Don Divo Barsotti - fonte:
http://kairosterzomillennio.blogspot.it/2011/08/trasfigurazione-3-omelie-di-don-divo.html6 agosto 1989
Tempo liturgico: Festa della Trasfigurazione — Anno C
Letture: Dn 7, 9-10. 13-14; dal Sal 96; 2Pt 1, 16-19; Lc 9, 28-36 Omelia
«La stella del mattino»
Giustamente sono state proclamate tre letture, perché non si potrebbe capire quello che è essenziale a questo evento della vita di Gesù senza la lettera di Pietro. L'evento al quale assistettero Pietro, Giacomo e Giovanni, fu un fatto isolato nella vita del Signore? Riguarda soltanto Gesù? Ecco quello che possiamo domandarci. La risposta ce la dà San Pietro stesso: quella che è stata l'esperienza dei tre apostoli, deve divenire l'esperienza di tutti i cristiani. Essi debbono prima di tutto aderire alla rivelazione che viene comunicata loro attraverso i profeti e gli apostoli ma, aggiunge san Pietro, essere disponibili «finché non sorga la stella del mattino nei vostri cuori».
Tutta l'azione della Chiesa è un'azione pedagogica. La Chiesa non si frappone fra noi e il Cristo, ma ci conduce a Cristo. Ed è soprattutto poi in questa nostra trasformazione nel Cristo che si realizza la nostra vocazione divina. Cosicché la Trasfigurazione diviene un evento che ci riguarda tutti: non solo perché noi dobbiamo assistere alla gloria del Figlio di Dio risorto da morte, ma perché noi siamo uno con il Cristo e la sua gloria investe anche noi, trasformando anche il nostro corpo, la nostra anima e soprattutto il nostro spirito. Giustamente la teologia ortodossa insegna che con la Trasfigurazione non cambia nulla in Cristo, ma cambia qualche cosa negli occhi degli apostoli, i quali finalmente vedono quello che il Cristo è sempre stato: il Figlio di Dio.
Noi dobbiamo renderci conto che viviamo in un mondo in cui tutto è velato. Non è una illusione il mondo di quaggiù, tuttavia Io possiamo interpretare in due modi: come realtà che ci nasconde Dio, oppure come trasparenza pura alla divina presenza. Non si nega la realtà del mondo; nemmeno la gloria di Dio lo cancella in senso ontologico, ma certamente il mondo non è più un qualche cosa che ci vela la realtà ultima che è Dio, perché Dio ha unito a sé la natura umana e ha fatto partecipe questa natura della sua medesima gloria.
La gloria di Dio c'investe...
Miei cari fratelli, non è un fatto straordinario la trasfigurazione di Cristo, non è un fatto straordinario la gloria di Gesù; è straordinario piuttosto il fatto che, assumendo Dio la natura umana, questa natura umana una volta a contatto con la divinità non bruci e non consumi. Gesù camminava per le vie del mondo come uno di noi; viveva la nostra stessa passibilità nei confronti del freddo, del caldo, della notte, del giorno, della stanchezza. Era un uomo vero. Questo certamente è il fatto più stupefacente che si possa pensare, come cioè la gloria della divinità abbia investito l'umanità di Gesù, senza renderla immediatamente luce e gloria fin dalla sua incarnazione.
Quello che è avvenuto per Cristo, avviene per noi. Era Figlio di Dio Gesù, quando viveva nell'umile casetta di Nazareth, quando si riposava stanco al pozzo di Sicar; era Figlio di Dio, uguale al Padre, quell'uomo oltraggiato, vilipeso, coronato di spine e infine crocifisso. Era Figlio di Dio! Così noi: siamo figli di Dio! Certo, noi per adozione, lui per natura; ma non c'è differenza che sul piano dell'essere. Sul piano della gloria no, perché la gloria che ha investito l'umanità di Gesù, investe anche noi, se siamo un solo corpo con lui.
...tutto ciò che è di Dio ci appartiene!
