domingo, 2 de junho de 2019

don Divo, Anche per EMER vale quello che si è detto: i cristiani non muoiono ; dopo che sono passati nel Regno di Dio hanno una vita più luminosa ed efficace : sono più vivi di prima.

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Siamo alla terza edizione di un libretto di testimonianze. Il libretto dice che cosa è stato Emer per chi l'ha conosciuto e chi è Emer per coloro che lo hanno conosciuto solo dopo la morte. Anche per lui vale quello che si è detto: i cristiani non muoiono ; dopo che sono passati nel Regno di Dio hanno una vita più luminosa ed efficace : sono più vivi di prima.
Nessuno ha mai fatto propaganda , ma spontaneamente anno per anno è cresciuta la sua presenza tra noi. Sentiamo che egli ci è vicino e ci aiuta. Il suo abbandono a Dio nella sofferenza vuole insegnare anche a noi a comprendere come misteriose siano le vie del Signore , ma come , nell'abbandono a Lui , Dio conduce ciascuno alla pace e all'amore.
Ogni anno la famiglia dei fratelli di Emer cresce. Meraviglia anche noi , che pur l'abbiamo conosciuto , questo dilatarsi del suo ricordo , questo crescere dei fratelli nella comunione con lui. Dobbiamo ringraziare Dio perchè ora egli è divenuto un dono di amore per tanti e tanti.

Sac. Divo Barsotti
Fondatore e Superiore
della " Comunità dei figli di Dio "
maggio 1995






Nella vita contano più i fatti che le parole.
Quando gli apostoli devono scegliere un nuovo dodicesimo compagno , dopo il tradimento di Giuda , non vanno a cercare uno di chiara dottrina e che sappia bene parlare , ma uno che sia stato con loro fin dall'inizio e che sia testimone della resurrezione di Gesù ( cfr. At 1,21-22 ). Così è : ciò che importa è che l'apostolo ci parli di un incontro , di un evento , di un fatto , non di un'idea o di un sistema di verità concettuali.
Di fatto , il mondo ha bisogno di testimoni. E' questa la vita e l'esperienza dei santi : essi ci testimoniano nella loro vita una Presenza che va al di là della loro stessa vita : le opere , anche le più grandi , da loro compiute , divengono dei semplici "segni" di una Presenza che trascende infinitamente qualsiasi opera : la presenza del Dio vivente e tutto santo nel cuore dell'uomo.
Allo stesso modo di ieri , possiamo sperare oggi in un rinnovamento del mondo soltanto dai santi , da coloro che senza mezzi termini e senza paure si lasciano possedere dal Cristo risorto e Lo lasciano vivere in loro , abbandonati completamente alla Sua azione.
Ciò è facile a dirsi , ma difficile a viversi. Difficile? No , impossibile. E' la Grazia divina soltanto che compie quest'opera nell'uomo , al quale spetta semplicemente ( ma è un " semplicemente " che costa tutta la nostra fede ) il consenso , l'abbandono. Quasi fossero foglie portate dal vento , " quelli che sono portati dallo Spirito Santo - dice S. Paolo -costoro sono figli di Dio " ( Rm 8, 14 ).
Ed ecco Emer. Un giovane , un ragazzo , nella cui vita l'intimo , segreto e progressivo dialogo col Signore appare sempre più evidente. " Egli deve crescere ed io diminuire " , diceva S. Giovanni Battista. Così è stato nella vita di Emer ; così è stato clamorosamente , nella sua morte.
Nella vita di Emer si avverte ad un certo punto - direi nell'ultimo anno - una svolta : il Signore Gesù diviene per lui il riferimento , il Dio per cui vivere. Cresce l'abbandono alla Sua azione , cresce la preghiera , cresce il desiderio di Dio , e la vita necessariamente cambia : egli vuole perseguire il bene con più fermezza e decisione , vuole comunicare la sua fede ai fratelli , agli amici , non solo con le parole , ma con un comportamento che diviene sempre più irreprensibile. Il rapporto segreto , interiore , tra Emer e Gesù diviene sempre più puro , autentico , decisivo. " Egli inizia a far penitenza " , testimonia un documento che ho qui tra le mani , scritto da chi lo seguiva nell'aspirantato , e risalente a diversi mesi prima che si manifestasse l'incurabile male. Che penitenza? La faceva per sè o per gli altri? Nessuno lo ha mai saputo ; questo è un segreto che Emer ha portato con sè.

