segunda-feira, 18 de fevereiro de 2019

Don Divo Barsotti, La sacralità di tutte le cose





Il primo, "La mia giornata con Cristo" fu mio compagno di un viaggio in treno, tre anni fa.
Il secondo - "La sacralità di tutte le cose - Ecco lo Sposo che viene" - è stato letto tutto d'un fiato a poca distanza dal primo, ma anche oggi, ritornando sugli appunti, sulle sottolineature che all'epoca lasciai sulle pagine dell'uno e dell'altro, li sento ancora come due testi che vanno bene assieme.
Il primo rimanda al secondo, che in un certo senso si può considerare come un opuscoletto che tratteggia in modo quasi "essenziale" il nocciolo del primo, con uno sguardo però molto più spirituale e quasi meno concentrato sul dettaglio pratico, specialmente nella seconda parte. 
La natura stessa del secondo testo è tale da consentire questa "essenzialità", trattandosi della raccolta di esercizi spirituali tenuti da don Divo.

I due libri possono essere uno strumento valido di riflessione per vivere una vita "cristologica" nella sua dimensione d'insieme: gli atti semplici del quotidiano come l'alzarsi, il parlare, il vestirsi, il muoversi, il lavorare, il dormire.
"Per Cristo, con Cristo ed in Cristo": è la dimensione "eucaristica" della vita che si può realizzare anche nelle ordinarie giornate di un cristiano, un'attuazione del mandato finale: "Ite, Missa est".
La "dossologia finale" (dal greco "doxa"- gloria) a cui don Divo fa riferimento nelle pagine di apertura del suo libro, è quella che il sacerdote pronuncia nella Santa Messa al termine della preghiera eucaristica:
 
"Per Cristo con Cristo è in Cristo, a Te Dio Padre Onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli".
E' la preghiera che avviene mentre il celebrante eleva il Pane ed il Vino consacrati, e l'assemblea, al termine della dossologia, risponde "AMEN".
Cosa, dunque, dà la massima gloria a Dio?
Offrire il Figlio, nel Sacrificio perfetto, unire noi stessi, in quello stesso sacrificio: "Pregate fratelli, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente"proclama il Sacerdote al momento della presentazione dei doni.

Una vita vissuta "per-con-in Cristo" diventa una vita in cui si riscopre la "sacralità di tutte le cose" ed in cui realmente lo Sposo viene ogni giorno, ogni istante, in ogni azione ben ordinata, in tutto e tutti, perché "se crediamo, tutto è segno di Dio".





"LA MIA GIORNATA CON CRISTO" 
don Divo Barsotti 


"Nella Messa vi è un'espressione fra le più ricche di contenuto teologico e spirituale, a anche, d'altra parte, una delle più importanti; chiude infatti il Canone, e chiudendo il Canone ci dice in poche parole quello che è la Messa.
Poichè la Messa è la presenza stessa dell'atto redentore che riassume tutte le cose, questa espressione ci insegna quella che è la vita spirituale, la nostra medesima vita, ci insegna come dobbiamo viverla e per quale fine dobbiamo vivere.
Per Ipsum et cum Ipso et in Ipso, est tibi, Deo Patri Omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria.
Per Lui, con Lui ed in Lui, è a Te, Dio Padre onnipontente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria.
Termine della Messa e di tutta la vita: ogni onore e gloria al Padre nell'unità dello Spirito, ma per la mediazione del Cristo. Per Cristo, con Cristo, in Cristo.
Per Cristum non vuol dire che si vive per nostro Signore, ma che si vive per mezzo di nostro Signore.
Tutta la nostra vita intanto è soprannaturale, è una vita veramente di grazia, in quanto trae la sua forza divina dal Cristo: è per mezzo del Cristo che noi viviamo rivolti al Padre Celeste.
Ma non si vive rivolti al Padre celeste che se viviamo col Cristo, oltre che per mezzo di Lui.
E sarà perfetta la nostra vita soprannaturale quando vivremo per il Padre Celeste essendo nel Cristo, una sola cosa con Lui, talmente unito al Cristo da essere identificati in qualche modo a Lui stesso.
Il progresso della vita spirituale sta precisamente in queste tre piccole preposizioni: per, cum, in". (pp. 9-10)

