sábado, 1 de fevereiro de 2020

Che idea si è fatto del saggio Dal profondo dei nostri cuori (Cantagalli) scritto dal cardinale Robert Sarah e da Benedetto XVI?


«Il 2019 è stato un anno chiave per la convivenza che, banalizzando, chiamiamo dei due Papi. Perché in quest'ultimo anno il Papa emerito ha deciso di uscire allo scoperto su temi scottanti del magistero e la pastorale ecclesiastica. Nell' aprile scorso ha affidato a un mensile tedesco gli Appunti sugli scandali degli abusi sessuali, nei quali delineava una causa della crisi della Chiesa diversa da quella prospettata da Francesco. Ora ha deciso di pubblicare una riflessione sul celibato sacerdotale prima che Francesco si pronunci con la sua Esortazione sul Sinodo dell' Amazzonia. Se ha scelto di rompere il silenzio che si era autoimposto all' atto della rinuncia è perché ritiene particolarmente grave la situazione della Chiesa di oggi».


 Una situazione che rende «impossibile tacere», come hanno scritto gli autori del libro citando sant' Agostino?

«Esatto. È una scelta che richiama alla memoria quella dei grandi monaci antichi che, quando vedevano in pericolo la vita delle comunità, abbandonavano l' isolamento per soccorrerle. Così oggi, il Papa emerito lascia la sua posizione di ritiro e preghiera per accompagnare con la sua voce autorevole la Chiesa in un momento di grande incertezza».


 La vicenda fa esplodere l' anomalia dei due Papi: è urgente regolamentare l' azione e la parola di Benedetto XVI?

«Effettivamente questi ultimi avvenimenti hanno messo in luce qualcosa di non risolto.
La compresenza dei due Papi, uno regnante e uno emerito, è un primum assoluto. La figura del Papa emerito non ha codificazione canonica e viene inventata da colui che lo è per la prima volta. Il quale, all' atto della sua abdicazione, lasciò nel vago gli indirizzi relativi agli ambiti del suo agire, mostrando di potersi comportare in modo originale e creativo».


Aveva promesso una posizione ritirata e di preghiera mentre ha recuperato un protagonismo diverso?

«Per di più su argomenti cruciali. Non va trascurato il fatto che Benedetto XVI ha attribuito la causa degli abusi sessuali alla perdita della vicinanza a Dio di gran parte della Chiesa, mentre per Francesco la causa va individuata nel clericalismo. Quanto al celibato dei sacerdoti, Ratzinger ne ritrova addirittura nell' antico testamento il fondamento teologico, per il quale la totale dedizione a Dio è incompatibile con un' altra dedizione assoluta com' è quella richiesta nel matrimonio».


C'è chi osserva che il celibato dei preti non è un dogma, ma una scelta recente della Chiesa.

«Non è il pensiero di Benedetto XVI. Egli ammonisce che toccare questo cardine non è semplice perché fonda lo stato ontologico del consacrato a Dio».


La pubblicazione di questo testo è una forma di pressione su papa Francesco che sta per promulgare l'Esortazione del Sinodo dell' Amazzonia? Qualcuno ha parlato anche di interferenza sul suo magistero.

«Credo vada inteso come un segnale di allarme levato da personalità di grande autorevolezza, Benedetto XVI in particolare, per richiamare l' attenzione sulla gravità della decisione che sta per essere presa. Se si apre uno spiraglio per l' Amazzonia, nel tempo potrà valere per tutta la Chiesa».


Dopo il ritiro della firma in copertina e la scelta di specificare che il libro viene pubblicato «con il contributo» di Benedetto XVI ci si chiede come il Papa emerito potesse non sapere di partecipare a una pubblicazione a doppia firma.

«Se anche potessimo ammettere che il Papa emerito non avesse nozioni precise della veste editoriale della pubblicazione, tuttavia la sostanza del suo pensiero non lascia spazio a interpretazioni. E non lascia dubbi anche il fatto che abbia voluto essere parte di questo libro con un suo testo, e leggendo e approvando tutte le altre parti della pubblicazione, come dimostrano le sue lettere rese pubbliche dal cardinal Sarah».


