Come nota mons. Gherardini, il Concilio Vaticano II viene celebrato ed «incensato» ad ogni piè sospinto e, ovviamente, il cinquantesimo anniversario di questo evento si presenta un’occasione ghiotta per l’M.P.C.: il Ministero per la Propaganda Conciliare.
Ovviamente, il Ministero per la Propaganda Conciliare (M.P.C.) si è già mobilitato per incensare l’evento che, a suo dire, rappresenta la nascita di una nuova Chiesa, naturalmente più bella rispetto a quella precedente. L’organo radiofonico dell’M.P.C. – Radio Vaticana – ha deliziato i suoi ascoltatori con una chiacchierata tra Fabio Colagrande e Marco Vergottini, di professione teologo. Un teologo di quelli giusti, che – sulle pagine di Avvenire – si è spinto a difendere certi colloqui notturni di un cardinale che sarebbe meglio dormisse un po’ di più la notte.
Il Ministero per la Propaganda Concilare (M.P.C.) – per bocca di Marco Vergottini – ci spiega come il Concilio abbia rappresentato un momento magnifico della storia ecclesiastica perché ha saputo dare una ventata di ottimismo ad una Chiesa grigia e arroccata su posizione antiquate. Si sa: «l’ottimismo è il profumo della vita». L’M.P.C., apprendiamo dall’intervista, è anche dotato di un sito – www.vivailconcilio.it – che ci siamo sforzati di consultare a lungo, trovando una sola nota cattolica, che riproponiamo: «il cardinal Ottaviani prega durante il Concilio con rinnovato fervore. Durante le congregazioni generali è possibile vederlo prosternato ai piedi del Santissimo per lunghe ore. I suoi collaboratori cominciano ad inquietarsi. Finalmente uno di loro decide e gli chiede se c'è qualcosa che non vada. ‒ Ahimé, risponde, sto supplicando il cielo di chiamarmi a sé e soprattutto di non attendere, per farlo, che il Concilio finisca...
‒ Perché diamine una tal fretta?
‒ Perché ci tengo a morire cattolico...»
Sito che vai, Melloni che trovi. In un articolo intitolato «Non mi riConcilio», il pezzo da novanta della scuola di Bologna così descrive le caratteristiche del tradizionalismo: «lo sprezzo per l’ascolto dell’altro, l’antagonismo verso il dialogo, il rifiuto della mediazione a favore di un’identità proclamata con la rozzezza di chi non ha un baricentro, il martellare l’elogio di sé, l’evocazione di disegni oscuri contro privilegi e arroganze, e alla fine la pretesa che tutto, perfino la violenza, si compia in nome di Dio». Non male per persone che si ritengono concilianti con tutti – soprattutto con i fratelli lontani – ma che sputano veleno addosso a chi si ostina a difendere la Tradizione che, per inciso, è un aspetto fondamentale del Cattolicesimo, tanto che il Concilio Niceno II (787) così afferma: «se qualcuno respinge la Tradizione ecclesiastica scritta o non scritta, sia scomunicato».
Ai paladini del Concilio sono rimasti solo il livore e la disperazione tipici di chi cerca di salvare un’ideologia – in questo caso quella conciliare – che sta barcollando. Si celebra un’ideologia morente al grido di «incensate, incensate, qualcosa resterà!».
Matteo Carnieletto