terça-feira, 26 de maio de 2020

don Divo Barsotti, Il dono dello Spirito Santo e l'esercizio delle virtù teologali Ritiro - Napoli 12-14 maggio 1978

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Il dono dello Spirito Santo e l'esercizio delle virtù teologali

Ritiro - Napoli 12-14 maggio 1978


12 maggio
Omelia
Viviamo alla Presenza reale di Gesù Cristo
Con la santa Messa iniziamo il nostro ritiro fino a domenica. Vi chiedo di allontanare da voi in questi giorni ogni pensiero che possa distrarvi, sia della famiglia che del vostro lavoro. In questi giorni dovete essere tutte per Iddio, anche se avete dei doveri, perché il primo dovere è quello di vivere unicamente per Iddio.
Il Signore è vicino a noi, ed è imminente la sua venuta per tutti noi e fra poco noi vivremo nella sua presenza per sempre. Perciò abituiamoci fino da ora a vivere in questa presenza ed a esser contenti di Lui, dal momento che per Lui dovremo essere beati per tutta l'eternità.
 Egli è qui più presente di tutti gli altri, più vivo e reale della realtà di questo mondo e delle persone che ci sono vicine. Viviamo perciò nella realtà di questa presenza. Che la presenza di Dio s'imponga al nostro spirito, così che in questi giorni sentiamo davvero che la nostra vita è più piena di gioia, pur nel silenzio e nella solitudine alla quale vogliamo in qualche modo costringerci. 

Dio esiste ma noi non dobbiamo dirlo con le parole e crederlo con l'intelligenza: dobbiamo viverlo con tutto l'essere nostro. La fede non è semplice adesione dell'intelligenza a idee astratte, è una presa di coscienza e una percezione di tutto l'essere di una realtà viva. Il nostro mondo è Dio, questa dolcezza infinita, questa luce immensa, questo amore che ci pervade, che ci investe fin nel profondo, che ci riempie di sé: viviamo in questi giorni di Dio! Solo nella misura che cercheremo di vivere nella sua presenza, questi pochi giorni di raccoglimento e di preghiera saranno per noi una grazia grande, che può essere decisiva per la nostra vita e deve essere decisiva soprattutto per coloro che devono fare la consacrazione nella Comunità.
La consacrazione è un trasferimento di proprietà. Quando consacriamo il pane e il vino, il pane e il vino si trasformano e divengono il Corpo e il Sangue di Cristo. Nella consacrazione che noi dobbiamo fare avverrà altrettanto: ci strapperemo a noi stessi, ci daremo a Lui ed Egli prenderà possesso di noi trasformandoci in sé, in tal modo che in noi non viva più che il Signore.
Ora vogliamo accennare all'argomento di questo breve ritiro. Viviamo nell'imminenza della festa della Pentecoste; l'argomento sarà il primato delle virtù teologali. Dobbiamo vedere quale rapporto vi è fra il dono dello Spirito Santo che vive in noi e l'esercizio delle virtù teologali: fede speranza e carità.
Il dono dello Spirito Santo
Quando si parla dello Spirito Santo e della vita cristiana noi dobbiamo tener presente due cose: prima di tutto che è nel dono dello Spirito Santo che Dio Trinità, viene a noi e abita in noi; cioè non si dà a noi immediatamente il Padre e il Figlio, ma è nello Spirito Santo che Dio si dona. Lo Spirito Santo è inseparabile dal Padre e dal Figlio; pertanto nel dono che il Padre e il Figlio ci fanno dello Spirito Santo, anche il Padre e il Figlio vengono in noi e abitano in noi. 
Allora la prima cosa che dobbiamo tener presente è il dono ipostatico dello Spirito Santo. Prima di parlare dei doni dello Spirito Santo, dobbiamo parlare dello Spirito Santo in quanto dono. É molto più importante il dono dello Spirito Santo che non i suoi doni. Il dono dello Spirito Santo è Dio che si dona a noi, Dio che diviene nostro, Dio che vuol essere la nostra ricchezza e la nostra vita. Però lo Spirito Santo che si dona a noi, si dona per essere in noi principio quasi formale di vita della nostra anima. Dice sant'Agostino: "Quello che l'anima è per il corpo, lo Spirito Santo è per l'anima stessa".

 Come il corpo vive in forza dell'anima che la abita, così l'anima vive per lo Spirito Santo che le è stato donato. Però, la vita che lo Spirito Santo ci dona, non è la vita di Dio: la vita infatti è sempre la nostra medesima ma è ora una vita che, mediante questa presenza, viene tutta trasfigurata e trasformata. Essa diviene una vita deiforme, una vita divina; perché lo Spirito Santo è luce e ci illumina; lo Spirito Santo è fuoco e ci riscalda cioè investe le nostre potenze, le trasforma e le rende capaci di vita soprannaturale.


Dal dono dello Spirito Santo dipendono i doni dello Spirito Santo; è mediante i doni che la nostra attività e tutta la nostra vita diviene soprannaturale e noi agiamo in tal modo che, per usare il linguaggio di san Paolo, si può dire che non siamo più noi che viviamo, ma è Cristo che vive in noi. 

