sexta-feira, 2 de dezembro de 2022

DAL PECCATO ALLA GRAZIA Dagli scritti del Beato Giovanni di Ruysbroeck

 Innanzi tutto prendiamo coscienza che Cristo, Sapienza di Dio, disse e dice ancor oggi nel cuore di ogni uomo un “Ecco”, cioè: Vedi, guarda, bada. Questo vedere o guardare o badare, per l’uomo intelligente è una necessità naturale. 

Vi prego di starmi a sentire. Per vedere, tanto nel campo dello spirito quanto in quello sensibile, ci vogliono tre cose. Chi vuol vedere attraverso gli occhi, ha bisogno della luce del cielo o di qualche altra luce naturale o artificiale che gli illumini l’aria e gli renda percettibili gli oggetti.                                                                                                    Deve avere anche la disponibilità della volontà, perché le cose vengono percepite, e che gli occhi, organi della vista, siano sani e senza macchie, perché possano raccogliere con esattezza le immagini delle cose.                                                                                               Queste tre condizioni sono tutte ugualmente necessarie, tanto che, se viene meno anche una sola, la visione scompare.      Questo è ben noto per la visione sensitiva, ma la stessa cosa vale anche per la visione soprannaturale, nella quale è riposta la nostra salvezza. Anche questa, infatti, ha bisogno di tre cose: della luce della gloria di Dio, dell’attenzione dell’anima liberamente rivolta a Dio e di una coscienza monda da ogni peccato mortale.                                                        Grazia preveniente e grazia santificante E qui state attenti. Poiché Dio è un bene incontenibile e comune a tutti e similmente il suo amore è immenso e rivolto a tutti, Egli distribuisce la sua grazia in due modi.                                                                                           C’è una prima grazia, detta preveniente, che viene data prima che sia chiesta, e una seconda grazia, detta santificante, che ci rende graditi a Dio e con la quale meritiamo la vita eterna.                                   La grazia preveniente è data a tutti: pagani, Giudei, buoni e cattivi, grazie all’amore universale di Dio che senza distinzione si diffonde su tutti: è l’espressione del desiderio che Dio ha di portar la redenzione e la salvezza a tutte le creature, fino agli estremi confini della terra. Perciò il convertirsi a Dio dev’essere alla portata di tutti; infatti tutti i sacramenti e ciascuno di essi sono a disposizione di chiunque li voglia, a seconda delle   sue necessità.  

DIddio ci vuole veramente tutti salvi, vuole che nessuno potrà giustificarsi dicendo di non avere avuto mezzi sufficienti per la sua conversione e salvezza.                                                                                 Dio è uno splendore e una luce che si diffonde su tutti, Egli illumina il cielo, la terra e ogni uomo, a seconda delle proprietà e bisogni di ciascuno. Dio però è come il sole.                                          Il sole diffonde generosamente i suoi raggi su tutti gli alberi della terra: però molti di essi rimangono sterili e tante piante selvatiche fanno frutti che non servono a niente.                                                       È la ragione per cui le piante selvatiche vengono trapiantate, potate, innestate con germogli di piante veraci; e così vediamo, su tronchi selvatici, frutti di sapore gradito e adatti ai bisogni degli uomini.                                                                                                        Anche per noi viene dal giardino dei cieli un germoglio verace: è la luce della grazia che s’innesta in noi e ci rende graditi a Dio. L’innesto è necessario a tutti. Nessuna opera umana può avere buon sapore ed essere utile per la vita eterna, se non trae origine da quell’innesto.                                                                                                 Il germoglio del giardino dei cieli, innestato in noi, è la grazia santificante, la grazia che ci rende graditi a Dio. Per essa possiamo meritare la vita eterna, poiché diventiamo amici di Dio, capaci di accogliere Dio in noi. Questo germoglio divino è offerto a tutti, ma non s’innesta in tutti; alcuni non lo vogliono. Non alligna in tutti, perché non tutti si decidono a farsi recidere i rami selvatici quali sono l’infedeltà, gli idoli preferiti, l’intolleranza non domata dai precetti di Dio.

 In generale, perché l’innesto alligni e sia vitale abbiamo bisogno di tre cose: della grazia preveniente, della libera adesione della volontà, o conversione, e della purificazione della nostra coscienza. La grazia preveniente è la luce di Dio, che vien data a tutti, ma non tutti l’adoperano per compiere la propria conversione e purificazione e, quindi, non raggiungono la grazia santificante, che ci fa graditi a Dio e idonei alla vita eterna .                                                                              Azione della grazia preveniente La grazia preveniente può muovere l’uomo dal di fuori e dal di dentro. Lo muove dal di fuori attraverso una malattia, la perdita dei beni, di congiunti, di amici, dell’onore, della salute; attraverso una predica, un libro, una conversazione, una parola, o un’azione di persona santa, che ci scopre la verità del nostro essere; son tutti campanelli suonati da Dio, richiami usati da Dio.                                                                                Tante altre volte Dio scuote l’uomo dal di dentro: attraverso una meditazione sulla Passione di Gesù Cristo, o sui doni che la divina Misericordia profonde su di noi o sugli altri, o con una riflessione sui nostri peccati, sulla fragilità della vita, sulla morte, sull’inferno, o sulla felicità del paradiso, o sulla smisurata bontà di Dio, che ci ha così generosamente perdonati e aspetta, con tanta pazienza e amore, la nostra conversione; o ci commuove attraverso un momento di contemplazione della benevolenza di Dio, che ci scoppia sotto gli occhi nel perpetuo rinnovarsi delle cose, nei giorni e nelle stagioni, nel cielo e sulla terra.   