Nella malattia finale , che lo strappa da questa terra a soli 18 anni , la parola cede il passo alla pura testimonianza , che si fa sempre più silenziosa , ferma , serena. Emer muore in uno stato di completo abbandono al Padre. E' un " fiat " che lascia tutti stupefatti perchè , pur avendo mantenuto l'uso della parola e la perfetta lucidità di mente fino all'ultimo respiro , negli ultimi tre mesi di vita - mesi di prove e di sofferenze che non sappiamo dire - mai una sola parola di sgomento o di ribellione esce dalla sua bocca. Di più : non una parola di lamentela , non il minimo accenno di sconforto : tutto " andava bene ", come egli stesso disse a me personalmente pochi giorni prima di morire. Cieco , con il tumore che gli aveva devastato la faccia , egli stava sereno e tranquillo ; sembrava , come riportano le molteplici testimonianze , un agnello innocente portato al macello.
Ma c'è qualcosa di più , nel mistero di questa morte , che ci lascia stupiti , un qualcosa che interviene nel bel mezzo della sua malattia , e che potremmo definire una vera e propria " svolta ". Al manifestarsi del male si nota un certo smarrimento - pur senza mai perdere serenità e autocontrollo - nel vivere la prova incombente.
Emer amava la vita , e forse gli sembrava impossibile dover lasciare la famiglia , gli amici e tutti i suoi affetti così presto ; di qui la volontà e la tenacia di continuare la scuola pur tra atroci mal di testa e senza più capelli , di continuare a studiare fino al limite della resistenza. Più tardi , invece , durante la degenza all'ospedale , la situazione si evolve in modo nuovo , inatteso. Già fin da prima dell'intervento chirurgico del giovedì santo egli pare fidarsi molto più di Dio che degli uomini ; dice dolcemente due volte il nome di Gesù e poi si affida alle mani del chirurgo ; ma è da dopo l'operazione che si avverte in lui un netto cambiamento. Sempre più vive in un mondo suo , come sospeso , ritirato , come raccolto nel suo intimo , e sempre sereno ,senza lamenti , senza scosse. Sembra anzi che desideri anche il silenzio attorno. Non vuole che gli si legga il giornale : non gli interessa più ; risponde meno alle domande , addirittura ritira anche dolcemente la mano a chi gliela vuole accarezzare. Attorno a lui si crea come un'atmosfera di silenzio , che colpisce coloro che vanno a trovarlo. Sempre più attorno al suo letto , chi va a visitarlo si ferma raccolto , in preghiera. La sensazione è che tra lui e il Signore vi sia un mutuo patto , dal quale gli altri sono tenuti fuori.
E prega. Non è assente , intontito , spento. Non vede , ma sente tutto ; reagisce agli stimoli e , a dispetto della sua condizione , prega. Le sue labbra ogni tanto bisbigliano....desidera ricevere la S. Comunione , recita la preghiera delle anime piccole e semplici , il rosario.
Che cosa gli avrà comunicato o fatto intendere il Signore? Non sappiamo , ma sembra proprio che l'ora del " fiat " sia scoccata. " Nessuno mi toglie la vita , sono io che liberamente la dono ", disse Gesù all'avvicinarsi della sua ora. Nel mondo interiore di Emer , dal quale ormai trapelava pochissimo , si è ripetuto ad un certo momento questa frase? Il Signore gli fa intendere che lo chiamerà presto a sè , ed Emer dà liberamente il suo assenso? Se la risposta a queste due domande è affermativa , come fa intendere il suo non ordinario atteggiamento esteriore , allora si passa immediatamente da uno stato di " prova subita " a uno di " consenziente dono di sè ". Di fatto , da quel momento in poi sembra proprio che egli viva solo l'attesa del momento ultimo. Attesa nient'affatto drammatica , ma nella pace. Tutti pregano con forza per la sua guarigione , ma lui appare lontano , quasi distaccato , come se dicesse : " Non sono più mio....e il mio posto non è più qui ".
Emer si era consacrato a Dio il 24 Aprile , sul letto d'ospedale , e già da qualche tempo gli era familiare la preghiera di Charles de Foucauld : " Padre mio , mi abbandono a te , fa di me quel che ti piace...Sono pronto a tutto , accetto tutto purchè la tua volontà si compia in me. Rimetto la mia anima nelle tue mani , te la do , mio Dio , con tutto l'amore del mio cuore , perchè è un bisogno d'amore per me donarmi , mettermi nelle tue mani con un'infinita fiducia , perchè tu sei il Padre mio. " Aveva soltanto la vita da donare. E l'ha fatto. Ecco dove sta la grandezza di Emer.
E' morto il mese dopo , sempre in silenzio , senza più un sussulto , come se , dopo il dono di sè , ci avesse voluto dire , reclinando il capo : tutto è compiuto.

