sábado, 25 de outubro de 2014

MARIA : Posso salvare il mondo intero, ma solo se esso ascolta.

1.     La disonestà nell’offerta di moneta
12 ottobre 2014
Maria
Mentre il mondo fissa i suoi occhi sugli obiettivi che passano, cambiamenti avvengono ogni giorno che precipitano solo verso il basso il cuore umano. Queste forze sono nascoste, ma possono facilmente venire rivelate. Si tratta di un flusso crescente, come le infezioni nel sangue, che lentamente distruggono la vita. Come io enumero e descrivo questi virus mortali, rivelerò anche la grande necessità per i doni che ho promesso.
Il primo virus mortale è la disonestà della massa monetaria, una malattia che ha avuto inizio lentamente, ma ora è totalmente fuori controllo, al di là delle competenze anche della più ricca delle nazioni. La malattia cresce ogni giorno. La febbre sale. Nessuno risponde. Le soluzioni sono troppo complicate e richiederebbero sacrifici che nessuno vuole fare.
Questo non è come gli altri problemi, che invece sembrano così reali. La malattia economica non rapisce, non uccide, non effettua esecuzioni o fa cadere bombe. Si presenta in numeri, su fogli contabili, come se i problemi fossero solo teorici. La malattia economica non è più teorica del virus ebola. Ogni giorno essa fa più vittime, strangolando la capacità dell’uomo di agire liberamente e di rilasciare benedizioni nelle quali tutti possono partecipare.
Parlerò ancora di questi problemi. LEGGERE..--



Intervista con Mons. Guido Pozzo: Le discussioni fra Roma e la Fraternità San Pio X proseguono in vista di una piena riconciliazione.


Intervista con Mons. Guido Pozzo



20 ottobre 2014




Intervista rilasciata a Jean-Marie Dumont, per conto del giornale francese Famille Chrétienne

da noi ripresa dal sito francese ufficiale della Fraternità San Pio X: La Porte Latine

Abbiamo aggiunto in calce il testo della “Professione di Fede” di cui si parla nell'intervista, e il testo del “Giuramento di fedeltà” e i relativi richiami al Codice di Diritto Canonico.
Intervista
Professione di Fede
Giuramento di fedeltà

Presentazione de La Porte Latine
Le discussioni fra Roma  e la Fraternità San Pio X proseguono in vista di una piena riconciliazione. Il punto con il Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, incaricato del dossier, in un’intervista condotta da Jean-Marie Dumont di Famille Chrétienne.fr

INTERVISTA


Qual è lo stato delle relazioni fra Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X?

Allo scopo di favorire il superamento di ogni frattura e divisione nella Chiesa, e di guarire una ferita percepita in maniera dolorosa nella vita ecclesiale, Benedetto XVI, nel 2009, decise di togliere la scomunica ai vescovi che erano stati ordinati in maniera illecita da Mons. Lefebvre nel 1988. Con questa decisione, il Papa intendeva ritirare una sanzione che rendeva difficile l’apertura di un dialogo costruttivo.
La remissione della scomunica è stata una misura disciplinare adottata per liberare le persone dalla censura ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali permanevano e dovevano essere chiarite. Fino a quanto non lo saranno, la Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) non ha uno status canonico nella Chiesa e i suoi ministri non esercitano in maniera legittima il loro ministero, come indicato nella lettera di Benedetto XVI ai vescovi della Chiesa cattolica, del 10 marzo 2009 (1).
È precisamente per superare le difficoltà di natura dottrinale ancora esistenti che la Santa Sede intrattiene dei rapporti e dei colloqui con la FSSPX, tramite la Pontificia Commissione Ecclesia Dei. Questa è strettamente legata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, poiché il Presidente della Commissione è lo stesso Prefetto della Congregazione.
Queste relazioni e questi scambii sono proseguiti anche dopo l’elezione di Papa Francesco. Essi aiutano a chiarire le rispettive posizioni sugli argomenti controversi, per evitare le incomprensioni e i malintesi, mantenendo viva la speranza che le difficoltà che ancora impediscono di giungere alla piena riconciliazione e alla piena comunione con la Sede Apostolica, possano essere superate.

Quali sono gli argomenti di disaccordo che persistono?

Gli aspetti controversi riguardano, da un lato la valutazione della situazione ecclesiale nel periodo successivo al concilio Vaticano II e delle cause che hanno prodotto certi scompensi teologici e pastorali  nel periodo del post-concilio e, più generalmente nel contesto della modernità. Dall’altro, essi riguardano alcuni punti specifici relativi all’ecumenismo, al dialogo con le religioni del mondo e alla questione della libertà religiosa.
Quali sono le soluzioni canoniche che potrebbero essere adottate per la FSSPX in caso di accordo?

