sábado, 3 de dezembro de 2016

Don Divo Barsotti , ci può raccontare come è nata la sua vocazione?

Contemplerò il tuo volto

"Chiunque vuol appartenere a Cristo deve, e dovrà sempre più, prepararsi al martirio. Ognuno di noi, se è cristiano, è un martire in potenza. La sua presenza provoca l'odio del mondo. Come mai ti sei dimenticato della Parola di Dio così da credere (e insegnare) la possibilità di un dialogo con il mondo?". Questa annotazione il padre la scrive nel proprio diario nel 1993, sulla soglia degli ottant'anni. È sempre combattivo, sino alla fine, perché si tratta di quella "battaglia" della fede di cui parla anche san Paolo alla fine della vita: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede" (2 Tm 4,7).

Padre, ci può raccontare come è nata la sua vocazione?
Sono nato in una famiglia cristiana. C'era già un mio fratello che era in Seminario, sacerdote molti anni prima di me; l'ambiente favoriva lo sbocciare di questa vocazione; diceva san Giovanni Bosco che su cento giovani almeno sessanta-settanta hanno la vocazione. La mia vocazione è stata assai precoce; mi ricordo che avevo sei, sette anni quando ci furono le missioni a Palaia e c'era un padre passionista che mi parlò; io volevo entrare subito fra i passionisti, ma quando ne parlai in casa mi dissero: "Intanto continua a studiare, finisci le elementari e poi vedremo". Io pensavo fin da allora a una vita religiosa di donazione intera al Signore, ma non ho mai avuto la vocazione a diventare parroco. Non sapevo cosa pensare, non sapevo dove il Signore voleva portarmi. La mia vocazione si è manifestata via via che ho vissuto. Ricordo che don Calabria (ora santo) al quale mi rivolsi, mi rispose "Sia in pace, verrà il tempo nel quale farà quello che Dio vuole da lei.leggere...