonás. Quien la plantó no encontró el punto justo y propicio. Trasplantada
junto a la húmeda pared de septentrión, habría muerto si no hubiera deseado tutelarse a sí misma para vivir. Y ha buscado sol y
luz. Vedla ahí: toda retorcida, pero fuerte y digna, bebiendo de la aurora el sol con el que se procura el jugo para sus cientos y
cientos de dulces frutos. Se ha defendido por sí misma. Ha dicho: "El Creador me ha proyectado para alegrar y alimentar al
hombre. ¡Yo quiero que mi deseo acompañe al suyo!". ¡Una higuera! ¡Una planta sin habla! ¡Sin alma! Y vosotros, hijos de Dios,
hijos del hombre, ¿vais a ser menos que esa leñosa planta?
Vigilad bien para dar frutos de vida eterna. Yo os cultivo y al final os daré la savia más poderosa que existe. No hagáis,
no hagáis que Satanás ría ante las ruinas de mi trabajo, de mi sacrificio y también de vuestra alma. Buscad la luz. Buscad el sol.
Buscad la fuerza. Buscad la vida. Yo soy Vida, Fuerza, Sol, Luz de quien me ama. Estoy aquí para llevaros al lugar del que
provengo. Hablo aquí para llamaros a todos e indicaros la Ley de los diez mandamientos que dan la vida eterna. Y con consejo
amoroso os digo: "Amad a Dios y al prójimo"; es condición primera para cumplir cualquier otro bien, es el más santo de los diez
santos mandamientos. Amad. Aquellos que amen en Dios, a Dios y al prójimo y por el Señor Dios tendrán en la Tierra y en el
Cielo la paz como tienda y corona.
La gente, después de la bendición de Jesús, se aleja, pero como no queriendo marcharse. No hay ni enfermos ni pobres.
Jesús dice a Simón:
- Llama a los otros dos. Vamos a adentramos en el lago para echar la red.
- Maestro, tengo los brazos deshechos de echar y subir la red durante toda la noche para nada. El pescado está en zona
profunda, quién sabe dónde.
- Haz lo que te digo, Pedro. Escucha siempre a quien te ama.
- Haré lo que dices por respeto a tu palabra - y llama con fuerza a los peones, y a Santiago y a Juan - Vamos a pescar. El
Maestro así lo quiere.
Y mientras se alejan de la orilla le dice a Jesús:
- Maestro, te aseguro que no es hora propicia. A esta hora los peces quién sabe dónde estarán descansando...
Jesús, sentado en la proa, sonríe y calla.
Recorren un arco de círculo en el lago y luego echan la red. Después de pocos minutos de espera, la barca siente
extrañas sacudidas, extrañas porque el lago está liso como si fuera de cristal fundido bajo el Sol ya alto.
- ¡Esto son peces, Maestro! - dice Pedro con los ojos como platos.
Jesús sonríe y calla.
- ¡Eúp! ¡Eúp! - dirige Pedro a los peones. Pero la barca se inclina hacia el lado de la red.
- ¡Eh! ¡Santiago! ¡Juan! ¡Rápido! ¡Venid! ¡Con los remos! ¡Rápido!.
Se apresuran. Los esfuerzos de los hombres de las dos barcas logran subir la red sin dañar el pescado.
Las barcas se colocan una al lado de la otra, completamente juntas. Un cesto, dos, cinco, diez; todos llenos de
estupendas piezas, y hay todavía muchos peces coleteando en la red: plata y bronce vivo que se mueve huyendo de la muerte.
Entonces no hay más que una solución: volcar el resto en el fondo de las barcas. Lo hacen, y el fondo se vuelve todo un bulli r de
vidas en agonía. Esta abundancia cubre a los hombres hasta más arriba del tobillo y el nivel externo del agua llega a superar, por
el peso excesivo, la línea de flotación.
- ¡A la orilla! ¡Vira! ¡Venga! ¡Con la vela! ¡Cuidado con el fondo! ¡Pértigas preparadas para amortizar el choque!
¡Demasiado peso!.
Mientras dura la maniobra, Pedro no reflexiona. Pero, una vez en la orilla, lo hace. Entiende. Siente una gran turbación.
- ¡Maestro, Señor! ¡Aléjate de mí! Yo soy un hombre pecador. ¡No soy digno de estar a tu lado!. Pedro está de rodillas
sobre la grava húmeda de la orilla.
Jesús lo mira y sonríe:
- ¡Levántate! ¡Sígueme! ¡Ya no te dejo! De ahora en adelante serás pescador de hombres, y contigo estos compañeros
tuyos. No temáis ya nada. Yo os llamo. ¡Venid!.
- Inmediatamente, Señor. Vosotros ocupaos de las barcas. Llevadlo todo a Zebedeo y a mi cuñado. Vamos. ¡Del todo

para ti somos, Jesús! Sea bendito el Eterno por esta elección.

quarta-feira, 17 de fevereiro de 2016

Cardinali forti con i deboli e deboli con i forti


Braz de Aviz il cardinale bugiardo
Riprendiamo dall'amico Antonio Margheriti (vedi QUI) un tagliente ritratto del persecutore dei Francescani dell'Immacolata cardinale Braz de Aviz.
 