Nel caso di una completa riconciliazione, lo status canonico proposto dalla Santa Sede è quello di una prelatura personale (2). Su questo punto, io credo che non vi siano problemi da parte della FSSPX. 

I colloqui fra Roma e la Fraternità sono realmente ripresi o non sono mai stati interrotti?

In realtà, essi non sono mai stati interrotti. L’interruzione provvisoria degli incontri è stata dovuta semplicemente alla nomina del nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e all’elezione del nuovo Sommo Pontefice nell’aprile 2013. Il cammino del dialogo è dunque ripreso nell’autunno del 2013, con una serie di incontri informali, fino all’incontro del 23 settembre scorso fra il cardinale Gerhard Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e il Superiore della FSSPX, Mons. Bernard Fellay, incontro di cui ha reso conto un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.

È possibile considerare di separare l’accordo canonico dai colloqui dottrinali? Attuare una prelatura personale e intanto proseguire, sul lungo termine, i colloqui sui punti teologicamente controversi?

In coerenza col Muto Proprio Ecclesiam Unitatem di Benedetto XVI (ndr di La Porte Latine: 2 luglio 2009), la Congregazione per la Dottrina della Fede ha sempre ritenuto che il superamento dei problemi di natura dottrinale fosse la condizione indispensabile e necessaria per poter procedere al riconoscimento canonico della Fraternità. Tuttavia, io mi permetto di precisare che il superamento delle difficoltà di ordine dottrinale non significa che le riserve o le posizioni della FSSPX su certi aspetti che non sono legati al dominio della fede, ma riguardano temi pastorali o di insegnamento prudenziale del Magistero, debbano essere necessariamente ritirate o annullate dalla Fraternità.
Il desiderio di proseguire i colloqui e l’approfondimento di tali argomenti che comportano della difficoltà per la FSSPX, in vista di precisazioni e di chiarificazioni ulteriori, non solo è sempre possibile, ma – almeno a mio avviso – auspicabile e da incoraggiare. Non le si chiede, quindi, di rinunciare all’esigenza che essa manifesta nei confronti di un certo numero di temi.
Qual è allora il punto «non negoziabile»?

Ciò che è essenziale, e a cui non si può rinunciare, è l’adesione alla Professio fidei (3) e al principio secondo il quale è solo al magistero della Chiesa che il Signore ha affidato la facoltà di interpretare autenticamente, cioè con l’autorità di Cristo, la parola di Dio scritta e trasmessa. Questa è la dottrina cattolica, ricordata dal concilio Vaticano II (Dei Verbum, 10), ma già espressamente insegnata da Pio XII nell’enciclica Humanigeneris. Questo significa che il Magistero, se non è certo al di sopra della Scrittura e della Tradizione, è nondimeno l’istanza autentica che giudica delle interpretazioni sulla Scrittura e sulla Tradizione, da qualunque parte esse vengano.
Di conseguenza, seppure esistono differenti gradi di autorità e di adesione dei fedeli ai suoi insegnamenti – come dichiara la costituzione dogmatica Lumen gentium (25) del concilio Vaticano II – nessuno può porsi al di sopra del Magistero. Io penso e spero vivamente che in questo quadro dottrinale che ho appena delineato, noi potremo trovare il punto di convergenza e d’intesa comune, poiché questo preciso elemento è un punto di dottrina appartenente alla fede cattolica, e non ad una legittima discussione teologica o a dei criteri pastorali.

Un punto capitale, ma al tempo stesso chiaramente delimitato…

Non è esatto dire che la Santa Sede intende imporre una capitolazione alla FSSPX. Al contrario, la invita a ritrovarsi al suo fianco in uno stesso quadro di principii dottrinali necessarii per garantire la medesima adesione alla fede e alla dottrina cattolica sul Magistero e la Tradizione, lasciando nel contempo allo studio e all’approfondimento le riserve che essa solleva su certi aspetti e formulazioni dei documenti del concilio Vaticano II e su certe riforme che ne sono seguite, ma che non riguardano materie dogmatiche o dottrinalmente indiscutibili.
Non v’è alcun dubbio sul fatto che gli insegnamenti del Vaticano II hanno un grado di autorità e un carattere obbligante estremamente varabile in funzione dei testi. Così, per esempio, le costituzioni Lumen gentium sulla Chiesa e Dei Verbum sulla Rivelazione divina, hanno il carattere di una dichiarazione dottrinale, anche se non contengono delle definizioni dogmatiche. Mentre da parte loro, le dichiarazioni sulla libertà religiosa e sulle religioni non cristiane, e il decreto sull’ecumenismo, hanno un grado di autorità e un carattere obbligante diversi e inferiori.

Pensa che ormai i colloqui possano concludersi rapidamente?