"Non possiamo pensare di vivere la nostra vita cristiana e tanto meno di raggiungere la santità, che mettendoci al servizio di qualcosa, di qualcuno, impegnandoci in un'opera, lavorando.
Non si vive per vegetare soltanto. 
Essere santi non vuol dire moltiplicare le preghiere, fare tanti atti di mortificazione: vuol dire compiere il nostro dovere fino in fondo, per rispondere alla divina volontà con tutto l'essere nostro, nella dedizione totale di tutta la vita. 
Nostro Signore ci chiama per mandarci nella sua vigna.
Tu potrai compiere l'opera più umile, più nascosta, più apparentemente insignificante, eppure proprio dal tuo lavoro, che appare di così poco conto, acquista una sua capacità, una sua efficacia anche il lavoro degli altri.
Se si ferma una rotella, si ferma tutto: magari è una rotellina piccola piccola che ferma argani grandi, immensi.

Gesù ha lavorato, e noi lavoriamo con Lui.
La vita della maggior parte degli uomini è collaborazione con Cristo in un lavoro umile come il suo.
Noi, più che vivere con Cristo nel suo apostolato, nella sua vita pubblica, dobbiamo vivere con Lui nella sua vita nascosta.
La missione nostra non è tanto quella di farlo presente in quanto predica agli uomini o li risana, quanto quella di vivere il lavoro stesso che Gesù ha vissuto per trenta anni, per la massima parte della sua vita, perché così anche la massima parte degli uomini avrebbe dovuto collaborare con Lui, unirsi a Lui nel lavoro più comune, più ordinario".
 (pp. 43-45; 55)

Amare non è soltanto ricevere ma anche dare. È questo il momento per noi di dare. Per il Signore il momento di darsi sarà l’eternità; in questi pochi anni dobbiamo dargli noi qualcosa: la fede nel suo amore, anche se Lui sembra non esserci.
Credere che Egli viene; credere nell’imminenza della sua Venuta. Vivere come se ogni attimo Egli dovesse venire a noi
. Che il mondo si rinnovi e tutta la nostra vita si trasfiguri nella Sua presenza.
Abbiamo questa vivacità di fede? Crediamo davvero che in ogni momento Dio può venire e farci santi? Abbiamo davvero questa speranza?
Attenderlo, credere contro ogni speranza, malgrado il freddo, la solitudine, il buio.
Don Divo Barsotti, La sacralità di tutte le cose





LA SACRALITA' DI TUTTE LE COSE


Attraverso tutte le cose vivere il rapporto con Dio

"Ritornare davvero nel paradiso di DIo, far sì che tutte le cose non siano più impedimento e diaframma, non siano più velo che nasconde il Signore, ma tutte piuttosto rivelino il suo volto, tutte piuttosto ci introducano alla Sua presenza, sicché attraverso tutte le cose l'anima viva costantemente in unione con Lui.
Non - badate - nonostante le cose, ma attraverso di esse l'anima viva l'unione con Dio, perché molto spesso noi viviamo in unione con Dio - anche perennemente - ma nonostante le cose.
L'atteggiamento dell'anima è un atteggiamento adorante.
E' il senso della maestà divina che mi conquista: di fronte alla bellezza e alla fragilità del fiore è l'umiltà di Dio che mi conquista.
Voi siete sempre di fronte al Signore: atteggiamento di umiltà riverente, di rispetto, di silenzioso tremore di fronte a tutte le cose".
(pp. 16-17;19)


Se crediamo, tutto è segno di Dio

"Le nostre opere, la nostra preghiera non sono capaci di rompere la nostra solitudine.
E' così, eppure non è così, perché Dio, pur trascendendoci infinitamente, si è unito a noi.
Nom si sa  qual è la misura della Sua cooperazione alla nostra azione.
Le cose stesse, pur non somigliando a Dio, sono segno della Sua bontà e misericordia.
La nostra preghiera è la parola che rivolge lo Spirito Santo al Padre; nella nostra opera è Cristo che vive in noi.

Tutto può esser un segno di una comunione di Dio con noi.

Qualunque sia la vita che facciamo, sia che sperimentiamo o no l'azione di Dio, dobbiamo aver fiducia nel fatto che Dio è con noi.
Dio ti ama.
Se credi, tutto è segno dell'amore di Dio.

Come in cielo non resta che Dio, così attraverso tutti i segni l'anima non vede che l'amore, non possiede che l'amore.
Amore immenso, infinito, eterno: l'amore stesso di Dio".
(p 36)