sexta-feira, 31 de janeiro de 2014

Socci: The Self- Demolition of the Church recommences in the persecution of the “Franciscans of the Immaculate”.Socci :Recomeça a autodemolição da Igreja na perseguição aos “Franciscanos da Imaculada”,.

Socci: Ratzinger is the true target of the New Inquisitors
The Self-Demolition of the Church bemoaned by Paul VI begins anew



THE NEW INQUISITORS AGAINST RATZINGER
The Self- Demolition of the Church recommences
 
THE SHAME

Another episode of the Church’s self-demolition is the persecution of the “Franciscans of the Immaculate”, one of the most orthodox, the most vibrant (full of vocations), the most ascetic and missionary of religious families. But their zealous faithfulness to Benedict XVI (which I have already written about in these columns) starting with his Motu Proprio on the liturgy, has not been forgiven.

The reversal of roles is shocking. In fact we have obedient Catholics in the dock while in the role of inquisitor we have Brazilian Cardinal João Braz de Aviz, who in a long interview, had nostalgic words of praise for the disastrous Liberation Theology, not caring at all about the condemnations of it by Popes Benedict and John Paul II.

Braz de Aviz peacefully confessed that, at the time, he had been ready to leave the seminary for those social ideas. However, he has made a career for himself. Today he is Head of the Congregation for Religious and he is not even a religious.

The prelate, who proclaims that he is a great friend of the Community of Sant’Egidio, has a strange idea about dialogue. For him, it is important for everyone, except for Catholics most faithful to the Magisterium.

When he was Archbishop of Brasilia, he peacefully took part and was a speaker at a conference of the “Fórum Espiritual Mundial” with the former friar Leonardo Boff, leader of Liberation Theology, Nestor Masotti, President of the Brazilian Spiritist Federation, Ricardo Lindemann, President of the Theosophical Society in Brazil, and Hélio Pereira, Grand Master of the [local] Grand Lodge.

As soon as he arrived at the helm of the Congregation for Religious, he immediately began dialogue with the “lively” Congregations of religious sisters in the United States [the LCWR], who had given Pope Benedict a very hard time. Braz made a sort of criticism of the Holy See: “we have begun again to listen…With no preventative condemnations.”

On the other hand, regarding the Franciscans of the Immaculate, who have never given any problems - he never called them nor listened to them. They have been subjected to preventative condemnation - and a very heavy one at that.

Quite odd, is it not? Some days ago “Vatican Insider” headlined: “There are fewer and fewer friars and nuns in Italy.” Do you believe that Braz de Aviz is worried about this? Not at all. He is interested in punishing one of the few orders where vocations are in the increase.

In the first number of “Jesus” [the monthly of the Society of St. Paul and one of the most important Catholic periodicals in Italy] in 2014, a monument is built to Vito Mancuso [Professor, famous for his "progressive" views on bioethics], famed for denying “a dozen dogmas” (as “La Civiltà Cattolica” reported). But be assured nobody will make any objections to the Daughters of St. Paul about it.

Instead, the “Franciscans of the Immaculate” are being repressed for having defended the dogmas of the Church.

The self-demolition has recommenced in earnest.

[Source: “Libero”, January 26, 2014. Translated by Contributor Francesca Romana.]
 
Socci: Ratzinger é o alvo verdadeiro dos novos inquisidores. A autodemolição da Igreja lamentada por Paulo VI recomeça.
Os novos inquisidores contra Ratzinger. Recomeça a autodemolição da Igreja.
Houve grandes papas cujos pontificados foram praticamente solapados pelos erros dos eclesiásticos que lhes eram próximos. Esse risco também existe para o papa Francisco.
De fato, há episódios, decisões e “explosões bizarras” bastante desconcertantes por parte de alguns prelados. Penso no Cardeal Maradiaga e no Cardeal Braz de Aviz, que se sentem tão poderosos no Vaticano que usam o porrete tanto contra o Prefeito do antigo Santo Ofício, Müller, bem como contra os Franciscanos da Imaculada...ler

Les Chartreux aujourd’hui comme hier, silence et solitude par Marie-Madeleine Davy



Les chartreux vivent dans des ermitages reliés par un cloître. Leur cellule est leur demeure permanente, le désert dans lequel ils s’adonnent à l’oraison, à la lecture, à la récitation de l’office. La cellule constitue le vase alchimique. C’est un lieu de joie puisqu’elle s’apparente au ciel (cella, caelum) ; c’est aussi un lieu de combat, car l’ermite doit y affronter ses propres démons tentateurs. Dans la cellule s’opère le dévoilement des secrets, l’apparition de la lumière d’aurore dont la clarté grandit jusqu’au plein jour (cf. Prov., IV, 18). C’est dans la cellule que l’ermite se dépouille de ses attachements. Dans une première démarche, il a quitté le monde ; dans une seconde, il lui faut se quitter lui-même, assumer son ombre, et transmuer tout ce qu’il porte en lui d’obscur. Il apprend à vivre en tête à tête avec lui-même tout en se détachant de lui. LIRE...