E anche queste son tutte azioni della grazia preveniente che, nei modi più diversi, tenta di scuoterci dal di dentro di noi stessi. C’è ancora un’altra cosa: c’è nell’anima nostra una naturale tendenza verso Dio, che s’accende come una scintilla; è una luce innata superiore, che immediatamente, da sé invita al bene e distoglie dal male.                                                                                                Con questi mezzi Dio stimola gli uomini, ciascuno a seconda delle sue carenze e dei suoi bisogni; perciò c’è chi si sente scosso, chi ripreso, chi spaventato, chi resta attonito, qualcuno si scruta bene addentro, qualcuno si disprezza.                                                               Fin qui siamo ancora nella sfera della grazia preveniente, che è data gratuitamente, a tutti, e prepara l’uomo a ricevere la seconda grazia, quella che ci fa graditi a Dio e che chiamiamo santificante.                  Azione della grazia santificante 

 ; scossa, atterrita e incerta sul da fare, contempla Dio e scopre la propria miseria e la povertà delle sue opere, e sente subito un pungente dolore, un’intima contrizione e disgusto del peccato e un vivo desiderio del bene: questo è il vertice della grazia preveniente.                                                 Se a seguito di questa grazia l’uomo fa ciò che può e crede di dover fare, ma per la sua debolezza non riesce a fare di più, l’immensa Bontà di Dio prende su di Sé il compito di portare a termine l’opera. Come un fulgore di sole piovuto dall’alto, una più sublime luce di grazia viene diffusa nell’anima, sebbene essa non l’abbia meritata né sufficientemente desiderata; è Dio che in questa luce, per un tratto ineffabile della sua misericordia, ci dona spontaneamente Se Stesso; e Dio nessuno Lo può meritare, prima che Lo abbia. 

È un’operazione segreta ed istantanea di Dio, che scuote l’anima e tutte le sue energie. È questo il punto di arrivo della grazia preveniente e il punto di partenza della grazia santificante.                           La quale è una luce soprannaturale, e questa luce è la prima cosa che si richiede per una visione spirituale. Grazie a questa luce soprannaturale, l’anima illuminata comincia la sua reazione, nella quale, sull’istante, la volontà s’aggrappa con tutte le forze a Dio e in quest’abbraccio nasce la carità, o amor di Dio.

Genesi della carità L’adesione della volontà a Dio e l’accensione della carità son così strettamente collegate e interdipendenti tra loro, che l’una non può esistere senza l’altra. Infatti, appena l’anima si unisce a Dio, nello stesso istante, Dio la illumina e scatta l’amore, o carità, che poi non è altro che la stessa unione affettiva tra Dio e l’anima che Lo ama.                                                                                Dalla grazia, dunque, e dallo slancio dell’anima verso Dio nasce l’amore e dall’amore sgorga la purificazione della coscienza. Grazia divina, adesione dell’anima a Dio e purificazione della coscienza sono tre cose distinte, ma le azioni sono una nell’altra, né può esistere una senza l’altra.                                                                    La volontà infatti che vede Dio, sommo bene, è istantaneamente e naturalmente attratta; e chi è preso davvero dall’amor di Dio, non può fare a meno di dolersi perfettamente dei suoi peccati; se non lo facesse, il suo amore non sarebbe amore. In questo processo non c’è un prima e un poi; c’è però una priorità di causa e di effetto, più che di tempo.                                                                                                Dio infonde la luce e in quella luce l’anima aderisce perfettamente a Dio: quella adesione è la carità, o amore, e nell’amore perfetto c’è, per natura, la cancellazione d’ogni peccato. È tutto compreso in un solo atto; ma la natura delle cose vuole che dall’amor di Dio nasca la volontà di non peccare mai più, di servire Dio, sempre e con umile obbedienza, di confessare i peccati interamente e senza equivoci, di espiarli e di consacrarsi totalmente alle opere buone e all’esercizio delle virtù.                                                                                            Luce della grazia, libera conversione e purificazione della coscienza fanno parte integrante della divina visione. Chi le ha, ha già in sé Cristo che dice: “Ecco” ed Egli viene. 

Il beato Giovanni di Ruysbroeck nacque nel 1293 a Ruysbroeck, nei pressi di Bruxelles, Giovanni è uno dei maggiori mistici fiamminghi. Ordinato prete nel 1317, fu cappellano della cattedrale di Bruxelles. Nel 1343 si ritirò con due compagni nel bosco di Groenendael, vicino Waterloo. Molti si unirono e dal romitaggio sorse una comunità di canonici regolari, di cui Giovanni fu priore. Morì nel 1381 ed è beato dal 1903. Le sue opere furono così note, da meritargli i soprannomi “doctor divinus”, “Secondo Dionigi” e anche “Ruysbroeck l’Ammirabile”. S. Elisabetta della Trinità, appassionata lettrice dei suoi scritti, si rifece alla teologia mistica del Beato per vivere la sua personale vocazione carismatica.