Secondo lei che cosa scriverà papa Francesco nel documento sul Sinodo?

«Per quanto visto in questi sette anni di pontificato non mi sorprenderei se aprisse uno spiraglio ai presti sposati, magari in una nota a piè di pagina. Da un lato potrebbe confermare genericamente la dottrina attuale, dall' altro consentire eccezioni che verranno affrontate con prassi più o meno disinvolte. È ciò che è accaduto sulla dottrina del matrimonio dopo il Sinodo sulla famiglia».


Accadrà anche sul celibato ecclesiastico?

«Gli indizi non mancano. Al ritorno dal viaggio a Panama, parlando in aereo con i giornalisti, papa Bergoglio citò e condivise l' espressione di Paolo VI: "Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato sacerdotale". Ma dopo quella frase proseguì riferendosi a situazioni particolari nelle isole del Pacifico e citando come interessante un libro del teologo tedesco Fritz Lobinger, divenuto vescovo in Sudafrica, favorevole all' ordinazione sia di uomini che di donne sposate, ai quali affidare il solo compito dell' amministrazione dei sacramenti, senza le altre due funzioni, di insegnamento e di governo, che indissolubilmente sono proprie del sacerdozio».


Perché dovremmo temere qualche eccezione?

«Perché un' eccezione consentita in Amazzonia o in un' isola del Pacifico diventerebbe presto la regola in una Chiesa cattolica come quella di Germania, tra le più disastrate al mondo per declino di fedeli e di fede eppure curiosamente guardata da papa Francesco come l' avanguardia del rinnovamento ecclesiale».


Nella Chiesa ortodossa ci sono da sempre i preti coniugati.

«Intanto, nella Chiesa ortodossa i vescovi sono soltanto celibi. Inoltre, nel libro Ratzinger ricorda che la Chiesa universale dei primi secoli prevedeva sì ministri coniugati, ma chi veniva ordinato doveva cessare di avere rapporti con la propria moglie. Poi, all' ordinazione sacerdotale sono stati ammessi solo celibi».


La scarsità di vocazioni non è motivo sufficiente per ammettere «anziani» coniugati di provata fede?

«Anche nella Chiesa nascente scarseggiavano le vocazioni eppure la cristianità è fiorita ugualmente. Le comunità cattoliche del Giappone sono eroicamente sopravvissute 250 anni senza che ci fosse un solo sacerdote. Così è avvenuto per numerose comunità nascoste nel mondo. Esistono i modi per supplire all' assenza di sacerdoti».