 

Marie-Madeleine Davy ou le désert intérieur


Marie-Madeleine Davy ou le désert intérieur

« Qu'il s'agisse de l'Orient ou de l'Occident, nous ne sommes plus à l'époque des maîtres, mais à celle du guru intérieur, de l'Église intérieure. »
L’existence de Marie-Madeleine Davy témoigne toute entière d’une expérience dont le chemin est connu : c’est le « chemin mystérieux qui va vers l’intérieur », ou encore le « chemin du dedans », tandis que le terme en est un « trésor caché », rien de moins que « le Royaume de Dieu [qui] est au-dedans » (Luc XVII, 21). « Mais, dira-t-elle, qui peut comprendre cette intériorité du royaume, sinon ceux qui en possèdent l’expérience ? N’est-ce pas uniquement l’expérience de l’intériorité qui permet d’être ouvert et de d’accueillir toute la beauté du monde considérée dans l’unité d’une commune recherche, d’un identique amour ? Dieu est un et face à lui l’humanité est une en dépit de la fragmentation, et de la diversité de ses langages. L’attitude la plus juste consiste plutôt à comprendre que si Dieu existe – et comment en douter – il ne peut être qu’unique, mais les hommes prennent divers chemins pour le rencontrer. lire...

quinta-feira, 30 de janeiro de 2014

Il comportamento di padre Volpi verso i Francescani dell’Immacolata è in antitesi con gli appelli alla misericordia e alla tenerezza di Papa Francesco

