terça-feira, 22 de setembro de 2009

STRATEGIA DELLA TENSIONE


di Francesco Colafemmina

Siamo ormai testimoni da mesi, per non dire da almeno 3 anni di una vera e propria strategia della tensione che vede gruppuscoli di potenti frondisti opporsi alle azioni ed alle direttive di Sua Santità Papa Benedetto XVI.Questa strategia merita di essere svelata una volta per tutte ed analizzata nella sua più segreta fenomenologia.

Nel 2005 il Collegio Cardinalizio elesse Papa il Cardinal Ratzinger. Del Cardinale erano note le posizioni misurate e prudenti riguardo alle rivoluzioni attuate in palese contrasto con le decisioni conciliari, ma sempre motivate dal cosiddetto "Spirito del Concilio". Ratzinger era da considerarsi non solo un uomo di fiducia di Giovanni Paolo II, in grado di assicurare una continuità indiscussa con il grande pontefice polacco. Egli era anche il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, colui che era stato capace di reggere l'ortodossia cattolica in un periodo di grande burrasca etica e dottrinale.

Quella scelta fu per molti il segno di una profonda continuità con il pontificato di Giovanni Paolo II. Quella elezione è stata certamente opera dello Spirito Santo. Tuttavia è inutile negare che sin dall'aprile 2005 il nuovo Papa si è trovato dinanzi un folto gruppo di Cardinali e Prelati pronti ad ostacolare in ogni modo il suo operato.
Essi hanno scelto una strategia sottile, liquida, flessibile. Hanno deciso di "esporre" il Papa, per affossare definitivamente tutto ciò che egli con grande coraggio ed infinita bontà ha deciso di offrire al cattolicesimo per ritrarlo dal baratro in cui pareva definitivamente destinato a cadere. Hanno compreso in maniera molto evidente che l'unico modo per sconfiggere il "nemico" ideologico (in breve tutto ciò che si oppone alla mondanizzazione della Chiesa ed al dogma intangibile del Vaticano II inteso come rottura con il passato ed adesione della Chiesa al mondo), non era semplicemente opporsi ad esso, bensì agevolare il suo scontro con il mondo.

Se il Santo Padre viene attaccato dalla "società civile" (meglio "incivile") e dai media per le sue posizioni "di trincea" (come direbbe il neocattolico Tony Blair) su aborto, contraccezione, eutanasia, etc. il compito di questi novatori ecclesiali risulta estremamente facilitato. La loro sottile abilità nel manovrare quei pochi sistemi in grado di assicurargli la vittoria viene così premiata quotidianamente.

E sarà chiaro ai lettori che tali sistemi si possono contare sulle dita di una mano: li si ritroverà facilmente facendo un giro fra sala stampa ed ufficio dei redattori dei discorsi papali, passando per il sottobosco curiale della Segreteria di Stato. A questi tre bastioni praticamente inattaccabili ma onnipotenti perchè tutto filtrano e tutto controllano, pur senza esser luoghi di immediato e visibile prestigio, vanno aggiunte alcune congregazioni e pontifici consigli, sul piede di guerra fin dai loro vertici. Si aggiungano a queste strutture le relazioni interpersonali ed il carisma dei singoli, e si avrà un quadro completo delle forze in campo.

Ora è tempo però di ricapitolare, in breve e soffermandoci soltanto sulle questioni più evidenti, quanto accaduto nel corso degli ultimi quattro anni:

2005 Nonostante l'incipit del Pontificato in concomitanza con il referendum sulla legge 40, bisogna confessare che quest'anno fila liscio un po' su tutto. Il Papa suscita il fervore dei giovani a Colonia, stupisce con l'apertura ad Hans Kung ricevuto in Vaticano, si pone in chiara continuità con Giovanni Paolo II, pur mantenendo uno stile affatto nuovo. Sul dicembre però cominciano le note dolenti. Il discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005 fa comprendere che c'è qualcosa di nuovo nell'aria. Il Papa introduce l'ermeneutica della continuità e sono in molti a sentirsi tremare le gambe alla sola idea di una "reinterpretazione" del Concilio. Pure, è ancora presto per mettersi in azione.