DON DIVO BARSOTTI, O CAMINHO DA PURIFICAÇÃO . O MISTÉRIO DA VISITAÇÃO

O primeiro desafio da fé são as provações de Deus. Ele escreve: "Deus não porque nos ama, nos persegue e nos tortura, mas porque nos ama e quer que sejamos como Ele mesmo". É este o significado das provas?
Na verdade, não se pode pensar que Deus nos ama se Ele nos sujeita a provações e dificuldades na vida. Mas, em Seu plano, são estas que nos permitem crescer em virtude e santidade. Elas envolvem a superação de nós mesmos e a purificação dolorosa. Deus não quer a nossa purificação como tal, mas não a exclui para nosso bem, porque nos libertamos de todos os tentáculos que nos prendem ao nosso amor próprio, à nossa vaidade, à nossa sensibilidade doente. Portanto, ele não nos tortura porque nos ama, mas porque nos ama, ele nos purifica de tudo o que nos afasta dele, para que sejamos cada vez mais capazes de aceitar o seu dom de amor.
E acrescenta: "Nós não acreditamos que Deus possa nos isentar da nossa purificação total. Mas como é que encaramos isso?
Deus, portanto, não nos dispensa da nossa purificação total. Ele não pode tolerar qualquer imperfeição voluntária em nós. Daí a necessidade de uma purificação total para todos os santos. Para aqueles que não o conseguiram na terra, ele ocorre no purgatório após a morte. Em vez disso, o grau de caridade que alcançamos aqui em baixo permanece para sempre. A diferença entre um santo e outro reside precisamente no diferente grau de caridade alcançado por eles. Então pergunta-me como devo lidar com a purificação. No início é você quem, conhecendo o seu pecado, deve se esforçar para se livrar dele. A graça de Deus te ajuda, mesmo que te pareça que estás sozinho na luta contra ti mesmo. É por isso que a purificação é cansativa e também dolorosa. O próprio Deus nos purifica como um fogo ardente. Quanto mais perfeita for a purificação, mais passiva ela é. É Deus quem purifica totalmente o homem.
"O amor de Deus é um amor que não pode fechar os olhos". Foi por isso que Santa Teresa de Ávila disse que Deus tem poucos amigos?
Precisamente. A purificação é dolorosa e cansativa, e mesmo que vos pareça ser a vossa obra, é Deus quem a realiza em vós. Ele não pode escapar desta acção de purificação, que te perturba e consome, para te tirar do pântano do teu egoísmo.
"Deus não deixa o nosso pecado impune, Ele não pode tolerar que permaneçamos na nossa mediocridade". As provas são, então, um sinal da preferência de Deus?
Certamente, porque Ele quer que sejamos como Ele mesmo. Nosso objectivo é nos tornarmos pela graça o que Deus é por natureza. Portanto, Deus quer fazer-nos semelhantes a Ele em santidade, para que a nossa vida seja um reflexo da Sua santidade.

O MISTÉRIO DA VISITAÇÃO
Uma visita pessoal
É um mistério muito doce. É o mistério da caridade de Maria indo para sua prima Isabel,
para a ajudar nos meses finais da sua gravidez. Mistério da caridade de Maria, que é um
continuo vir a cada alma, para ajudar cada alma no seu caminho para Deus.
Como Nosso Senhor, também Maria Santíssima em seus mistérios vive uma missão, que não
acaba se não com o fim dos tempos. Não só a graça daquela caridade que traz a Rainha do
céu da prima Isabel está hoje presente na Igreja para cada alma, mas, mais do que isso, é feito
apresentando a própria visita da Virgem a cada alma.
Em sua vida terrena, a Virgem, como nós, foi condicionada pelo tempo e pelo espaço.
poderia ao mesmo tempo ir para Isabel e ficar com José ou ir para o Templo de
Jerusalém, ou seja, viver em múltiplos lugares, como pode ser o desejo
da sua alma para ajudar todos aqueles que possam precisar dela? Não.Jesus também aparece no Evangelho que em sua vida mortal não quis usar o dom de uma bilocação, anúncio
exemplo: mesmo que estivesse em Belém não estava em Nazaré, se estivesse em Jerusalém não estava em
Samaria. Condicionada como nós, Maria só podia viver num lugar, ela não podia viver
do que um acto de amor.
Não assim, depois da sua glorificação. Como Cristo após a sua gloriosa ressurreição é feito
presente em cada alma, une-se com cada um de nós e vive em cada um de nós "Habita em mim e eu em
tu", diz Jesus, assim diz a Virgem; ela está lá onde ama, ela está, portanto, numa visita contínua a cada um
de nós, na sua caridade. Não é apenas uma presença de lembrança, não é apenas uma presença
espiritual como poderia ser a presença, em nós, do nosso afecto e do nosso amor por todos
aqueles que amamos. Não é assim, é uma presença real; a Virgem também já não está condicionada pela
tempo ou espaço. Ela vive apenas a plenitude de um amor, o que torna possível para ela
glorificar a natureza da mulher para viver com cada um que ela ama, para viver vindo a cada um
que ele ama. Porque a visita de Maria Santíssima, já não está ligada a lugares, mas ligada a almas, vem
a cada alma que esteja particularmente disposta a acolhê-la...

S. JOÃO BOSCO

ABADIA DE FONTGOMBAULT