 
di Cristina Siccardi
.
Nessuna-misericordia-per-i-Francescani-dell’Immacolata1Questo è «il tempo della misericordia», la Chiesa «deve andare a curare i feriti», deve «trovare una misericordia per tutti… ma non solo aspettarli: andare a cercarli! Questa è la misericordia» (Papa Francesco, Conversazione in aereo, 28 luglio 2013). Questo è «il tempo della misericordia» per dei poveri davvero poveri, che hanno fatto della povertà la loro scelta di vita per essere più simili a Cristo: i Francescani dell’Immacolata.
Tuttavia il silenzio del Papa nei loro confronti è assordante e di ciò le persone se ne avvedono, anche se non ispira, per il momento, i titoli delle prime pagine dei quotidiani. In migliaia e migliaia ormai si conosce la loro limpida storia, che parla da sé: legittimamente vivono la Chiesa (senza distrazioni mondane) e legittimamente hanno iniziato a celebrare in Vetus Ordo (liberalizzato e lodato da Benedetto XVI).
Questo abbracciare la Fede in maniera determinante ed esclusiva ha creato due forze contrapposte: da una parte ha attirato moltissime vocazioni (sia nel ramo maschile che in quello femminile), andando a nutrire le anime di una grande quantità di fedeli, e dall’altra ha creato turbative, invidie e gelosie, soprattutto nel clero.
Afferma Papa Francesco che la vicinanza della Chiesa è essenziale, «perché la Chiesa è madre, e non conosciamo una madre per corrispondenza. (…). Quando la Chiesa, impegnata con mille cose, trascura questa vicinanza, trascura ciò e comunica solo con i documenti, è come una madre che comunica con suo figlio con le lettere» (Intervista alla Tv Brasiliana “O Globo”, 28 luglio 2013).
Nella Chiesa si stanno evidentemente usando due pesi e due misure: la Chiesa è madre per alcuni e per altri – che vivono nella mitezza e nella purezza di cuore – comunica con “lettere” di diffidenza, astio, alterigia e prepotenza, come ha ampiamente dimostrato padre Fidenzio Volpi fin dall’inizio dell’infausto commissariamento dell’Ordine (11 luglio 2013).
I documenti che egli ha prodotto, uniti alle malignità diffuse dallo sparuto gruppo dei Francescani dell’Immacolata, insoddisfatti delle direttive dei loro Superiori, e alle parole e alle azioni prive di carità di Padre Alfonso Bruno F.I. nei confronti dei suoi confratelli, sono la schiacciante prova di quella che può considerarsi a buon diritto una delle più gravi persecuzioni spirituali e morali perpetrate in seno alla Chiesa. «Forse abbiamo ridotto il nostro parlare del mistero ad una spiegazione razionale; nella gente, invece, il mistero entra dal cuore»; «A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità» la missione della Chiesa «è destinata al fallimento».
Forse la Chiesa è apparsa «troppo lontana», «forse troppo fredda … forse troppo autoreferenziale, forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi» (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio 2013). È a conoscenza il Papa che i Francescani dell’Immacolata sono vicinissimi alla gente? Le anime accorrono quando la Fede è vissuta nella povertà di orgoglio e di superbia. «Gesù diede calore al cuore dei discepoli di Emmaus. Vorrei che ci domandassimo tutti, oggi: siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore?» (Ibidem). I Francescani dell’Immacolata sono riusciti a riscaldare i cuori… e Padre Volpi ha vibrato la sua scure su di loro.
Questa vicenda (ripercorsa nel libro Un caso che fa discutere. I Francescani dell’Immacolata, appena pubblicato da Fede & Cultura) resta aperta come una profonda piaga e lo resterà, anche dopo che sarà eseguita la sentenza che alcuni hanno già scritto prima del processo. La destituzione e la dispersione, anche geografica, di coloro che detenevano le redini dell’Ordine sono state avviate e, ormai, quasi concluse, per porre nei posti di comando i frati rivoluzionari.
Per corazzare il decreto dell’ 11 luglio scorso, il Cardinale João Braz de Aviz della Congregazione per i Religiosi, si è munito di un’approvazione specifica del Pontefice(ricordiamo che l’approvazione specifica è riservata ai documenti dottrinali o disciplinari destinati alla Chiesa universale), togliendo in tal modo ai Francescani dell’Immacolata ogni possibilità di ricorso al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, dove, forse, si sarebbe potuto presumere un atteggiamento maggiormente equanime, avendo tale Tribunale come Prefetto il Cardinale Raymond Leo Burke.
D’altro canto, irrituale è stata la stessa visita apostolica, svolta da Monsignor Vito Angelo Todisco, che, vista la sua esperienza giovanile nei Francescani dell’Immacolata e la sua amicizia con i frati ribelli, non si sarebbe neppure dovuto nominare e che, comunque, se nominato si sarebbe dovuto astenere. Tale mancanza di correttezza e di sensibilità, sia giuridica che etica, è stata uno dei primi campanelli d’allarme che sarebbero dovuti risuonare nella mente di tutti i protagonisti non offuscati dall’ideologia modernista del potere. Con un solo questionario, studiato minuziosamente per ottenere un risultato già deciso in partenza (senza visite dirette nelle case e né interrogatori, almeno ai Superiori delle case stesse), si è consumata una vera e propria farsa, dal sapore tragico, macchinata scientificamente.
Il comportamento di padre Volpi è in antitesi con gli appelli alla misericordia e alla tenerezza di Papa Francesco; rimuovendo padre Volpi (come hanno richiesto 8000 persone firmando la petizione promossa da Corrispondenza Romana) e cancellando il suo iniquo operato, il Sommo Pontefice compirebbe un atto di giustizia parzialmente riparatoria, in quanto le ferite ed i danni all’immagine della Chiesa, provocati da tali iniqui comportamenti, permarranno per lungo tempo. Non basta chiudere i conventi per tacitare le anime e le coscienze. Tale sistema è stato spesso adottato da padre Volpi, il quale, di fronte all’incapacità di dirimere le situazioni, preferisce abbattere e sopprimere: si pensi che, quando era Superiore provinciale dei Cappuccini, chiuse ben venti case nel Nord Italia ed oggi ha chiuso tre conventi dei Francescani dell’Immacolata nella sola diocesi di Albenga-Imperia. Fuori dalla verità e dalla giustizia non possono esistere misericordia e carità, ma solo il crudele arbitrio del potere, in qualunque modo lo si voglia ammantare.
SONO QUASI OTTOMILA LE FIRME GIA’ RACCOLTE PER CHIEDERE LE DIMISSIONI DI P. VOLPI. PUOI ANCORA FIRMARE CLICCANDO QUI
 

quarta-feira, 29 de janeiro de 2014

Frati F.I.: la stampa parla di loro. "C'era tanta gente che piangeva..." (di. F. Agnoli)

La stampa parla dei F.I. : “c’era tanta gente che piangeva…”