La Trasfigurazione dunque non riguarda più Gesù, anche perché il fatto della Trasfigurazione, durante la sua vita mortale, è stato un evento molto ridotto nel tempo; forse non è durato nemmeno un'ora. Ma anche se avesse occupato tutta una giornata, sarebbe stato sempre un evento di poco rilievo. La trasfigurazione del Cristo riguarda noi, ci dice che cos'è la nostra vita: siamo figli di Dio! Noi non riusciamo a capire come, essendo figli di Dio, possiamo avere il dolor di denti; come essendo figli di Dio, dobbiamo conoscere la povertà propria della condizione umana: la stanchezza, la fame, il sonno. Qualche volta nostro Signore sospende queste leggi, ma sono casi; in generale ci fa vivere quello che Egli stesso ha vissuto: una vita passibile, una vita di povertà, una vita di umiltà, una vita di semplicità, come tutti. Gesù in mezzo agli uomini era uno di loro, non appariva diverso; altri, sul piano sociale valevano più di Gesù, avevano più prestigio, avevano un potere maggiore. Così anche noi, che siamo figli di Dio. Siamo consapevoli noi di questa nostra grandezza? Ci rendiamo noi conto che ognuno di noi partecipa della stessa natura divina? E che partecipando della stessa natura divina - per diritto! - dovremmo vivere la stessa gloria di Dio? Per diritto! Non è una elargizione gratuita. Elargizione gratuita è che noi siamo figli di Dio, ma una volta che lo siamo, è nostro tutto quello che è di Dio, perché appartiene al figlio quello che è proprio del padre. Siamo noi consapevoli di questa grandezza?
Miei cari fratelli, la Comunità vuole questo da noi: che siamo consapevoli della nostra grandezza e che in qualche misura noi la facciamo trasparire. Tanti istituti religiosi vedono il loro carisma in un avvenimento, in un evento del Vangelo; noi lo vediamo nel mistero della Trasfigurazione di Gesù. Noi siamo Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte; il nostro carisma è la preghiera, una preghiera che implica il rapporto del Figlio con il Padre, che importa l'unità più profonda con Dio. Ma in questa unità più profonda con Dio, che cosa noi dobbiamo vivere? La Trasfigurazione.
Riflettere la luce che è Dio
È certo che i cristiani prima di tutto debbono trovare una conferma alla loro fede nei profeti e negli apostoli. Ma, dice san Pietro, «Finché non sorga». Che cosa vuol dire tutto questo? Una cosa molto semplice. Certo noi non possiamo illuminare il mondo, non possiamo essere questa trasfigurazione del Cristo per gli uomini di oggi se non viviamo nella luce di Dio. Quello che dicevano i Padri si deve avverare anche per noi; la Chiesa non è il sole e tanto meno siamo noi il sole. Dicevano i Padri che la Chiesa è la luna, e anche noi dobbiamo dire che siamo come la luna, come la stella del mattino. Ha una sua luce propria la stella del mattino? Ha una sua luce propria la luna? No; la luce che rimandano questi corpi celesti è la luce del sole che si riflette su di loro e da loro viene a noi. Noi, come la luna, dobbiamo essere luce per il mondo. Non possiamo esserlo se non viviamo in una continua comunione con Dio. Se viviamo dinanzi al volto di Dio, se rimaniamo nella contemplazione del Padre, il Padre con la sua luce ci investe e questa luce da noi si irradia anche sugli altri. Noi dobbiamo essere questo.
Noi non abbiamo opere specifiche; abbiamo detto che siamo contemplativi. Adagio! Ricordatevi che non si può dividere la santità dalla missione! lo non posso disinteressarmi del mondo che si perde per il fatto che sono chiamato ad una vita contemplativa, ad una vita di puro silenzio e di preghiera continua. Non posso disinteressarmene perché mancherei di carità. Ma qual è il nostro apostolato? Quello di essere luce. Se tu sarai santo, nulla ti si chiede di più. Nulla può chiederti di più la Chiesa, nulla può chiederti di più il Signore, perché tu dovrai essere in mezzo agli uomini il sacramento vivente e visibile di Gesù benedetto.
Ascoltare la Parola
Gesù, come altre volte vi ho detto, dopo l'Ascensione gloriosa si è reso invisibile al mondo; ora egli deve rendersi visibile. in noi. Non può rendersi visibile in noi che in quanto noi viviamo quello che dice oggi il brano evangelico: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo». Se noi rimaniamo nell'ascolto del Figlio, se noi viviamo questo ascolto della voce, noi diveniamo la parola. II Padre non dice che una parola, dice il suo Figlio. Se noi ascoltiamo la parola del Padre, il Padre genera in noi il Figlio, perché egli non può dire altra parola. Ascoltare il Padre vuoi dire per noi ricevere il Verbo; ma nella misura stessa che accogliamo in noi il Figlio di Dio, noi diveniamo il Figlio di Dio. Perché non si può possedere Dio come un oggetto da mettersi nella cassaforte! Possedere Dio vuoi dire trasformarci in Lui. Non si potrà mai possedere Dio, fintantoché non saremo Dio in Dio stesso.