Il Papa e la storia
 Si critica la categoria parziale di  "storia" utilizzata da Miccoli, secondo il quale, storia sarebbe tutto  quello che si è attestato intorno agli anni '60: in realtà una «temperie  culturale che è stata il contesto del Vaticano II e dei suoi  documenti». Criticare i documenti e gli avvenimenti che a quella  temperie son seguiti, per Miccoli è una riconquista di Roma (del  Vaticano II). Anche Melloni parla di ritorno del tradizionalismo.  Entrambi però, Miccoli e Melloni, sono accomunati in questa lucida  critica: la storia non è sola una parte degli avvenimenti, e magari  quella che collima con il proprio sentire. Le categorie-etichette  "conservatori" e "progressisti" ormai non spiegano più niente. La storia  va avanti.
 Si critica la categoria parziale di  "storia" utilizzata da Miccoli, secondo il quale, storia sarebbe tutto  quello che si è attestato intorno agli anni '60: in realtà una «temperie  culturale che è stata il contesto del Vaticano II e dei suoi  documenti». Criticare i documenti e gli avvenimenti che a quella  temperie son seguiti, per Miccoli è una riconquista di Roma (del  Vaticano II). Anche Melloni parla di ritorno del tradizionalismo.  Entrambi però, Miccoli e Melloni, sono accomunati in questa lucida  critica: la storia non è sola una parte degli avvenimenti, e magari  quella che collima con il proprio sentire. Le categorie-etichette  "conservatori" e "progressisti" ormai non spiegano più niente. La storia  va avanti.(Fonte: L'Osservatore Romano del 4.01.2012, p. 1)
«La  questione centrale, sottesa alle scelte da compiere, sta ancora una  volta nel tipo di rapporto che la Chiesa di Roma intende stabilire con  la storia: sta, per dire più precisamente, nel suo modo di pensarsi  nella storia: riconosce di farne pienamente parte, come ne fa parte il  Vangelo cui si richiama, o se ne sottrae, perché portatrice, intangibile  dalle contingenze umane, di un messaggio che ha saputo mantenere  inviolato e inalterato nel corso di duemila anni?». Con queste parole lo  storico Giovanni Miccoli sintetizza il suo lungo discorso critico nei  confronti di Benedetto XVI nel recente volume La Chiesa  dell’anticoncilio. I tradizionalisti alla riconquista di Roma (Laterza).  Una requisitoria, la sua, fondata sulla consultazione di una massa di  testi e documenti e che si basa su una lettura del concilio Vaticano II  come momento di rottura di un secolare immobilismo.
Con  il concilio, finalmente, la Chiesa si sarebbe messa al passo con la  storia, accogliendo in quegli anni la modernità. Secondo lo studioso,  quindi, la Chiesa avrebbe accettato di ridiscutere tutta la sua cultura e  tutta la sua tradizione alla luce di quel cambiamento radicale che ha  segnato le società occidentali del XIX e XX secolo.
L’accento  sulla mancata attenzione alla storia e sul rifiuto di prenderla in  considerazione da parte di Benedetto XVI — che, proprio a causa di  questa presunta rimozione, viene accusato da Miccoli di rifuggire dalle  distinzioni e quindi di indulgere a una «semplificazione banalizzante» —  costituisce infatti l’asse portante di questo libro.
Stupisce  in uno storico di vaglia — il quale, come si deduce dalle note, ha  letto almeno qualche opera di Ratzinger — l’assoluta incapacità di  riconoscere che il teologo oggi Papa ha sempre rivelato una  straordinaria attenzione per gli aspetti storici di questioni e  problemi; cercando sempre, poi, anche nei suoi interventi, di offrire  un’interpretazione storica del momento che stiamo vivendo ricca di  richiami all’attualità e alle sue trasformazioni. Parlare di ricerca  della verità e accusare il pensiero contemporaneo di relativismo non  significa certo negare la storia. Significa piuttosto dare della storia  un’interpretazione che non piace all’autore del libro, ma questa è cosa  ben diversa.