Sui F.I. si stanno accendendo i riflettori: è un bene, perchè lo sporco, con la luce, viene fuori. Ci vorrà tempo, ma verrà fuori del tutto.
Venerdì un lungo articolo sul Secolo XIX di Genova spiega che i Francescani sono stati “cacciati dai conventi del ponente ligure“. Il giornalista, Paolo Crecchi, parla apertamente di “spietatezza” usata nei loro confronti; parla anche di “epurazioni“. Quanto all’epuratore, padre Volpi, il giornalista spiega di averlo cercato “invano“. E chiude scrivendo che il sacerdote che è stato mandato a sostituire i F.I. ha detto: “C’era tanta gente che piangeva per la partenza dei frati. Sono uomini buoni“.
In loco, le cose si vengono a sapere. E la gente che piange, per la partenza dei frati, è molta, anche altrove. Ma Volpi e Bruno non ci sentono.
Anzi, continuano a raccontare menzogne. Come dimostra l’articolo di oggi sul Corriere della Sera. Richiesti dal giornalista del perchè della chiusura della casa di Imperia, qualcuno (Volpi, o Bruno?) ha risposto che 3 frati sono “troppo pochi per poter far fronte alla nostra regola di vita comunitaria e agli impegni pastorali“. Spiegazione evidentemente falsa e mendace. Si sono chiuse tutte le case nella diocesi di Albenga, perchè, come è noto, il padre Volpi ha così ritenuto di vendicarsi di mons. Oliveri, vescovo della città ed aperto estimatore dei F.I.
Il Corriere continua spiegando che l’ordine, sempre a detta dei frati consultati (cioè Bruno, Volpi o chi per loro), sarebbe spaccato tra una “minoranza” che non capisce i modi degli epuratori, e “non vuole cedere il potere” e una maggioranza collaborativa.
Trattasi invece, come ormai è chiaro, di una ulteriore menzogna, che si potrebbe smentire semplicemente leggendo le precedenti circolari di padre Volpi (pubblicate su questo sito), in cui il cappuccino epuratore ammette apertamente di aver trovato molte resistenze a destra e a manca, tra frati e laici… Qaunto al potere, si vede bene chi lo vuole, tutto per sè. Per la verità, si vedeva anche prima: osservando, da fuori, il presenzialismo asfissiante di padre Bruno…
La chiusura è quella solita: “Il papa ci è molto vicino e gli siamo grati“. Nascondersi dietro il papa è ciò che Volpi e Bruno stanno facendo per giustificare ogni loro abuso.
Si tratta di un modo di fare meschino, per due motivi: il primo, perchè è evidente a tutti che il papa è stato a lungo informato da una sola campana, quella di Volpi, Bruno e amici (di questo dovrebbero fare “mea culpa” i F.I. stessi, che hanno lasciato per anni Bruno in posizioni di potere e gli hanno permesso di tenere tutte le relazioni più importanti, in curia e con i media; relazioni che Bruno ha saputo gestire, con abilità volpina, pro domo sua); il secondo, perchè l’argomento di autorità, utilizzato in questo modo, è la classica ammissione di mancanza di argomenti.
Chi mente sempre (vedi la bugie sulla chiusura della casa di Imperia, e quella sul fatto che a non condividere i modi di Volpi e Bruno sarebbe una “minoranza“), mente, è facile immaginarlo, anche al papa. Anzi, a maggior ragione, mente all’autorità, in nome della quale dice di compiere l’abuso. E’ smpre successo e succederà ancora…
 

terça-feira, 28 de janeiro de 2014

José Antonio Pagola: O ESPÍRITO DE JESUS. EXPERIÊNCIA INTERIOR.