2006 Sandro Magister a gennaio licenzia un articolo estremamente dettagliato in cui identifica gli "avversari" del nuovo Papa: 1) Neocatecumenali; 2) Fronda interna cardinalizia; 3) Ufficio per le traduzioni delle omelie, discorsi e catechesi papali. Questa analisi si rivelerà fondatissima.
Viene pubblicata la prima enciclica papale "Deus Caritas Est" e si riscoprono affinità fra il pensiero di Ratzinger e quello del grande teologo Romano Amerio. Ma si tratta pur sempre di questioni culturali. Deve ancora arrivare la prima esposizione mediatica mondiale del Santo Padre: il caso Ratisbona.
Il caso Ratisbona nasce da un concentrato di ignoranza giornalistica, pregiudizio antipapale, e profonda e continuata azione della fronda interna al Vaticano. Il discorso non viene pubblicato in arabo sul sito della Santa Sede se non dopo alcuni mesi. La Sala Stampa si rivela incapace di arginare le polemiche, presentando comunicati tardivi e poco incisivi. Cominciano a farsi avanti voci intraecclesiali che sembrano prendere le distanze dalle parole del Papa, mostrando stupore per quanto da lui affermato. Il discorso di Ratisbona, inno al logos ed alla cultura classica che sul logos è fondata, viene indicato come il primo "incidente diplomatico" di Papa Benedetto XVI. Personalmente credo di aver dato un piccolo contributo all'analisi della questione Ratisbona, pubblicando la prima traduzione completa dei dialoghi di Manuele Paleologo citati dal Santo Padre. A novembre il caso del discorso fantasma ai vescovi svizzeri.
A fine anno scoppia il "caso Wielgus". La responsabilità del caso ricade quasi interamente sulla Congregazione per i Vescovi. Il nuovo arcivescovo di Varsavia è in realtà un collaborazionista dell'ex regime comunista. Al Papa viene assicurato che si tratta di illazioni. Il 21 dicembre la sala stampa afferma che il Papa è stato informato in maniera esaustiva e nutre piena fiducia nel nuovo arcivescovo. Poi vengono fuori i documenti d'archivio. Wielgus è costretto alle dimissioni il 7 gennaio 2007.

2007 Continua l'azione di esposizione del Pontefice e il lavorio lento della fronda. A Gennaio il Cardinal Martini comincia a fare le sue potenti esternazioni da antipapa filolaicista e aperto ad una revisione delle questioni attinenti alla sacralità della vita. A marzo forte richiamo ai Neocatecumenali da parte del Papa e degli Ordinari di Terrasanta. Poi viene pubblicato "Gesù di Nazareth" ed è ancora Martini a sparare a zero sul Papa teologo, dalle pagine del Corriere della Sera. Ma il culmine lo si tocca a Luglio: Motu Proprio Summorum Pontificum! Crescono così le voci del dissenso, ospitate su quotidiani italiani e non. La fronda comprende che è il momento giusto per uscire allo scoperto. Le sue posizioni anti "messa in latino" saranno lette dalla "società civile" come un doveroso richiamo al Papa retrò, a colui che cerca di riportare la Chiesa indietro di un secolo. La grancassa comincia a suonare in continuazione. E' guerra aperta. A fine anno smamma Mons. Piero Marini, dopo essersi tolto lo sfizio di far apparire il Papa a Vienna in paramenti ridicoli color puffo.

2008 Colpi d'assestamento in Curia, sembrano poter garantire maggior tranquillità al Pontefice. Contemporaneamente il fronte laicista sobillato dalla fronda grazie all'esposizione cui il Papa è sottoposto da almeno un anno e mezzo, comincia a dare i suoi buoni frutti: a gennaio il Papa non può andare all'Università La Sapienza. Comincia contemporaneamente la polemica con il mondo ebraico. La liberalizzazione del Messale del 1962 ha posto in campo la questione della preghiera per la conversione degli Ebrei. Fino al maggio 2009 la tensione è in fase di crescita costante, passando per la causa di beatificazione di Pio XII e l'apertura ai Lefebvriani perchè rientrino obbedienti nel seno della Chiesa. Il doppio registro dell'attacco al Papa da parte di laicisti e frondisti si sviluppa grazie alle dichiarazioni sempre più borderline del Cardinal Maritini.