È per questi doni dello Spirito Santo che tutta la nostra attività, intellettuale, conoscitiva ma anche dell'amore e della volontà, si trasforma e noi viviamo quelle virtù che ci mettono in rapporto diretto con Dio: la fede, la speranza e la carità. Senza questo dono noi non saremmo capaci di esercitare le virtù teologali. L'uomo, se Dio non vive in lui, non avrà mai la capacità di superare l'infinita distanza che lo separa da Dio; nessun atto dell'uomo potrebbe mai raggiungere Dio. Può raggiungere Dio, "può salire a Dio", dice Gesù nel IV vangelo, "soltanto chi da Dio è disceso". Ora, lo Spirito Santo che Dio effonde nei nostri cuori, solleva la nostra anima e dona, alle nostre potenze, la capacità di compiere degli atti per i quali noi possiamo trascendere l'abisso del creato e raggiungere Colui che è trascendenza infinita, Dio stesso.

virtù teologali ci aprono al rapporto con Dio

La fede, la speranza e la carità sono le virtù mediante le quali noi non abbiamo più soltanto rapporto col mondo e con gli uomini, ma con Dio. Per avere un rapporto con gli uomini e col mondo non abbiamo bisogno di fede, di speranza e di carità. Infatti, basta avere gli orecchi per ascoltare, gli occhi per vedere, le mani per toccare ed entriamo in rapporto col mondo di quaggiù.

 Ma entrare in rapporto con Dio non si può senza la fede, la speranza e l'amore. E tali virtù sono il frutto di questa azione dello Spirito Santo che trasfigura, che trasforma le nostre potenze, perché possano raggiungere Dio. Noi abbiamo un rapporto col mondo perché vediamo, ascoltiamo, tocchiamo; 

la fede, secondo l'insegnamento dei Padri ed anche della teologia, ci dà come degli occhi nuovi per i quali noi intravediamo la realtà divina; la fede è poi, per noi, anche un nuovo modo di ascoltare. Attraverso tutte le cose, noi ascoltiamo la parola di Dio. 

Ed è proprio attraverso lo Spirito Santo che otteniamo questo organo nuovo che è la carità mediante la quale, come insegnano san Bernardo e san Giovanni della Croce, noi tocchiamo Dio: lo abbracciamo, lo baciamo e siamo da Lui baciati, viviamo l'unione più intima e profonda con Dio stesso. Certo non è un tocco sostanziale, non è un'esperienza sensibile: ma è certamente qualcosa di analogo all'esperienza sensibile. Proprio per questo san Bernardo può dire: "Mi baci col bacio della sua bocca" e vede in questa preghiera l'ansia dell'anima che vuole raggiungere l'unione con Dio.

L'unione con Dio si realizza nello Spirito, ma è analoga all'unione sensibile. Ecco perché il "Cantico dei Cantici" nella tradizione cattolica è considerato come il libro dell'esperienza mistica: per uno che non conosce la Parola di Dio, sembra che parli solo dell'amore umano; è un libro addirittura crudo nelle sue espressioni. La traduzione molto spesso cerca di velare certi concetti, perché è molto diretto nelle sue espressioni, come potevano esserlo i popoli primitivi nel dire le cose. Potrebbe dare anche fastidio leggerlo nella sua esatta traduzione letteraria. 

Ma è divenuto il libro dell'esperienza mistica perché sul piano spirituale l'uomo, mediante la fede, la speranza e la carità, vive un rapporto reale con Dio che è simile al rapporto che noi abbiamo con le cose: vediamo le cose, ascoltiamo le persone, le tocchiamo, le abbracciamo, le baciamo, siamo uniti all'altra persona

Altrettanto avviene mediante l'azione dello Spirito nella nostra vita di unione con Dio. Tutto questo si compie per il dono dello Spirito Santo e si compie attraverso le virtù teologali della fede, della speranza e della carità.
Noi dobbiamo vedere in questi giorni come, attraverso queste virtù, viviamo la vita spirituale sotto l'azione dello Spirito Santo. Ma ripeto, sotto l'azione dello Spirito Santo: perché una vita spirituale in senso umano, la vive anche chi non ha fede mentre la vita spirituale in quanto dipendente dall'azione dello Spirito Santo, è propria soltanto del cristiano che ha ricevuto il dono dello Spirito e mediante questo dono, vive in unione con Dio.

Nello Spirito santo siamo uniti a Cristo

Noi dobbiamo vedere in questi giorni la presenza dello Spirito Santo in noi che, mediante i suoi doni, trasforma la nostra attività in tal modo che le nostre potenze sono capaci di atti soprannaturali nell'esercizio delle virtù soprannaturali, con le quali noi entriamo in rapporto reale con Dio; 

ma questo rapporto reale con Dio è un rapporto col Cristo, perché Dio si dona a noi in Cristo Gesù. Nel rapporto col Cristo, noi lo vediamo, ascoltiamo la sua parola e ci uniamo a Lui nell'unione più intima. Nella vita spirituale termine ultimo è il matrimonio spirituale, l'unione col Cristo.
Nella tradizione della spiritualità italiana esiste un libro, il più bel libro di san Lorenzo Giustiniani, nel quale l'autore parla del casto connubio dell'anima col Verbo.

Tutta la vita cristiana termina in questa unione mirabile di noi con Cristo Gesù, così da essere con Lui un solo corpo, così da vivere in Lui una sola vita, pur rimanendo persone distinte. Egli è lo sposo e l'anima nostra è la sposa che a Lui si dona. Questo mistero non potremo certamente svilupparlo oggi perché è un argomento di una grande profondità; ma capite, se non altro, su che cosa vorremmo meditare.
È semplicissimo: in che cosa consiste la salita? Non è una cosa difficile, non dobbiamo far nulla. Non dobbiamo far nulla! Dobbiamo soltanto accogliere in noi lo Spirito divino e abbandonarci alla sua azione. Null'altro. Non dobbiamo far altro che abbandonarci all'azione di Dio il quale vive in noi. Tutto il segreto della santità sta in questa docilità all'azione dello Spirito che vive nei nostri cuori. E allora, tutta la nostra vita sarà vita di fede, tutta la nostra vita sarà vita di speranza, tutta la nostra vita sarà vita di amore. Nella fede, nella speranza e nell'amore noi vivremo l'unione più intima col Cristo e ci trasformeremo nel Cristo.