-oOo-
O ESPÍRITO DE JESUS
José Antonio Pagola. Tradução: Antonio Manuel Álvarez Pérez
Jesus apareceu na Galileia quando o povo judeu vivia uma profunda crise religiosa. Levavam muito tempo sentindo a distância de Deus. Os céus estavam “fechados”. Uma espécie de muro invisível parecia impedir a comunicação de Deus com o Seu povo. Ninguém era capaz de escutar a Sua voz. Já não havia profetas. Ninguém falava impulsionado pelo Seu Espírito.
O mais duro era essa sensação de que Deus os tinha esquecido. Já não os preocupava os problemas de Israel. Porque permanecia oculto? Porque estava tão longe? Seguramente muitos recordavam a ardente oração de um antigo profeta que rezava assim a Deus: “Oxalá rasgasses o céu e baixasses”.
Os primeiros que escutaram o evangelho de Marcos tiveram que ficar surpreendidos. Segundo o seu relato, ao sair das águas do Jordão, depois de ser batizado, Jesus «viu rasgar-se o céu» e experimentou que «o Espírito de Deus baixava sobre ele». Por fim era possível o encontro com Deus. Sobre a terra caminhava um homem cheio do Espírito de Deus. Chamava-se Jesus e vinha de Nazaré.
Esse Espírito que desce sobre Ele é o alento de Deus que cria a vida, a força que renova e cura os vivos, o amor que transforma tudo. Por isso Jesus dedica-se a libertar a vida, a cura-la e a faze-la mais humana. Os primeiros cristãos não quiseram ser confundidos com os discípulos de João Batista. Eles sentiam-se batizados por Jesus com o Seu Espírito.
Sem esse Espírito tudo se apaga no cristianismo. A confiança em Deus desaparece. A fé debilita-se. Jesus fica reduzida a um personagem do passado, o Evangelho converte-se em letra morta. O amor arrefece e a Igreja não passa de ser mais uma instituição religiosa.
Sem o Espírito de Jesus, a liberdade afoga-se, a alegria apaga-se, a celebração converte-se em rotina, a comunhão perde a força. Sem o Espírito a missão esquece-se, a esperança morre, os medos crescem, e o seguir Jesus termina em mediocridade religiosa.
O nosso maior problema é o esquecimento de Jesus e o descuido do Seu Espírito. É um erro pretender conseguir alcançar com organização, trabalho, devoções ou estratégias diversas o que só pode nascer do Espírito. Temos de voltar à raíz, recuperar o Evangelho em toda a sua frescura e verdade, batizar-nos com o Espírito de Jesus:
Não temos de nos enganar. Se não nos deixamos reavivar e recriar por esse Espírito, os cristãos, não temos nada importante que aportar à sociedade atual tão vazia de interioridade, tão incapacitada para o amor solidário e tão necessitada de esperança.
LO SPIRITO DI GESÙ
José Antonio Pagola. Traduzione: Mercedes Cerezo
Gesù apparve in Galilea quando il popolo ebreo viveva una profonda crisi religiosa. Sentivano da moto tempo la lontananza di Dio. I cieli erano “chiusi”. Una specie di muro invisibile sembrava impedire la comunicazione di Dio con il suo popolo. Nessuno era capace di ascoltare la sua voce. Non c’erano più profeti. Nessuno parlava spinto dal suo Spirito.
La cosa più dura era la sensazione che Dio li avesse dimenticati. Non lo preoccupavano più i problemi d’Israele. Perché rimaneva nascosto? Perché era così lontano? Sicuramente molti ricordavano l’orazione ardente di un antico profeta che pregava così Dio: Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
I primi che ascoltarono l’Evangelo di Marco dovettero rimanere sorpresi. Secondo il suo racconto, nell’uscire dalle acque del Giordano, dopo essere stato battezzato, Gesù vide squarciarsi i cieli ed esperimentò che lo Spirito discendeva su di lui. Finalmente era possibile l’incontro con Dio. Sulla terra camminava un uomo pieno dello Spirito di Dio. Si chiamava Gesù e veniva da Nazareth.
Questo Spirito che discende su di lui è il soffio di Dio che crea la vita, la forza che rinnova e guarisce i viventi, l’amore che trasforma tutto. Per questo Gesù si dedica a liberare la vita, a guarirla e a farla più umana. I primi cristiani non vollero essere confusi con i discepoli del Battista. Si sentivano battezzati da Gesù con il suo Spirito.
Senza questo Spirito tutto si spegne nel cristianesimo. La fiducia in Dio scompare. La fede s’indebolisce. Gesù viene ridotto a un personaggio del passato. L’Evangelo diventa lettera morta. L’amore si raffredda e la Chiesa non è altro che un’istituzione religiosa in più.
Senza lo Spirito di Gesù, la libertà scompare, la gioia si spegne, la celebrazione diventa un’abitudine, la comunione si screpola. Senza lo Spirito la missione si dimentica, la speranza muore, le paure crescono, la sequela di Gesù finisce per essere mediocrità religiosa.
Il nostro più grande problema è dimenticare Gesù e trascurare il suo Spirito. È un errore pretendere di raggiungere con organizzazione, lavoro, devozioni o strategie diverse quello che può nascere solo dallo Spirito. Dobbiamo tornare alla radice, ricuperare l’Evangelo in tutta la sua freschezza e verità, battezzarci con lo Spirito di Gesù.
Non possiamo ingannarci. Se non ci lasciamo ravvivare e ricreare da questo Spirito, noi cristiani non abbiamo nulla d’importante da apportare alla società attuale così vuota d’interiorità, così incapace di amore solidale e così bisognosa di speranza.
L’ESPRIT DE JESUS
José Antonio Pagola, Traducteur: Carlos Orduna, csv