L'epilogo della vita di Emer è un ciclo pasquale che dura 80 giorni precisi : i 40 della Quaresima prima , i 40 del tempo pasquale poi , terminando esattamente il giorno dell'Ascensione. Il male gli viene diagnosticato il mercoledì delle Ceneri , inizio della Quaresima , l'operazione avviene il giovedì Santo , compie 18 anni il venerdì Santo , passa da questa vita a quella eterna il giorno dell'Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo. Il 31 Maggio 1992 , domenica , nella Chiesa si celebra solennemente l'ascesa del Cristo al Padre , a Bologna , dove Emer si trova , la sacra immagine della B. Vergine di San Luca sale al colle della Guardia...E' tutta un'Ascensione. Anche Emer in quel giorno e in quell'ora conclude il suo ciclo pasquale. Anzi no : lo inizia , nel giorno che conosce il mattino ma non la sera.

Coincidenze? E' il " calendario liturgico " di Emer.

Noi della Comunità lo abbiamo eletto come patrono dei giovani , e siamo certi che egli ha preso sul serio questo suo incarico. Gli chiediamo che ci aiuti nel cammino della vita , perchè ci ottenga il suo stesso abbandono al Padre , ci indichi la strada , ci insegni ad alzare il capo verso Dio e sceglierlo , perchè Egli solo , il Signore Cristo Gesù , è e rimarrà sempre la sola via , la sola verità e la sola vita.
La strada verso Dio è aperta e tracciata nei nostri cuori. Emer ci aiuta a percorrerla , se lo vogliamo.
P. Claudel disse che le grandi verità si comunicano soltanto nel silenzio. Così è per Emer. Nell'ultimo suo grande silenzio Emer ci ha comunicato il segreto della vita.
A noi il seguirlo.

Don Serafino M. Tognetti
della " Comunità dei figli di Dio "
Maggio 1993
( n.d.r. alla data della stesura - aprile 2002 - Don Serafino è il superiore della comunità monastica , succeduto al Padre fondatore Don Divo Barsotti )

 
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Emer era un ragazzo sensibile e sincero. Questi sono i due aggettivi con cui lo ricordiamo e con cui tratteggiamo il suo carattere. Amava l'amicizia e sapeva donarsi. Esigente con se stesso nel volere e nell'agire, perseguiva con caparbietà le mete che si prefiggeva, senza sgomentarsi davanti agli ostacoli. Con noi amici non si tirava certo indietro nel gioco e negli scherzi, ma quando capitava che si eccedesse, rientrava rapidamente in sé e, specialmente nell'ultimo anno, colpiva per la calma imperturbabile e per il portamento quasi austero. LEGGERE...