domingo, 8 de janeiro de 2012

Incensate, incensate, qualcosa resterà! È arrivato il 2012 e, con esso, il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962).


Come nota mons. Gherardini, il Concilio Vaticano II viene celebrato ed «incensato» ad ogni piè sospinto e, ovviamente, il cinquantesimo anniversario di questo evento si presenta un’occasione ghiotta per l’M.P.C.: il Ministero per la Propaganda Conciliare.
Ovviamente, il Ministero per la Propaganda Conciliare (M.P.C.) si è già mobilitato per incensare l’evento che, a suo dire, rappresenta la nascita di una nuova Chiesa, naturalmente più bella rispetto a quella precedente. L’organo radiofonico dell’M.P.C. – Radio Vaticana – ha deliziato i suoi ascoltatori con una chiacchierata tra Fabio Colagrande e Marco Vergottini, di professione teologo. Un teologo di quelli giusti, che – sulle pagine di Avvenire – si è spinto a difendere certi colloqui notturni di un cardinale che sarebbe meglio dormisse un po’ di più la notte.
Il Ministero per la Propaganda Concilare (M.P.C.) – per bocca di Marco Vergottini – ci spiega come il Concilio abbia rappresentato un momento magnifico della storia ecclesiastica perché ha saputo dare una ventata di ottimismo ad una Chiesa grigia e arroccata su posizione antiquate. Si sa: «l’ottimismo è il profumo della vita». L’M.P.C., apprendiamo dall’intervista, è anche dotato di un sito – www.vivailconcilio.it – che ci siamo sforzati di consultare a lungo, trovando una sola nota cattolica, che riproponiamo: «il cardinal Ottaviani prega durante il Concilio con rinnovato fervore. Durante le congregazioni generali è possibile vederlo prosternato ai piedi del Santissimo per lunghe ore. I suoi collaboratori cominciano ad inquietarsi. Finalmente uno di loro decide e gli chiede se c'è qualcosa che non vada. ‒ Ahimé, risponde, sto supplicando il cielo di chiamarmi  a sé e soprattutto di non attendere, per farlo, che il Concilio finisca...
‒ Perché diamine una tal fretta?
‒ Perché ci tengo a morire cattolico...»
Sito che vai, Melloni che trovi. In un articolo intitolato «Non mi riConcilio», il pezzo da novanta della scuola di Bologna così descrive le caratteristiche del tradizionalismo: «lo sprezzo per l’ascolto dell’altro, l’antagonismo verso il dialogo, il rifiuto della mediazione a favore di un’identità proclamata con la rozzezza di chi non ha un baricentro, il martellare l’elogio di sé, l’evocazione di disegni oscuri contro privilegi e arroganze, e alla fine la pretesa che tutto, perfino la violenza, si compia in nome di Dio». Non male per persone che si ritengono concilianti con tutti – soprattutto con i fratelli lontani – ma che sputano veleno addosso a chi si ostina a difendere la Tradizione che, per inciso, è un aspetto fondamentale del Cattolicesimo, tanto che il Concilio Niceno II (787) così afferma: «se qualcuno respinge la Tradizione ecclesiastica scritta o non scritta, sia scomunicato».
Ai paladini del Concilio sono rimasti solo il livore e la disperazione tipici di chi cerca di salvare un’ideologia – in questo caso quella conciliare – che sta barcollando. Si celebra un’ideologia morente al grido di «incensate, incensate, qualcosa resterà!».
Matteo Carnieletto