Jésus apparut en Galilée au moment où le peuple juif traversait une profonde crise religieuse. Ils sentaient depuis longtemps l’éloignement de Dieu. Les cieux étaient « fermés ». Une espèce de mur invisible semblait empêcher la communication entre Dieu et son peuple. Personne n’était capable d’entendre sa voix. Il n’y avait plus de prophètes. Personne ne parlait poussé par l’Esprit.
Le plus pénible était cette sensation que Dieu les avait oubliés. Il ne s’intéressait plus aux problèmes d’Israël. Pourquoi restait-il caché ? Pourquoi demeurait-il si loin? Ils étaient sûrement nombreux à se rappeler cette ardente prière d’un ancien prophète qui priait Dieu ainsi : « Si tu pouvais déchirer le ciel et descendre ! »
Les premières personnes qui ont écouté l’évangile de Marc devaient être surprises. D’après son récit, en sortant des eaux du Jourdain, après son baptême, Jésus « vit le ciel se déchirer » et il sentit « l’Esprit de Dieu descendre sur lui ». La rencontre de Dieu était enfin possible. Un homme rempli de l’Esprit de Dieu cheminait sur notre terre. C’était Jésus et il venait de Nazareth.
Cet Esprit qui descend sur lui est le souffle de Dieu qui crée la vie, la force qui renouvelle et guérit les vivants, l’amour qui transforme tout. C’est pourquoi Jésus se consacre à libérer la vie, à la guérir et à la rendre plus humaine. Les premiers chrétiens ne voulaient pas être confondus avec les disciples de Jean Baptiste. Eux, ils se sentaient baptisés par Jésus avec son Esprit.
Tout s’éteint dans le christianisme sans cet Esprit. La confiance en Dieu disparaît. La foi s’affaiblit. Jésus est réduit à un personnage du passé et l’Evangile devient lettre morte. L’amour se refroidit et l’Eglise n’est qu’une institution religieuse de plus.
Sans l’Esprit de Jésus, la liberté est étouffée, la joie s’éteint, la célébration devient coutume, la communion se brise. Sans l’Esprit de Jésus, on oublie la mission, l’espérance meurt, les peurs augmentent, suivre Jésus devient médiocrité religieuse.
Notre problème le plus grand est l’oubli de Jésus et la négligence de son Esprit. C’est une erreur de prétendre avoir ce qui ne peut naître que de l’Esprit, à base d’organisation, de travail, de dévotions ou de stratégies diverses. Il nous faut revenir à la racine, retrouver l’évangile dans toute sa fraîcheur et sa vérité, nous laisser baptiser par l’Esprit de Jésus.
Ne nous trompons pas. Si nous ne permettons pas que cet Esprit nous ravive et nous recrée, nous chrétiens, nous n’aurons rien d’important à apporter à la société actuelle, qui est si vide d’intériorité, incapable d’un amour solidaire et tellement en manque d’espérance.
The SPIRIT OF JESUS
José Antonio Pagola. Translator: José Antonio Arroyo
Jesus appeared inGalileeat a time when the Jewish people were going through a great religious crisis. They had been away from God for a long time. Heaven was closed to them. There was like an invisible wall separating them from God and making communication very difficult. Nobody was able to hear His voice. There were no prophets and no one felt inspired by the Spirit of God.
Still worse, everyone felt that God had forgotten them. God did not seem to be interested in Israeland its problems. Why was He hiding away? Why did He seem to be so far? Surely, some people must have remembered a prayer that an old prophet had used: “I wish, God, that you would tear the heavens and come down!”
The first people who heard the gospel of Mark must have been really surprised. When he describes the baptism of Jesus in the Jordan, St. Mark writes, “No sooner had he come out of the water than he saw the heavens torn apart and the Spirit descending on Him.” Finally God had become visible and this man full of the Spirit of God walked upon the earth. His name was Jesus and He came from Nazaret.
This Spirit that descended upon Him was God’s Spirit that created everything – the strength that came to renew everything and give life to everyone; He was the Love that would transform everything. From then on, Jesus began to liberate every human person and to cure everyone, making them more human. The first Christians did not want to be identified as disciples of the Baptist. They claimed to have been baptized by the Spirit of Jesus.
Without this Spirit everything else in Christianity has no meaning. Trust in God disappears. Faith weakens and Jesus becomes a historical person, while the Gospel is not more than a dead document. Love gets cold and the Church is no more than just a religious institution.
Without the Spirit of Jesus, freedom is stifled, joy is killed, festival becomes custom and communion is broken up. Without the Spirit, the mission is forgotten, hope dies, fears multiply and the following of Jesus becomes a mere religious mediocrity.
Our greatest problem today is that we have totally forgotten Jesus and do not even think of the Spirit. We are making a great mistake when we try to organize something, start any work, or introduce some devotions or any other practice when all these things will only stay alive with the Spirit. We have to return to the roots and regain the Gospel in all its freshness and truth and be baptized in the Spirit of Jesus.
We must not deceive ourselves. If we do not let ourselves be recreated by this Spirit, Christians today will have little to contribute to modern society, which lacks any spiritual content and is totally incapable of bringing about human solidarity and real hope for the future.