Non penso che si possa indicare attualmente un termine preciso per la conclusione del cammino intrapreso. L’impegno da parte nostra, e suppongo da parte del Superiore della FSSPX, consiste nel procedere per tappe, senza scorciatoie improvvisate, ma anche con l’obiettivo chiaramente prefissato di promuovere l’unità nella carità della Chiesa universale guidata dal successore di Pietro. «Caritas urget nos!», come diceva San Paolo.
NOTE

1
In questa lettera, Benedetto XVI spiegava il significato del suo gesto e si stupiva per la levata di scudi che esso aveva suscitato: «A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi ? in questo caso il Papa ? perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo».

2 -  
Quale statuto per la Fraternità? In caso d’accordo con Roma, la FSSPX potrebbe ottenere lo statuto di prelatura personale. Nel diritto della Chiesa si tratta di una creazione molto recente. La sola che esista attualmente, molto nota, è l’Opus Dei. Prevista dal Codice di Diritto Canonico (cann. 294-297) essa permette il raggruppamento di preti e di diaconi sotto la direzione di un prelato. La sua principale caratteristica è l’assenza di vincolo con un territorio, contrariamente alla gran parte delle diocesi: i preti della prelatura  possono essere distribuiti nel mondo intero. Gli obiettivi fissati dal Diritto Canonico per la creazione di queste strutture sono sufficientemente vasti da poter essere applicati a delle iniziative di varia natura: «promuovere un’adeguata distribuzione dei presbiteri», «attuare speciali opere pastorali o missionarie per le diverse regioni o per le diverse categorie sociali»… Il prelato ha il diritto di erigere un seminario, d’incardinare dei seminaristi e di promuoverli agli ordini. Le relazioni con i vescovi (messa a disposizione dei preti al servizio delle diocesi, assunzione di certe attività in seno ad una diocesi), devono essere precisate negli statuti e nel quadro di accordi bilaterali [ndt: Can. 297 - Parimenti gli statuti definiscano i rapporti della prelatura personale con gli Ordinari del luogo nelle cui Chiese particolari la prelatura stessa esercita o intende esercitare, previo consenso del Vescovo diocesano, le sue opere pastorali o missionarie.] Tali che un prete appartenente ad una prelatura può esercitare il suo ministero in un luogo di culto appositamente designato per la prelatura o vedersi affidata, in funzione delle decisioni del prelato e degli accordi con i vescovi, una chiesa parrocchiale.

3 – 
Si tratta di un testo di una trentina di righe che dev’essere pronunciato dai nuovi cardinali o vescovi, dai parroci e dai professori dei seminarii al momento della loro entrata in funzione.



Il testo della «Professione di Fede e del Giuramento di fedeltà nell'assumere un ufficio da esercitare a nome della Chiesa », pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, il 9 gennaio 1989 (AAS 81 [1989] 104-106).

PROFESSIO FIDEI
(Formula da usarsi nei casi in cui è prescritta la professione di fede)
Io N.N. credo e professo con ferma fede tutte e singole le verità che sono contenute nel Simbolo della fede, e cioè:
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Credo pure con ferma fede tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio scritta o trasmessa e che la Chiesa, sia con giudizio solenne sia con magistero ordinario e universale, propone a credere come divinamente rivelato.

Fermamente accolgo e ritengo anche tutte e singole le verità circa la dottrina che riguarda la fede o i costumi proposte dalla Chiesa in modo definitivo.

Aderisco inoltre con religioso ossequio della volontà e dell’intelletto agli insegnamenti che il Romano Pontefice o il Collegio dei Vescovi propongono quando esercitano il loro magistero autentico, sebbene non intendano proclamarli con atto definitivo.


GIURAMENTO DI FEDELTÀ 
NELL’ASSUMERE UN UFFICIO 
DA ESERCITARE A NOME DELLA CHIESA
(Formula da usarsi da tutti i fedeli indicati nel can. 833 nn. 5-8)
[5) alla presenza del Vescovo diocesano o di un suo delegato, i Vicari generali e i Vicari episcopali come pure i Vicario giudiziali;
6) alla presenza dell'Ordinario del luogo o di un suo delegato, i parroci, il rettore e gli insegnanti di teologia e filosofia nei seminari, all'inizio dell'assunzione dell'incarico; quelli che devono essere promossi all'ordine del diaconato;
7) alla presenza del Gran Cancelliere o, in sua assenza, alla presenza dell'Ordinario del luogo o dei loro delegati, il rettore dell'università ecclesiastica o cattolica, all'inizio dell'assunzione dell'incarico; alla presenza del rettore, se sacerdote, o alla presenza dell'Ordinario del luogo o dei loro delegati, i docenti che insegnano in qualsiasi università discipline pertinenti alla fede e ai costumi, all'inizio dell'assunzione dell'incarico;
8) i Superiori negli istituti religiosi e nelle società di vita apostolica clericali, a norma delle costituzioni.]