2009 Arriva l'annus horribilis. Tutto nasce dal cosiddetto caso Williamson. Come già rivelato a febbraio dal Giornale e dal Riformista, stando ad un dossier circolato in Vaticano a ridosso dell'esplosione del "caso", la regia di questa ennesima esposizione papale sarebbe in Francia, passando per alcune "talpe" vaticane. Di certo alcuni funzionari in Vaticano deovevano aver segnalato alla tv svedese che trasmise l'intervista shock al vescovo lefebvriano anzitutto che ad ottobre 2008 (data in cui viene registrata l'intervista a Williamson) il decreto di revoca della scomunica era sulla scrivania del Papa. E poi, pochi giorni prima del 21 gennaio 2009 (data in cui viene trasmessa l'intervista), che il 24 gennaio sarebbe stato pubblicato il decreto firmato dal Pontefice. La Segreteria di Stato, come al solito, sottovaluta la situazione, rispondendo con un gravissimo ritardo alle critiche e, tra l'altro, con un terribile comunicato che par annoverare tra i nuovi dogmi del cattolicesimo anche quello del "riconoscimento dell'olocausto". Il Papa è ormai al centro dell'attenzione mediatica. Un'attenzione negativa e spietata, sobillata dai numerosi vescovi e cardinali pronti a rilasciare interviste e comunicati in grado di isolare il Papa e di metterne in cattiva luce l'operato. Benedetto XVI, anche a causa delle potenti ingerenze ebraiche che pretendono da lui numerose ed iterate condanne dell'Olocausto (con dettagli di prammatica tipo i "sei milioni di morti ammazzati ebrei"), decide di chiarire la questione della revoca della scomunica con una lettera. I media le daranno pochissimo risalto.
Intanto a marzo giunge il viaggio in Angola e Camerun. Un passaggio frainteso della conferenza stampa improvvisata sull'aereo che porta il Papa in Africa riaccende l'esposizione papale sui media mondiali. Condanne piovono addirittura da esponenti istituzionali di alcuni governi europei. E' il punto di non ritorno. Da ora in poi tutto ciò che il Papa affermerà sarà usato contro di lui. A maggio è l'ora del viaggio in Terrasanta. Ogni gesto del Papa viene osservato con attenzione certosina: ormai non si fa altro che attendere qualche parola da strumentalizzare o qualche azione da poter riprendere. Il Santo Padre nel memoriale di Yad Vashem afferma che gli ebrei durante il genocidio furono "killed" (uccisi). Si scatena una protesta sottotono da parte ebraica: il Papa doveva dire "murdered" (ammazzati) e doveva aggiungere che gli assassini erano tedeschi e le vittime sei milioni...
A luglio la pubblicazione della "Caritas in Veritate" ristabilisce una tregua momentanea. Il Papa è apprezzato da più parti, il potere laicista si congratula per le indicazioni contenute nell'enciclica. Tutti parlano bene del Papa, persino Barack Obama starebbe per convertirsi al cattolicesimo dopo il positivo incontro con Benedetto XVI. Ma all'ombra del Palazzo Apostolico la strategia della tensione non accenna a cessare.
Mercoledì 23 settembre la tv svedese si appresta a lanciare un secondo spudorato attacco antipapale, inteso come sequel dell'infausta puntata di gennaio. I protagonisti sono questa volta esplicitamente interni alla Chiesa cattolica. L'attacco è finalmente diretto al Papa.

Quest'anno non è ancora finito. Non credo di fare il profeta preannunciando nuove esposizioni mediatiche del Pontefice entro il 2010. Tuttavia, per chi non l'avesse ancora capito, non si tratta di attacchi rivolti semplicemente alla persona di Joseph Ratzinger, ma di un attacco alla Chiesa Cattolica, che nasce al suo interno e forse prepara la strada a successivi pontificati che porranno finalmente una pietra tombale sulla tradizione millenaria della Chiesa con conseguente adesione completa al mondo e probabile assorbimento in esso.

P.s. : Leggere qui l'aggiornamento di oggi sulla liturgia e la preghiera per gli Ebrei!
fonte:fides et forma