EXPERIENCIA INTERIORJOSÉ ANTONIO PAGOLA, lagogalilea@hotmail.com
SAN SEBASTIÁN (GUIPUZCOA).
ECLESALIA, 18/12/13.- El evangelista Mateo tiene un interés especial en decir a sus lectores que Jesús ha de ser llamado también “Emmanuel”. Sabe muy bien que puede resultar chocante y extraño. ¿A quién se le puede llamar con un nombre que significa “Dios con nosotros”? Sin embargo, este nombre encierra el núcleo de la fe cristiana y es el centro de la celebración de la Navidad.
Ese misterio último que nos rodea por todas partes y que los creyentes llamamos “Dios” no es algo lejano y distante. Está con todos y cada uno de nosotros. ¿Cómo lo puedo saber? ¿Es posible creer de manera razonable que Dios está conmigo, si yo no tengo alguna experiencia personal por pequeña que sea?
De ordinario, a los cristianos no se nos ha enseñado a percibir la presencia del misterio de Dios en nuestro interior. Por eso, muchos lo imaginan en algún lugar indefinido y abstracto del Universo. Otros lo buscan adorando a Cristo presente en la eucaristía. Bastantes tratan de escucharlo en la Biblia. Para otros, el mejor camino es Jesús.
El misterio de Dios tiene, sin duda, sus caminos para hacerse presente en cada vida. Pero se puede decir que, en la cultura actual, si no lo experimentamos de alguna manera dentro de nosotros, difícilmente lo hallaremos fuera. Por el contrario, si percibimos su presencia en nuestro interior, nos será más fácil rastrear su misterio en nuestro entorno.
¿Es posible? El secreto consiste, sobre todo, en saber estar con los ojos cerrados y en silencio apacible, acogiendo con un corazón sencillo esa presencia misteriosa que nos está alentando y sosteniendo. No se trata de pensar en eso, sino de estar “acogiendo” la paz, la vida, el amor, el perdón… que nos llega desde lo más íntimo de nuestro ser.
Es normal que, al adentrarnos en nuestro propio misterio, nos encontremos con nuestros miedos y preocupaciones, nuestras heridas y tristezas, nuestra mediocridad y nuestro pecado. No hemos de inquietarnos, sino permanecer en el silencio. La presencia amistosa que está en el fondo más íntimo de nosotros nos irá apaciguando, liberando y sanando.
Karl Rahner, uno de los teólogos más importantes del siglo veinte, afirma que, en medio de la sociedad secular de nuestros días, “esta experiencia del corazón es la única con la que se puede comprender el mensaje de fe de la Navidad: Dios se ha hecho hombre”. El misterio último de la vida es un misterio de bondad, de perdón y salvación, que está con nosotros: dentro de todos y cada uno de nosotros. Si lo acogemos en silencio, conoceremos la alegría de la Navidad. (Eclesalia Informativo autoriza y recomienda la difusión de sus artículos, indicando su procedencia).
EXPERIÊNCIA INTERIOR
José Antonio Pagola. Tradução: Antonio Manuel Álvarez Pérez
O evangelista Mateus tem um interesse especial em dizer aos seus leitores que Jesus há-de ser chamado também de “Emmanuel”. Sabe muito bem que pode resultar chocante e estranho. A quem se lhe pode chamar um nome que significa “Deus connosco”? No entanto, este nome encerra o núcleo da fé cristã e é o centro da celebração do Natal.
Esse mistério último que nos rodeia por todas as partes e que os crentes chamamos “Deus” não é algo longínquo e distante. Está com todos e cada um de nós. Como o pode saber? É possível acreditar de forma razoável que Deus está comigo, se eu não tenha alguma experiência pessoal por pequena que seja?
Habitualmente, aos cristãos não se nos ensinou a perceber a presença do mistério de Deus no nosso interior. Por isso, muitos o imaginam em algum lugar indefinido e abstrato do Universo. Outros procuram-No adorando Cristo presente na eucaristia. Muitos tratam de escutá-Lo na Bíblia. Para outros, o melhor caminho é Jesus.
O mistério de Deus tem, sem dúvida, os seus caminhos para fazer-se presente em cada vida. Mas pode-se dizer que, na cultura atual, se não o experimentamos de alguma forma dentro de nós, dificilmente o encontraremos fora. Pelo contrário, se percebemos a Sua presença no nosso interior, será mais fácil rastrear o Seu mistério à nossa volta.
É possível? O segredo consiste, sobre tudo, em saber estar com os olhos fechados e em silêncio aprazível, acolhendo com um coração simples essa presença misteriosa que nos está alentando e sustendo. Não se trata de pensar nisso, mas de estar “acolhendo” a paz, a vida, o amor, o perdão… que nos chega desde o mais íntimo do nosso ser.
É normal que, ao aprofundarmos no nosso próprio mistério, nos encontremos com os nossos medos e preocupações, as nossas feridas e tristezas, a nossa mediocridade e o nosso pecado. Não temos de inquietar-nos, mas de permanecer no silêncio. A presença amistosa que está no fundo mais íntimo de nós nos irá apaziguando, libertando e sarando.
Karl Rahner, um dos teólogos mais importantes do século vinte, afirma que, no meio da sociedad secular dos nossos dias, “esta experiência do coração é a única com a que se pode compreender a mensagem de fé do Natal: Deus fez-se homem”. O mistério último da vida é um mistério de bondade, de perdão e salvação, que está connosco: dentro de todos e cada um de nós. Se o acolhemos em silêncio, conheceremos a alegria do Natal.