Io N.N. nell’assumere l’ufficio di... prometto di conservare sempre la comunione con la Chiesa cattolica, sia nelle mie parole che nel mio modo di agire.

Adempirò
 con grande diligenza e fedeltà i doveri ai quali sono tenuto verso la Chiesa, sia universale che particolare, nella quale, secondo le norme del diritto, sono stato chiamato a esercitare il mio servizio.

Nell’esercitare l’ufficio, che mi è stato affidato a nome della Chiesa, conserverò integro e trasmetterò e illustrerò fedelmente il deposito della fede, respingendo quindi qualsiasi dottrina ad esso contraria.

Seguirò e sosterrò
 la disciplina comune a tutta la Chiesa e curerò l’osservanza di tutte le leggi ecclesiastiche, in particolare di quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico.

Osserverò con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori dichiarano come autentici dottori e maestri della fede o stabiliscono come capi della Chiesa, e presterò fedelmente aiuto ai Vescovi diocesani, perché l’azione apostolica, da esercitare in nome e per mandato della Chiesa, sia com­piuta in comunione con la Chiesa stessa.
Così Dio mi aiuti e questi santi Vangeli che tocco con le mie mani.

(Variazioni del paragrafo quarto e quinto della formula di giuramento
da usarsi dai fedeli indicati nel can. 833 n. 8)

Sosterrò la disciplina comune a tutta la Chiesa e promuoverò l’osservanza di tutte le leggi ecclesiastiche, in particolare di quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico.
Osserverò con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori dichiarano come autentici dottori e maestri della fede o stabiliscono come capi della Chiesa, e in unione con i Vescovi diocesani, fatti salvi l’indole e il fine del mio Istituto, presterò volentieri la mia opera perché l’azione apostolica, da esercitare in nome e per mandato della Chiesa, sia compiuta in comunione con la Chiesa stessa.

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1000_Intervista_Mons-Pozzo.html

Pellegrinaggio: pontificale del Cardinal Burke






sexta-feira, 24 de outubro de 2014

Vespers at Ss.ma Trinità dei Pellegrini. Solemn High Tridentine Latin Mass and Forty Hours at St John Cantius


Vespers at Ss.ma Trinità dei Pellegrini



For the opening of the Populus Summorum Pontificum pilgrimage, His Grace Archbishop Guido Pozzo, Secretary of the Ecclesia Dei Commission, presided over the celebration of a Votive Vespers of St Raphael the Archangel, one of the patrons of pilgrims and travelers. The music was provided by a choir of seminarians of the Institute of the Good Shepherd, directed by Fr Matthieu Raffray, accompanied also by organ and recorder. Here is a small portion of the Vespers, the fifth antiphon and psalm, and the chapter. (Pictures below).

Forty Hours at St John Cantius


These photos were taken at the Opening Mass of Forty Hours Devotion at St John Cantius, Chicago on October 19, 2014. A Solemn High Tridentine Latin Mass with the Resurrection Choir and Orchestra singing Hadyn’s “Theresienmesse” - Mass No. 12 in B Flat was offered. The Mass, which was the External Solemnity of Saint John Cantius, was celebrated by the Rev. C. Frank Phillips, C.R. The Mass was followed by a solemn procession with the Blessed Sacrament around the inside of the Church. Members of the Confraternity of the Blessed Sacrament, as well as various religious attended.






There are many more wonderful photographs here. St John Cantius also featured inOpen House Chicago when they opened their doors to hundreds of first-time visitors to Chicago's most beautiful church. 
http://www.newliturgicalmovement.org/


A evangelização continua a ser o objectivo primordial da Igreja e não deve ser substituída pelo simples diálogo, considera o Papa emérito, Bento XVI.


“O diálogo não pode substituir a missão”.

