quinta-feira, 11 de agosto de 2011

Rito Bracarense em Fátima . " Rito Romano e Rito di Braga"


Rito Bracarense em Fátima

Colocamos à vossa disponibilidade algumas fotografias da Santa Missa celebrada segundo o rito Bracarense. Esta celebração decorreu hoje, dia 26 de Julho, em Fátima. Esperemos poder em breve facultar-vos trechos de vídeo da Missa, assim como a entrevista com o Pe. Joseph Santos.
 

 



E' a tutti noto che la riforma liturgica promossa dal Concilio tridentino e realizzata da S. Pio V con il riordinamento e la codificazione del Rito Romano fu sommamente rispettosa verso gli altri riti latini che vantassero una tradizione plurisecolare. E' ugualmente a tutti noto come gli zelatori della cosiddetta riforma liturgica postconciliare, per un malinteso concetto di unità liturgica, pretenderebbero che con la promulgazione del nuovo rito paolino sia stato proscritto il rito romano tradizionale.
Più cauta, in generale, è stata l'opera dei riformatori nella revisione degli altri riti latini, compiuta in un secondo tempo, quando già si avvertiva diffusamente un senso di sazietà per gli sperimentalismi più sfrenati e per le audacie innovative, che contrassegnarono i primi anni postconciliari e che portarono alla devastazione del rito romano tradizionale. Per i riti di più circoscritta diffusione si ebbe minore volontà di esercitarsi in modifiche radicali; essi inoltre vennero più tenacemente difesi dalle Chiese locali. E' un capitolo questo che andrebbe attentamente studiato: verrebbero posti in luce, tra l'altro, alcuni dei tanti aspetti paradossali della cosiddetta riforma. Interessante, in questo senso, è apprendere che il rito di Braga, in Portogallo, conserva tuttora numerosi elementi genuini dell'antico rito romano, proprio quegli elementi che il rito paolino ha perso e che, a noi che li richiediamo, vengono rifiutati!




Braga è una fra le più antiche diocesi del Portogallo, la sua esistenza è documentata già nel IV secolo; nel XII secolo Braga diveniva arcivescovado metropolitano, sede del Primate del Portogallo, come è tuttora. Nel 1980 la sua popolazione supera il milione di abitanti, cattolici nella stragrande maggioranza.
La Chiesa di Braga possiede, da tempi molto remoti, un rito suo proprio, il « Ritus Bracharensis ». Quanto al problema delle origini di questo rito, documento prezioso è una lettera scritta nel 538 da papa Virgilio a Profuturo, vescovo di Braga.

In questa lettera sono impartite istruzioni disciplinari e liturgiche circa il battesimo e la messa, istruzioni rese necessarie dalla confusione che regnava a Braga in seguito alla crisi priscillanista, la quale ebbe inizio precisamente nella Lusitania, l'attuale Portogallo.
Secondo le istruzioni del papa Virgilio vi era nella messa una parte invariabile, l'ordinario, cui si aggiungevano nei vari posti, diverse formule proprie alla solennità di ciascun giorno.

Questo testo invariabile, romano, con aggiunte e sviluppi « sia nazionali, sia presi in prestito » da altre liturgie — della Gallia, ispano-gotica, sveva — forma il rito di Braga.
« Il rito svevo e il rito di Braga sono sostanzialmente identici »; il rito svevo doveva poi scomparire dopo che gli Svevi vennero vinti e respinti dai Visigoti sopraggiunti nella penisola iberica. Ma il rito di Braga sussistette, seppure tra varie difficoltà, fra cui, ad esempio, la pressione della sede primaziale di Toledo che esercitava una certa preponderanza fino a questa parte del Portogallo.
Quattro particolarità della messa secondo il rito di Braga esprimono nettamente una reazione antipriscillanista e antiariana, fatto questo che richiama il rito mozarabico:
— la formula « In unitate Sancti Spiritus benedicat vos Pater et Filius » pronunciata dal celebrante alla fine della messa nell'atto di benedire i fedeli;
— il fatto che il celebrante deve genuflettersi pronunciando il nome di Gesù al momento del Vangelo;
— il fatto che il celebrante piega entrambe le ginocchia dopo la consacrazione delle Specie eucaristiche;
— il fatto che il celebrante eleva tre volte innanzi ai fedeli l'Ostia consacrata.
La liturgia di Braga risale dunque al V secolo; verso la fine del VI e durante il VII secolo, sotto la pressione dei Concili di Toledo, che miravano a uniformare la liturgia in tutta la penisola iberica, essa regredisce fortemente ma non scompare del tutto. Nell'XI secolo il vescovo Pietro restaurò la Chiesa di Braga; documenti del XIV secolo dimostrano come il rito di Braga fosse indiscutibilmente in vigore; fra questi ci è pervenuto il testamento, datato 2 dicembre 1301, di una donna portoghese la quale dispone che nella cappella da lei istituita sia celebrata la messa « juxta consuetudinem Ecclesiae Bracharensis ».