Non riesco proprio a capire come abbia potuto Benedetto XVI — non è purtroppo il suo unico errore — mettere a capo del dicastero della vita consacrata qualcuno che ogni mese va a farsi tingere i capelli. Mi riferisco al cardinale brasiliano João Braz de Aviz, membro dei focolarini, seguace della diabolica teologia della liberazione, uno dei più feroci persecutori dell’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata e dei suoi fondatori. Nell’ultima intervista rilasciata alla SIR, non è riuscito a nascondere la propria meschinità. Analizziamo insieme queste dichiarazioni. Sono una Strega, non un santa, quindi userò, come sempre, non il fioretto ma la spada.
L’Agenzia SIR domanda: È il caso dei Francescani dell’Immacolata?
Braz de Aviz risponde: “Molte persone sono turbate dalle notizie relative a patti vergati con il sangue, marchiature a fuoco… Stiamo lavorando con tenacia, perché i disguidi sono seri.  Il terribile voto nel sangue è stato sciolto da Papa Francesco. Stefano Manelli è stato allontanato. La questione economica è in mano alla magistratura italiana. La formazione è stata affidata alle Università Pontificie e ai centri riconosciuti. Ci sono tre commissari che stanno guidando l’Istituto in un percorso di normalizzazione. Ciò avverrà soltanto se ci sarà un cambiamento: non tutti, però, sono d’accordo. Abbiamo fiducia che qualcosa si muova. Quel che è sicuro, è che Stefano Manelli non potrà più restare”.
Sappia, caro Braz de Aviz, che i cosiddetti “patti di sangue” sono stati smentiti da testimoni molto più attendili di quelli che sono andati in TV alla disperata ricerca di notorietà. È facile, dalla TV spazzatura, lanciare fango su qualcuno, soprattutto su sacerdote come P. Manelli, il quale non si ferma a raccogliere i sassi che voi gli state lanciando.

E poi, che cosa vuol dire che papa Francesco ha sciolto questi “voti”?  Il papa regnante non ha sciolto proprio nulla, perché non c’era nulla da sciogliere. Lei, in realtà, sta usando Francesco per pararsi le spalle, per avvallare il suo squallido operato. Faccia attenzione, perché quando si troverà davanti al Padre Eterno, non sarà una buona difesa affermare che l’attuale Vescovo di Roma fosse d’accordo con lei.
Per quanto riguarda la questione economica, lei omette di dire che la magistratura italiana, fin ora, ha sempre dato ragione ai fondatori dell’ordine FFI. Si commette peccato anche omettendo la verità.leggere...

Ordini tradizionalisti: seminari pieni; altri:..... seminari vuoti





Un amico ci fa stato delle ultime ordinazioni sacerdotali e diaconali della Fraternità Sacerdotale  San Pietro. Ricordiamolo al S. Padre quando si lamenta del calo di vocazioni (vedi QUI): probabilmente con seminari seri, "sodi" e dove viene inculcata devozione e tradizione, il problema sarebbe meno grave.
L

Attualmente i diaconi della FSSP sono 14. Le ordinazioni al sacerdozio nel 2015 sono state 15, e la media degli ultimi 12 anni è di 11 sacerdoti l’anno.  Sabato scorso sono stati ordinati 11 suddiaconi (http://fsspwigratzbad.blogspot.fr/2016/02/2016-ordres-mineurs-et-sous-diaconat.htmlhttp) e il prossimo 20 febbraio ne saranno ordinati altri 13, il che significa – realisticamente - che nel 2017 ci saranno 24 ordinazioni al sacerdozio, oltre il doppio della media degli ultimi 12 anni. Deo gratias.

URGENTE: votação Eutanasia na TSF...!+pedido dos 40 dias pela Vida

Caros amigos
Vão sem demora a http://www.tsf.pt/forum-tsf/interior/forum-tsf-despenalizacao-da-eutanasia-5022683.html e votemnão à despenalização da Eutanásia.
Fernanda Raposo.

Fórum TSF: Despenalização da eutanásia?


Os doentes em grande sofrimento devem ter direito a uma morte assistida que ponha fim a esse sofrimento, como defende o manifesto "Direito a morrer com dignidade"? A questão deve ser tomada na Assembleia da República ou deve ser submetida a referendo?