Bento XVI reconhece que as religiões não são um “fenómeno unitário”, e que por si mesmas não são necessariamente só positivas, podendo conter: “coisas bonitas e nobres, mas também baixas e destrutivas”.
Por RR – A evangelização continua a ser o objectivo primordial da Igreja e não deve ser substituída pelo simples diálogo, considera o Papa emérito, Bento XVI.
Bento XVI numa das suas mais recentes aparições públicas: Ettore Ferrari/EPA
Bento XVI numa das suas mais recentes aparições públicas: Ettore Ferrari/EPA
O antigo Papa foi convidado a dar uma aula de abertura oficial do ano lectivo na Universidade Urbaniana, em Roma. Embora não tenha ido pessoalmente, Bento XVI enviou um texto que foi lido pelo seu secretário pessoal, o padre Georg Gänswein.
No texto, o Papa questiona o sentido de falar-se em missão nos dias de hoje:“Não seria mais apropriado as religiões encontrarem-se em diálogo e servirem juntos a causa da paz no mundo?”
Mas logo responde à sua própria questão. “Hoje muitos consideram que as religiões deviam respeitar-se e, em diálogo, fazer esforços comuns para a paz. Esta forma de pensar, na maioria das vezes, pressupõe que as diferentes religiões são variantes de uma única e mesma realidade”, escreve.
O efeito deste tipo de pensamento relativista é de que “a questão da verdade, que no princípio movia os cristãos mais do que qualquer outra coisa, aparece entre parênteses”, pelo que “esta renúncia da verdade parece real e útil para a paz entre as religiões do mundo. Mas isto é letal para a fé”.
“De facto, a fé perde o seu carácter vinculativo e a sua seriedade se tudo se resumir a símbolos”, diz o Papa emérito.
Bento XVI reconhece, neste seu texto, que as religiões não são um “fenómeno unitário”, e que por si mesmas não são necessariamente só positivas, podendo conter: “coisas bonitas e nobres, mas também baixas e destrutivas”.
O discurso representa uma rara manifestação pública do pensamento do anterior Papa, que resignou ao cargo em 2013 e, desde então, vive em relativa reclusão dentro do Vaticano.
* * *
A íntegra do discurso pode ser lida aqui.

"L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi" (Messaggio di Akita)

"L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi" (Messaggio di Akita)

Messaggio della B. Vergine di Akita (13 ottobre 1973, terza e ultima apparizione)
 
"Mia cara figlia, ascolta bene ciò che ho da dirti. Ne informerai il tuo superiore".
Dopo un attimo di silenzio la Madonna continua dicendo:
"Come ti ho detto, se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno se stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una grande parte dell’umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti. Le sole armi che vi resteranno sono il Rosario e il Segno lasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno le preghiere del Rosario. Con il Rosario pregate per il Papa, i vescovi e i preti.
L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli…chiese ed altari saccheggiati; la Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi e il Demonio spingerà molti sacerdoti e anime consacrate a lasciare il servizio del Signore. Il demonio sarà implacabile specialmente contro le anime consacrate a Dio. Il pensiero della perdita di tante anime è la causa della mia tristezza. Se i peccati aumenteranno in numero e gravità, non ci sarà perdono per loro.
Con coraggio, parla al tuo superiore. Egli saprà come incoraggiare ognuna di voi a pregare e a realizzare il vostro compito di riparazione. E’ il vescovo Ito, che dirige la vostra comunità".
E dopo aver sorriso aggiunge:
"Hai ancora qualcosa da chiedere? Oggi sarà l’ultima volta che io ti parlerò in viva voce. Da questo momento in poi obbedirai a colui che ti è stato inviato e al tuo superiore.
Prega molto le preghiere del Rosario. Solo io posso ancora salvarvi dalle calamità che si approssimano. Coloro che avranno fiducia in me saranno salvati".

Pellegrinaggio a Roma: S. Messa alla Ss. Trinità Pellegrini. Pellegrinaggio: Vespri cantati di mons. Pozzo


Pellegrinaggio: Vespri cantati di mons. Pozzo


Pellegrinaggio a Roma: S. Messa alla Ss. Trinità Pellegrini

Il Card. Pell è malato e non è potuto venire,  ma ha mandato il suo segretario personale a rappresentarlo e a celebrare. Ha voluto indicare, come specificato nel messaggio fatto leggere in chiesa, che la sua assenza era dovuta al solo motivo della malattia improvvisa. Appena avremo il testo della bellissima omelia del cardinale la pubblicheremo, ma vi anticipiamo alcuni passaggi. 
Il cardinale ha assicurato la volontà assoluta di noi cattolici di rimanere cum Petro et sub Petro e ha esortato i partecipanti ad aiutare il Santo Padre , in questo anno prima del sinodo ordinario 2015, nel mantenere la dottrina tradizionale sulla famiglia.
È stata data lettura anche del messaggio del Santo Padre emerito Benedetto che, inter alia, riferisce che "sono con voi spiritualmente". Appena avremo la versione ufficiale del messaggio la pubblicheremo.
 La chiesa gremita di pellegrini ha terminato la celebrazione solenne con l'unisono canto del Salve Regina. 