Nei primi tempi il rito di Braga non ha completamente sostituito il rito romano: per un certo periodo i due riti sono coesistiti. Con la Bolla « Quo Primum » del 14 luglio 1570, S. Pio V approvava l'uso dei riti latini che fossero in vigore da almeno duecento anni1 e quindi anche il rito di Braga; questo fu dall'arcivescovo di Braga imposto come esclusivo per la Chiesa locale solo nel 1594. Nel corso dei secoli tutti i tentativi di introdurre il rito romano nella Chiesa di Braga incontrarono l'opposizione formale del capitolo metropolitano, tanto che, a questo proposito, nel 1880 vi fu un notevole conflitto. I diritti liturgici tradizionali venivano poi rinforzati nel nuovo Codice di diritto canonico, promulgato nel 1917: «Clerici... tenentur obligatione quotidie horas canonicas integre recitando secundum proprios et probatos liturgicos libros » (canone 135).

Le Costituzioni sinodali dell'arcivescovado di Braga, appro¬vate dalla Santa Sede il 29 luglio 1918, ribadirono che la messa doveva essere celebrata secondo il messale e il calendario liturgico propri del rito di Braga. Con la Bolla « Inter multiplices » Pio XI, l'8 dicembre 1924, approva la nuova edizio¬ne del messale di Braga.
La lettura del messale di Braga, nell'edizione del 1972 oggi in vigore, è par¬ticolarmente istruttiva per i cattolici di rito romano che lamentano la devastazione del loro rito. Le prime venti pagine di introduzione contengono tra l'altro l’« imprimatur » dell'arcivescovo primate (30 giugno 1972), il decreto di approvazione della S. Congregazione per il Culto Divino (18 novembre 1971), una lettera della stessa S. Congregazione che appro¬va la traduzione del messale nella lingua portoghese (3 ottobre 1972). Le firme apposte su questi documenti sono del cardinal Tabera e di mons. Bugnini, allora rispettivamente prefetto e segretario della S. Congregazione; siamo a tre anni dalla promulgazione del messale di Paolo VI.
Per quanto riguarda la messa secondo il rito di Braga, occorre in particolare notare quanto segue:
— le preghiere dell'inizio sono più lunghe di quelle del messale romano promulgato da S. Pio V, ma includono queste ultime (Salmo 42, 1-5; Confiteor; Aufer a nobis; Oramus Te Domine);
— all'offertorio le due prime preghiere, quelle dello spiegamento del corporale e dell'offerta dell'ostia sono diverse dal rito romano; tutte le altre preghiere sono quelle del rito romano;
— il canone è integralmente quello promulgato da S. PioV;
— alla fine della messa alcune varianti dopo la preghiera del postcommunio:
— al posto, dell'Ite Missa est, nel tempo di Natale e in quello dell'Epifania, vi sono due bellissime formule di congedo dei fedeli con responsorio per essi. Dopo l'ultimo Vangelo, che è il Prologo del Vangelo secondo S. Giovanni come nel rito romano, una preghiera alla Madonna cambia secondo i quattro tempi liturgici.
Par di sognare: ciò che la Santa Sede giudica giusto, ragionevole, conforme al¬la tradizione e al diritto della Chiesa, ciò che essa concede ai fedeli del rito di Braga, è esattamente quanto rifiuta ai fedeli del rito romano!
Paradossale e grottesco appare il fatto che nella arcidiocesi di Braga il rito lo¬cale non è più esclusivo, ad esso è ora affiancato quello paolino: sacerdoti e fedeli sono liberi di scegliere tra il messale di Paolo VI e il messale di Braga che, come si è detto, contiene tra l'altro immutato l'antico canone romano.

Perché questa libertà è rifiutata ai fedeli di rito romano?

Come giudicare una riforma liturgica che, contemporaneamente, da una parte mostra saggezza nell'approvare il messale di Braga, mentre dall'altra si accanisce in un immotivato rifiuto del messale romano tradizionale? E' questa una patente manifestazione di incoerenza; es¬sa non può portare né i benefici della giustizia, né la pace e la concordia nella Chiesa.
Per salvaguardare i propri diritti liturgici i cattolici di rito romano che vogliono mantenersi fedeli alla propria tradizione dovrebbero forse adottare il rito di Braga?! Per restare romani occorrerà farsi lusitani?!
p. Lino De Filippo