 

segunda-feira, 27 de janeiro de 2014

Arzobispo de Montpellier ha vuelto a confirmar con la forma extraordinaria. Obispo de Springfield: por la vida y por la liturgia.

Obispo de Springfield: por la vida y por la liturgia

Con motivo de la Marcha anual por la Vida, en Washington, Estados Unidos, se han celebrado varias Misas con la forma extraordinaria del Rito Romano en la iglesia de Santa María Madre de Dios. Entre ellas una Misa solemne, en recuerdo de la señora Nellie Gray, fundadora de la Marcha por la Vida. El oficiente fue Dom Philip Anderson, O.S.B., Abad de Clear Creek Abbey;el diácono Monseñor Andrew Wadsworth, Oratoriano; y el subdiácono el padre Gregory Pendergraft, F.S.S.P.

Por sorpresa, acudió a la Misa Monseñor Thomas Paprocki, Obispo de Sprinfield, en Illinois, que asistió en coro junto a otros numerosos sacerdotes.








 

Francia: confirmaciones tradicionales

Nuestra relación de Obispos presentes en la forma extraordinaria del Rito Romano desde la entrada en vigor del motu proprio Summorum Pontificum, se eleva al número 347, al haber conferido el sacramento de la Confirmación, con los libros litúrgicos tradicionales, los Obispos de Montauban y Agen. También el Arzobispo de Montpellier ha vuelto a confirmar con la forma extraordinaria. Apostolados en Francia del Instituto de Cristo Rey Sumo Sacerdote.

Listado de 347 cardenales y obispos

En el Pontificado del Papa Francisco

Estas fotografías corresponden a Monseñor Bernard Ginoux, Obispo de Montauban. Tras las confirmaciones Monseñor Ginoux asistió pontificalmente a la Santa Misa tridentina, oficiada por Monseñor Gilles Wach, Superior del Instituto de Cristo Rey Sumo Sacerdote.







 

domingo, 26 de janeiro de 2014

CRISTINA KAUFMANN: La interioridad es darme cuenta de que yo estoy dentro de Alguien.


Qué entiendo por "interioridad"

Quisiera saber describir qué entiendo por "interioridad", partiendo de lo que puedo experimentar como mujer cristiana y como carmelita. Si tuviera que decirlo con una definición o con una expresión corta, lapidaria, diría que la "interioridad" es la conciencia viva de que todo está dentro del Absoluto, de Dios, del Amor,

de la Vida. La "interioridad" no es el lugar donde yo me retiro por propia decisión, sino que es darme cuenta de que yo estoy dentro de Alguien. [...] La interioridad es consusbstancial a la existencia. No es algo estático, sino dinámico, la constante fuerza centrípeta hacia lo Absoluto. La conciencia de estar "dentro" de Dios, de que todo está dentro de Dios; descubrir esta conciencia y vivirla es, para mí, ser una persona interiorizada. Me parece que todo el mundo tiene la posibilidad de descubrir su interioridad, de descifrarla, y –conociéndola-, amarla y vivir desde ella.LEER...