Benedetto XVI agli studenti della Pontificia Università Urbaniana 21 ottobre 2014. «La verità della religione e la vera religione»



Non faccio commenti. Vi faccio solo notare che dopo la notizia ripresa da kath.net è un messaggio scritto di pugno da parte del Papa emerito Benedetto XVI per l’intitolazione dell’Aula Magna ristrutturata della Pontificia Università Urbaniana, il 21 ottobre 2014 [qui].
Benedetto XVI: L’uomo diventa più piccolo, non più grande, quando non c’è più spazio per un ethos che, in base alla sua autentica natura, rinvia oltre il pragmatismo, quando non c’è più spazio per lo sguardo rivolto a Dio. Di Armin Schwibach.
Ora mi limito a condividere. Va letto con molta attenzione. Ne riparleremo.

Roma (kath.net/as) “Un gesto di gratitudine per quanto ha fatto per la Chiesa in qualità di perito conciliare, con il suo insegnamento di docente, come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e, infine, con il suo prezioso magistero”: con questa motivazione la Pontificia Università Urbaniana ha voluto dedicare la propria aula magna a Benedetto XVI. La cerimonia si è svolta il 21 ottobre 2014 in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo. Ha partecipato l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, che ha dato lettura di un messaggio scritto per l’occasione dal Papa emerito, del quale il presule è segretario particolare. 
* * *
Messaggio del Papa emerito Benedetto XVI
per l’intitolazione dell’Aula Magna ristrutturata
Pontificia Università Urbaniana, 21 ottobre 2014

Vorrei in primo luogo esprimere il mio più cordiale ringraziamento al Rettore Magnifico e alle autorità accademiche della Pontificia Università Urbaniana, agli Ufficiali Maggiori e ai Rappresentanti degli Studenti, per la loro proposta di intitolare al mio nome l’Aula Magna ristrutturata. Vorrei ringraziare in modo del tutto particolare il Gran Cancelliere dell’Università, il Cardinale Fernando Filoni, per avere accolto questa iniziativa. È motivo di grande gioia per me poter essere così sempre presente al lavoro della Pontificia Università Urbaniana.

Nel corso delle diverse visite che ho potuto fare come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, sono rimasto sempre colpito dall’atmosfera di universalità che si respira in questa Università, nella quale giovani provenienti praticamente da tutti i Paesi della Terra si preparano per il servizio al Vangelo nel mondo di oggi. Anche oggi, vedo interiormente di fronte a me, in quest’aula, una comunità formata da tanti giovani, che ci fanno percepire in modo vivo la stupenda realtà della Chiesa cattolica.

“Cattolica”: questa definizione della Chiesa, che appartiene alla professione di fede sin dai tempi più antichi, porta in sé qualcosa della Pentecoste. Ci ricorda che la Chiesa di Gesù Cristo non ha mai riguardato un solo popolo o una sola cultura, ma che sin dall’inizio era destinata all’umanità. Le ultime parole che Gesù disse ai suoi discepoli furono: “Fate miei discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). E al momento della Pentecoste gli Apostoli parlarono in tutte le lingue, potendo così manifestare, per la forza dello Spirito Santo, tutta l’ampiezza della loro fede.

Da allora la Chiesa è realmente cresciuta in tutti i Continenti. La vostra presenza, care studentesse e cari studenti, rispecchia il volto universale della Chiesa. Il profeta Zaccaria aveva annunciato un regno messianico che sarebbe andato da mare a mare e sarebbe stato un regno di pace (Zc 9,9s.). E infatti, dovunque viene celebrata l’Eucaristia e gli uomini, a partire dal Signore, diventano tra loro un solo corpo, è presente qualcosa di quella pace che Gesù Cristo aveva promesso di dare ai suoi discepoli. Voi, cari amici, siate cooperatori di questa pace che, in un mondo dilaniato e violento, diventa sempre più urgente edificare e custodire. Per questo è così importante il lavoro della vostra Università, nella quale volete imparare a conoscere più da vicino Gesù Cristo per poter diventare suoi testimoni.

Il Signore Risorto incaricò i suoi Apostoli, e tramite loro i discepoli di tutti i tempi, di portare la sua parola sino ai confini della terra e di fare suoi discepoli gli uomini. Il Concilio Vaticano II, riprendendo, nel decreto “Ad gentes”, una tradizione costante, ha messo in luce le profonde ragioni di questo compito missionario e lo ha così assegnato con forza rinnovata alla Chiesa di oggi.