Per  Miccoli la storia sembra identificarsi soltanto con quella degli anni  sessanta, cioè con la temperie culturale che è stata il contesto del  Vaticano II e dei suoi documenti. Come se tutto ciò che è successo dopo —  l’applicazione cioè di quei testi, ma anche il fallimento delle utopie  della modernità allora predicate nella società, nonché l’emergere di  nuovi gravi problemi, quali le questioni bioetiche — non fosse anch’esso  storia, e non meritasse oggi attenzione e critica. E, di conseguenza,  non sollecitasse uno sguardo diverso sul concilio, diverso da quello dei  suoi contemporanei. Uno sguardo storico, appunto.
Così  come storico è lo sguardo da portare sulle fratture e sulle opposizioni  nate negli anni del Vaticano II. Il fatto che sia passato mezzo secolo  da quei tempi significa ovviamente che se ne può tentare un bilancio  differente, che utilizza quali elementi di giudizio non solo  proclamazioni teoriche, necessariamente datate, ma anche il  comportamento degli oppositori nei decenni successivi.
La  storia che secondo Miccoli dovrebbe entrare nei discorsi del Papa è  sempre quella passata, e più precisamente quella che si svolgeva durante  il concilio e ne influenzava ovviamente le decisioni; come se soltanto  gli avvenimenti che piacciono e che si condividono siano meritevoli di  essere considerati storici. Gli altri devono essere archiviati come  resistenze, opposizioni, immobilismi.
Si  tratta di una concezione della storia perlomeno discutibile, di cui è  portatore non solo Miccoli, ma altri storici della Chiesa e in  particolare del Vaticano II, i quali in questo modo arrivano facilmente a  concludere ciò che a loro preme di più: che cioè i tradizionalisti —  con il Papa in testa — sarebbero alla riconquista della Chiesa.
Ma  perché il modo di riflettere di Benedetto XVI, chiaramente espresso nei  suoi libri e nei suoi interventi, e quindi accessibile a chiunque  cerchi seriamente di capire, troppo spesso non viene letto nella sua  originalità e novità? Perché ogni cosa che egli dice deve per forza  rientrare nei logori schemi dei progressisti e dei conservatori, che in  fondo erano stati già messi in crisi dallo stesso Papa del concilio,  Paolo VI, con la pubblicazione dell’Humanae vitae?
È  come se la schematicità della visione politica del nostro tempo facesse  velo a una vera e libera interpretazione — che naturalmente può essere  anche critica — di questo pontificato che, in qualsiasi modo lo si  voglia giudicare, si sta rivelando sempre più sorprendente e  interessante. Gli storici ci metteranno cento anni per capirlo? Speriamo  di no.
Lucetta Scaraffia

 inundado por um mistério de luz que é Deus   e N´Ele vi e ouvi -A ponta da lança como chama que se desprende, toca o eixo da terra, – Ela estremece: montanhas, cidades, vilas e aldeias com os seus moradores são sepultados. - O mar, os rios e as nuvens saem dos seus limites, transbordam, inundam e arrastam consigo num redemoinho, moradias e gente em número que não se pode contar , é a purificação do mundo pelo pecado em que se mergulha. - O ódio, a ambição provocam a guerra destruidora!  - Depois senti no palpitar acelerado do coração e no meu espírito o eco duma voz suave que dizia: – No tempo, uma só Fé, um só Batismo, uma só Igreja, Santa, Católica, Apostólica: - Na eternidade, o Céu!
inundado por um mistério de luz que é Deus   e N´Ele vi e ouvi -A ponta da lança como chama que se desprende, toca o eixo da terra, – Ela estremece: montanhas, cidades, vilas e aldeias com os seus moradores são sepultados. - O mar, os rios e as nuvens saem dos seus limites, transbordam, inundam e arrastam consigo num redemoinho, moradias e gente em número que não se pode contar , é a purificação do mundo pelo pecado em que se mergulha. - O ódio, a ambição provocam a guerra destruidora!  - Depois senti no palpitar acelerado do coração e no meu espírito o eco duma voz suave que dizia: – No tempo, uma só Fé, um só Batismo, uma só Igreja, Santa, Católica, Apostólica: - Na eternidade, o Céu!