Philippe Wojazer/Reuters



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Lo “storico” incontro tra Francesco e Kirill(di Roberto de Mattei)

Corrispondenza romana n. 1427 del 17 febbraio 2016

Lo “storico” incontro tra Francesco e Kirill

Francesco e Kirill (di Roberto de Mattei) Tra i tanti successi attribuiti dai mass-media a papa Francesco, c’è quello dello “storico incontro”, avvenuto il 12 febbraio a L’Avana, con il patriarca di Mosca Kirill. Un avvenimento, si è scritto, che ha visto cadere il muro che da mille anni divideva la Chiesa di Roma da quella di Oriente. (altro…) Lo “storico” incontro tra Francesco e Kirill was last modified: febbraio 17th, 2016 by Roberto de Mattei…[ leggi tutto ]

Chi guiderà il popolo dal Family Day?

family-day (di Tommaso Scandroglio) L’eredità del Circo Massimo pare che non abbia successori. Viene infatti da domandarsi: chi potrà guidare in futuro il popolo del Family Day? Chi sarà capace di instradare quel potenziale in una lotta costante e orientata in modo ortodosso alla tutela della famiglia, dell’educazione, della libertà religiosa e della vita? I possibili candidati sulla carta sono i seguenti. (altro…) Chi guiderà il popolo dal Family Day? was las…[ leggi tutto ]

Coi nuovi ministri sempre più massonico il governo Valls

governo Valls (di Mauro Faverzani) Massoneria, in Francia è sempre peggio. O meglio, in Francia è sempre più evidente (più che altrove) la commistione tra logge e poteri. Il che rende estremamente superficiale ed ingenua la posizione di quanti (più del dovuto) minimizzino il fenomeno, di quanti sostengano che delle varie obbedienze non si debba più aver paura, di quanti ritengano che abbiano perso l’influenza d’un tempo nei salotti che contano, di quanti insomma si illu…[ leggi tutto ]

Sant’Alfonso, un grande mastro per il nostro tempo

S.Alfonso (di Cristina Siccardi) Il tempo di Quaresima è quello in cui le persone dovrebbero profittare con maggior determinazione per ordinare gli scompigli della propria anima. Viviamo immersi in una cultura di massa dove peccati e tentazioni non solo vengono considerati leciti, ma sono sponsorizzati continuamente e sono considerati “diritti”. (altro…) Sant’Alfonso, un grande mastro per il nostro tempo was last modified: febbraio 17th, 2016 by redazione…[ leggi tutto ]

terça-feira, 16 de fevereiro de 2016

2016 - Ordres mineurs et sous-diaconat...de la FSSP


2016 - Ordres mineurs et sous-diaconat

C'est dans l'église paroissiale de Gestratz, à environ vingt minutes du séminaire, qu'ont été conférés samedi matin les ordres mineurs et le sous-diaconat. La messe pontificale a été célébrée par Mgr Vitus Huonder, évêque de Coire en Suisse. Le prêtre assistant était l'abbé Arnaud Evrat, secrétaire général de la FSSP, le diacre l'abbé Jean-Laurent Lefèvre, supérieur de notre maison de Fontainebleau, et le sous-diacre l'abbé Christian Jäger, responsable de notre apostolat de Münich.




Parmi les onze sous-diacres, on comptait 6 Français, deux Tchèques, un Allemand, un Polonais et un Russe.









Pour les ordres mineurs, 15 séminaristes ont été ordonnés portiers et lecteurs, et 5 sont devenus exorcistes et acolytes.







La FSSP est spécialement bénie cette année, puisque 13 autres sous-diacres seront ordonnés le samedi 20 février, dans notre séminaire de Denton aux Etats-Unis, par Mgr Charles Morlion, évêque de Madison. Ce qui nous fera, si Dieu veut, 24 nouveaux prêtres l'an prochain. 





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11 février 2016


2016 - Début du Carême


Après l'adoration des Quarante Heures, le Carême a débuté mercredi avec la cérémonie des Cendres. De façon providentielle, cette entrée en Carême coïncide avec la retraite de milieu d'année, prêchée pour les francophones par le P. Bruno-Marie Simon, de l'Oratoire de Bologne, et pour les germanophones par le Pater Nikolaus Gorges, un de nos fondateurs. Plusieurs prêtres français et allemands séjournent aussi parmi nous pour suivre les prédications.

La retraite s'achève vendredi midi, puis les séminaristes vont se préparer à la cérémonie d'ordination, célébrée samedi à 9h30 à l'église paroissiale de Gestratz par Mgr Vitus Huonder, évêque de Coire (Suisse). Vingt séminaristes recevront les différents ordres mineurs, et onze seront ordonnés sous-diacres.


L'adoration des Quarante Heures :




Le mercredi des Cendres :





Les prédicateurs de la retraite, l'abbé Gorges et le P. Simon :






10 février 2016


2016 - Journées libres de février

Après la période intense et fatigante des examens, et avant le calme de la retraite spirituelle de milieu d'année, les séminaristes ont disposé de deux journées entièrement libres, pour se reposer ou s'aérer.

Certains en ont profité pour se dépayser, en se rendant relativement loin, comme à Prague ou à Milan. 

Un groupe s'est rendu à Bergame, comme c'est le cas régulièrement puisque les fidèles y sont très motivés et accueillants, et qu'un de nos séminaristes en est originaire. 

- Messe à l'église San Bernardino (retable de Lorenzo Lotto), dans la ville basse. La messe était célébrée par l'abbé Arnaud Renard, entouré de l'abbé Jean-Cyrille Sow (responsable de notre apostolat à Venise), et de notre séminariste bergamasque :




Messe au monastère des Bénédictines de Sant Grata, dans la ville haute :




- Les plus courageux étaient partis en pleine nuit pour pouvoir visiter Prague :