Ma vale davvero ancora? – si chiedono in molti, oggi, dentro e fuori la Chiesa – davvero la missione è ancora attuale? Non sarebbe più appropriato incontrarsi nel dialogo tra le religioni e servire insieme la causa della pace nel mondo? La contro-domanda è: il dialogo può sostituire la missione? Oggi in molti, in effetti, sono dell’idea che le religioni dovrebbero rispettarsi a vicenda e, nel dialogo tra loro, divenire una comune forza di pace. In questo modo di pensare, il più delle volte si dà per presupposto che le diverse religioni siano varianti di un’unica e medesima realtà; che “religione” sia il genere comune, che assume forme differenti a secondo delle differenti culture, ma esprime comunque una medesima realtà. La questione della verità, quella che in origine mosse i cristiani più di tutto il resto, qui viene messa tra parentesi. Si presuppone che l’autentica verità su Dio, in ultima analisi, sia irraggiungibile e che tutt’al più si possa rendere presente ciò che è ineffabile solo con una varietà di simboli. Questa rinuncia alla verità sembra realistica e utile alla pace fra le religioni nel mondo. 

E tuttavia essa è letale per la fede. Infatti, la fede perde il suo carattere vincolante e la sua serietà, se tutto si riduce a simboli in fondo interscambiabili, capaci di rimandare solo da lontano all’inaccessibile mistero del divino.

Cari amici, vedete che la questione della missione ci pone non solo di fronte alle domande fondamentali della fede ma anche di fronte a quella di cosa sia l’uomo. Nell’ambito di un breve indirizzo di saluto, evidentemente non posso tentare di analizzare in modo esaustivo questa problematica che oggi riguarda profondamente tutti noi. Vorrei, comunque, almeno accennare alla direzione che dovrebbe imboccare il nostro pensiero. Lo faccio muovendo da due diversi punti di partenza.

I

1. L’opinione comune è che le religioni stiano per così dire una accanto all’altra, come i Continenti e i singoli Paesi sulla carta geografica. Tuttavia questo non è esatto. Le religioni sono in movimento a livello storico, così come sono in movimento i popoli e le culture. Esistono religioni in attesa. Le religioni tribali sono di questo tipo: hanno il loro momento storico e tuttavia sono in attesa di un incontro più grande che le porti alla pienezza. 

Noi, come cristiani, siamo convinti che, nel silenzio, esse attendano l’incontro con Gesù Cristo, la luce che viene da lui, che sola può condurle completamente alla loro verità. E Cristo attende loro. L’incontro con lui non è l’irruzione di un estraneo che distrugge la loro propria cultura e la loro propria storia. È, invece, l’ingresso in qualcosa di più grande, verso cui esse sono in cammino. Perciò quest’incontro è sempre, a un tempo, purificazione e maturazione. Peraltro, l’incontro è sempre reciproco. Cristo attende la loro storia, la loro saggezza, la loro visione delle cose.

Oggi vediamo sempre più nitidamente anche un altro aspetto: mentre nei Paesi della sua grande storia il cristianesimo per tanti versi è divenuto stanco e alcuni rami del grande albero cresciuto dal granello di senape del Vangelo sono divenuti secchi e cadono a terra, dall’incontro con Cristo delle religioni in attesa scaturisce nuova vita. Dove prima c’era solo stanchezza, si manifestano e portano gioia nuove dimensioni della fede.

2. La religione in sé non è un fenomeno unitario. In essa vanno sempre distinte più dimensioni. Da un lato c’è la grandezza del protendersi, al di là del mondo, verso l’eterno Dio. Ma, dall’altro, si trovano in essa elementi scaturiti dalla storia degli uomini e dalla loro pratica della religione. In cui possono rivenirsi senz’altro cose belle e nobili, ma anche basse e distruttive, laddove l’egoismo dell’uomo si è impossessato della religione e, invece che in un’apertura, l’ha trasformata in una chiusura nel proprio spazio. 

Per questo, la religione non è mai semplicemente un fenomeno solo positivo o solo negativo: in essa l’uno e l’altro aspetto sono mescolati. Ai suoi inizi, la missione cristiana percepì in modo molto forte soprattutto gli elementi negativi delle religioni pagane nelle quali s’imbattè. Per questa ragione, l’annuncio cristiano fu in un primo momento estremamente critico della religione. Solo superando le loro tradizioni che in parte considerava pure demoniache, la fede poté sviluppare la sua forza rinnovatrice. Sulla base di elementi di questo genere, il teologo evangelico Karl Barth mise in contrapposizione religione e fede, giudicando la prima in modo assolutamente negativo quale comportamento arbitrario dell’uomo che tenta, a partire da se stesso, di afferrare Dio. Dietrich Bonhoeffer ha ripreso questa impostazione pronunciandosi a favore di un cristianesimo “senza religione”. Si tratta senza dubbio di una visione unilaterale che non può essere accettata. E tuttavia è corretto affermare che ogni religione, per rimanere nel giusto, al tempo stesso deve anche essere sempre critica della religione. Chiaramente questo vale, sin dalle sue origini e in base alla sua natura, per la fede cristiana, che, da un lato, guarda con grande rispetto alla profonda attesa e alla profonda ricchezza delle religioni, ma, dall’altro, vede in modo critico anche ciò che è negativo. Va da sé che la fede cristiana deve sempre di nuovo sviluppare tale forza critica anche rispetto alla propria storia religiosa. 

Per noi cristiani Gesù Cristo è il Logos di Dio, la luce che ci aiuta a distinguere tra la natura della religione e la sua distorsione.

3. Nel nostro tempo diviene sempre più forte la voce di coloro che vogliono convincerci che la religione come tale è superata. Solo la ragione critica dovrebbe orientare l’agire dell’uomo. Dietro simili concezioni sta la convinzione che con il pensiero positivistico la ragione in tutta la sua purezza abbia definitivamente acquisito il dominio. In realtà, anche questo modo di pensare e di vivere è storicamente condizionato e legato a determinate culture storiche. Considerarlo come il solo valido sminuirebbe l’uomo, sottraendogli dimensioni essenziali della sua esistenza. L’uomo diventa più piccolo, non più grande, quando non c’è più spazio per un ethos che, in base alla sua autentica natura, rinvia oltre il pragmatismo, quando non c’è più spazio per lo sguardo rivolto a Dio. Il luogo proprio della ragione positivista è nei grandi campi d’azione della tecnica e dell’economia, e tuttavia essa non esaurisce tutto l’umano. Così, spetta a noi che crediamo spalancare sempre di nuovo le porte che, oltre la mera tecnica e il puro pragmatismo, conducono a tutta la grandezza della nostra esistenza, all’incontro con il Dio vivente.

II

1. Queste riflessioni, forse un po’ difficili, dovrebbero mostrare che anche oggi, in un mondo profondamente mutato, rimane ragionevole il compito di comunicare agli altri il Vangelo di Gesù Cristo. 

E tuttavia c’è anche un secondo modo, più semplice, per giustificare oggi questo compito. La gioia esige di essere comunicata. L’amore esige di essere comunicato. La verità esige di essere comunicata. Chi ha ricevuto una grande gioia, non può tenerla semplicemente per sé, deve trasmetterla. Lo stesso vale per il dono dell’amore, per il dono del riconoscimento della verità che si manifesta. 

Quando Andrea incontrò Cristo, non poté far altro che dire a suo fratello: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1,41). E Filippo, al quale era stato donato lo stesso incontro, non poté far altro che dire a Natanaele che aveva trovato colui del quale avevano scritto Mosè e i profeti (Gv 1,45). Annunciamo Gesù Cristo non per procurare alla nostra comunità quanti più membri possibile; e tanto meno per il potere. Parliamo di Lui perché sentiamo di dover trasmettere quella gioia che ci è stata donata. 

Saremo annunciatori credibili di Gesù Cristo quando l’avremo veramente incontrato nel profondo della nostra esistenza, quando, tramite l’incontro con Lui, ci sarà stata donata la grande esperienza della verità, dell’amore e della gioia.

2. Fa parte della natura della religione la profonda tensione fra l’offerta mistica a Dio, in cui ci si consegna totalmente a lui, e la responsabilità per il prossimo e per il mondo da lui creato. Marta e Maria sono sempre inscindibili, anche se, di volta in volta, l’accento può cadere sull’una o sull’altra. Il punto d’incontro tra i due poli è l’amore nel quale tocchiamo al contempo Dio e le sue creature. “Abbiamo conosciuto e creduto l’amore” (1 Gv 4,16): questa frase esprime l’autentica natura del cristianesimo. L’amore, che si realizza e si rispecchia in modo multiforme nei santi di tutti i tempi, è l’autentica prova della verità del cristianesimo.
Benedetto XVI

kath.net ringrazia Sua Santità per aver gentilmente permesso la pubblicazione del Suo messaggio.

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quarta-feira, 22 de outubro de 2014

Solemne Santa Misa Tridentina Pontifical : en el Santuario Nacional de Mátraverebély-Szentkút (Hungría), en San Pablo, Minnesota (EE.UU.), en Christchurch (Nueva Zelanda)

Confirmaciones tradicionales y Santa Misa Tridentina Pontifical de la fiesta de San Lucas Evangelista en Christchurch (Nueva Zelanda)

Anteayer, sábado 18 de octubre, fiesta de San Lucas Evangelista, S. E. Mons. Basil Meeking, obispo emérito de Christchurch, administró el sacramento de la Confirmación a cinco jóvenes, en el Rito Romano tradicional, en la Capilla de la Misa en Latín de la diócesis de Christchurch (Nueva Zelanda). Después de las confirmaciones, Mons. Basil Meeking ofició la Santa Misa Tridentina Pomtifical, y a continuación distribuyó certificados a aquellos a quienes había impartido el sacramento. Fotos: Dña. Felicity Markholm. Redentoristas Transalpinos.